Sociologia delle comunicazioni Capitalismo cognitivo 20.4.2010.

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Transcript della presentazione:

Sociologia delle comunicazioni Capitalismo cognitivo

La sociologia moderna Max Weber ( ) Davide Emile Durkheim ( ) Karl Heinrich Marx ( )

Il cambiamento socioeconomico nel secondo dopoguerra Modo di produzione Fordismo/Taylorismo Post-Fordismo/Toyotismo Industriale Post-Industriale

Sociologia contemporanea Saskia Sassen (1991) The Global City: New York, London, Tokyo. Princeton: Princeton University Press, 1991 Ulrich Beck, Anthony Giddens, Scott Lash (1994) Reflexive Modernization. Politics, Tradition and Aesthetics in the Modern Social Order. Cambridge University Press Zygmunt Bauman (2000): Liquid Modernity. Cambridge:Polity Press Manuel Castells (1994) The Rise of the Network Society. Cambridge: Blackwell

“La definizione dell’attuale fase dello sviluppo capitalistico, associata alla rivoluzione digitale, sono molteplici: economia della conoscenza (Drucker); economia informazionale (Castells), economia dell’informazione in rete (Benkler), economia della creatività (Florida) ecc.” (Carlo Formenti “Capitalismo cognitivo, crisi e lotta di classe: il paradigma postoperaista” in Chicchi e Roggero 2009, p. 133)

“da un lato, il fatto che la produzione di conoscenze diviene la forma principale, se non esclusiva, della creazione di valore, dall’altro, il fatto che questa risorsa strategica non è più concentrata nelle mani di una ristretta minoranza, ma viene ridistribuendosi in nuovi strati di classe emergenti (anche questi variamente connotati, knowledge workers, classe hacker, classe creativa etc)” (Formenti 2009: 133)

Modo di produzione: “Il principio strutturale sotto il quale il surplus è appropriato e controllato caratterizza un modo di produzione.” (esempio capitalismo: separazione tra produttori e mezzi di produzione, controllo del processo produttivo del capitale, forma merce; statismo, controllo dei processi economici nelle mani dello stato). “Le relazioni sociali della produzione, e quindi il modo di produzione, determinano l’appropriazione e l’uso del surplus.” (Manuel Castells La società delle reti)

Modo di sviluppo: “I modi di sviluppo sono le configurazioni tecnologiche attraverso le quali il lavoro si esercita sulla materia per generare il prodotto, definendo in ultima istanza il livello e la qualità del surplus.” (modo di sviluppo agrario, industriale, informazionale) (Manuel Castells La società delle reti)

“In the new, informational mode of development the source of productivity lies in the technology of knowledge generation, information processing, and symbol communication… what is specific about the informational mode of development is the action upon knowledge itself as the main source of productivity… I call this new mode of development informational, constituted by the emergence of a new technological paradigm based on information technology.” (Castells The rise of the network society 1994: 17)

“Because informationalism is based on the technology of knowledge, there is a specially close link between culture and productive forces, between spirit and matter, in the informational mode of development. It follows that we should expect the emergence of historically new forms of social interaction, social control and social change.” (Castells 1994: 18)

La rivoluzione digitale 1.La rivoluzione digitale sancisce la fine del monopolio capitalistico sui mezzi di produzione. (Yochai Benkler) 2.Il lavoro gratuito…svolge un ruolo determinante nel nuovo modo di produrre (Benkler) 3.Le cosiddette tecnologie del web 2.0 favoriscono lo sviluppo di modalità di cooperazione produttiva ‘orizzontali’ (Don Tapscott; Clay Shirky) 4.L’accesso ai commons immateriali deve essere preservato (Lawrence Lessig) 5.Il punto di approdo della New Economy potrebbe essere una nuova forma di capitalismo senza proprietà, o, addirittura, una sorta di ‘socialismo digitale’ (Lessig; Kelly) (Formenti 2009: 134)

Punti 1 e 2: le tesi di Benkler la causa prima della rivoluzione nei modi di produrre sono i costi irrisori degli attuali mezzi di produzione, paragonati a quelli industriale, quindi una grande massa di persone può partecipare adesso ‘alla pari’ alla produzione di informazione e conoscenza La nuova competizione prende la forma di una nuova ‘cooperazione competitiva’, spontanea e gratuita, tra prosumer motivati da incentivi non economici (vedi software open source, wikipedia etc) Domanda: come convivono le imprese capitalistiche con questa nuova forma di produttività sociale? Come trasformano la ‘cooperazione competitiva’ spontanea e gratuita in fonte di profitto?

Punto 3: Don Tapscott e Clay Shirky La condivisione dei contenuti sul web sociale (per esempio Flickr, YouTube, Wiki) non ha bisogno dei tradizionali modelli organizzativi gerarchici): “Per esempio, gli utenti di Flickr…investono tempo ed energie per condividere, classificare e rendere fruibili…i loro lavori; la stessa attività, se esercitata da un’impresa gerarchicamente strutturata, imporrebbe costi di gestione tali da distruggere qualsiasi margine di profitto. Uguale discorso vale per altri ambienti di condivisione di video (YouTube), testi (Wiki), e informazioni…” (p. 135)

“Il coordinamento in tempo reale – frutto al tempo stesso, degli automatismi del software e della cooperazione spontanea, e a volte inconsapevole, come quella tra gli utenti dei motori di ricerca – sostituisce la pianificazione, per cui l’azione del gruppo diventa imprevedibile.” (p. 135)

“…la logica del wiki si rivela, in simili contesti, più efficace di quella della fabbrica, nella misura in cui consente ai singoli membri della comunità di lavorare su quel che vogliono e di farlo quando vogliono, mentre la produzione collettiva procede con modalità simili a quelle che presiedono alla formazione di una barriera corallina piuttosto che a quelle della catena di montaggio.” (p.135)

“…da un lato, la cooperazione sociale spontanea e gratuita si riferisce alla produzione di commons immateriali che esulano dalla logica del mercato, dall’altro, il capitale può estrarre plusvalore da tali produzioni solo nella misura in cui riesce a ‘privatizzare’…(per esempio inasprendo le leggi sulla proprietà intellettuale…). Allo stesso tempo la logica di enclosure funziona come un boomerang, perché inaridisce alla fonte le motivazioni stesse che spingono individui e gruppi alla cooperazione stessa.” (pp. 135/136)

“Lawrence Lessig, l’avvocato che ha creato le licenze Creative Commons…configura uno scenario in cui le imprese capitalistiche imparino a sfruttare la gallina dalle uova d’oro (la conoscenza collettiva generata dal libero accesso delle comunità online ai commons immateriali) senza soffocarla per eccesso di avidità” (p. 136)