LE NOSTRE POESIE SULLA SHOAH 27 GENNAIO ANNI DOPO

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Transcript della presentazione:

LE NOSTRE POESIE SULLA SHOAH 27 GENNAIO 2015 70 ANNI DOPO

LA SHOAH La dittatura, maligna come una dimensione oscura colei che ha ucciso e non mostra il suo viso. Un solo capo c'è il dittatore, colui che non ha cuore e si sente superiore a un dio, colui che nega a un pulcino di fare pio. I tedeschi per esempio, che hanno nascosto la realtà e che non hanno avuto pietà, hanno sequestrato, e mai ridato. I dittatori, padroni del mondo si son autoproclamati, anche dopo aver compiuto così tanti reati. Questa cosa è finita, e per voi, è cominciata una nuova vita. Guido Garau

Voi Ebrei come vi sentite? Stanchi, affaticati, deboli, Prigionieri di questa vita. E voi soldati perché volete fare questo? Non vi sentite tristi? Perché volete sterminare? Non vi basta la vita che fate? Voi volete la vostra pace, Ma facendo la guerra non concludete niente, Siete solo degli uomini con le pistole, Non considerate e non amate, Non soffrite? Ebrei, non preoccupatevi: Anche se siete morti Vi ricorderemo nei nostri cuori. Cecilia Denaro

L’uomo predatore senza scrupoli disposto a tutto pur di migliorare la propria posizione; che si crede superiore degli ebrei e di altri diversi da lui. Che perseguita le persone credendosi forte e superiore a loro: ma che non capisce, che siamo tutti uguali, senza superiore o inferiore. Per batterlo,bisogna uscire a testa alta e ricordarsi CHE NIENTE E’ IMPOSSIBILE Francesco Mancuso

UNA VITA DA EBREO Jona, un bambinello biondo, dalla faccia disperata e gli occhi spenti. Vedere Jona che lavorava, non potere avere il diritto alla scuola e al gioco. Dio decise di portare con sé una parte della sua famiglia. Jona, un bambino abbastanza coraggioso, entrò nell’osservatorio per avere la libertà di far capire di essere un bambino dall’aria piccola ma in realtà internamente era un uomo. Finalmente arrivò quel giorno 27 gennaio, chiamato oggi “Giorno della memoria”; tutti gli ebrei tornarono liberi, liberi di vivere… e Jona capì cosa significava Libertà. Antonella Di Bella

Poveri Ebrei, se fossi lì, come farei? Per avere soldi danneggiano i capelli e per nascondere tutto devono indossare cappelli… E la madre e il figlio per incontrare il marito I sigari devono dare. I bambini per mangiare Come degli schiavi devono lavorare. La guerra è finita e ora potete andare, bambini andate a casa, ora potete giocare. In una favola c’è sempre un lieto fine Ma questa non è una favola, è stata la realtà E finalmente è finita la guerra! Giorgia Barcellona

CLASSE QUINTA D ICS “POLITEAMA” - PLESSO GIUSEPPE LA MASA ANNO SCOLASTICO 2014/2015