ALLA CHIESA DI SMIRNE (Ap 2 ,8-11).

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Transcript della presentazione:

ALLA CHIESA DI SMIRNE (Ap 2 ,8-11)

Il testo 8. All’angelo della Chiesa di Smirne scrivi: Così parla il Primo e l’Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita: 9. Conosco la tua tribolazione, la tua povertà – tuttavia sei ricco – e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana.

10. Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. 11. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo spirito dice alle Chiese: Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte.

COMMENTO ESEGETICO Smirne Dopo Efeso, è la città commerciale più impor-tante dell’Asia. I giudei, piuttosto numerosi in quest’area, erano parti-colarmente ostili ai cri-stiani. San Policarpo Smirne

“Conosco la tua tribolazione, la tua povertà” La povertà di questa comunità era in parte dovuta all’origine servile dei suoi membri e in parte alle privazioni causate dalla loro fede cristiana. “Tuttavia sei ricco” La ricchezza spirituale di questa chiesa si oppo-ne alla sua povertà materiale. “E la calunnia…” I Giudei stavano indubbiamente tentando di scre-ditare Cristo e i cristiani e nell’ostilità di alcuni gruppi giudaici contro le comunità cristiane si ravvisa l’azione nascosta di satana (“sinagoga di satana)

“Per dieci giorni” Come i giovanetti del libro di Daniele superarono la prova dei dieci giorni uscendone più belli e più forti (Dan. 1,12.14), così la brevità del tempo del-la tribolazione, messa in contrasto con l’eternità della ricompensa darà forza a questa comunità. “La corona della vita” La corona (simbolo di vittoria) e la vita faranno dimenticare ai cristiani l’umiliazione della perse-cuzione e della morte. “La seconda morte” È la morte eterna, così chiamata per contrasto con la morte corporale

IN SINTESI Questa comunità, povera materialmente ma ricca spiritualmente, conoscerà presto una furiosa perse-cuzione, provocata dai Giu-dei del posto, ma la durata sarà limitata (“dieci gio-rni”). La persecuzione avrà l’effetto di rafforzare e con-solidare i cristiani di Smir-ne.

COMMENTO SPIRITUALE La comunità di Smirne, è povera, piccola, limitata nei mezzi, Dio però “che ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1Cor 1,27), non mancherà di assicurare a questa Chiesa la sua presenza e il suo amore. Il Signore, certamente, non risolverà i problemi e non cambierà le situazioni di questa comu-nità, come per incanto, ma annuncerà che Dio è dalla loro parte, perché si mette a fianco degli oppressi, degli affamati, dei malati, degli afflitti, dei perseguitati e comincia a liberarli (Mt. 10, 7-8; 11, 4-6).

Rendendo visibile l’agire stesso di Dio, Gesù va incontro a ogni miseria spirituale e materiale. Nutre con la parola e con il pane le folle stanche e senza guida, disprezzate dai gruppi religiosi osservanti. Si commuove di fronte ai malati e li gua-risce. Avvicina varie categorie di emar-ginati, i bambini, le donne, i lebbrosi, i peccatori segnati a dito, come i pubblicani e le prostitute, i pagani. Tende la mano a chiunque è umiliato dal peccato, dalla sof-ferenza, dal disprezzo altrui.

Gesù proclama beati gli ultimi della società, perché sono i primi destinatari del Regno. Proprio perché sono poveri e bisognosi, Dio nel suo amore gratuito e misericordioso va loro incontro e li chia-ma ad essere suoi figli, conferendo loro una dignità che nessuna circostanza può annullare o diminuire: né l’indigenza, né l’emarginazione, né la malattia, né l’in-successo, né l’umiliazione, né la perse-cuzione, né alcun’altra avversità.

Una situazione fallimentare, come sem-bra vivere la comunità di Smirne, può riuscire addirittura vantaggiosa. I pove-ri, i sofferenti e i peccatori sperimen-tano acutamente la loro debolezza. Sono disposti a lasciarsi salvare da Dio. Sono portati a misurare il valore della propria persona non dai beni esteriori, ma dall’amore che il Padre ha per loro. Così “passano avanti nel regno di Dio” (Mt. 21,31).

Per farne però l’esperienza gioiosa, devo-no abbandonarsi al suo amore, con umiltà e fiducia, e quindi convertirsi. In tal caso possono essere beati perfino in mezzo alle tribolazioni (Lc. 6, 22-23). Il regno è offerto a tutti, ma raggiunge ef-fettivamente solo chi, riconoscendo la pro-pria insufficienza e la precarietà dei beni terreni attende la salvezza unicamente da Dio e, con la sua grazia, diventa giusto mi-te e misericordioso con gli altri.