Acqua : principale bene delle Comunità
Bene comune per eccellenza in quanto elemento indispensabile per la vita di ogni essere vivente, esauribile, non riproducibile.
La restituzione ai nostri figli rappresenta il fondamentale patto generazionale
I presupposti, se condivisi, devono concretizzarsi in un governo che garantisca il diritto di accesso all’acqua attraverso criteri di solidarietà, impossibili da praticare nelle gestioni di tipo privatistico che per loro natura giuridica e culturale hanno finalità di profitto.
Immaginiamo se il diritto umanitario di accesso alle cure fosse esclusivamente gestito in forma privatistica e si comprende facilmente come esso subirebbe una conseguente limitazione di accesso per tante categorie di Cittadini.
Un bene comune per essere assicurato, tutelato e restituito deve essere fuori gestito fuori dai mercati finanziari e dagli obiettivi del massimo profitto affinchè il suo unico e insostituibile valore sia legato all’esaudimento dei bisogni primari di ogni Cittadino e di ogni generazione.
E’ sul tema antico e attuale dell’acqua che, ancora una volta, si traccia il confine tra chi crede nei beni comuni diritti inalienabili da tutelare e coloro che li considerano monetizzabili e mercificabili. Il referendum del 2011, con il suo eccezionale risultato popolare, ha posto chiaramente l’acqua tra i diritti da tutelare sottraendola agli interessi tecnocratici e economici.
La reazione dei mercificatori di diritti non si fece attendere : solo dopo un mese dalla proclamazione del risultato referendario i poteri tecnocratici dell’Ue, sconfitti dalla valanga di “Si per l’acqua pubblica “, richiamarono il governo italiano ponendogli il chiaro quesito su cosa volesse fare per la privatizzazione dei servizi pubblici «malgrado» quell’esito referendario. Da quel richiamo tanti sono stati i tentativi, dei Governi, di reintrodurre ciò che il referendum aveva cancellato ( decreto Fitto- Ronchi ) e tutti sono stati annullati dalla consapevole forza dei movimenti per l’acqua attraverso ricorsi alla Corte Costituzionale. Anche l’attuale Governo con Lo “Sblocca Italia” e la legge di stabilità si è chiaramente posto, seppure con diverso linguaggio, tra coloro che travolgendo diritti e sottraendo i beni delle Comunità intendono mercificare l’acqua.
Strappare i beni primari alle Comunità, cancellare il protagonismo dei Cittadini privandoli di strumenti di controllo significa imposizione, limitazioni delle libertà individuali e sottrazione di ricchezze dei luoghi..
E’ il luogo e i suoi abitanti, che trovano nel Municipio la possibilità di una contaminazione dal basso per una tutela dei diritti individuali e collettivi, a subire il vero attacco perché loro hanno impedito lo strapotere delle multiutilities del nord, la vendita al Comune di Roma delle quote ACEA e respinto i diffusi tentativi di ingresso dei privati nelle gestioni pubbliche dell’acqua. I Movimenti dell’acqua e i Comuni resistenti possono ancora contrastare la strategia di privatizzazione che ha prodotto povertà, aumento dei costi, riduzione degli investimenti e precarietà interrompendo quella profonda relazione tra volontà di privatizzare e continuo discredito delle istituzioni di prossimità. Lavorare sul locale senza perdere la visione globale con parole e alleanze nuove per tradurre in pratiche condivise un governo pubblico dell’acqua basato sui criteri di economicità, trasparenza, vigilanza dei Cittadini, verifica dei risultati di gestione e copertura dei costi sociali.
Gestione con forme di diritto pubblico Gestione con forme di diritto pubblico (Consorzio o azienda speciale ) Democrazia e partecipazione I rappresentanti legale dell’ente locale partecipante non agiscono per delega senza luogo di confronto istituzionale ma sono portatori di volontà espresse dal consiglio comunale che approva bilanci di previsione, bilanci consuntivi e piani delle opere. Solidarietà e equità In queste forme di gestione è possibile intervenire solidaristicamente attraverso la fiscalità generale per garantire il minimo vitale di acqua pro – capite e per sostenere gli ambiti di bacino piu deboli. Accessibilità E’ la forma che permetterebbe di mantenere i costi di un bene primario contenuti e accessibili a tutti.
Gestione con forme di diritto privato Gestione con forme di diritto privato (anche società miste pubblico –privato o società tutte partecipate dal pubblico ) Democrazia e partecipazione I rappresentanti legale dell’ente locale partecipante agiscono con delega in bianco senza obbligo di confronto istituzionale con il Comune. Le conferenze dei Sindaci approvano i bilanci di previsione, bilanci consuntivi e piani delle opere. Solidarietà e equità In queste forme di gestione è impossibile intervenire solidaristicamente attraverso la fiscalità generale per garantire il minimo vitale di acqua pro – capite e per sostenere gli ambiti di bacino piu deboli ( si incorrerebbe in infrazione Europea ) Accessibilità Senza sostegno dalla fiscalità generale diventa impossibile mantenere i costi di un bene primario contenuti e accessibili a tutti.
Resistenza normativa locale. Nasce Resistenza normativa locale. Nasce dal basso e trova il luogo decisionale nel Consiglio Comunale. Prende forma in assemblee pubbliche dove la vertenza,la protesta, le preoccupazioni dei Cittadini con il prezioso contributo di professionisti sensibili e attenti elaborano reali proposte. Trasforma la giusta protesta in proposta a salvaguardia dei beni comuni e del futuro delle nostre terre, argina le forma di speculazione che sottraggono futuro, distruggono luoghi e compromettono produzioni di qualità e benessere degli abitanti. Utilizza regolamenti comunali, strumenti di pianificazione territoriale e proposte di legge di iniziativa popolare.
Esempi di resistenza normativa locale Ordinanza sindacale di sequestro di cava abusiva Modifica di norme tecniche del piano regolatore Legge di iniziativa popolare Lazio per la ripubblicizzazione del servizio idrico
Mappa della vulnerabilità delle acque