1308 > Prima testimonianza certa del nome di Casavatore >> decime pagate dal presbiterus Angelus de Casavatore.   > In precedenza: in altri documenti.

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1308 > Prima testimonianza certa del nome di Casavatore >> decime pagate dal presbiterus Angelus de Casavatore.   > In precedenza: in altri documenti si parla di ‘Casavito’ (1190) e di una zona ‘ad Salvatorem’ (1298)  >> per lo studioso Bono l’antica denominazione del paese è ‘Casa Salvatore’, riferita al santo protettore Giovanni Battista. (?)

>> in realtà, San Salvatore è il nome di una contrada della vicina Casoria (zona Carrefour)    > il nome di Casavatore potrebbe essere, molto più semplicemente, la corruzione di ‘Casa viatoris’: un piccolo casale con una taverna, che offriva ristoro e riposo ai viandanti, lungo la strada che dall’entroterra conduceva all’antica Atella.

INDIZI per Casa-viatoris: > reperti archeologici: tombe del III secolo a.C. e vasi (dolii) testimoniano l’esistenza di un piccolo insediamento rustico di epoca romana.   > Cappella di Porziano, al confine con Casoria, fino al 1600 era fiorente una nota masseria-locanda.

Nel MEDIOEVO: Sono pochi documenti su Casavatore. Il più noto è un inventario di beni dell’ospedale napoletano di Sant’Atanasio (1336).   Stretto tra le campagne di Secondigliano e quelle di Casoria, il territorio fu legato ai possedimenti della famiglia Caracciolo, ma non raggiunse mai una consistente estensione, tale da essere dato in feudo.

Tra le rare notizie su Casavatore:   Un fatto di cronaca nera del ‘600: l’atroce vicenda di Carmine Viglione e Donato d’Arzano, due giovani di Casavatore impiccati il 9 aprile 1695 «per aver ammazzato, dopo aver mangiato e bevuto insieme, un loro compagno, per il solo fine di rubarli alcuni pochi carlini che teneva in saccoccia». (Conforti, Giornali di Napoli)

Nel Settecento Casavatore conta circa 1.500 abitanti, >> impegnati nell’agricoltura o nel commercio dei prodotti locali:   Il paese si va specializzando nella lavorazione delle carni suine.

Ai primi dell’Ottocento con la riforma francese nasce il moderno Comune di Casavatore >> funziona solo per pochi anni.   1815 >> l’amministrazione fu unita a quella di Casoria, di cui Casavatore sarà frazione fino al 1946 1946 il Comune di Casavatore riottenne l’autonomia, conta circa 4mila abitanti. La ricostruzione e industrializzazione sono legate all’ingegnere Gaspare Di Nocera, primo sindaco del paese. Il boom e il benessere: 1965 Per la sua piccola estensione, Casavatore è uno dei centri più industrializzati d’Italia, per il rapporto tra abitanti e occupati. Anni 1970: Crisi industriale e sviluppo edilizio incontrollato della periferia di Napoli. Il quartiere di Secondigliano avanzò, fino a divorare una buona metà del territorio di Casavatore. Sotto la spinta della speculazione, nacque una nuova zona residenziale legata al capoluogo, ormai staccata dal vecchio centro storico. La “cesura” è il ponte della circumvallazione esterna, la cosiddetta ‘strada degli Americani’. Da una parte la periferia metropolitana, dall’altra il paese.

Il boom e il benessere:   1965 Per la sua piccola estensione, Casavatore è uno dei centri più industrializzati d’Italia, per il rapporto tra abitanti e occupati. Anni 1970: Crisi industriale e sviluppo edilizio incontrollato della periferia di Napoli.

Anni 1970 Il quartiere di Secondigliano avanza, fino a divorare una buona metà del territorio di Casavatore.   Sotto la spinta della speculazione, nacque una nuova zona residenziale legata al capoluogo, ormai staccata dal vecchio centro storico. La “cesura” è il ponte della circumvallazione esterna, la cosiddetta ‘strada degli Americani’. Da una parte la periferia metropolitana, dall’altra il paese.

Il villaggio di Casavatore si è sviluppato intorno alla chiesa di San Giovanni Battista, (la strada è un antico decumano di epoca romana).   Delle sue origini si sa poco, ma di certo esisteva già nel 1542 (Santa Visita dell’a arcivecovo di Napoli Francesco Carafa). Chiesa a pianta rettangolare, una navata e due cappelle laterali. Interno in stile barocco, più ricco nella zona del presbiterio, sormontato da una cupola affrescata.

Chiesa di San Giovanni Battista (Casavatore)   Il soffitto della navata è impreziosito da un dipinto (Martirio di san Giovanni) Sull’altare maggiore è collocata la statua lignea di S. Giovanni Battista, scolpita intorno al 1680 da Giacomo Colombo, allievo del Solimena. A sinistra della semplice facciata si erge il campanile: > muratura di tufo a vista, restaurato nel Settecento. > alla sommità, un orologio su ogni lato.

Chiesa di San Giovanni Battista (Casavatore)   La festa di San Giovanni (prima domenica di luglio) è legata alla tradizionale Ballata dei gigli, > obelischi di legno e cartapesta >Ispirata alla più antica e famosa festa di Nola, si svolge a Casavatore dal 1896 A Nola si svolgeva la fiera di san Paolino, un importante mercato di animali e generi alimentari, dove anche i casavatoresi portavano i loro prodotti.

Strade del centro antico in linea con la centuriazione (133 a.C.) fanno pensare ad un insediamento piccolo ma antico.   Il nome di ARZANO (ipotesi) > da praedium artianum o actianum, proprietà di una famiglia Artia o di un tale Actius; > dagli archi dell’acquedotto romano che attraversava la zona.

Di certo, sul territorio di Arzano fiorirono almeno tre villaggi, di cui sono testimonianza tre piccole cappelle:   > Porziano al confine tra Casoria e Casavatore; > Squillace (abbandonata) in una traversa che costeggia il cimitero; > Lanzasino (in rovina) lungo via del Cassano, al confine con Secondigliano.

1110 Prima notizia su Arzano, legata al diacono Pietro Caracciolo, antica famiglia di Napoli.   I Caracciolo ed altri nobili napoletani conservarono per secoli i loro possedimenti in questa zona, paralizzandone praticamente lo sviluppo. Fine del Duecento, gli abitanti di Arzano indirizzano un documento a Carlo II d’Angiò: una epidemia li ha ridotti a tale povertà tale che non possono pagare le tasse; molti lasciano le abitazioni.

 Nel Trecento: Arzano è feudo di Rostaing Cantelmo, militare provenzale (nel 1335 passa al figlio Giovanni).   1392: Torna in mano a Carlo Carafa, napoletano,discendente dei Caracciolo.

Per secoli, l’attività principale degli Arzanesi >> pettinatura del lino e della canapa, coltivati nei campi dei paesi vicini (Frattamaggiore, Casoria)   >> mestiere ambulante di ciabattino, giravano il circondario ‘dando la voce’ per le strade dell’hinterland. Abitudini documentate già nel Settecento e protrattesi fino alla vigilia della seconda guerra mondiale.

Anni 1960: Il boom economico modifica radicalmente i modi i vita.   > Investimenti della Cassa per il Mezzogiorno > Pianificazione del Consorzio ASI (Area per lo Sviluppo Industriale) Arzano resiste alla crisi degli anni ’70-’80 meglio degli altri comuni vicini: (in part. il settore cartario) Risposta tuttavia parzialmente alla domanda locale di occupazione: La popolazione locale è quasi raddoppiata negli anni ’80: da 24mila ab. (1971) a 40mila (1991).

In un angolo della piazza principale di Arzano, accanto al palazzo comunale, sorge la chiesa di S. Agrippino, protettore del paese.   Il culto fu certamente introdotto dalla Chiesa di Napoli (nel ‘200 feudataria di Lanzasino). Agrippino, erroneamente confuso con un martire, è stato uno dei primi vescovi di Napoli. Nel Medioevo venerato alla pari di S. Gennaro, uno dei patroni della città: “amator patriae et defensor civitatis” (Chronicon, IX secolo)

Chiesa di S. Agrippino (Arzano)   Le prime notizie risalgono alla santa visita del 1542. 1560 > la struttura fu ricostruita e ampliata, >> successivi e diversi interventi e trasformazioni. Attualmente >> facciata semplice, l’interno in 3 navate, una cupola sul presbiterio. Un grande cappellone (‘700) custodisce la statua del protettore.

Chiesa di S. Agrippino (Arzano)   Una cappella ospita le spoglie della martire Giustina, una santa particolarmente venerata dagli arzanesi. >> Tragedia di S. Giustina Tra le cappelle >> Confraternita della Madonna del Rosario, fondata nel 1576 dal domenicano Benedetto Bruno. >> buon esempio di arte barocca, decorata con stucchi dorati, dipinti su tela ed affreschi. Vincenzo Tiberio e la penicillina. 1928 Alexander Fleming scopre la penicilina. 1895 Vincenzo Tiberio pubblica a Napoli “Sugli estratti di alcune muffe” Vincenzo Tiberio, nato a Sepino (Molise) nel 1869, visse ad Arzano e studiò all’Università di Napoli Nella casa di Arzano, notò che i suoi parenti soffrivano di infezioni intestinali ogni volta che il pozzo - al quale si attingeva l’acqua da bere - veniva ripulito dalle muffe. E che, curiosamente, i disturbi cessavano proprio al ricomparire delle muffe. Lo studioso mise in relazione i due fenomeni… >> notò che alcune muffe hanno dei poteri BATTERICIDI > Le studiò, condusse esperimenti, ed ottenne brillanti risultati >> a differenza di Fleming, che ebbe risultatideludenti (la penicillina sarà perfezionata solo ad Oxford nel 1939) Nessuno diede importanza alla ricerca di Tiberio, che fu dimenticata dopo la sua morte, nel 1915. Solo in anni recenti, una serie di studi hanno rivalutato lasua figura di precursore dei tempi, ma la penicillina resta sempre legata a Fleming.

Vincenzo Tiberio e la penicillina. (Arzano)   1928 Alexander Fleming scopre la penicilina. 1895 Vincenzo Tiberio pubblica a Napoli “Sugli estratti di alcune muffe”

Vincenzo Tiberio e la penicillina. (Arzano)   Vincenzo Tiberio, nato a Sepino (Molise) nel 1869, visse ad Arzano e studiò all’Università di Napoli Nella casa di Arzano, notò che i suoi parenti soffrivano di infezioni intestinali ogni volta che il pozzo - al quale si attingeva l’acqua da bere - veniva ripulito dalle muffe. E che, curiosamente, i disturbi cessavano proprio al ricomparire delle muffe. Lo studioso mise in relazione i due fenomeni…

Vincenzo Tiberio e la penicillina. (Arzano)   >> notò che alcune muffe hanno dei poteri battericidi; le studiò, condusse esperimenti, ed ottenne brillanti risultati >> a differenza di Fleming, che ebbe risultati deludenti (la penicillina sarà perfezionata solo ad Oxford nel 1939) Nessuno diede importanza alla ricerca di Tiberio, che fu dimenticata con la sua morte (1915). Solo in anni recenti, una serie di studi hanno rivalutato la sua figura di precursore, ma la penicillina resta sempre legata a Fleming.