Disattenzione e Iperattività: strategie operative a scuola

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Transcript della presentazione:

Disattenzione e Iperattività: strategie operative a scuola Gian Marco Marzocchi Laura Dentella Ilaria Rota Università di Milano-Bicocca Centro per l’Età Evolutiva - Bergamo

Dalla parte del bambino Un bisogno irrefrenabile di muoversi lo rende inquieto e non riesce a stabilire dei contatti con gli altri a giocare con lo stesso gioco per un po’ di tempo per apprendere un’adeguata coordinazione oculo-manuale sviluppare strategie per affrontare problemi più complessi Gli insegnanti lo riprendono Lui sente di non riuscire a fare diversamente: è come se il suo motorino non si fermasse e non è capace di fermarsi, riflettere su quello che deve fare. Con i compagni non va meglio: non riesce ad accettare che altri gli impongano delle regole nei giochi Gli oggetti circostanti, se colorati o mai visti, sono molto eccitanti, vorrebbe prenderli tutti (anche contemporaneamente) per giocare ed esplorarli. Dopo un po’ l’eccitazione per la novità svanisce e vorrebbe qualcos’altro L’attesa è qualcosa di sgradevole perchè vorrebbe tutto e subito, per un bisogno che fatica lui stesso a controllare.

Alla scuola materna Alcuni bambini iperattivi non riescono ad autoregolare il proprio comportamento per ritardo maturativo o presenza di altri disturbi (disturbi generalizzati dello sviluppo, disturbi del linguaggio o di coordinazione motoria). Altri hanno una difficoltà specifica nel rispetto delle regole e delle routine domestiche o per un inadeguato contatto con le figure parentali. L’uso degli strumenti (penne, matite, pennarelli, fogli) avviene in modo goffo e il bambino non ha la possibilità di avere quella pre- scolarizzazione. L’ingresso nella scuola elementare è un passaggio in cui gli alunni iperattivi mantengono un elevato livello di attività e non riescono ad autoregolare il comportamento. Gli alunni “non iperattivi” possono ridurre il livello di problematicità oppure diventa più evidente che i problemi sono generalizzati (cognizione, comunicazione, coordinazione motoria, relazioni).

Alla scuola primaria – Aspetti cognitivi Il bambino con ADHD Alla scuola primaria – Aspetti cognitivi Difficoltà nei processi cognitivi di tipo controllato: selezione e mantenimento in memoria di lavoro delle informazioni importanti per comprendere testi e problemi. Difficoltà nel mantenere l’attenzione focalizzata sui contenuti presentati oralmente o per iscritto. Difficoltà nel pianificare i passaggi sequenziali per l’esecuzione di attività scolastiche: individuare gli obiettivi più importanti, farne una gerarchia, e definire i vari passaggi per portare a termine i propri impegni.

Lento e dispersivo nell’esecuzione dei primi compiti Presenza di numerosi errori di distrazione Incapace di portare a termine i compiti Disordinato, disorganizzato, “smemorato” nel rispettare le consegne e i compiti Frettolosità nel finire i compiti Assenza di revisione e autocorrezione nei compiti scolastici In caso di errore spesso non vi è un’accurata valutazione delle cause: l’attribuzione è esterna (è colpa degli altri) Elevata numerosità di bambini ADHD con problemi di apprendimento aspecifici: comprensione del testo, soluzione di problemi e soprattutto nello studio.

Il bambino con ADHD Alla scuola primaria – Aspetti comportamentali La percezione di scarsa tenuta attentiva e la demotivazione crescente viene contrastata con l’irrequietezza (iperattività) L’iperattività è un bisogno irrefrenabile di muoversi per allentare la tensione e autostimolare la propria attenzione I contesti sociali e scolastici non tollerano l’eccessivo movimento: scarso rispetto delle regole L’iperattività serve anche per compensare la sensazione sgradevole di dover aspettare un evento futuro, presumibilmente piacevole per il bambino (delay aversion)

La delay aversion induce il bambino a volere tutto e subito perché lui non tollera di aspettare Lo stesso meccanismo di intolleranza dell’attesa potrebbe spiegare l’impulsività. L’impulsività induce scarso controllo delle risposte e maggiore probabilità di commettere errori.

Dalla parte del bambino “Quando ci sono la mamma in casa o la Marta dei compiti… arrivano e mi fanno prendere i compiti, ma appena vanno via, quando sono da solo… non ce la faccio…. “Inizio a pensare ad altre cose… alla playstation, all’allenamento… a volte però non penso a niente di preciso e dopo un’ora non ho ancora aperto il libro” “Ti dicono che sei uno scansafatiche che devi impegnarti di più… che non hai voglia che non sei un bravo bambino…”

Il ragazzo con ADHD Alla scuola secondaria Scarsa motivazione scolastica (tranne nelle materie in cui l’alunno trova una gratificazione immediata) Infrazioni delle regole scolastiche Frequenti dimenticanze (compiti, materiali) Poco tempo dedicato allo studio e ai compiti Grosse problematiche nell’organizzazione per lo svolgimento dei compiti a casa Studio molto superficiale (scarso apprendimento delle informazioni) “ieri sono stato tanto sui libri, ma oggi non ricordo più niente…chissà perché?” Di fronte agli insuccessi tendenza a mentire o a nascondere ai genitori

Dalla parte del ragazzo “E’ come se avessi dei buchi neri… dei black out… sto seguendo la lezione, a un certo punto mi perdo via… vado nel mio mondo… poi succede qualcosa e mi risveglio e ho perso dei pezzi…” “Quando torna l’attenzione… sono un po’ agitato perché non so cosa fare, non so se la profe mi ha chiamato o no…” “Quando ho visto la pagella allora mi sono un po’ preoccupato perchè ho pensato che andavo male..”

Cosa dicono di sé “Quando ci sono la mamma in casa o la Marta dei compiti… arrivano e mi fanno prendere i compiti, ma appena vanno via, quando sono da solo… non ce la faccio…. Inizio a pensare ad altre cose… alla playstation, all’allenamento… a volte però non penso a niente di preciso e dopo un’ora non ho ancora aperto il libro” www.centroetaevolutiva.it

I vissuti dell’alunno con ADHD Senso di smarrimento quando l’attenzione torna a livelli più adeguati Preoccupazione e tensione al momento, nel qui ed ora La convinzione di essere cattivo e “scemo” Giustificazione della condotta

Difficoltà di comunicazione scuola-famiglia INSEGNANTI GENITORI Informati dalla scuola materna danno tempo al bambino e rassicurano i genitori, che poi convocano a scuola Già in difficoltà a casa, spesso arrivano sulla difensiva Confermano la disponibilità, ma elencano le azioni inadeguate del bambino e il grado di disturbo che provoca Difendono il bambino, minimizzano i comportamenti inadeguati e pensano “eccessive” alcune richieste della scuola Si sentono inadeguati come genitori e vivono il figlio come un “piccolo mostro”; devono accettare le lamentele di tutti e accettare che il bimbo non “matura” ………

….. Pensano a carenze educative o problemi familiari Pensano, in modo consolatorio, che siano gli insegnanti a non saper gestire il figlio Si incrementa la “sensibilità” ai comportamenti negativi In tensione rispetto alla scuola, vissuta come “punitiva” anche da loro Aumentano note e comunicazioni Cresce la sensazione di impotenza (possono solo punire) e diminuisce l’effetto sul comportamento del bambino Non vedono miglioramenti e diminuisce la disponibilità a comprendere il disturbo, anche per l’idea che la famiglia non faccia la sua parte

Il nucleo centrale… La disattenzione è un problema di autoregolazione del comportamento causato da due tipi di difficoltà: Programmazione e organizzazione di comportamenti complessi per raggiungere gli obiettivi (Deficit delle Funzioni Esecutive), 2. Mantenimento delle sforzo cognitivo (Deficit di Vigilanza).

Quali sono gli obiettivi di un intervento efficace? Consentire una crescita “sicura” del bambino: impedendo uscite dal circuito sociale (abbandono scolastico, devianza, abuso di sostanze) e integrazione relazionale positiva Permettere al giovane adulto di mettere a frutto buona parte delle sue potenzialità, accettando che i problemi di attenzione, impulsività e iperattività non spariscano mai completamente Mantenere coesa la rete sociale e relazionale attorno al ragazzo, per consentirgli una crescita adeguata

Per gli alunni disattenti bisogna, quindi, conciliare due obiettivi: Eteroregolazione: Fornire ausili esterni e interventi che strutturino il comportamento e l’attenzione (ausili, autoistruzioni, routine, tutor…) Autoregolazione : Prevedere attività e momenti per far interiorizzare gli ausili e le autoistruzioni

Clinico Contesto scolastico Contesto di vita

Obiettivi del lavoro con gli insegnanti Rendere consapevoli gli insegnanti dell’importanza del loro ruolo, di essere capaci di modificare il comportamento dell’alunno con ADHD Motivare gli insegnanti a “lavorare” sugli aspetti educativi per ottenere dei risultati soddisfacenti Far cogliere il collegamento che il loro benessere dipende dal maggior autocontrollo degli alunni

Quali variabili tenere presente Le idee dell’insegnante sul disturbo La difficoltà nella gestione quotidiana del rapporto con l’alunno e i compagni I rapporti spesso conflittuali con i genitori dell’alunno problematico Il fatto che spesso l’insegnate è solo nel lavoro con bambino problematici

Leggiamo la descrizione di un caso prototipico e immaginiamo la situazione di un nostro alunno per fare delle riflessioni successive.

ANDREA (8 anni, terza elementare) Andrea è un bambino molto vivace, pronto e intuitivo, ma con molte difficoltà di comportamento a scuola e un rendimento non sempre sufficiente. La madre lo ha portato presso il servizio territoriale su insistenza delle insegnanti, ma è lei stessa a dire che spesso il bambino è incostante, non fa ciò che gli viene chiesto o non lo porta a termine e che, secondo la famiglia, è “un bambino su cui si può contare poco”. A scuola Andrea non va sempre volentieri, perché ci sono moltissime occasioni durante la giornata in cui deve essere richiamato: in quei casi, A. è solito rispondere che non è stato lui, che il compagno lo ha chiamato e distratto, che qualcuno gli ha tirato la gomma, che c’è troppo rumore e che lui non ci riesce proprio a lavorare.

Molto di frequente Andrea non segue la lezione perchè distratto da una attività qualsiasi, come il giocherellare con la gomma o il righello: se invitato a stare attento e a posare gli oggetti, a volte insiste nel non farlo, dicendo che non fa niente di male e che la gomma gli serve, che stava appunto cancellando una cosa; questo genere di contrasto con l’insegnante può durare alcuni minuti, in cui il bambino si mostra molto frustrato e quasi incapace di rinunciare all’oggetto che ha in mano, e a volte assume un comportamento provocatorio rispetto all’adulto. In molte occasioni A. è stato assai intuitivo e in grado di comprendere un argomento nuovo o una nuova procedura più rapidamente dei compagni, ma altrettanta rapidità il bambino mostra nell’eseguire compiti che risultano essere incompleti e spesso scorretti; il bambino tende ad iniziare un’attività non appena se ne comincia la spiegazione senza essere sicuro di aver compreso le consegne e non di rado esaurisce la sua “energia” prima di aver completato.

Quando viene corretto davanti alla classe, assume un atteggiamento ostile di chiusura, spesso seguito da atteggiamenti “da bullo”, scherzi, risatine, commenti sarcastici sui lavori dei compagni; attualmente, a livello di gruppo dei pari, il bambino è molto isolato e spesso rifiutato dai compagni che non sopportano soprattutto il fatto che non ammetta mai un proprio errore e abbia sempre una scusa pronta, anche se magari assurda. A volte, se si sente rifiutato, Andrea si ritira oppure aggredisce verbalmente e fisicamente i compagni. L’impegno nei giochi è incostante: A. è dispostissimo, anzi si potrebbe definire “gasato”, quando si tratta di partecipare ad un gioco in cui abbia ottenuto buoni risultati nel passato o che sia nuovo per tutti i bambini, ma assume una posizione auto-svalutante di fronte ad un gioco in cui non è bravo, dice di non voler giocare, perchè tanto è una schiappa; nella formazione delle squadre, i bambini spontaneamente non lo scelgono mai fra i primi, anche perché non di rado il bambino abbandona la squadra nel bel mezzo dell’attività.

Come è Andrea? Quadro cognitivo Intuitivo, comprende anche prima dei compagni Inizia impulsivamente il lavoro Interrompe precocemente e non completa i compiti Prestazioni e attenzione altalenanti Facilmente distraibile Quadro comportamentale Molto vivace Giocherella in classe per auto stimolarsi (disturba gli altri) Dà risposte impulsive A volte provocatorio con adulti che lo riprendono Atteggiamenti da bullo con i compagni (aggressioni)

Quadro emotivo e motivazionale Reazioni emotive fluttuanti e dipendenti da risultati recenti Autostima dipendente dai risultati e dai rimandi di insegnanti e compagni A scuola non va volentieri perché richiamato spesso Atteggiamenti di chiusura di fronte alle critiche Auto-svalutante di fronte a compiti ritenuti difficili Attribuzione sempre esterna di fronte alle difficoltà (è colpa degli altri)  Quadro relazionale Le persone non possono fidarsi di lui (madre) Deride e aggredisce i compagni Viene isolato dai compagni Lascia i giochi con i compagni a metà

Punti di forza Punti di debolezza Intuito e prontezza ad iniziare attività nuove Entusiasmo di fronte alle novità o se è riuscito positivamente in compiti precedenti Punti di debolezza Rendimento scolastico insufficiente Poca costanza nell’impegno Scarsa motivazione scolare Fatica a riconoscere e ammettere le proprie difficoltà Basso livello di attenzione Molta impulsività Facilità di saturazione nei compiti Comportamenti bullistici e a volte aggressivi Fluttuazione dell’autostima

Esercizio n. 1 Un Andrea che conosco io… Quale è il suo quadro cognitivo? Comportamentale? Emotivo-motivazionale? Relazionale? Quali i suoi punti di forza? Quali quelli di debolezza?

Le mie emozioni Quali sono i comportamenti problematici che non tollero? Che reazioni emotive provo quando il mio alunno manifesta i comportamenti negativi? Provo emozioni diverse in base ai diversi comportamenti problematici? Ho mai pensato perché quel comportamento negativo mi fa provare tali emozioni? Trasmetto le mie reazioni emotive a lui, alla classe? Con quale risultato?

Attribuzioni Quali spiegazioni mi sono dato/a dei suo comportamenti problematici? Da cosa dipendono? Che ruolo hanno i genitori? I compagni? Gli insegnanti? Che interpretazioni hanno fatto i colleghi sulle cause del comportamento problematico? E i genitori?