Epoca Edo (o Tokugawa) 江戸・徳川時代 (versione preliminare)

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Transcript della presentazione:

Epoca Edo (o Tokugawa) 江戸・徳川時代 1603-1867 (versione preliminare)

Ieyasu shôgun Nel 1603 Ieyasu assunse il titolo di Shôgun e come tale ottenne la sottomissione di tutti i daimyô. Quando ebbe insediato una guarnigione nel castello di Fushimi e collocato un suo governatore militare a Kyôto nel castello di Nijô, di recente costruzione, anche il controllo militare sulla zona della capitale era ormai saldamente affermato. Nel 1605 Ieyasu cedette la carica di Shôgun a suo figlio Hidetada, assumendo il titolo di Ôgosho (Shôgun a riposo).

Gli organi dello shogunato Tokugawa Shôgun (将軍) Tairô (大老) grande “anziano” Rôjû (老中) Consiglieri “anziani” Wakadoshiyori (若年寄) Consiglieri “giovani” Carica occupata solo occasional- mente Composto da daimyô fudai, sovrintendeva alla amministrazione generale del bakufu, occupandosi di materie di rilevanza nazionale. Aveva competenze nelle questioni interne al bakufu e in quelle concernenti gokein e hatamoto

Il consiglio degli “anziani” Edo machi bugyô 江戸町奉行 Sovrintendente della città di Edo Kanjô bugyô 勘定奉行 Sovrintendente alle finanze Rôjû (老中) Consiglieri “anziani” Ongoku bugyô 遠国奉行 Sovrintendente per le province distanti Ômetsuke 大目付 Ispettori generali

Il consiglio dei “giovani anziani” Magistratura, polizia, funzionari delle tasse Wakadoshiyori (若年寄) Consiglieri “giovani” Comandanti della guardia Metsuke 目付 Ispettori

Il nuovo centro del potere

Il commercio estero giapponese Il sistema shuinsen 朱印船. Solo le navi dei mercanti (e di alcuni daimyô) espressamente autorizzati dallo shogunato potevano legalmente dedicarsi al commercio estero

Resa dei conti a Ôsaka Una volta consolidato il proprio potere, Ieyasu lanciò tra il 1614 e il 1615, con un pretesto inconsistente, una campagna militare contro il castello di Ôsaka. Il combattimento che ne seguì fu cruento come quello di Sekigahara. Ôsaka riuscì a opporre ai 180.000 soldati dell’alleanza Tokugawa un esercito di 90.000 la cui resistenza fu vinta solo con nel 1615, con la distruzione del castello di Ôsaka e la morte di Hideyori

Lo shogunato Tokugawa Il bakufu Tokugawa nacque quindi, come i precedenti, da un connubio di forza militare e di alleanze politiche. Il vertice sarà monopolizzato della famiglia Tokugawa e dei rami collaterali della famiglia. In posizione di privilegio shinpan 親藩 e fudai 譜代 daimyô (rami collaterali dei tokugawa, alleati di Ieyasu prima di Sekighara o infeudati da Ieyasu stesso). Sostanzialmente emarginati i tozama 外様, che avevano assicurato il loro appoggio, o si erano sottomessi a Ieyasu solo dopo la battaglia.

幕藩 Lo shogunato Tokugawa Il sistema politico instaurato dai Tokugawa è indicato dagli storici giapponesi, come sistema bakuhan 幕藩 poiché era basato sull’equilibrio fra shogunato (bakufu 幕府) e circa duecentocinquanta possedimenti di daimyô (han 藩). Nota: il termine han, nel significato di feudo, non venne usato ufficialmente fino al XIX secolo. 幕藩

Shôgun, fudai e tozama

幕藩 Lo shogunato Tokugawa La particolare forma di governo che si sviluppò dal sistema bakuhan rappresentava la maturazione definitiva di due istituzioni politiche tipiche del Giappone: lo shogunato, come autorità nazionale e i daimyô in qualità di signori regionali. Il concetto di autorità che stava alla base di questo sistema era di tipo feudale, soprattutto per nei rapporti fra Shôgun e daimyô. 幕藩

Lo shogunato Tokugawa Le terre dello shôgun mantenevano circa 23.000 “vassalli” (bakushin 幕臣), con una rendita inferiore ai 10.000 koku. Lo strato più alto era composto dai 5.200 hatamoto (旗本, lett. portatori del vessillo ). Gli hatamoto avevano il privilegio di essere ammessi alla presenza dello Shôgun (omemie お目見え) ed erano per la maggior parte assegnatari di un territorio. Gli altri 17.000 vassalli, chiamati gokenin (ご家人, lett. uomini della casa ), erano di solito stipendiati.

Lo shogunato Tokugawa Lo Shôgun possedeva una netta superiorità in terre e in uomini sui potenziali daimyô rivali (il più potente dei quali era Maeda con 1.025.000 koku). Inoltre il territorio amministrato direttamente comprendeva la maggior parte delle principali città del Paese, tra cui Ôsaka, Kyôto, Nagasaki, Ôtsu e, inoltre, le miniere di Sado, Izu e Ashio. Lo shogunato amministrava quindi i principali centri economici del Giappone e sfruttava le fonti di metallo prezioso per controllare le finanze del Paese.

Lo shogunato Tokugawa Ieyasu stabilì una gerarchia di lealtà feudali, basata sul rapporto che le case dei daimyô avevano verso lo Shôgun. Venivano innanzitutto ventitrè casate “collaterali” (shinpan 親藩 o “han imparentati”) capeggiate dalle cosiddette “tre case” (gosanke 御三家) che discendevano direttamente da Ieyasu e portavano il cognome Tokugawa.

Lo shogunato Tokugawa Le tre case, che avevano i loro possedimenti a Owari 尾張, Kii 紀伊 e Mito 水戸, godevano del privilegio di fornire i successori allo shogunato se la linea principale dei Tokugawa si fosse estinta. I daimyô collaterali possedevano proprietà che totalizzavano 2,6 milioni di koku.

Lo shogunato Tokugawa Il gruppo più numeroso di daimyô era quello dei fudai 譜代, casate che avevano ricevuto il titolo di daimyô da Tokugawa Ieyasu o dai suoi successori: nel XVIII secolo ammontavano a 145. Erano in massima parte assegnatari di han di piccole dimensioni (il daimyô di Ii 井伊 era il maggiore, con una rendita di 350.000 koku, ma la maggioranza godeva di rendite inferiori ai 50.000) ma collocati strategicamente nel Paese. Inoltre essi avevano accesso alle cariche più elevate all’interno della gerarchia shogunale (rôjû, wakadoshiyori)

Lo shogunato Tokugawa Infine, la classe dei daimyô comprendeva i “signori esterni” (tozama 外様), ossia i signori feudali che erano stati creati prima dell’ascesa dei Tokugawa e che avevano appoggiato o si erano sottomessi a Ieyasu solo dopo la vittoria di Sekigahara. Nel XVIII secolo queste case erano 97, comprendevano la maggior parte dei grandi daimyô, come i Maeda 前田, gli Shimazu 島津 (720.000 koku) e i Date 伊達 (620.000 koku) e controllavano in tutto territori corrispondenti a 9,8 milioni di koku.

Lo shogunato Tokugawa La collocazione strategica nel paese di shinpan, fudai e tozama era per la casa Tokugawa un problema che richiedeva costante attenzione, poiché bisognava evitare la formazione di coalizioni ostili e bloccare le direttrici di un eventuale attacco contro Edo e Kyôto. Le terre dello Shôgun si trovavano soprattutto nel Kantô e nel Giappone centrale e, fuori di Edo, i Tokugawa mantenevano fortezze strategiche a Ôsaka, Nijô (Kyôto) e Sunpu. Le “tre case" furono insediate a est e a ovest di Edo e a sud di Ôsaka.

Lo shogunato Tokugawa Il movimento di unificazione aveva fatto convergere di nuovo l’attenzione sull’imperatore poiché da lui proveniva la ratifica politica definitiva, e sia Nobunaga che Hideyoshi si erano adoperati per accrescere il prestigio del Tennô. La politica di Tokugawa pur proseguendo in questa politica, di fatto impedì i contatti diretti fra i daimyô e la corte imperiale.

Lo shogunato Tokugawa Lo shogunato aiutò la corte a ricostruire i suoi palazzi, e assegnò alla famiglia imperiale e ad altre case di kuge, per il loro sostentamento, proprietà per 187.000 koku. Ma in pratica l’imperatore e la sua corte erano strettamente controllati e impediti dal partecipare liberamente agli affari dello Stato. A Kyôto, nel castello di Nijô, risiedeva il Governatore militare (Kyôto shoshidai) shogunale, con una nutrita guarnigione. Questo ufficiale agiva per il tramite di due funzionari di corte (Kuge densô) che fungevano da intermediari e facevano conoscere alla corte la volontà dello Shôgun.

Tokugawa Iemitsu 徳川家光(1604-51) Sotto il terzo shôgun, Iemitsu (1623-51), furono portate a termine importanti riforme amministrative e adottate misure che influirono profondamente sul successivo sviluppo storico del Giappone. Le principali furono:

Il rafforzamento del bakufu una più rigida regolamentazione della classe dei bushi, con emendamenti al buke shohatto; l’imposizione del sankin kôtai; l’organizzazione dei villaggi nelle campagne (gôson seidô), anche con ordinanze come la Tahata eitai baibai kinshi rei; la repressione del cristianesimo, in particolare dopo la rivolta di Shimabara; l’editto del sakoku.

Bukeshohatto 武家諸法度 Nel giugno del 1615, dopo la distruzione del castello di Osaka, per volere di Ieyasu fu emessa l’ordinanza Ikkokuichijô 「一国一城令」, lett. “Un castello in ogni provincia”. Il mese successivo, il Bukeshohatto, in 13 articoli, poi ampliato e integrato dai suoi successori, che regolava l’azione politica dei daimyô in campi come:

Bukeshohatto 武家諸法度 Cultura e condotta morale 教養きょうきょう・品行ひんこう Punizione di traditori 反逆はんぎゃく・殺害さつがい人 e assassini の追放ついほう Divieto di avere contatti 他国者たこくしゃの禁止きんし con stranieri Rapporto sui lavori effettuati 城郭修理じょうかくしゅうり al proprio castello の報告ほうこく Divieto di formare alleanze 徒党ととうの禁止 (fazioni) Autorizzazione dei matrimoni 婚姻こんいんの許可きょうか Sistema delle 参勤作法さんきんさほう residenze alterne

Le “residenze alterne” (参勤交代 sankin kôtai) Per assicurarsi la lealtà dei daimyô, il bakufu istituì il sistema delle “residenze alterne”. Ogni feudatario era obbligato a mantenere una residenza a Edo e a lasciare, nei periodi di assenza, la famiglia come “ospite” dello shôgun

La persecuzione dei cristiani Nel 1614 un editto di Tokugawa Ieyasu bandì la religione cristiana e espulse i missionari occidentali. L’anno successivo il bukeshohatto proibì ai buke di professare il cristianesimo Nel 1637-38 i convertiti cristiani giapponesi si ribellano al governo dello shogun per difendere la loro fede. Molti troveranno la morte a Shimabara 島原. Fumie 踏絵

La chiusura del Giappone Nel 1639 lo shogunato emise l’editto del sakoku 鎖国 (lett. Paese in catene) con cui venivano fortemente limitati i contatti con il mondo esterno e proibiti quelli con gli occidentali, fatta salva la limitata presenza degli olandesi, cui fu permesso di mantenere una legazione a Deshima 出島 (o Dejima) nella baia di Nagasaki.

士shi guerrieri 農nô contadini 工kô artigiani 商shô mercanti La base morale neo-confuciana del bakufu Tokugawa e la conseguente gerarchia sociale 士shi guerrieri 農nô contadini 工kô artigiani 商shô mercanti

Il teatro nô

Il bunraku

Il teatro kabuki

Le arti (ukiyoe)

Harunobu (?-1770)

Utamaro (1753?-1806)

Sharaku (1794?)

Hokusai (1760-1849)

Hiroshige (1797—1858)

La scuola di studi giapponesi (和学 wagaku) Nel 1798 Motoori Norinaga completa il Kojiki den (commento al Kojiki)

La scuola di studi olandesi (蘭学 rangaku) Grazie ai contatti con la legazione a Deshima, si sviluppa la scuola di “studi olandesi”.

Le riforme Kansei (1793) Dal 1787 al 1793 la politica shogunale fu diretta da Matsudaira Sadanobu (1758-1829), che ricoprì il ruolo di consigliere di Ienari, mentre lo Shôgun era ancora minorenne. Sadanobu diede inizio a un secondo periodo di energiche riforme, a cui gli storici hanno dato il nome di èra Kansei.

Le riforme Kansei (1787-93) La sua politica pose forti limitazioni finanziarie e alle restrizioni imposte al commercio. Benché alcuni provvedimenti si dimostrarono temporaneamente vantaggiosi per l’erario shogunale, il tentativo di limitare l’espansione dell’economia commerciale della nazione si dimostrò inutile e alla lunga servì ad indebolire la posizione economica della classe dei samurai.

La guerra dell’Oppio in Cina La Compagnia inglese delle Indie orientali, da tempo premeva sul governo cinese per costringerlo ad aprire il mercato alle importazioni britanniche. In particolare avviò un consistente commercio illegale di oppio prodotto in India, che alla metà del XVIII secolo era divenuta un dominio britannico. アヘン戦争

La guerra dell’Oppio in Cina Di fronte alle drastiche misure adottate dall’inviato speciale imperiale a Canton (che per stroncare il contrabbando ordinò di bruciare 1.300 tonnellate di oppio sequestrato), fu scatenata la così detta Prima guerra dell’oppio (1839-42), al termine della quale la Cina fu costretta a sottoscrivere a Nanchino il primo di una serie di trattati “ineguali”. アヘン戦争

La penetrazione imperialista in Asia Tra il XVIII e il XIX secolo le potenze europee si affacciarono sull’Asia. La principale vittima dell’espansione imperialista fu la Cina. Tuttavia questa ondata avrebbe presto investito anche il Giappone

La crisi dello shogunato Cause interne: in sostanza le dinamiche economiche e l’insoddisfazione di una vasta parte della classe samuraica degli han dei daimyô tozama. Cause esterne: la pressione esercitata dalle potenze occidentali che premono sull’Asia Orientale, in particolare la Russia zarista, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti.

Kurofune 黒船 1852: dall’Olanda arrivano notizie sull’intenzione USA di forzare la chiusura del Giappone. 1853: prima missione navale guidata dal contrammiraglio Perry

La paralisi dello shogunato Per rispondere alle richieste USA, lo shogunato, per mezzo del capo del Consiglio degli anziani, Abe Masahiro, decise di consultare tutti i daimyô (signori feudali)

La paralisi dello shogunato Le divergenti opinioni espresse dai feudatari non permettevano una sintesi che si traducesse in una linea di politica estera condivisa. La scelta operata dallo shogunato aprì, di conseguenza, una spaccatura politica profonda all’interno della classe dominante, tra fautori del compromesso e sostenitori di un scontro, anche armato, con gli stranieri

Le relazioni con la Russia zarista Anche se i primi contatti informali tra Russia e Giappone vengono fatti risalire alla fine del XVII secolo, numerosi contatti nel Nord del Giappone ebbero luogo nel corso del XVIII secolo. Tuttavia, stante la politica di chiusura del paese decisa dal governo dello shôgun, le richieste russe di avvio di relazioni commerciali furono respinte.

Le relazioni con la Russia zarista Nel 1792 una missione inviata da Caterina II e comandata da Adam Erikovich Laxman giunse nella baia di Nemuro nell’Hokkaidô. Anche in questo caso le proposte di apertura di relazioni commerciali furono respinte dallo shogunato. Nel 1804 una nuova missione, guidata da Nikolai Petrovich Rezanov in qualità di rappresentante ufficiale dello Zar Alessandro I, giunse a Nagasaki.

Le relazioni con la Russia zarista Finalmente, nel 1853, una missione guidata dal contrammiraglio Evfimii Vasil’evich Putiatin raggiunse, il 21 agosto, la baia di Nagasaki, esattamente un mese dopo l’arrivo della missione navale statunitense guidata da Matthew C. Perry a Edo. Anche se Perry declinò l’offerta di Putiatin di riunire le due squadre navali, è indubbio che la contemporanea presenza delle due missioni contribuì alla decisione dello shôgun di aprire il Paese.

La seconda missione navale USA 1854: Perry torna in Giappone con una nuova missione. Vengono intavolate trattative che si concludono con la firma del trattato di Kanagawa (31 marzo 1854) che sancisce la fine della politica del sakoku.

Il trattato di Kanagawa Il trattato prevedeva: L’apertura di due porti (Shimoda e Hakodate) Il rifornimento alle navi statunitensi L’assistenza ai naufraghi L’apertura di un consolato americano a Shimoda La libera circolazione dei cittadini americani all’interno dei porti aperti La clausola della “nazione più favorita”.

Il trattato con la Russia zarista Il 7 febbraio 1855 Putiatin siglò con il governo shogunale il trattato di amicizia russo-giapponese, che aveva un ambito più vasto di quello del Kanagawa firmato con gli Stati Uniti. Infatti esso prevedeva l’apertura di tre porti (e non due), Nagasaki, Shimoda e Hakodate, l’apertura di un consolato russo, la clausola dell’extraterritorialità reciproca e fissava le frontiere.

Parata a Edo delle truppe della missione USA

Il primo console americano in Giappone Townsend Harris, console dal 1856, perorò con il governo shogunale i vantaggi che sarebbero derivati al Giappone dalla riapertura del commercio estero.

Il Giappone in una cartina del 1855

1858 Nella disputa per la successione alla carica di Shôgun, vince la fazione favorevole a Iemochi (il penultimo Shôgun Tokugawa) guidata da Ii Naosuke il quale, assunta la carica di Gran Consigliere, epurò tutti gli avversari e accettò di firmare un nuovo trattato con gli Stati Uniti. Firmato il 29 luglio 1858, esso apriva quattro nuovi porti, garantiva la libertà di residenza dei cittadini americani a Edo e nei porti aperti e l’apertura di rappresentanze diplomatiche. Tuttavia vi erano altre clausole particolarmente pesanti per il Giappone, in particolare le restrizioni ai dazi doganali e il diritto di extraterritorialità.

La reazione alla politica shogunale I trattati ineguali furono interpretati come una sconfitta. Il risentimento verso la condotta dello shoguanto aumentava tanto che, nel 1860, Ii Naosuke fu assassinato per mano di un gruppo di samurai del feudo di Mito. Seguirono numerosi altri attentati, anche a stranieri. L’uccisione di un cittadino britannico fu punita con il bombardamento, nel 1863, della città di Kagoshima da parte della flotta inglese.

Il tentativo di mediazione Un tentativo di mediazione (in giapponese kôbu gattai) che componesse le istanze dello shogunato, della corte imperiale e dei principali daimyô. Il tentativo ebbe però efficacia limitata. Importanti feudi periferici, come quello di Chôshû, sfidavano apertamente lo shoguanto. Nel 1864, anche grazie al supporto britannico le forze di Chôshû sconfissero la spedizione punitiva shogunale.

La crisi precipita Dopo Chôshû anche Satsuma, sfidò in campo aperto lo shogunato. In questo scontro si inserirono le potenze occidentali: l’Inghilterra sostenendo i feudi ribelli, la Francia lo shôgun. Anche feudi che avevano tentato una difficile mediazione decisero di passare al campo avverso, formando una coalizione antishogunale.

La coalizione anti-shogunale 尊皇攘夷 SATSUMA CHÔSHÛ TOSA HIZEN Sonnô jôi Onoriamo l’imperatore Cacciamo i barbari

Yoshinobu, l’ultimo shôgun Divenuto shôgun nel 1866 alla morte di Iemochi, tenta una disperata riforma dell’istituto shogunale. Nel novembre del 1867, nel tentativo di scongiurare una guerra civile, rimise il proprio mandato all’ imperatore.

La restaurazione imperiale Il 3 gennaio del 1868 viene proclamata la “restaurazione imperiale Meiji” (Meiji ishin) Le truppe della coalizione, ora sotto le insegne di “esercito imperiale” marciano verso Edo. Ne scaturirono scontri, tuttavia limitati. Le ultime resistenze dei fedeli allo shôgun sarebbero state spezzate nel 1869.