L’IMPRESSIONISMO Nella seconda metà del sec. XIX la Rivoluzione Industriale si diffonde rapidamente dalla Gran Bretagna ai paesi europei. Si sviluppa un.

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Transcript della presentazione:

L’IMPRESSIONISMO Nella seconda metà del sec. XIX la Rivoluzione Industriale si diffonde rapidamente dalla Gran Bretagna ai paesi europei. Si sviluppa un nuovo modo di fare architettura, con materiali innovativi e tecnologie all’avanguardia; materiali come ferro, acciaio, vetro vengono largamente impiegati, grazie anche alla nascita delle nuove Esposizioni Universali (Torre Eiffel, 1887-1889). Le grandi capitali vengono trasformate e arricchite di edifici e luoghi nei quali la nuova società, dominata dall’alta e media borghesia, può vivere, lavorare e divertirsi (grandi magazzini, alberghi, banche, caffè). In Francia il pubblico è per un’arte accademica, ancora neoclassica. Nei Salòn parigini annuali si esibiscono le “belle arti”, eleganti ed esteriori, che promuovono valori come la famiglia, la patria, i buoni sentimenti. L’arte più moderna e rivoluzionaria viene esclusa. All’ennesima protesta da parte degli artisti rifutati, Napoleone III promuove la nascita del Salon des Refusés, per le opere non accolte dalla giuria. Qui vengono esposte opere di Manet, Pissarro, Cezanne. Nell’aprile del 1874, a Parigi, si apre presso lo studio del fotografo Nadar una mostra alternativa, organizzata da un gruppo di giovani artisti: Monet, Pissarro, Degas, Renoir e Sisley. La loro esposizione si rivela però un fallimento: i pittori vengono derisi dai critici e dal pubblico; vengono definiti dal giornalista Louis Leroy, con disprezzo, “Impressionisti”, ad indicare una pittura trascurata e senza legami con la tradizione. Il nome quindi deriva dal loro particolare modo di dipingere e dal titolo di un quadro esposto in quell’occasione, Impressione, sole nascente di Claude Monet . I quadri degli Impressionisti presuppongono una visione a distanza, poiché colgono l’impressione della realtà attraverso l’istantaneo processo percettivo dell’occhio, il quale viene, successivamente, aggiustato dalla nostra mente per raccogliere l’effetto d’insieme. La pittura è composta da piccoli tocchi frammentati, da colori puri stesi in modo piatto, accostati direttamente sulla tela per giustapposizione cromatica. I tocchi rapidi, visti da lontano, danno il senso della vibrazione e dei cambiamenti dell’atmosfera. Le forme quindi prendono vita direttamente dal colore, senza disegno preliminare. La prospettiva, annullato il disegno, non si basa più su regole geometriche, ma è suggerita dal digradare di tinte e toni differenti. Molta importanza viene data allo studio dei fenomeni della luce e a come essa colpisce gli oggetti, scomponendosi nei vari colori. Luce e colori sono continuamente mutevoli, a seconda dell’ora e delle condizioni atmosferiche; la luminosità dei colori è quindi l’elemento più importante di questa nuova espressione artistica. Persino le ombre non vengono più rese con il nero o con il grigio, ma attraverso gradazioni di colore: a seconda della quantità di luce, queste ombre “colorate” riflettono più o meno il colore del cielo, della terra o degli oggetti che le producono. I pittori dipingono “en plein air”, all’aria aperta: utilizzano un cavalletto portatile e colori a olio in tubetto, lavorano nelle campagne, nei boschi o sulle rive dei fiumi. La loro pittura non ha alcun intento politico: i quadri hanno per soggetto la natura, oppure scene di vita della classe borghese, ritratta nei suoi vari aspetti. Vengono superati i soggetti storici, mitologici, religiosi o letterari. Claude Monet, Impression, soleil levant,1872 Olio su tela, cm 48 x 63 Parigi, Musée Marmottan

L’IMPRESSIONISMO Il pittore Edouard Manet, a partire dal 1863, frequenta i pittori impressionisti, senza però entrare a far parte del loro gruppo. I suoi dipinti suscitano grande scalpore tra il pubblico: rappresentano, infatti, soggetti tradizionali (nudi femminili, ritratti e paesaggi), interpretati però con un forte senso della realtà. Tiziano, Venere di Urbino, 1538 Giorgione o Tiziano, Concerto Campestre, 1509 Edouard Manet, Olympia, 1863 Olio su tela, cm 130 x 190 Parigi, Musée d’Orsay Edouard Manet, Colazione sull’erba, 1863 Olio su tela, cm 208 x 264 Parigi, Musée d’Orsay Edouard Manet, Il Bar delle Folies-Bergères, 1881-82 Olio su tela, cm 96 x 130

L’IMPRESSIONISMO Claude Monet è il pittore che realizza i princìpi dell’Impressionismo con maggior chiarezza. Nella Grenouillère il soggetto è un luogo qualsiasi, un piccolo ristorante sulle rive della Senna dove i giovani si ritrovano per fare un bagno o affittare una barca. Vera protagonista è l’acqua che, con i suoi riflessi, domina tutto il quadro. Il movimento è reso evitando la fusione dei colori, che sono invece distribuiti a macchie accostate. Barche e i pontili sono in parte tagliati fuori dalla rappresentazione, dando così la sensazione che il quadro continui oltre la tela. Nelle opere di Monet i tocchi di colore rendono il mutare della luce sulle superfici e sugli oggetti. La Grenouillere, 1870 Verso la fine degli anni Ottanta Monet inizia a compiere dipinti in serie, annotando in un taccuino ogni variante di gradazione luminosa. Nel 1891 dipinge circa 15 tele, concepite come unità, che rappresentano covoni di fieno a varie ore del giorno, con colori cangianti. La vera protagonista è la mutevolezza della luce, mentre il soggetto non ha più importanza. Nel 1892-94 realizza cinquanta tele sulla Cattedrale di Rouen, prendendo in affitto come atelier una stanza di fronte, al secondo piano. Per la serie della Cattedrale lavora simultaneamente a più tele, sostituendole a seconda del momento della giornata, per raccogliere l’impressione delle variazioni atmosferiche sulla cattedrale gotica. L’edificio, che occupa tutta la tela, perde la sua consistenza, per lasciare spazio ai tocchi di colore. La pittura è franta e materica, e la tavolozza è varia. Perde importanza la connotazione realistica, ma si arriva a una pittura pura, che si riferisce a se stessa. La serie dei Covoni, 1891 La serie della Cattedrale di Rouen, 1894

L’IMPRESSIONISMO Nel 1890 Monet si trasferisce a Giverny, fra Parigi e Le Havre, con la seconda moglie. Lì crea un giardino acquatico, deviando il corso di un torrente, sul quale fa costruire un ponte giapponese. Inizia così a coltivare e a dipingere ninfee, Spingendo lo sguardo anche sotto la superficie dell’acqua, e arrivando a rappresentazioni quasi astratte. Realizza una sessantina di quadri finiti e centinaia di studi. Le sue ricerche trovano compimento nella realizzazione, fra il 1915 e il 1926, di ventidue pannelli destinati a decorare due sale del Museo dell’Orangerie, a Parigi. Le ninfee, dal 1890 Museo dell’Orangerie, 1827 La pittura di Pierre-Auguste Renoir è caratterizzata da un senso di gioia e di luce: riflette la vita e la piaevolezza della vita parigina dell’epoca. Nel Ballo al Moulin de la Galette il soggetto è rintracciabile nel movimento delle coppie danzanti; la luce proviene dall’alto e attraverso le foglie degli alberi colpisce gli oggetti e le persone, determinando macchie luminose che conferiscono vibrazione cromatica e impressione di movimento. La pennellata è veloce e la luce è calda, in una scena che gode di uno splendido disordine. Pierre-Auguste Renoir, Ballo al Moulin de la Galette, 1876 Olio su tela, cm 131 x 75 - Parigi, Musée d’Orsay

L’IMPRESSIONISMO Di formazione più tradizionale, Edgar Degas è molto abile nel ritrarre soggetti in movimento: i suoi temi preferiti sono le ballerine di danza classica e le corse dei cavalli. Spesso le sue composizioni sono “tagliate” in modo molto nuovo, come fossero fotografie. Espone alle mostre degli Impressionisti, ma rimane un artista con caratteristiche proprie, che a volte si discostano dall’arte impressionista; per esempio, predilige la pittura in studio, utilizza le linee di contorno e il disegno prospettico. Edgar Degas, La classe di danza, 1874 Olio su tela, cm 85 x 75 Parigi, Musée d’Orsay Edgar Degas, L’assenzio, 1876 Olio su tela, cm 92 x 68 Parigi, Musée d’Orsay Edgar Degas, Piccola danzatrice di 14 anni, 1879-1881 Bronzo, gonnellino in cotone, nastro, cm 98 x 35,2 x 24,5 Parigi, Musée d’Orsay