L’equipe della comunità psichiatrica come fattore terapeutico

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L’equipe della comunità psichiatrica come fattore terapeutico Tiziana Andorno, Roberto Governa, Carla Gramaglia, Angela Lobozzo, Elena Ludogoroff, Tania Margiotta, Marica Porro, Giovanni Simonato L’equipe della comunità psichiatrica come fattore terapeutico L’equipe è un’entità unificante che si costituisce come soggetto comprendente più parti interagenti con cui il paziente si relaziona, ma anche come spazio sia fisico che relazionale/terapeutico con funzione strutturale e strutturante nel quale il paziente si muove. Il gruppo curante cresce e si «evolve nella propria capacità di pensare» (Merini, 1995), per passaggi evolutivi e regressivi, consolidamenti e fasi critiche. È inoltre detentore della memoria collettiva e fattore terapeutico indispensabile con potenzialità rappresentative e ricostruttive per il paziente stesso. La specificità di Ville San Secondo La Comunità psichiatrica Ville San Secondo dispone di raf, comunità di tipo b, comuntià di tipo a, comunità alloggio, gruppi appartamento, con diversi livelli di intervento e di intensità di cure. Questo permette un punto di vista privilegiato sulla progettazione degli interventi ad personam e consente di poter seguire i pazienti nelle diverse fasi del loro percorso e reinserimento nel contesto socio-lavorativo. Di conseguenza l'equipe è chiamata a confrontarsi con differenti livelli di difficoltà e impegno. L’equipe curante e il paziente psichiatrico Attraverso l’interazione e il confronto con la rete degli operatori il paziente può ritrovarsi e ricostruirsi, così come l’interazione e il confronto tra gli operatori all’interno del gruppo curante favoriscono e consolidano ogni relazione terapeutica. La trasmissibilità delle informazioni, della storia e della cultura del gruppo sono i presupposti per la costituzione della sua memoria: in questo modo si evita il rischio della parcellizzazione degli interventi e della frammentazione delle responsabilità, della demotivazione nei confronti di soluzioni creative e di rinnovamento della progettualità comune. L’integrazione delle competenze All’interno dell’équipe multidisciplinare ogni professionista porta la propria competenza individuale ma si trova anche a dover interagire su un piano interdisciplinare. Del resto le caratteristiche psicopatologiche del paziente richiedono necessariamente una presa in carico allargata: il paziente deve potersi riferire a figure differenti in relazione ai suoi bisogni. Nello stesso tempo i sentimenti di insufficienza o di scoraggiamento che gli operatori riconoscono nella relazione con il “paziente difficile” possono essere accolti e rielaborati attraverso il confronto con gli altri membri dell’equipe. La necessità di manutenzione del gruppo curante È necessario che il gruppo multidisciplinare attui non solo un’assunzione di responsabilità nella cura dei pazienti ma che si prenda anche cura di sé ricorrendo ad azioni protettive e di preservazione dell’unità. Gli strumenti a cui ricorre sono le riunioni periodiche di equipe e le supervisioni dei singoli casi, attraverso le quali si configurano un linguaggio e una rappresentazione degli eventi, comuni e condivisi, che divengono fondamento della prassi operativa dell’equipe. La fondatezza di una memoria comune è punto di partenza per l’impegno condiviso e per l’emergere di emozioni di gruppo positive come l’affiatamento, la collaborazione, il pensare per progetti. Il paziente con disturbo di personalità grave Porta dinamiche scissionali e proiettive, impulsività, aggressività attiva e passiva, fisica e verbale, manipolazioni, rivendicazioni. Si presenta il rischio di contagio psichico. Nel paziente autore di reato i membri dell’equipe hanno il doppio ruolo di curanti e di interlocutori del magistrato. Basilari per le figure professionali sono il confronto e la condivisione. E’ necessaria una formazione continua a sostegno della coesione, dell’equipe che deve lavorare su obiettivi e progetti condivisi. Diventa centrale per i curanti il poter esprimere il proprio disagio e le proprie difficoltà trovando ascolto e comprensione. Il paziente cronico Porta al confronto quotidiano con la frustrazione e il limite. Possono emergere difficoltà di progettazione, necessità di ridimensionare le aspettative e le prospettive e di attingere continuamente a risorse creative. E’ fondamentale che l’equipe sviluppi e mantenga la capacità di procedere per micro-obiettivi, giorno per giorno, valorizzando l’importanza della qualità di vita del paziente. Centrali sono il riuscire a comprendere l’importanza dello stare con il paziente nella sua cronicità ed il valorizzare le risorse e i progressi del paziente, riconoscendo così anche il valore del proprio lavoro.