CECCO ANGIOLIERI.

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Transcript della presentazione:

CECCO ANGIOLIERI

Cecco Angiolieri (Siena, 1260  – Siena, 1312) è stato un poeta e scrittore italiano, contemporaneo di Dante Alighieri e appartenente alla storica casata nobiliare degli Angiolieri. La critica contemporanea sostiene che Cecco fu meno ribelle di come lo presentarono i romantici, i quali lo rivendicarono con forza ai loro ideali. È fuori di dubbio, comunque, che visse una vita perlomeno avventurosa.

biografia Cecco Angiolieri nasce a Siena nel 1257, nella ricchezza più totale e vi muore con molti debiti nel 1312-1313 circa. Il padre era il ricco banchiere Angioliero degli Angiolieri che era anche un cavaliere, fece parte dei Signori del Comune nel 1257 e nel 1273 e appartenne all'ordine dei Frati della Beata Gloriosa Vergine Maria

biografia Militò come alleato dei fiorentini contro Arezzo nel 1289 ed è possibile che qui abbia conosciuto Dante Alighieri. Il sonetto 100, datato tra il 1289 e il 1294, sembra confermare che i due si conoscessero, in quanto Cecco si riferisce a un personaggio , che entrambi dovevano conoscere di persona (Lassar vo’ lo trovare di Becchina, / Dante Alighieri, e dir del mariscalco).

biografia Intorno al 1296 fu allontanato da Siena, a causa di un bando politico. Si desume dal sonetto 102 (del 1302-1303), che in quel periodo Cecco si trovasse a Roma . Non sappiamo se la lontananza da Siena dal 1296 al 1303 fu ininterrotta. Il sonetto testimonierebbe anche della definitiva rottura tra Cecco e. Tuttavia non sono attestate risposte dantesche.

biografia Nel 1302 Cecco svendette per bisogno una sua vigna a tale Neri Perini del Popolo di Sant'Andrea per settecento lire ed è questa l'ultima notizia disponibile sull'Angiolieri in vita. Proprio per questa ragione si oppose a ogni forma di politica proclamandosi una persona libera e indipendente. Si ritiene che questa sua imposizione sia dovuta al bando politico che lo allontanò da Siena

BIOGRAFIA Dopo il 1303 fu a Roma, sotto la protezione del cardinale senese Riccardo Petroni. Da un documento del 25 febbraio 1313 sappiamo che i cinque figli (Meo, Deo, Angioliero, Arbolina e Sinione - un'altra figlia, Tessa) - rinunciarono all'eredità perché troppo gravata dai debiti. Si può quindi presupporre che Cecco Angiolieri sia morto intorno al 1310, forse tra il 1312 e i primi giorni del 1313. La tradizione lo vuole sepolto nel chiostro romanico della Chiesa di San Cristoforo a Siena.

Le tematiche La poetica di Cecco Angiolieri rispetta tutti i canoni della tradizione comica toscana. E’ l'unico che fa ampio uso della parodia , per rovesciare tutti i caratteri propri dello stilnovismo. La donna-angelo diventa una creatura terrena, finanche volgare. Emerge anche la presenza di un padre spilorcio che a causa della sua parsimonia non permette a Cecco di scialacquare per conquistare le belle donne. Le protagoniste sono la moglie, pettegola e arcigna, e l'amante Becchina, sensuale e meschina. La poesia di Cecco Angiolieri si apre al mondo medio-popolare dei mercanti e degli artigiani, a differenza dei poeti del dolce stil novo che miravano a ritagliare all'interno della società comunale una cerchia ristretta e aristocratica di amanti del sapere. La poesia giocosa si rivolge dunque agli strati popolari più attivi e alla borghesia minuta ed è erede delle forme e degli spiriti della tradizione comica e della tradizione più squisitamente popolare.

All'inizio del Trecento, epoca in cui la poesia era dominata dal "Dolce stil novo,l'irriverente Cecco Angiolieri compose versi di forte provocazione e che tessevano l'elogio delle passioni terrene. Il celebre sonetto "S'i' fosse foco, " appartiene a una secolare tradizione letteraria goliardica improntata all'improperio e alla dissacrazione delle convenzioni. L'Angiolieri si colloca all'interno, e sulla vetta di una "scuola" poetica parodistica che è quella dei poeti giocosi; fra i quali si annoverano Rustico di Filippo, Meo de' Tolomei, Folgore da San Gimignano, Pieraccio Tedaldi, Pietro dei Faitinelli. Lo stile "giocoso" lascia spazio in questo componimento ad una disperazione immortale. Il sonetto ha avuto anche una trasposizione musicale ad opera del cantautore genovese Fabrizio De André, nell'album Volume III del 1968; a un differente livello, è citato nella canzone della puntata Il rapimento di Gino nella serie a cartoni animati Gino il Pollo. La composizione viene altresì recitata nell'omonimo brano dei Vision Divine contenuto nell'album Destination Set to Nowhere. Come buona parte dei sonetti di Cecco, anche questo sonetto ha avuto diverse lectiones a seconda delle edizioni. Si cita qui dall'edizione Marti del 1956.

TESTO S'i' fosse foco, ardere' il mondo; s'i' fosse vento, lo tempestarei; s'i' fosse acqua, i' l'annegherei; s'i' fosse Dio, mandereil'en profondo;

TESTO s'i' fosse papa, serei allor giocondo, ché tutti cristïani embrigarei; s'i' fosse 'mperator, sa' che farei? a tutti mozzarei lo capo a tondo.

testo S'i' fosse morte, andarei da mio padre; s'i' fosse vita, fuggirei da lui: similemente faria da mi' madre,

testo S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le vecchie e laide lasserei altrui.