La più grande potenza del mondo
La più grande potenza del mondo è la preghiera. Non è l'elettricità; non sono le armi, ancorché modernissime, potentissime; non è il denaro; non è neppure l'organizzazione. La maggior potenza è la preghiera.
Quanto valgono le mani giunte! Quanto valgono le persone che nella semplicità fanno scorrere la corona!
Non è la scienza, in primo luogo. La scienza ha il suo valore. Ma in primo luogo la preghiera, la quale può superare tutte le forze e non è superata da nessuna forza, da nessuna potenza.
Ciò che impedisce la fedeltà alla preghiera e che la preghiera sia fatta in modo gradita al Signore ed eserciti il suo potere, è la mancanza di stima della preghiera:
quando non la si crede la prima e principale azione della giornata, quando non si capisce bene l'importanza, quando non si ama la preghiera, quando non la si crede la prima e principale azione della giornata, il primo e principale tempo
il tempo più fruttuoso per noi e per la congregazione e per le anime in generale, quando noi non crediamo praticamente che abbia il maggior potere.
Il denaro e la propaganda e la scuola e tutto quello che importa e che occupa la giornata è superato sempre immensamente dalla preghiera quanto a valore e quanto a frutti spirituale per la santità e per il progresso esteriore in qualunque senso.
Vediamo di disporre le cose in modo tale che l'orazione abbia il primo posto, abbia la prima considerazione, abbia quel tanto di tempo in cui nessuno è disturbato: tutte devono parlar col Signore, entrare nell'intimità con Dio, discorrere famigliarmente con Dio.
Quando si va all'orazione, applicare la mente, il cuore, il desiderio, la volontà, lo sforzo per attendere a discorrere con Dio. Applicarsi alla preghiera come se fosse l'unica azione da fare.
Poi l'umiltà: valgo così poco, sono così misero nella preghiera… Ecco, umiliarsi e chiedere al Signore che supplisca. Inoltre chieder la grazia del raccoglimento, chieder sempre questa grazia: saper parlare con Dio, saper pensare alle cose sante…
Don Giacomo Alberione da una predica alle Figlie di San Paolo tenuta il 20 ottobre 1960