AGGRESSIVITA’ E BULLISMO

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Transcript della presentazione:

AGGRESSIVITA’ E BULLISMO Dott.ssa ANNA LISA PALERMITI Università della Calabria

C'era un prepotente nella classe di Peter: Il prepotente C'era un prepotente nella classe di Peter: si chiamava Barry Tamerlane. Non aveva l'aria da prepotente. Non era di quelli sempre tutti sporchi; non aveva la faccia brutta e neppure lo sguardo da far paura o le croste sopra le dita, e non girava armato. Non era poi tanto grosso. Ma nemmeno di quei tipi piccoli, ossuti e nervosi che quando fanno la lotta possono diventare cattivi. A casa non lo picchiavano, come spesso succede ai prepotenti, e neanche lo viziavano. Aveva genitori gentili ma fermi, che non sospettavano nulla. La voce non ce l'aveva ne' acuta ne' rauca; gli occhi, non particolarmente piccoli e cattivi e, non era neppure troppo cretino. Anzi, a guardarlo era bello morbido e tondo, senza essere grasso; portava gli occhiali e sulla sua faccia soffice e rosa luccicava l'argento dell'apparecchio dei denti. Spesso metteva su un'aria triste e innocente che a certi grandi piaceva e che gli tornava comoda quando doveva togliersi dai guai. Ian Mc Ewan “Il prepotente” (1994)

Aggressività fisica Aggressività verbale

Esclusione sociale

Di cosa parleremo… Bullismo Possibili interventi Cyberbullying

F. ruba tutti i giorni la merenda di T. E’ BULLISMO??? F. ruba tutti i giorni la merenda di T.   L. è convinta di essere molto bella e guarda tutti dall’alto in basso Quando O. litiga con qualcuno non è capace di spiegarsi a parole e passa subito alle mani A. viene dalla Tunisia. C’è un compagno che lo prende sempre in giro M. vuole sempre avere ragione. Quando qualcuno non è d’accordo con lui, M. lo minaccia e gli dice di tacere S. tutti i giorni viene picchiato da T. e P. in bagno Durante la ricreazione L. e C. fanno la lotta P. ha un handicap lieve e C. la prende in giro perché parla molto lentamente All’intervallo R. non ha mai voglia di andare alle macchinette, allora chiede al suo compagno di banco di portargli la merenda In palestra E. vorrebbe giocare insieme agli altri, ma nessuno lo vuole mai nella squadra

L’aggressività La maggior parte degli studiosi definiscono l’aggressività come l’insieme di azioni dirette a colpire uno o più individui tale da provocare loro sofferenze di natura fisica e/o morale.

Aggressività come comportamento guidato da istinti e pulsioni. Connaturato alla natura umana e quindi inevitabile (psicanalisi: Freud; etologia: Lorenz)

Aggressività come apprendimento sociale. Comportamento aggressivo acquisito attraverso l’esperienza individuale come qualsiasi altro comportamento (Bandura, 1973)

IL BULLISMO

Il bullismo: una definizione "Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni" (Olweus 1996).

Caratteristiche La prepotenza, quindi, è un particolare tipo di aggressività caratterizzato da: Intenzionalità Sistematicità Disequilibrio

Tipi di prepotenza Aggressione fisica: “Mi hanno colpito fisicamente”, “Hanno rubato le mie cose” Aggressione verbale: “Mi hanno offeso con brutti nomi sulla mia razza o per altre ragioni”, “Sono stato minacciato” Aggressione indiretta: “Nessuno mi rivolge la parola”, “Sono stato escluso dai giochi”

Gli studi Vari sono gli studi condotti sul fenomeno delle prepotenze Svezia/Norvegia–studi di Olweus Inghilterra – Smith Europa– molti paesi sono stati coinvolti in studi; TMR research network, 1997-2001 Jappone 1980 Canada, Australia, Nuova Zelanda, USA 1990

Fenomeno multifattoriale Individuali: temperamento, deficit di attenzione e iperattività. Famiglia: qualità del clima familiare: carenza di affetto e comprensione, conflittualità relazionale, iper-protettivo. Il gruppo dei pari: il bullismo costituisce anche un fenomeno di gruppo. Stile docente: eccessi di permissivismo ed eccessi di autoritarismo.

Fattori individuali • La componente cognitiva • La componente motivazionale • La componente emotiva • La componente morale

Fattori familiari Relazione tra bullismo e stili educativi genitoriali legami di attaccamento sistema di valori nella famiglia

La componente emotiva: Il problema dell’empatia Alcuni studi (Björkqvist et al., 2000; Endresen e Olweus, 2001; Gini, Albiero, Benelli, Altoé, 2007) indicano che: esiste una relazione negativa tra empatia e bullismo agito i bulli farebbero più fatica a cogliere la sofferenza della vittima e a considerare le conseguenze negative del proprio comportamento

vista degli altri riesce a comprendere e tollerare la L’empatia può inibire o ridurre il comportamento aggressivo dell’individuo mediante due meccanismi Una persona capace di assumere il punto di vista degli altri riesce a comprendere e tollerare la loro posizione anche quando differisce dalla propria (componente cognitiva dell’empatia) Una persona che percepisce la sofferenza della vittima è portata ad inibire l’aggressione per evitare tale sofferenza o lo stress personale da essa causato (componente affettiva dell’empatia)

Disimpegno morale Processo che mira a dissociare l’azione dalla propria valutazione morale rendendo così possibili e giustificati comportamenti che normalmente una persona non considera accettabili. Secondo questo processo, individuo, comportamento ed ambiente sono reciprocamente dipendenti. Maggiore è il disimpegno morale, minore è il senso di colpa e il bisogno di riparare al male causato dalla condotta lesiva. .

Meccanismi di disimpegno morale Giustificazione morale: “se lo è meritato:è un ladro” Etichettamento eufemistico “non l’ho picchiato, gli ho dato uno spintone” Confronto vantaggioso “gli ho dato solo uno spintone, mica un pugno” Diffusione di responsabilità “non sono stato solo io, hanno partecipato anche altri” Dislocamento di responsabilità “Marco mi ha detto di colpirlo” Distorsione delle conseguenze “non si è fatto niente” Disumanizzazione della vittima “E’inferiore a ma, potevo farlo” Attribuzione della colpa “E’ stato Luigi ad iniziare offendendomi” Ridefinizione della condotta riprovevole Ridefinizione della responsabilità personale Ridefinizione delle Conseguenze dell’azione riprovevole Ridefinizione del ruolo di vittima

Il disimpegno morale giustificazione morale: una condotta inaccettabile assume un significato diverso se presentata al servizio di principi e valori morali superiori (es. la difesa del gruppo di amici) etichettamento eufemistico: il linguaggio può deformare il significato concettuale e morale di una condotta (“Pacche o spinte sono solo giochi un po’ agitati”) confronto vantaggioso: un’azione deplorevole viene confrontata con altre più crudeli che ne attenuano il giudizio di immoralità

Dislocamento di responsabilità: la propria responsabilità viene rimandata ad altri riducendo il peso del proprio coinvolgimento (ad esempio dare la colpa alla famiglia o alla società) Diffusione di responsabilità: la responsabilità del singolo viene dissolta nella responsabilità del gruppo Distorsione delle conseguenze: se la sofferenza della vittima viene minimizzata, distorta o negata è più facile non avere sensi di colpa (“non è grave dire piccole bugie dal momento che non fanno male a nessuno”)

deumanizzazione: la vittima viene rappresentata come “meno umana”, priva di sentimenti, di sensibilità, di dignità (“è bene maltrattare chi si comporta come un essere schifoso”) attribuzione di colpa: la vittima è considerata meritevole delle prepotenze che subisce a causa del suo comportamento

Le conseguenze del bullismo per le vittime alti livelli di ansia, difficoltà a concentrarsi bassa autostima e autoefficacia in diverse aree aspetto fisico, capacità atletiche, abilità sociali, alti livelli di depressione, solitudine paura di andare a scuola, abbandono scolastico maggiore frequenza di ideazione suicidaria, tentativi di suicidio, suicidio

Le conseguenze del bullismo per i bulli presenza di alcuni sintomi somatici (ma < che nelle vittime) abbandono scolastico abuso di sostanze (alcol, droghe), comportamenti criminali in adolescenza disturbi psichiatrici coinvolti in mobbing sul lavoro, partner aggressivi nelle relazioni sentimentali, genitori aggressivi

Profili di bullo e di vittima 1- BULLO DOMINANTE 2- BULLO GREGARIO 1- VITTIMA PASSIVA 2- VITTIMA PROVOCATRICE Bullo - Vittima

Ipotesi: Il bullismo è:un fenomeno sociale Indifferente Rinforzo Difensore GRUPPO BULLO VITTIMA INSEGNANTE

Con che ottica si interviene La probabilità di successo di un approccio sistemico e di comunità dipende dal coinvolgimento attivo di tutte le componenti coinvolte: alunni, personale docente e non docente, famiglie, istituzioni, agenzie esterne inoltre dipende da quanto potere e responsabilità (empowerment) ciascuna di queste componenti sente di avere nella sua partecipazione nello sviluppo e nell’implementazione del progetto Uno scarso senso di coinvolgimento nel progetto produce facilmente resistenze

L’INTERVENTO E’ PREVENTIVO E FORMATIVO -SI RIVOLGE AD ALUNNI, INSEGNANTI GENITORI -DURATA TRIENNALE

INTERVENTI POLITICA SCOLASTICA CURRICULARE LIVELLO INDIVIDUALE

FORMAZIONE INSEGNANTI CARATTERISTICHE DEL FENOMENO COMUNICAZIONE EFFICACE ASCOLTO ATTIVO STRUMENTI DI VALUTAZIONE GESTIONE DEL CONFLITTO

PERCORSO Formazione insegnanti Analisi del contesto e delle dinamiche dei gruppi Incontri sistematici di supervisione con esperti Attività con i ragazzi Valutazione del percorso

LIVELLI DI INTERVENTO POLITICA SCOLASTICA GRUPPO – CLASSE INDIVIDUALE

POLITICA ANTIBULLISMO PER “POLITICA” ANTIBULLISMO SI INTENDE UNA LINEA DI PROPOSITI CHE GUIDI L’AZIONE O L’ORGANIZZAZIONE ALL’INTERNO DI UNA SCUOLA, E L’APPLICAZIONE DI UNA SERIE DI OBIETTIVI CONCORDATI DA ALUNNI, PESONALE E GENITORI

SCHEMA POLITICA ANTIBULLISMO

INTERVENTI IN CLASSE PREVENZIONE SCUOLA BASE MODELLO ECOLOGICO (USA LE RISORSE ALL’INTERNO DELLA SCUOLA) ALFABETIZZAZIONE EMOTIVA STIMOLI LETTERARI DRAMMATIZZAZIONE, ROLE-PLAY CIRCOLO DI QUALITA’

CIRCOLO DI QUALITA’ ANALISI DEL PROBLEMA PREVISIONE ATTUAZIONE SVILUPPO SOLUZIONI IDENTIFICAZIONE DI UN PROBLEMA PRESENTAZIONE SOLUZIONE

DIAGRAMMA 1: PERCHE’

DIAGRAMMA 2: COME

PEER SUPPORT SUPPORTO ALLA PARI PROGRAMMI DI SUPPORTO TRA COETANEI   ·       OBIETTIVO È FAVORIRE UNA CULTURA DI SOLIDARIETÀ ED AIUTO NELLA COMUNITÀ SOCIALE A PARTIRE DAL GRUPPO DI PARI ·       SI BASA SULL’AIUTO RECIPROCO TRA STESSI COMPAGNI IL PRINCIPIO È “CURARE ED ESSERE CURATO” 1.  OPERATORE AMICO: - SOSTEGNO A RAGAZZI IN DIFFICOLTA' OBIETTIVI PROMUOVERE LO SVILUPPO PERSONALE DI CHI ASSUME IL RUOLO DI OPERATORE:    AIUTARE I DESTINATARI IN DIFFICOLTA' ESERCITARE UN'INFLUENZA POSITIVA SUL CLIMA DELLA SCUOLA SELEZIONE - SOLLECITAZIONE DA PARTE DI INSEGNANTI, NOMINA COMPAGNI, FORMAZIONE-SUPERVISIONE

CONSULENZA ALLA PARI (SPORTELLO AMICO) -ASCOLTO IN GRUPPO -ATTIVAZIONE DI LINEA TELEFONICA GESTITA DA RAGAZZI -CREAZIONE DI UNO SPAZIO DOVE SIA POSSIBILE ACCOGLIERE LA RICHIESTA DI AIUTO DEGLI ALTRI OBIETTIVI: -AUMENTARE I SERVIZI DI SUPPORTO NELLA COMUNITÀ SCOLASTICA -FORNIRE AI RAGAZZI ABILITÀ PER FRONTEGGIARE I PROBLEMI DEI COETANEI E PERSONALI -CREARE UN CONTESTO SOCIALE POSITIVO    

Individuale: Approccio senza accusa (Maines e Robinson 1992) 7 passi: 1. colloquio con la vittima per individuare i suoi sentimenti 2. incontro bulli e spettatori 3. comunicare sentimenti della vittima 4. favorire l’assunzione di responsabilità da parte del gruppo 5. richiedere suggerimenti su come la vittima possa essere sostenuta 6.rimandare il problema al gruppo 7.incontri individuali

METODO DELL’INTERESSE CONDIVISO Colloquio con il bullo che si deve concludere con un accordo e un successivo appuntamento Colloquio con la vittima “Come sono andate le cose” Preparazione incontro congiunto tra bullo/i e vittima Incontro congiunto

Cyberbullying- caratteristiche Non esiste un posto dove nascondersi Non si può guardare l’altro in faccia Anonimato Rapida diffusione delle informazioni Attivo 24 ore su 24 Elevata disinibizione

Cyberbullying - definizione Il Cyberbullying è una nuova forma di bullismo che prevede l’utilizzo di e-mail, messaggi di testo (SMS), chat, siti web, telefoni cellulari o altre forme di informazione tecnologica allo scopo di tormentare, minacciare o intimidire qualcuno. Il Cyberbullying può includere alcune azioni come minacce, insulti sulla razza e ripetuta vittimizzazione di qualcuno tramite supporto elettronico.

Strumenti SMS MSN E FOTO MAIL CHAT VIDEO

Cyberbullying- tipologie Flaming (battaglie verbali online) Online harassment (molestia) Cyberstalking (persecuzione) Denigration (diffamazione) Impersonation (si danneggia la reputazione altrui facendosi passare per altri) Outing (diffusione di confidenze o informazioni personali) Trickery (condivisione online di informazioni imbarazzanti) Cyberbashing o Happy slapping (si votano e commentano online i video e le foto di atti accaduti nella realtà) Exclusion (eliminare qualcuno dalla lista di amici, “bannare”)

Fattore età Preadolescenti e adolescenti Studi non concordi: 1- il fenomeno aumenta con l’aumentare dell’età (Bartolo e Palermiti, 2007; Kowalaski e Limber, 2007; Smith et al., 2008). 2- il fenomeno decresce con il passaggio dalla scuola media alla scuola superiore (Dehue, Bolman e Völlink, 2008). 3- il fenomeno è differente per i bulli la cui percentuale è più elevata tra ragazzi più grandi e le vittime la cui percentuale è più elevata per ragazzi più piccoli (Ortega, Calmaestra, Merchan, 2008).

Fattore genere Maschi e femmine Studi non concordi: 1- non esistono differenze di genere nel cyberbullying (Hinduja, Patchin, 2008; Smith et al., 2008; Williams e Guerra, 2007). 2- le ragazze sono più coinvolte in entrambi i ruoli di bullo e vittima (Kowalaski, Limber, 2008). 3- i ragazzi sono maggiormente coinvolti nel ruolo di bullo e le ragazze nel ruolo di vittima (Dehue, Bolman e Völlink, 2008 ).

L’influenza dei Media I bambini più piccoli tendono a rispondere con azioni aggressive alla visione della violenza. Non differenziano gli atti violenti e quindi sono incapaci di distinguere tra realtà e finzione. Sono spesso stimolati all’uso di giochi elettronici estremamente violenti con immagini crude. Nel soggetto esposto a scene di violenza si accresce lo stato di eccitazione, e si ritiene autorizzato ad usare violenza.

Gli effetti dell’aggressività dei media sul comportamento dei bambini possono incidere: - su aspetti fisici (danni alla vista, alla postura, rischio di obesità); - sulla mente (diminuzione della capacità di concentrazione, impoverimento del linguaggio verbale); - sulla vita sociale (isolamento, diminuzione delle capacità comunicative); - sull’apprendimento (contenuti di bassa qualità, esposizione a violenza e sessualità).

Bibliografia Costabile A. (a cura di), (2008). Insieme contro il bullismo. Percorso educativo da attivare nelle scuole. Falco Editore, Cosenza. Fonzi A. (a cura di) (1997). Il bullismo in Italia. Giunti, Firenze. Fonzi A., Smorti A., Ciucci E. (1997), L'atteggiamento verso la prepotenza dalla preadolescenza alla adolescenza. In: S. M. G. Adamo e P. Valerio (ed.): Fattori di rischio psicosociale nell'adolescenza. Napoli: La città del Sole, 125-146. Fonzi A., Genta M.L., Menesini E., Bacchini D., Bonino S., Costabile A. (1999), Italy in P.K. Smith, Y. Morita, J. Junger-Tas, D. Olweus, R. Catalano, P. Slee, The nature of school bullying. A cross national perspective. Routledge, London. Genta M.L., Menesini E., Fonzi A., Costabile A. (1996). Le prepotenze tra bambini a scuola. Età evolutiva, vol. 53, pp. 73-80. Genta M.L. (a cura di) (2002). Il Bullismo. Carocci, Roma. Genta M.L., Brighi A., Guarini A. (a cura di) (2009). Bullismo elettronico. Fattori di rischio connessi alle nuove tecnologie. Carocci, Roma. Lo Feudo G., Palermiti A.L., Costabile A. (2003). Riconoscimento e definizione verbale dei comportamenti inerenti al bullying, Età Evolutiva, 74, pp. 60-67. Menesini E.(2000). Bullismo che fare? Prevenzione e strategie d’intervento nella scuola. Giunti, Firenze. Sharp S., Smith P.K. (1995). Bulli e prepotenti nella scuola. Erickson, Trento. Smith P. K., Tippett N., Carvalho M., Russell S., Mahdavi J. (2007). Aspects of Cyberbullying in the UK: Quantitative and Qualitative Data. Paper Symposium. European Developmental Psychology Conference. Jena, Germany. Ybarra M. L., Mitchell K. J. (2004). Youth engaging in on-line harassment: Associations with caregiver-child relationships, internet use, and personal characteristics. Journal of Adolescence, 27, 319-336.