Logos e mythos in Platone Il concorso di due fattori per pervenire alla conoscenza.
Il logos platonico sta nella natura della sua dialettica Da un lato della sua opera troviamo le idee come l'oggetto di un'apprensione intellettuale diretta.
La dialettica all'opera Nel libro VII della repubblica si perviene alla conoscenza di ciascuna cosa e del suo vero essere ideale, attraverso un procedimento complesso, che ha lo scopo di ottenere la definizione della loro essenza. Quel procedimento complesso coincide con la dialettica:
Fuori dal procedimento dialettico «Non esiste altro procedimento che possa pretendere di cogliere sistematicamente e universalmente l'essenza di ciascun essere individuale». (Repubblica, VII, 533 B)
Chi è dunque il vero dialettico? Il dialettico è colui che è in grado di trovare la definizione di ciascuna cosa, conoscendone il VERO ESSERE: “QUELLO IDEALE”
La dialettica di Platone è diversa da quella dei sofisti e da quella di Socrate La dialettica dei sofisti coincide con la semplice arte della discussione, che ha principalmente lo scopo di confutare le opinioni degli avversari. Per Platone invece la dialettica è quel procedimento privilegiato, attraverso cui si perviene alla conoscenza del mondo VERO. Platone non si accontenta di chiedere: che cos'è la “Giustizia”, come fa Socrate. Egli intende pervenire, attraverso un'analisi minuziosa, alla sua effettiva e vera conoscenza. La dialettica dei dialoghi socratici si svolge come un'interrogazione dell'interlocutore, al fine di eliminare il sapere apparente e generare, attraverso la maieutica il sapere autentico.
Dialettica e matematica La capacità dialettica è descritta da Platone come quella intellezione contrapposta alla razionalità discorsiva propria della matematica. La potenza della dialettica si presenta, al pari della matematica e oltre la matematica, come un procedimento rigorosamente scientifico.
La dialettica a differenza della matematica: non trasforma i postulati in principi, li considera semplicemente per quello che essi sono, cioè dei punti di partenza, per arrivare alla dimostrazione di ciò che fonda le stesse ipotesi (principio superiore non più ipotetico ma incondizionato) della matematica, che coincide con il principio del tutto. (cfr. Repubblica, VI, 511 B-C) Il procedimento giunge in questo modo alla sua chiara conclusione «senza far uso in nessun modo di alcuna altra cosa sensibile, ma solo delle idee stesse con sé stesse e per sé stesse, termina nelle idee» (Repubblica, VI, 511 B-C)
L'apprensione intellettuale delle idee La loro conoscenza è sia di tipo discorsivo (come quella della matematica) ma anche oltre quella della matematica, poiché la supera in un sapere che sta al di sopra della matematica: esso è un sapere di tipo noetico-intuitivo, che coincide con l'accoppiata semantica vincente del nostro sapere occidentale: ALÊTHEIA-EPISTEME
Qual è il compito del filosofo che possiede la potenza della dialettica? Il suo compito sarà quello di spingersi in due direzioni: verso l'alto, dove si troverà il principio delle stesse idee “l'idea del buono in sé” Verso il basso, in direzione delle forme inferiori di conoscenza e di tutto ciò che appartiene al mondo dell'opinione.
IL BUONO IN SÉ Il “buono in sé” non è un'idea come le altre, essa gode di uno statuto particolare, poiché si rapporta alle altre idee come il sole fa con le molte cose visibili:
Il bene in sé è superiore alle altre idee Esso è la causa del loro stesso essere:
Come facciamo a conoscere il buono in sé? Possiamo ipotizzare che Platone abbia riservato questo contenuto esoterico alla trattazione delle dottrine non scritte. Dal racconto aristotelico si può risalire alla dottrina dell'Uno e la diade: l'uno sarebbe l'unita del molteplice che si esplica proprio attraverso la diade che è una dualità indefinita.
PRINCIPIO MATERIALE: SOSTRATO INCORPOREO E RADICE PRINCIPIO FORMALE L'UNO DIADE PRINCIPIO MATERIALE: SOSTRATO INCORPOREO E RADICE DELLA MOLTEPLICITÀ DELLE IDEE
La ridiscesa del filosofo dal mondo ideale a quello sensibile Il Mithos in Platone interviene per supplire una mancanza del Logos fornendo una dimostrazione più facilmente comprensibile Là dove il logos non può arrivare facciamo ricorso al Mithos
Dove può arrivare il Mythos Lo vediamo all'opera nel mito della caverna: in cui Platone paragona la condizione degli uomini a quella di alcuni prigionieri incatenati nel fondo di una caverna.