TEORIE DELL’ EVOLUZIONE Giovanni Savoriti
Le origini L’ origine dell’ uomo è oggetto di studio fin dai tempi antichi. Solo con la nascita del procedimento filosofico in Grecia nel VII secolo a.C. si abbandona il mito e si cerca di comprendere l’origine del cosmo e dell’ uomo mediante un procedimento con il quale si esaltano le capacità logico-razionali dell’uomo ma mancanti di una vera e propria indagine sperimentale degli elementi naturali, per i quali bisognerà aspettare la nascita della scienza moderna nel XVI secolo.
Nel ‘700 gli esseri viventi vengono raggruppati secondo criteri di somiglianza. In quest’ambito si colloca anche l’opera del naturalista svedese Carl Von Linné fondatore della sistematica, il quale con il famoso aforisma “Species tot numeramus quot ab nutio numeravit infinitum eus” con riferimento alla lettera del dettato biblico sostiene in modo categorico la fissità delle specie viventi.
La teoria Fissista Aristotele che fu il primo grande biologo della storia sosteneva che tutti gli organismi viventi fossero disposti in una scala gerarchica a secondo della loro complessità, per cui gli organismi più semplici occupavano lo scalino più basso, l’ uomo quello più alto mentre tutti gli altri occupavano le posizioni intermedie. Secondo questa teoria chiamata fissismo gli organismi viventi sono sempre esistiti e non hanno mai subito variazioni nel corso del tempo, senza però nessun riferimento alla loro origine.
Il creazionismo Più recentemente alcune correnti di pensiero concordando con gli insegnamenti del Vecchio Testamento, sostengono la teoria del creazionismo, cioè che tutti gli esseri viventi sono stati creati così come sono oggi per un volere divino. Questa teoria di immutabilità dei viventi presuppone che ogni forma di vita abbia iniziato la sua esistenza già con le sue caratteristiche attuali, appositamente create per integrarsi perfettamente nel luogo in cui vive. Tuttavia diventava sempre più chiaro che il modello della creazione degli esseri viventi era molto più complesso.
Altre teorie Teorie evolutive furono accennate nel 18° sec., da P.-L. Moreau de Maupertuis e G.-L. Leclerc de Buffon, il quale fu tuttavia costretto a ritrattare le sue idee quando furono criticate dalla facoltà di Teologia della Sorbonne di Parigi. Teorie organiche dell’evoluzione furono formulate soltanto a partirte dagli inizi del 19° sec. da J.-B. de Lamark in Francia e, quasi contemporaneamente in Inghilterra, da Erasmus Darwin, nonno di Charles, e dominarono il campo della biologia dopo l’uscita, nel 1859, dell’Origine delle specie di quest’ultimo. Una teoria identica a quella di Darwin fu formulata dal naturalista inglese A.R.Wallace.
Jean-Baptiste Pierre Antoine de Monet, Chevalier de Lamarck Lamarck, naturalista francese al quale si riconoscono importanti contributi in geologia, meteorologia, botanica, zoologia, paleontologia, e in particolare la prima teoria dell'evoluzione, era destinato alla carriera ecclesiastica; dopo la morte del padre si volse a quella militare e solo intorno al 1768 prese a occuparsi di storia naturale. Fu membro dell'Académie des sciences, nel 1789 ottenne un impiego come botanico al Jardin du Roi e dal 1795 fu professore di zoologia degli Invertebrati nel Muséum d'histoire naturelle. Allo scoppio della Rivoluzione si era schierato con i repubblicani rinunciando al titolo nobiliare. Morì cieco e poverissimo.
Fu il primo scienziato europeo che elaborò una teoria sistematica dell’ evoluzione. Nel 1801 fece un’ ipotesi molto ardita, che tutte le specie, Homo Sapiens incluso, discendessero da altre specie . Lamarck era particolarmente interessato agli organismi unicellulari e agli invertebrati; i suoi studi su queste forme di vita lo portarono alla conclusione che tutti gli organismi viventi in termini di complessità via via crescente derivassero da un’ altra precedente e meno complessa.
1° Legge dell’ evoluzionismo L'ambiente agisce direttamente sugli organismi inferiori, mentre su quelli superiori provoca invece nuovi bisogni, che li costringono a contrarre nuove abitudini; queste impongono di fare un uso diverso del corpo, e in particolare di esercitare determinati organi con una frequenza e un'intensità diverse dalle precedenti; ne deriva quindi la prima legge dell'evoluzionismo lamarckiano (detta dell'uso e disuso), secondo cui l'aumentato uso costante di un organo lo rafforza. = USO SVILUPPO ORGANO = DISUSO ATROFIZZAZIONE ORGANO
La seconda legge detta dell'ereditarietà dei caratteri acquisiti, afferma che le modificazioni subite vengono via via trasmesse ai discendenti: questi col tempo potrebbero allontanarsi dagli antenati fino a costituire una nuova specie distinta. Lamarck non esitò a estendere questo meccanismo anche all'uomo, probabile discendente, come egli precisò, dello scimpanzé. Piuttosto che l'ultimo erede della tradizione illuministica, come viene per lo più considerato, Lamarck appare l'autore di una grande rivoluzione scientifica, che ne fa l'ispiratore della biologia ottocentesca.
Charles Robert Darwin A contrastare la teoria di Lamarck è Darwin, grande naturalista britannico, considerato uno dei massimi teorici dell’evoluzione delle specie viventi. La sua opera suscitò grande interesse nella comunità scientifica, ma anche scandalo e aspre critiche in una società e una cultura largamente influenzata dalla religione che, in base al dettato biblico, sosteneva il creazionismo, secondo cui le specie viventi sono state create così come sono e l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio.
La vita Nato in una famiglia benestante e aperta alle idee moderne, nel 1825 si iscrisse alla facoltà di medicina a Edimburgo, che però abbandonò nel 1827, contrariato dai metodi didattici dell'epoca. Suo padre lo mandò allora all'università di Cambridge sperando che abbracciasse la carriera ecclesiastica. Qui Darwin, già amante della natura e interessato alle collezioni entomologiche, fu influenzato da illustri scienziati, tra i quali suo cugino W. Darwin Fox, che indirizzarono le sue scelte verso le scienze naturali. Studiò geologia e partecipò a rilevamenti stratigrafici nel Galles.
La spedizione del Beagle La flotta inglese dell'epoca di Darwin comprendeva anche navi attrezzate con le strumentazioni scientifiche più moderne; fra queste c'era il brigantino Beagle. Il capitano della nave R. Fitzroy, in partenza per una spedizione cartografica di cinque anni intorno alle coste dell'America meridionale, chiese di avere a bordo un naturalista per descrivere le specie animali e vegetali che sarebbero state trovate. L'università di Cambridge propose il giovane e promettente Darwin, che si imbarcò nel 1831.
Durante il viaggio, le scoperte La navigazione toccò le Isole di Capo Verde, le Isole Falkland, le coste del Sud America, le Isole Galápagos e l'Australia. Durante il viaggio Darwin poté studiare sia le caratteristiche geologiche di continenti e isole, sia un gran numero di organismi viventi e fossili. Tornò in Gran Bretagna nel 1836, con molti taccuini pieni di appunti, casse piene di pietre, piante e scheletri animali. Dopo tre anni sposò la cugina E. Wedgwood, dalla quale ebbe 10 figli. Per problemi di salute causati dal lungo viaggio, si stabilì in campagna, a Downe, nel Kent.
ON THE ORIGIN OF SPECIES Nel 1859 Darwin pubblicò le sue conclusioni nell'opera “L'origine delle specie”, che, contrariamente ai saggi precedenti,ebbe subito grande risonanza; per questo motivo e anche per la superiore statura scientifica di Darwin, la teoria dell'evoluzione, o darwinismo, è specialmente legata al suo nome.
La teoria di Darwin Nei campioni di animali e vegetali da lui riportati osservò somiglianze tra i fossili e le forme viventi di una stessa area, in particolare per ciò che riguardava le tartarughe e gli uccelli delle Isole Galápagos. Inoltre notò che in ogni popolazione ci sono delle differenze tra i vari organismi, e che alcune di esse sono ereditabili e consentono agli individui portatori di generare più discendenti di altri. Un’importante caratteristica delle tartarughe delle Galàpagos è la forma del carapace, o corazza, che varia secondo l’isola d’origine. Una tartaruga è originaria dell’isola Isabela mentre l’altra è stata fotografata sull’isola Española.
La variabilità dei caratteri Gli individui di una stessa specie non sono perfettamente identici: essi posseggono una grande variabilità di caratteri, che sono in parte ereditari, cioè possono essere trasmessi alla prole. Notiamo che Darwin, pur considerando fondamentale nella sua teoria la variabilità dei caratteri, non sapeva come questa si originava. Oggi essa viene attribuita alle mutazioni casuali del patrimonio genetico e al «rimescolamento» dei caratteri dei genitori che ha luogo attraverso la riproduzione sessuale.
La selezione naturale In ogni generazione il numero di nati è di gran lunga superiore a quello degli individui che riescono a raggiungere l’età adulta e a riprodursi. Ciò è dovuto a una dura lotta per la sopravvivenza: ogni essere vivente deve competere con gli altri per il cibo e il territorio, sfuggire ai predatori e superare le avversità climatiche e le malattie. Si attua così una riduzione drastica del numero dei viventi, che altrimenti riempirebbero ogni angolo del Pianeta. Nella lotta per la sopravvivenza sono avvantaggiati gli individui che posseggono casualmente caratteristiche più adatte all’ambiente, mentre quelli che sono meno capaci a sfruttare le risorse dell’ambiente sono destinati a soccombere senza lasciare discendenza Questo processo viene chiamato da Darwin selezione naturale. In altre parole, la selezione naturale favorisce la sopravvivenza dei più adatti. Le caratteristiche vantaggiose di questi individui sono trasmesse ai loro discendenti, che quindi sopravvivono e si riproducono trasmettendole a loro volta.
L’ origine di nuove specie Con il passare delle generazioni le mutazioni possono accumularsi: alla fine la specie originaria subisce un cambiamento tale da poter essere considerata una nuova specie. Questo è uno dei principali modi con cui avviene l’origine di una nuova specie. Un altro importante meccanismo fa sì che da una stessa specie si originino due o più specie diverse. Supponiamo che una popolazione di una data specie, a causa del crearsi di barriere naturali (catene montuose, corsi d’acqua, tratti di mare), si divida in due popolazioni isolate, che non possono incrociarsi fra loro. Se queste vengono a trovarsi in condizioni ambientali differenti, imboccheranno due distinti cammini evolutivi, dando infine origine a due nuove specie.
La teoria dell’evoluzione Mettendo assieme le sue osservazioni, Darwin arrivò alla conclusione che tutti gli esseri viventi, uomo compreso, sono sottoposti, nel succedersi delle generazioni, a lenti ma continui cambiamenti, chiamati evoluzione. La teoria dell'evoluzione ha comunque il merito di aver sottolineato che i nuovi caratteri si originano indipendentemente dall'ambiente, cioè non è l'ambiente a creare nuovi caratteri, come sosteneva Lamarck, ma, una volta comparsi, sono selezionati dall'ambiente. L'evoluzione è quindi diretta dalla selezione naturale, ma procede in modo casuale. Questa teoria forniva una spiegazione di quella che Darwin riteneva essere una graduale trasformazione delle specie. La conferma scientifica della validità della teoria evoluzionistica di Darwin si ebbe agli inizi del 20° sec., con la riscoperta delle leggi di Mendel e la nascita della genetica.