INGANNI: MIMETISMO (quali e quanti tipi di mimetismo esistono) IL MIMETISMO CRIPTICO Con il termine di mimetismo "Criptico" si intende quel fenomeno per cui le prede si "nascondono" ai loro predatori grazie a particolari e sofisticati attributi che le rendono difficilmente individuabili nell'ambiente circostante. Va tuttavia sottolineato che anche i predatori possono mimetizzarsi con l’ambiente circostante per rendersi meno visibili alle prede e procurarsi il cibo con maggiore facilità. La rana alligatore si camuffa per aggredire meglio (a sinistra) mentre, la cavalletta foglia si nasconde per non essere predata ( a destra) E' importante sottolineare, inoltre, che il criptismo, per essere efficace deve essere, associato ad un particolare comportamento. L'animale deve rimanere immobile o muoversi molto lentamente, deve "scegliere" un substrato di colore opportuno ed assumere una posizione il più adeguata possibile allo scopo. Il controllo nei movimenti è fondamentale nel criptismo; un animale con una forma e una colorazione che lo rendono perfettamente mimetico con il substrato, se si muovesse in modo veloce o scomposto, vanificherebbe del tutto il suo perfetto adattamento morfologico, rendendosi di conseguenza più facilmente visibile. MIMETISMO ANTIPREDATORIO Sempre nel gruppo dei segnali cromatici impiegati a scopo antipredatorio rientrano la così dette macchie ocellari di cui sono forniti numerosi bruchi e farfalle. Le macchie ocellari sono macchie colorate a forma di grossi occhi che compaiono in molti animali, in particolare nei lepidotteri, la cui funzione è quella di simulare la presenza di un capo laddove, invece, si trova la parte posteriore del corpo; in questo modo, se attaccati da questa parte del corpo, come avviene nella maggior parte dei casi, essi sono in grado di sfuggire repentinamente nella direzione inaspettata! Finto capo capo vero NOTA Anche gli uomini usano il giallo, il rosso e il nero per richiamare l’attenzione MIMETISMO FANERICO Si parla di mimetismo fanerico, dal greco fanéros cioè manifesto, quando un animale assume una colorazione vistosa e sgargiante rispetto all’ambiente in cui abitualmente vive. In questo caso si tratta di un segnale di allerta che diffida eventuali predatori dall’avvicinarsi. In Etologia si parla anche di livrea ammonitrice infatti, spesso le specie che la indossano sono molto velenose o disgustose. La salamandra pezzata (Salamandra salamandra) è dotata di una livrea ammonitrice gialla e nera che serve a proteggerla dagli assalti dei predatori. I colori sgargianti sono associati ad una secrezione mucosa estremamente urticante. MIMETISMO BATESIANO Definizione: il mimetismo batesiano consiste in un complesso (anello mimetico) di due o più specie, che assumono le stesse caratteristiche cromatiche, ed in parte anche morfologiche. Si tratta, cioè, dell'imitazione di una specie aposematica (modello), inappetibile, da parte di una o più specie appetibili (mimi), allo scopo di ingannare un predatore comune (ricevitore del segnale). Affinché si instauri un anello mimetico batesiano devono essere soddisfatte le seguenti condizioni: 1. le tre componenti che costituiscono l'anello mimetico (modello, mimo, ricevitore di segnale) devono coesistere nel tempo e nello spazio. 2. I modelli devono essere molto più numerosi dei mimi; ciò affinché il predatore abbia una maggiore probabilità di fare esperienza sui modelli e non sui mimi. SOTTO: la farfalla nella parte superiore della fotografia appartiene alla famiglia delle Eliconidi, di pessimo sapore mentre i due esemplari in basso appartengono alle Pieridi e sono totalmente appetibili SOTTO: Egeria apiforme imita una vespa ma è totalmente innocua . SIGNIFICATO ADATTATIVO-EVOLUTIVO DEL MIMETISMO Da tutti gli esempi sinora riportati risulta evidente che le specie mimetiche hanno un enorme vantaggio, in termini di potenziale riproduttivo, rispetto a quelle "ingannate" e agli altri individui conspecifici non mimetici: le specie criptiche che riescono ad evitare o a limitare la cattura ottengono, in ultima analisi, di aumentare le proprie probabilità di sopravvivere e di riprodursi, consentendo così la auto conservazione del proprio patrimonio genetico. La suddetta interpretazione che si definisce "adattativa" perché attribuisce al comportamento animale una funzione di sopravvivenza, può anche a spiegare l'origine del mimetismo e della simulazione nelle diverse specie: infatti, in un'ottica evoluzionistica, gli individui che, a seguito di mutazioni genetiche casuali, esibiscono i rudimenti di certi caratteri morfologici o comportamentali sufficienti per consentire un’ efficace simulazione, realizzano un vantaggio riproduttivo rispetto agli individui sprovvisti di tali adattamenti. Questo vantaggio, a sua volta, consente di perpetuare il carattere nelle generazioni successive.
Il mutualismo: io aiuto te tu aiuti me DEFINIZIONE: è usato il termine di mutualismo per indicare le associazioni tra coppie di specie che ricevono, da tale associazione, un vantaggio reciproco. Esso può riguardare le risorse alimentari per almeno uno dei partner, e frequentemente anche per l’altro, la protezione dai nemici o la costituzione di un ambiente favorevole dove accrescersi e riprodursi risulta più facile. Ne consegue che l’associazione mutualistica permette agli individui che la condividono di aumentare le probabilità di sopravvivenza i legami mutualistici possono essere inquadrati in tre casistiche principali: Legami facoltativi fra specie diverse dove entrambe i partecipanti sono in grado di sopravvivere anche separati. In questo caso ciascun partner viene indicato con il termine di SIMBIONTE; legami obbligatori per uno dei partecipanti e facoltativi per l’altro; legami obbligatori per entrambe i partecipanti. Indicator indicator (indicatore golanera) Mellivora capensiis ( tasso del miele) Simbiosi fra uccelli indicatori e tasso del miele: gli uccelli indicatori africani hanno formato una simbiosi con il tasso del miele: un indicatore che abbia localizzato un alveare vi conduce il tasso del miele. Gli uccelli sono abili avvistatori di alveari ma non sono in grado di aprirli per cibarsi di cera d’api per contro, il tasso è in grado di aprire l’alveare ma non è bravo a scorgerlo. Dalla simbiosi quindi i due partecipanti ricavano un vantaggio “ alimentare”. Si tratta di una simbiosi mutualistica facoltativa fra specie diverse ed è detta interspecifica. La fiducia è una cosa seria… La comunicazione fra ospite e pulitore si basa su precisi moduli comportamentali che si sono evoluti per garantire la reciproca fiducia fra i due partners e consentire ad entrambi di usufruire dei vantaggi derivanti da questa associazione. Da una parte, quindi, il pulitore si farà riconoscere come tale con la sua danza e, dall’altra, il cliente dimostrerà la sua intenzione a farsi ripulire da lui. La concorrenza però, anche nel mondo animale, è sempre in agguato e, in questo caso, prende le vesti di un piccolo Blennide, l’Aspidontus taeniatus, detto anche blennio dai denti a sciabola, la cui livrea è molto simile a quella del Labroides dimidiatus. In questo tipico esempio di mimetismo aggressivo, il falso pulitore non solo assume le sembianze di quello vero, ma ne imita perfettamente anche la danza di pulizia, così che si può avvicinare indisturbato agli incauti clienti in fila per la toilette e strappare loro velocemente pezzetti di pelle e lembi di pinne di cui si ciba. L’importanza della simbiosi di pulizia e del ruolo dei pesci pulitori nel mantenimento dell’ecosistema è stato dimostrato da un esperimento condotto negli anni ’60 dall’etologo C. Limbaugh in un tratto di barriera corallina delle isole Bahamas. Rimuovendo da quella zona tutti i pulitori, si vide che la maggior parte delle specie che abitualmente frequentavano quell’ area ben presto cominciarono ad abbandonarla e, nel giro di due settimane, molte delle specie rimaste presentavano evidenti segni di infestazioni da parassiti. In seguito al reinserimento dei pulitori in quelle acque, anche gli altri pesci ritornarono a popolare la scogliera. Pesci pulitori e pesci clienti: un’ altra associazione mutualistica e facoltativa si realizza fra pesci pulitori e pesci clienti. Molto spesso i pesci clienti sono feroci predatori che però assicurano l’incolumità ai pesci pulitori a patto che questi li liberino dai parassiti o dai tessuti morti. I pulitori ricavano una sicura e facile fonte di cibo mentre i “clienti” si mantengono puliti e si liberano dai parassiti. Squalo leopardo con pulitori Aspiodontus taeniatus (falso pulitore) Labroides dimidiatus ( vero pulitore) associazione tra paguri e attinie: si tratta di un esempio tipico di mutualismo facoltativo che, in alcuni casi, diventa obbligatorio. La simbiosi fra attinie e paguri rappresenta un ottimo esempio di “evoluzione dei rapporti simbiotici”. In alcune associazioni entrambe i partecipanti riescono a vivere senza effettuare simbiosi, pur essendo avvantaggiati dalla stessa, in altri il paguro è un simbionte facoltativo mentre l’attinia non riesce a sopravvivere in assenza del simbionte, ed in altri ancora l’associazione diviene così stretta che vi sono specie di paguri e anemoni che non sono mai stati trovati separati. Questo avviene soprattutto per le specie di anemoni Adamsia e Calliactis, Paracalliactis. Rifugiato, per proteggere il suo addome molle, nella conchiglia di qualche grosso gasteropode il "paguro Bernardo' si porta a spasso la sua pesante casa sui bassi fondali. Sulla conchiglia vivono animali che non possono muoversi con i propri mezzi, spugne, per esempio, o, più frequentemente, attinie (anemoni di mare) Si realizza così fra il paguro e l'attinia una stretta associazione che, pur non essendo in dispensabile diviene stabile al punto che il paguro quando deve cambiare conchiglia perché crescendo si trova ormai allo stretto, si preoccupa di trasferire l'attinia o le attinie, sulla nuova casa. In certi casi l'attinia non è da meno e, come fa l'Adamsia palliata per non essere abbandonata dal paguro che cresce, gli ingrandisce la 'casa't mediante una secrezione di materiale calcareo In questo modo il paguro non deve cercare continuamente una nuova casa e l'anemone non deve continuamente essere riposizionato. Cerchiato in giallo l’anemone Adamsia palliata, sotto di lei il paguro Eupagurus prideauxi. Si tratta di un ‘associazione così consolidata che la due specie non sono mai state rinvenute separatamente. La freccia rossa indica l’anemone di mare Calliactis parassitica, mentre il paguro Dardanus arrossor è indicato in giallo.
I RAPPORTI TRA LE SPECIE VIVENTI In ambiente naturale gli organismi viventi interagiscono tra loro a vari livelli: dalle relazioni trofiche delle catene e delle reti alimentari, ai rapporti di competizione intraspecifica (individui appartenenti alla medesima specie) ed interspecifica (individui appartenenti a specie diverse), fino alle simbiosi. Simbiosi: questo termine (dal greco syn = insieme e bios = vita) indica i vari tipi di relazioni consociative, non solo di natura trofica, che si possono instaurare tra membri di specie diverse. Gli organismi di specie diverse interagiscono tra loro: in alcuni casi si viene a determinare la condizione per cui una specie viene sopraffatta da un’altra (è la situazione estrema di esclusione competitiva); in altri si può avere una convivenza. Le modalità e gli effetti delle interazioni tra individui appartenenti alla stessa specie o a specie diverse sono molto vari; citiamo qui di seguito solo i principali esempi, senza la pretesa di essere esaustivi: Mutualismo, in cui trovano beneficio entrambi i membri della simbiosi. Importanti interazioni mutualistiche esistono tra animali e protisti: vari coralli, per esempio, ottengono la maggior parte dell’energia da protisti fotosintetici che vivono all’interno dei loro tessuti; anche i licheni rappresentano un esempio significativo di simbiosi mutualistica, talmente stretta da risultare ormai praticamente inscindibile. Commensalismo, in cui solo uno dei due partner trae vantaggio dalla convivenza, mentre l’altro non sembra avere nessun beneficio, ma neanche alcun danno. L'esempio più classico è quello dell'associazione tra Afidi e formiche:queste ultime ottengono dagli afidi un secreto zuccherino, mentre questi ultimi non ne ricavano né benefici né danni (ma forse una generica protezione) Parassitismo, si riferisce a quella relazione nella quale uno dei membri trae beneficio a danno dell’altro. Di norma il parassita è molto più piccolo del proprio ospite e non lo uccide. I parassiti vivono sul corpo dell’ospite o all’interno di esso, danneggiandolo: temporaneamente, per lo più solo per nutrirsi, periodicamente, in determinati stadi del loro sviluppo, o permanentemente. Esistono anche i parassitoidi, che provocano sempre la morte dell’ospite. Esempi di parassitismo ci vengono dalle zecche, dalle pulci, da vari tipi di funghi, dalla Tenia (endoparassita anche dell'intestino umano); Predazione, che si ha verifica quando gli individui di una specie vivono usando come alimento quelli di un’altra specie che uccidono. Questo rapporto è chiamato preda-predatore. Un predatore utilizza raramente un solo tipo di preda dato che disporre di scelte alimentari limitate è una condizione svantaggiosa. Tipo di rapporto interspecifico Caratteristiche fondamentali Neutralismo le specie non hanno relazioni tra di loro Competizione le specie condividono le stesse esigenze contendendosele Mutualismo entrambe le specie traggono vantaggio dal loro rapporto non obbligatorio Commensalismo una specie trae dei vantaggi, l'altra non ottiene nulla, ma non perde nulla Inquilinismo Le specie dividono lo spazio senza entrare in competizione e senza utilizzare le medesime risorse Parassitismo una specie ottiene dei forti vantaggi, l'altra addirittura ne soffre Predazione Una specie domina sull'altra Pinna nobilis Esempio di commensalismo è quello tra il piccolo granchio pisello (crostaceo del genere Pinnotheres) dal carapace molle e fragile e la Pinna nobilis. Il grande mollusco bivalve fornisce al crostaceo protezione e cibo sotto forma di avanzi. Anche il gambero guardiano (Pontonia custos) trascorre la sua vita quasi esclusivamente all'interno della Pinna nobilis, eccezionalmente è ospitato in qualche grossa spugna, dove maschio e femmina vivono in coppia sempre nello stesso ospite. Parassitismo: durante la convivenza una specie non è danneggiata ma anzi ne ricava benefici, mentre l'altra è danneggiata. Generalmente l'ospite è fonte alimentare del parassita. Il parassitismo è molto vario e diffuso, infatti è un fenomeno che interessa molte forme zoologiche, anche l'uomo. Esistono diverse forme di parassitismo: l'endoparassitismo che si ha quando il parassita vive all'interno del corpo dell'ospite per tutto il ciclo vitale ricavandone vantaggio e l'ectoparasitismo; in questo caso il parassita vive con l'ospite solo per il tempo necessario a ricavare cibo. Il parassita può vivere con specie diverse o specializzarsi con una specie in particolare. La vita in comune può portare modificazioni nel corpo del parassita (coevoluzione). In questo caso le specie parassite sono diverse rispetto alle specie vicine nella sistematica. Ad esempio i parassiti gasteropodi perdono le loro caratteristiche, ovvero il capo, il piede, la conchiglia gli organi di senso ecc. Al contrario si sviluppano notevolmente gli apparati riproduttivi, infatti, è frequente che il corpo sia quasi esclusivamente costituito da una vescica piena di uova. Pontonia custos Il condominio: in questa Pennatula vediamo al centro il minuscolo granchio 'Porcellanella triloba' detto appunto della Pennatula. Sul corpo dell'invertebrato gamberetti di pochi millimetri. Sopra e sotto il granchio, tra le diramazioni, si intravedono altri minuscoli gamberetti e granchi (per individuarli cercate gli occhi). Isopode parassita (Anilocra laticaudata) Taenia solium Sulla sinistra un ECTOPARASSITA, sulla destra un ENDOPARASSITA. La Taenia solium infetta anche l’uomo Pontonia custos La predazione si svolge a vari livelli. Di solito l’insieme dei suddetti livelli prende il nome di catena alimentare o trofica. Alla base vi sono i produttori primari, cioè le piante, che costituiscono l’alimento principale per gli erbivori. A loro volta gli erbivori vengono predati e uccisi dai carnivori primari, questi sono cacciati dai carnivori specializzati o secondari e al vertice della catena si trova un predatore astuto e spesso sconsiderato: l’uomo.
MACROPARASSITI SUPER FAMOSI: PIDOCCHI, PULCI E ZECCHE IL PARASSITISMO INTRODUZIONE: i parassiti e i patogeni (organismi in grado di causare malattie) costituiscono un gruppo straordinariamente vasto ed importante di organismi. Milioni di persone vengono uccise ogni anno da vari tipi di infezioni e molti altri ne vengono deformati e debilitati. Naturalmente l’Uomo facilita le cose ai parassiti vivendo in popolazioni estremamente dense e avendo, nel corso dell’evoluzione, ristretto ai minimi termini la dipendenza da poche specie di animali e piante coltivate. Per capire cosa si intenda in Ecologia e in Zoologia per parassiti occorre fare qualche semplificazione: anzitutto si può distinguere in: MICROPARASSITI e in MACROPARASSITI. Questa distinzione è stata istituita da May ed Anderson in tempi recenti, più o meno nel 1979, si basa sulla sul luogo in cui avviene la riproduzione. I MICROPARASSITI vivono e si moltiplicano direttamente all’interno del loro ospite, non di rado in tessuti, organi o apparati mentre, i MACROPARASSITI si accrescono nel loro ospite ma si moltiplicano al di fuori di esso in stadi definiti infestanti. MICROPARASSITI: sono rappresentati da virus e batteri come ad esempio il virus del morbillo o il batterio del tifo. MACROPARASSITI: tra i principali macroparassiti che colpiscono gli animali ci sono i vermi piatti (Platalminti) cui appartiene ad esempio la TAENI SOLIUM o verme solitario; e i nematodi. Per le piante invece si annoverano molti macroparassiti fra i funghi superiori e gli insetti galligeni. Cuscuta attenuata, è vittima di parassiti ed è essa stessa parassita di altre piante. Orobanche australohyspanicha, vittima di insetti parassiti e parassita di altre piante Galla in Rosa canina prodotta dall’insetto Diplolepis rosae In evidenza una galla prodotta da un insetto parassita Salmonella tiphy L’altro importante gruppo di microparassiti è quello dei protozoi e, nel caso delle piante, i funghi semplici. Nei protozoi che aggrediscono gli animali molto spesso vengono utilizzati dei vettori come plasmodi e insetti. Fra essi tristemente famosa è la MOSCA TZE’- TZE’che trasmette la malattia del sonno. MACROPARASSITI SUPER FAMOSI: PIDOCCHI, PULCI E ZECCHE I pidocchi trascorrono tutti gli stadi del loro ciclo biologico su un ospite, mammifero od uccello, e la trasmissione avviene per contatto fisico tra due o più ospiti. Le pulci depongono le uova nel nido o nella casa del loro ospite. L’adulto sfarfallante trova da solo un nuovo ospite da infestare. Se prendo i pidocchi cosa faccio? I pidocchi che attaccano l’uomo si cibano di frammenti di cute. Nei bambini possono produrre vere e proprie epidemie da contagio. La parte più difficile da combattere è l’uovo che però è normalmente visibile. A sinistra si nota una zecca, in questo caso l’ospite è un uomo, prima del pasto di sangue mentre, a destra la stessa è rigonfia di sangue prelevato dall’ospite. Le dimensioni diventano anche cento volte più grandi. animale intero. In evidenza gli organi di adesione dorso ventre Il morso di una zecca può passare inosservato perché si tratta di un animale di modeste dimensioni. La zecca diventa visibile ad occhio nudo solo quando il corpo si gonfia di sangue. Si tratta sempre di un macroparassita che rimane attaccato ai tessuti del suo ospite dall’esterno ma a differenza dei pidocchi si ciba di sangue. Molto spesso le zecche aggrediscono cani e gatti. Il metodo più sicuro per estrarle è il seguente: occorre addormentare il parassita con un batuffolo imbevuto di alcool in modo che allenti la presa sulla pelle, quindi estrarla con l’aiuto di pinzette estetiche o per uso filatelico ed infine bruciare la zecca assieme al batuffolo di cotone. Bisogna avere cura di togliere la testa della zecca dalla pelle dell’ospite perché in caso contrario si rischia un’infezione assai pericolosa. Tutti i parassiti sviluppano organi di adesione in grado di mantenerli ben aderenti al proprio ospite e nessuno dei casi citati fa eccezione. COSA ACCOMUNA TUTTI I PARASSITI: i parassiti vivono in un habitat del tutto particolare rappresentato da uno o più ospiti. Questo fa si che alcune strutture subiscano una semplificazione mentre altre vengano esaltate al massimo. Un esempio del primo caso è rappresentato dalla perdita delle ali, degli organi visivi, di quasi tutti gli organi di senso ad eccezione dei chemioreccettori (che servono per il riconoscimento degli ospiti) e della perdita della colorazione corporea, soprattutto nel caso dei parassiti che vivono all’interno del loro ospite. Subiscono invece un’esaltazione gli organi riproduttivi e quelli di adesione.
INSETTI SOCIALI: LE API Costituita da un vastissimo numero di specie altamente differenziate, la classe degli insetti rappresenta il gruppo di invertebrati che ha raggiunto il maggiore successo evolutivo. Insetti come gli apoidei, le formiche e le termiti presentano strutture sociali elaborate, all'interno delle quali gli individui svolgono attività specifiche, legate ad esempio all'alimentazione, alla difesa e alla riproduzione della colonia.. Sono insetti sociali le formiche, le termiti, circa 800 specie di vespe e 500 specie di api, tra cui l'ape mellifera. Solitamente una società di insetti è formata da uno o più genitori e dalla loro numerosa prole. I singoli membri della società sono suddivisi in gruppi, ciascuno con funzioni specializzate e spesso con strutture anatomiche notevolmente diverse. Gli insetti sociali, presentano strutture coloniali molto variabili: si va, infatti, da piccole colonie con pochi individui a società che ne hanno migliaia e perfino milioni. In alcune specie le colonie sopravvivono per un breve periodo, sono cioè stagionali, in altre possono durare molti anni; possono essere iniziate da un solo individuo o da un gruppo di individui che cooperano a questo scopo ed essere composte da membri di entrambi i sessi (come quelle delle termiti) o prevalentemente da femmine (come quelle degli Imenotteri). Nonostante la grande variabilità, queste società sono tutte caratterizzate da un'efficiente attività coordinata degli individui che le compongono. L'alveare: società o superorganismo Come abbiamo visto l'ape è un insetto sociale. Ma il legame che unisce tra loro le api di una famiglia è così intimo e forte che spesso è l'intera famiglia ad essere paragonata ad un singolo individuo (il superorganismo). La regina, le operaie e i fuchi, possono essere viste come cellule ed organi, ognuno con una propria importante funzione. Ogni attività svolta dalle api può essere vista non come l'azione di un singolo individuo, ma come una funzione, finalizzata al benessere dell'intero superorganismo. La regina, deponendo le uova e secernendo feromoni (sostanze chimiche che regolano il comportamento delle api), provvede alla crescita dell’alveare. Mentre le regine si occupano della riproduzione, le operaie collaborano in modo altamente organizzato nella costruzione del nido, nella ricerca delle fonti di cibo, nella difesa della colonia, e si suddividono in modo efficiente i diversi compiti che devono essere svolti all'interno della colonia stessa. Ape regina api nutrici : provvedono all'alimentazione dei nuovi nati. E' stato visto che questi cambiamenti nel comportamento sono correlati a variazioni ormonali che avvengono in ciascuna ape nel corso della vita: le operaie giovani presentano bassi livelli di ormone giovanile nell'emolinfa mentre quelle più anziane, che svolgono il ruolo di bottinatrici, hanno livelli di ormone giovanile nettamente più alti. Quest'ormone innesca dei cambiamenti in certe parti del cervello dell'ape che inducono un mutamento nel comportamento degli insetti, forse predisponendoli ad apprendere i riferimenti spaziali utili durante i voli di ricerca . Le api operaie , in base alle mansioni svolte, si suddividono in: api esploratrici : il loro compito è quello di portarsi all’esterno per perlustrare i campi in cerca di fonti di cibo; api bottinatrici: il loro incarico riguarda l’approvvigionamento di acqua e la raccolta di propoli. La propoli è una resina con proprietà antibiotiche e conservanti in grado da “assicurare” la salute dell’alveare in caso di infezioni o parassitosi; api spazzine: il cui lavoro consiste nel pulire le cellette dai residui lasciati dalle larve e portare all'esterno gli scarti; Api operaie Ape nutrice Depone l’uovo 18° giorno La regina controlla la cella 6° giorno 21° giorno 10° giorno Poveri fuchi! I fuchi sono da sempre stati descritti come dei pigroni, scansafatiche che non sanno fare altro che mangiare a sbafo e sognare di sposare una regina. In realtà, i poveri fuchi, hanno una vita breve, circa 50 giorni, ed un po' triste. Collaborano come possono alla vita dell'alveare producendo calore, utile alle larve, e lavorando per il trasporto del miele all'interno della loro casa. Nel periodo primaverile ed estivo durante le giornate calde, soleggiate e con poco vento, escono dall'alveare in cerca di una regina. Quando la trovano la inseguono, facendo la gara con tanti altri fuchi. L'accoppiamento avviene in volo. Dopo essersi unto alla regina il fuco cade a terra e muore. Gli altri fuchi, quelli che non sono riusciti a raggiungere una regina, sono destinati ad essere cacciati via dal loro alveare e morire di fame, oppure uccisi direttamente dalle operaie dopo il periodo dell'accoppiamento, comunque prima dell'inizio della brutta stagione. I Fuchi I fuchi sono i maschi delle api. Sono più grandi e tozzi delle operaie, lunghi 15 mm circa, ed hanno anche le ali più lunghe. La loro bocca non è adatta a succhiare il nettare e non hanno nelle zampe gli strumenti che servono per raccogliere il polline. Non sono quindi capaci di procurarsi da soli da mangiare e devono essere mantenuti dalle operaie. Inoltre non hanno il pungiglione e non si possono difendere. Le loro antenne sono, però, più sofisticate e sensibili agli odori. Nascono da uova non fecondate, in celle un po' più grandi del normale, a cominciare dalla fine dell'inverno. Per diventare insetti adulti ci mettono 24 giorni. Nell'arco di una stagione, di solito, in un alveare vengono allevate diverse migliaia di fuchi. Il loro compito è quello di accoppiarsi con una regina durante il volo nuziale. La riproduzione La riproduzione vera e propria si ottiene quando l'intero alveare genera un'altra famiglia per mezzo della sciamatura. Con le condizioni climatiche favorevoli, durante la primavera, le api costruiscono celle speciali (celle reali), più grandi delle comuni cellette esagonali, nutrono le larve in esse contenute solo con pappa reale, allevando così nuove regine. La vecchia regina, prima della nascita delle figlie lascia l'alveare (sciama), seguita da una buona parte delle operaie. Nasce così un nuovo alveare.
LE TERRIBILI FORMICHE AFRICANE INSETTI SOCIALI: LE FORMICHE INTRODUZIONE: IL TERMINE “FORMICA” è il nome comune degli Insetti Imenotteri della famiglia dei Formicidi (6000 specie). Le formiche conducono vita sociale con polimorfismo e differenziamento in caste. In una colonia si possono distinguere le femmine sterili (operaie e soldati), le femmine feconde (regine) e i maschi. La vita media di una regina e di un'operaia si aggira sui 15-20 anni; i maschi, invece, muoiono poco dopo l'accoppiamento. Le abitudini delle colonie sono molto varie e la loro fondazione avviene nel modo seguente: la regina, dopo l'accoppiamento, deposita nel nido le uova, dalle quali nascono i componenti della nuova colonia; le operaie costruiscono il formicaio, che risulta formato da numerose camere sovrapposte in più piani, comunicanti tra loro e con l'esterno per mezzo di gallerie. In queste camere vivono le larve, la regina e gli altri componenti del nido e vengono conservate le scorte. le operaie inoltre procurano il cibo, allevano le larve, nutrono e curano la regina, mentre i soldati difendono la società. Generalmente le formiche sono onnivore, ma alcune specie sono insettivore, altre fitofaghe e altre ancora si cibano di succhi zuccherini animali o vegetali. Quanto al modo di procurarsi il cibo, vi sono specie che saccheggiano i formicai di altre specie depredandoli anche delle larve, che riducono poi in schiavitù (lestobiosi) , altre che, incapaci di nutrirsi, sfruttano il lavoro delle formiche ospiti (dulosi). Molte specie sono dannose, come per esempio le specie che, curando gli Afidi, ne favoriscono la diffusione o quelle che depredano i campi di semi in gran quantità o divorano le foglie (Atta); altre invece si considerano utili perché distruggono insetti dannosi. Diffuse in Italia le specie Formica rufa (formica rossa) e Iridomyrmex humilis (formica argentina) e diverse specie del genere Tapinoma. Ogni formicaio ha un suo odore che aiuta gli individui a riconoscersi anche lontani dalla loro casa e fra altri di diverse specie di formiche. Qualsiasi esponente di cui altro formicaio , anche se di specie uguale , può venire ucciso se entra in colonie non sue . Ha un odore diverso! Questa è una caratteristica ben precisa e serve alle formiche operaie , che escono dal nido per cercare cose di loro utilità, per riconoscersi e magari passarsi parte del bottino cercato. Le formiche si parlano anche fra loro , attraverso i movimenti delle antenne. Con queste , inoltre sentono gli odori. Dalle loro mandibole invece, secernano l’acido formico che e’ un veleno con il quale combattono e uccidono i nemici. Le mandibole sono anche la loro forza, perché con quelle portano per molto superiori al loro, anche 4-5 volte superiore. QUESTA E’ CASA MIA, QUI COMANDO IO!!! I diversi materiali con i quali viene costruito il nido, quali aghi di conifere, ramoscelli, grani di terra, gocce di resina ecc. sono abilmente intrecciati e formano una mirabile costruzione architettonica sufficientemente compatta. In estate, la temperatura interna dell'acervo si mantiene costante attorno ai 24-28°C, salvo nella parte più profonda dove non oltrepassa i 20°C; da fine settembre le formiche iniziano a concentrarsi nella profondità del nido, dove svernano, pressoché immobili, ad una temperatura di circa 10°C. Nella bella stagione, all'interno del nido schiere di operaie servono la regina, curano la prole, puliscono le celle e le gallerie e, se la temperatura diviene troppo elevata, realizzano nuove aperture per permettere una migliore ventilazione; il nido viene ispezionato di continuo per il mantenimento delle strutture e per il regolare ricambio dei materiali da costruzione. Durante il periodo di attività numerose operaie montano la guardia, pronte ad avvertire le compagne dell'avvicinarsi di un pericolo.. Tutte le specie del gruppo Formica rufa edificano un nido a forma di cupola, forma ideale per captare il calore del sole oltre che per proteggere il nido dalla pioggia.I nidi o acervi misurano mediamente m 1,20 di diametro sono alti circa 60 cm e contengono una popolazione che va dalle 200.000 alle 500.000 formiche e diverse centinaia di regine, ma possono arrivare anche a 2 m di altezza e diversi metri di diametro, con una popolazione fino a più di un milione d'individui. I formicai si sviluppano in profondità, all'incirca quanto l'altezza della cupola, e solitamente inglobano una ceppaia marcescente o una grossa radice morta. La parte profonda, dove le formiche sono sufficientemente protette e dove regna una temperatura ottimale per la loro vita, è formata da una successione di camere intercomunicanti, destinate alla regina, allo sviluppo delle uova e delle larve nonché a contenere, nell'epoca prossima alla sciamatura, masse di individui alati. Le forme alate, femmine regine e maschi, sciamano nei primi giorni d'estate; i maschi hanno il compito di accompagnare le regine nel volo nuziale per fecondarne le uova; la loro vita è assai breve. 3-4 settimane e muoiono entro qualche giorno dal volo. Le regine, se non cadono vittime dei numerosi predatori (uccelli od insetti), dopo il volo nuziale perdono le ali e cominciano una lunga esistenza (anche 20-25 anni), votata alla deposizione delle uova nella parte più profonda del nido. La regina fecondata cerca sistemazione nel nido d'origine o comunque in quello della sua specie; talvolta fonda un altro formicaio deponendovi le uova e crescendo da sola la prima nidiata, dallo stadio di larve a quello di operaie Formica mietitrice (Messor bouveri) Alla fine dell'estate quando i granai sono pieni e la stagione è finita appaiono sulla superficie del formicaio un gran numero di formiche alate maschi e femmine che improvvisamente iniziano a volare tutte assieme formando una nuvola di formiche che si allontana nei raggi del sole. Durante il volo le femmine si accoppiano con molti maschi e continuano a volare per alcuni chilometri si posano a terra, cercano un buco nel terreno, si staccano la ali (che possono mangiare, le proteine sono importanti per una futura madre!) e depongono le uova e non usciranno più per tutta la vita, che dura un certo numero di anni. Appena le prime operaie usciranno dal nido procureranno il cibo per la regina. Le messor sono caratterizzate da una grande differenza di taglia tra le operaie. Le operaie minor sono di piccole dimensioni mentre le "major" sono molto grosse. Le operaie major delle messor non sono usate per la difesa del formicaio, tutte le messor non hanno armi né aculei né mandibole taglienti o appuntite. Le loro mandibole sono con "denti" che assomigliano un po' ai nostri molari: tozzi , per niente aguzzi e taglienti; nel formicaio le grosse major vengono usate per rompere i semi più grossi e più duri. LE TERRIBILI FORMICHE AFRICANE LA COLONNA PUO’ GGIUNGERE I 12 METRI DI LUNGHEZZA Il genere Anomma (o sottogenere Anomma del genere Dorylus) ha 19 specie in Africa che vengono chiamate formiche scacciatrici è formato da formiche nomadi con colonie con un numero di formiche che varia da 2.000.000 a 22.000.000 per la specie Anomma Wilwerthi (Raignier 1955) e colonie ancora più grosse per Anomma nigricans (Schneirla 1971). Il nome "dorylus" significa spada e si riferisce al potente aculeo delle operaie e delle formiche soldato. Le mandibole delle Anomma sono a sciabola e taglienti; sono completamente cieche; resistono anche per molti giorni alle inondazioni formando una grande massa tenendosi uno con l'altra, una massa galleggiante. Un utilizzo molto interessante e curioso delle anomma è quello ... medico che ne fanno gli indigeni, per suturare una ferita basta prendere un'anomma e farle afferrare i due lembi della ferita, le mandibole si serreranno in una morsa fortissima, decapitando l‘Anomma le mandibole resteranno chiuse per giorni suturando la ferita. Sono formiche che hanno una sola regina ma fertilissima che in un anno può deporre 50 milioni di uova. Le regine possono superare i 6 centimetri diventando le formiche più grandi del mondo le operaie variano da 3mm a 12 mm. Crematogaster Scutellaris è la specie più diffusa in Italia. Inconfondibile con la sua testa rossa l'addome nero a forma di cuore e con la sua posizione di difesa unica: con l'addome piegato in avanti come uno scorpione minacciando l'aggressore con il suo aculeo, che, anche se debole, atterrisce i nemici con il veleno che esso versa. Per questo motivo è chiamata formica rizza addome (da bambini la chiamavamo più semplicemente "formica rizzaculo"). E' una formica originaria dell'Africa dove sono numerose le sue sorelle che, pare, siano le uniche formiche a resistere alle sanguinarie formiche scacciatrici africane (la famosa Anomma nera). Si nutrono di carne, insetti vivi e morti, cadaveri di piccoli animali, ma non disdegnano anche alimenti di origine vegetale e come quasi tutte le formiche nostrane adorano gli zuccheri. Le Crematogaster scutellaris della foto qui sopra hanno trovato un bruco di Geometra (è una farfalla!) appena trasformato in pupa; le operaie stanno eliminando i filamenti di protezione aprendo una breccia da cui potranno prelevare la "pupa" di geometra e portarla a pezzi al nido. Nomma dorylus (nota anche come formica legionaria)
VITA IN BRANCO: I LUPI Il Lupo vive in unità sociali (Branchi) che cacciano,allevano la prole e difendono il proprio territorio in maniera integrata e coordinata La struttura sociale del branco viene generalmente descritta nella forma di una gerarchia lineare di dominanza ,che interessa tutti i componenti di entrambi i sessi e nella quale le distanze individuali sono regolate da frequenza e intensità di comportamenti agonistici ritualizzati. Attraverso la gerarchia di dominanza ed i suoi meccanismi di mantenimento,l’ aggressività dei singoli individui viene ritualizzata e inibita e vengono inoltre assicurate l’intesa e l’integrazione funzionale tra i componenti del gruppo. La gerarchia non è statica e si possono quindi osservare inversioni di posizione gerarchiche,specialmente durante il periodo invernale che precede la stagione degli accoppiamenti. I cuccioli rimangono all’interno del branco generalmente fino al secondo anno di vita, periodo in cui affinano la conoscenza del territorio e i moduli comportamentali fondamentali per la caccia e la vita del branco. Branco di lupi COME SI COMPORTA UN CAPO…. a) mangia per primo; b) cammina davanti a tutti e, in caso di necessità, è il primo ad esporsi ad un pericolo e a perlustrare un nuovo territorio; c) scandisce i ritmi del branco: decide quando è il momento di andare a caccia, quando è quello di riposare o quando è lecito giocare ; d) dorme più in alto degli altri, per tenere sotto controllo il territorio; e) ha accesso per primo alle femmine Coppia alfa Il capo branco o individuo alfa è il soggetto a cui tutti gli altri sono sottomessi, cui tutti fanno riferimento e che prende le decisioni per il branco intero. Lui è il primo ad avere accesso a tutte le risorse: il cibo, il luogo di riposo, le femmine. Dopo di lui, a scala, ci sono tutti gli altri, fino al più subordinato. Maschi e femmine tendono ad avere gerarchie separate. I soggetti dominanti hanno accesso, secondo un ordine preciso, alle risorse e tendono ad istigare le attività del gruppo. Generalmente si tratta degli individui più forti e nel pieno della loro maturità I sottomessi, in ordine, accederanno solo in seguito alle risorse. Il più subordinato, che potrebbe essere il più giovane o il meno forte, è l’ultimo ad avere accesso alle risorse e se queste non sono sufficienti deve rinunciarvi. Nel 1965 gli etologi Scott e Fuller hanno dimostrato che i cuccioli che abbiano avuto contatti con l’uomo prima delle 12-14 settimane di vita, tendono a formare una relazione di dominanza / sottomissione con componenti umani del branco. PREDAZIONE: A seconda dell’ entità delle prede il percorso di caccia è più o meno lungo. Può raggiungere i 100 km orari e viene sempre accuratamente marcato con urina e escrementi deposti in evidenza anche su piccoli rialzi di terreno . Tali depositi odorosi costituiscono un mezzo importante di comunicazione e sono frequentemente visitati da altri lupi. Il percorso è suddiviso in varie tappe per effettuare soste di riposo ed è generalmente ad andamento circolare. Talvolta accade che il lupo se ne allontani ma riprende ben presto l’itinerario abituale. Il lupo ha una resistenza straordinaria; caccia cercando di sfinire la preda braccandola all’ occorrenza anche nell’ acqua. Quando un gruppo di lupi attacca un branco di cervi , di alci o di caprioli, sceglie un animale ben determinato, ad esempio un vecchio maschio e lo insegue fino allo sfinimento senza mai dare il cambio, senza mai abbandonare le tracce dell’ animale inseguito. I lupi sono grandi mangiatori e sono in grado di consumare in un solo pasto 6 kg di carne, la quale non deve essere necessariamente essere fresca: i lupi ricorrono sovente alle prede dei giorni precedenti. Hanno la tendenza di costituirsi delle riserve uccidendo più animali di quanto ne possano mangiare. Questi massacri ,di cui le greggi facevano sovente le spese hanno valso ai lupi la fama esagerata di " animali feroci"! In un contesto italiano le specie domestiche maggiormente vulnerabili al lupo sono pecore e capre probabilmente in funzione delle loro taglie ridotte, sebbene in condizioni particolari anche bovini ed equini possano essere predati. Da notare le tendenze del lupo a consumare le prede domestiche solo parzialmente e in particolare solo a parti più appetibili e di facili eccesso (visceri, muscolature delle ossa), che vengono ingerite mentre il resto viene abbandonato sul territorio. RIPRODUZIONE E SVILUPPO Il lupo raggiunge la maturità sessuale non prima del secondo anno di età Dopo una fase di corteggiamento di durata variabile,la fase di estro dura in media dai 5 ai 7 giorni e si osserva una sola volta l’anno,generalmente tra i mesi di gennaio e marzo. La gestazione dura circa 63 giorni e le femmine mature partoriscono in media sei cuccioli. La riproduzione è generalmente prerogativa del maschio e della femmina dominanti. In tal modo gli adulti che non si riproducono e i giovani di un anno sono disponibili ad aiutare la coppia dominante nella cura della prole ,aumentando in tal modo le probabilità di sopravvivenza dei cuccioli. Il branco si scioglie alla fine dell’ inverno nel periodo degli amori. In primavera e in estate i lupi vivono generalmente soli o a coppie. In autunno la loro esistenza diviene familiare e in inverno si raggruppano in branchi più o meno numerosi in funzione dell’abbondanza delle prede. Al fine di formare una muta più grossa molte famiglie si riuniscono ed è proprio in questa epoca che risuonano più frequenti gli ululati del lupo che sono un invito a riunirsi. COSA RAPPRESENTA L’ULULATO L’ululato rappresenta uno dei diversi moduli espressivi del Lupo; viene utilizzato nella comunicazione a lunga distanza assolvendo diverse funzioni: dalle segnalazioni territoriali, alle interazioni sociali. Consiste in un suono profondo, modulato e continuo, della durata di alcuni secondi, con una frequenza fondamentale ( tra 150/789 cicli/secondo). In condizioni ideali può essere ascoltato anche da 2/3 km. Tonalità e armonia oltre a variare con l’età, rispondono a una precisa variabilità individuale. Le orecchie sollevate, come nel primo disegno, indicano confidenza e tranquillità; le orecchie abbassate, al contrario indicano che il lupo è in una situazione di disagio. Nel terzo disegno le orecchie sono bassissime e tirate indietro, quasi attaccate al corpo: il lupo è molto spaventato. Nel quarto disegno il lupo, terrorizzato, oltre a tenere le orecchie basse ringhia, per mostrare che se attaccato si difenderà! COMUNICARE CON IL CORPO: LE ORECCHIE COMUNICARE CON IL CORPO COMUNICARE CON IL CORPO: LA CODA La coda all'insù, come nel primo disegno, invece è tipica del capo branco, ma è alzata anche da qualunque lupo che voglia segnalare la sua superiorità su un altro. Al contrario il quarto disegno mostra la coda tra le gambe tipica di un lupo che riconosce la superiorità di un altro e che quindi si sottomette. Il terzo disegno mostra la posizione della coda quando un lupo sta per attaccare una preda o un altro lupo. Nel quinto disegno il lupo tiene la coda fra le gambe, come per la sottomissione; in questo caso però è molto impaurito e la coda è tenuta attaccata alla pancia! Il lupo esprime le sue emozioni con tutte le sue parti, dalle orecchie alla coda, quindi proprio osservando l'intero corpo si può capire al meglio che cosa voglia comunicare. Nell’immagine è raffigurato l'incontro "pacifico" fra due lupi: i due si annusano, la coda, per esempio, è tenuta nella posizione di riposo. nell’immagine A: il lupo in piedi, con la coda dritta sta imponendo la propria superiorità all'altro. Nell’ immagine B un lupo si sottomette ad un altro lupo più forte: le orecchie abbassate e la coda fra le gambe indicano appunto sottomissione. L'altro lupo accoglie il gesto con tranquillità, come indicano la coda a riposo e le orecchie sollevate. Nell’immagine C è raffigurata la più totale e completa sottomissione di un lupo a un altro: il più debole, a pancia in su, offre infatti al compagno il ventre, che è la sua parte più debole, come a dire:<<Fa di me ciò che vuoi!>>. C B A
STRATEGIE DI CACCIA E DI DIFESA NEGLI ANIMALI PREDE E PREDATORI STRATEGIE DI CACCIA E DI DIFESA NEGLI ANIMALI " Come si chiama?" chiese ai suoi piccoli la signora Sparviero, "come si chiama la medicina contro la fame?" "Mamma?", esordì speranzoso il giovane piumotto. "Cibo!" strillò la madre fulminandolo con una severissima occhiata. "E come si chiama il cibo?" domandò ancora il nidiaceo. "Per nome figlio mio!", strillò la madre eccitandosi. “ Gridalo al cielo! Fischia il suo nome a metà della picchiata con tutto il fiato che hai e lui si crederà perduto e lo diventerà!" …."E se non so come si chiama mamma?" "Chiamalo preda e capirà benissimo" (A. Gobetti) Questo poster, attraverso l’esposizione di animali perlopiù comuni nelle nostre zone, colti nell’atto di predare, si prefigge lo scopo di aprire una finestra, seppur piccola, sui complessi processi evolutivi che regolano le relazioni tra predatori e prede, gli uni impegnati nella ricerca di cibo, le altre nella riduzione del rischio di essere predati. Ciò che accomuna entrambi i contendenti in questa lotta per la vita, è la capacità di evolvere comportamenti che permettano agli uni di rispondere in modo efficace alle strategie difensive degli altri e a questi di sfuggire alla cattura, in una "corsa agli armamenti" che vede come fine ultimo la riproduzione e la continuazione del proprio patrimonio genetico. I PREDATORI: OVVERO COME PROCURARSI UN PASTO Le sequenze di comportamenti messi in atto dai predatori che si concludono con l’uccisione e il consumo della preda, sono innescati dalla sensazione di fame che aumenta con l’aumentare del tempo intercorso dall’ultimo pasto. A questo stimolo segue la ricerca della preda che può occupare porzioni di tempo variabili a seconda della densità della stessa e della facilità nel localizzarla. La ricerca della preda: in generale la perfetta conoscenza del territorio di caccia è un fattore determinante che permette di ottimizzare la ricerca risparmiando tempo ed energie. Studi compiuti in Germania sulla Civetta (Athene noctua) hanno dimostrato come individui insediatisi per la prima volta in una data area, difendessero territori di caccia più ampi rispetto a civette residenti che, al contrario, grazie all’esperienza acquisita, erano in grado di concentrare la ricerca delle prede nelle zone più ricche. Un meccanismo evolutosi per facilitare la percezione visiva delle prede è la formazione di un’immagine di ricerca. Essa consiste nell’apprendimento di alcune caratteristiche chiave delle specie preda più frequentemente incontrate, in modo che la loro individuazione su di uno sfondo risulti più facile ed immediata. Athene noctua La cattura della preda: - Individuata la preda, l’assalto segue modalità differenti, dipendenti dalla variabilità degli adattamenti morfologico–comportamentali di cui i predatori sono provvisti. Due sono le strategie più frequentemente utilizzate: l’attacco di sorpresa che sfrutta adattamenti quali la colorazione mimetica, la silenziosità del volo e la conoscenza del territorio e l’inseguimento che si avvale di tratti morfologici che facilitano la velocità o la resistenza. La caccia in gruppo: - Tra i carnivori sociali che formano branchi familiari come leoni, iene, licaoni o lupi è diffusa la caccia in cooperazione che permettere di catturare prede pesanti da 6 a 12 volte più di ogni singolo predatore. Se il significato evolutivo di tale tipo di caccia risiedesse nel vantaggio di catturare prede più grandi, aumentando quindi il successo riproduttivo individuale, allora un aumento del numero dei componenti del branco dovrebbe essere correlato con un aumento di cibo disponibile per ogni individuo. Ciò non è stato verificato nei leoni (Phantera leo) i quali in coppia hanno un successo di caccia superiore sì ai singoli ma anche a gruppi composti da 3 o più animali, che sono poi la norma in natura. Un’ipotesi che sembra meglio spiegare i vantaggi della socialità nei leoni sostiene che, in ambienti aperti di savana, un leone che riesca ad uccidere da solo una preda di grosse dimensioni, non potendo divorarla tutta subito, ne perda delle porzioni sottrattegli da altri individui della sua stessa specie. Se però grazie all’evolversi di un comportamento sociale, a formare il branco e a condividere il pasto sono membri della stessa famiglia, ecco che il vantaggio risiede nella spartizione del cibo e nel conseguente aumento "della possibilità di sopravvivenza" di individui imparentati tra loro, che condividono così parte dello stesso patrimonio genetico. Costi e benefici nella predazione: - Un concetto importante, utile a comprendere meglio i meccanismi che regolano il fenomeno della predazione, è quello dell' "ottimizzazione del comportamento di foraggiamento" che esprime un bilancio tra i benefici del pasto e i costi per procurarselo. Il punto cruciale del comportamento alimentare consiste nel fatto che un animale deve ingerire una quantità sufficiente di energia sia per mantenersi in vita, sia per riprodursi. Ottimizzare il comportamento di caccia, significa adottare delle strategie che aumentino lo scarto tra l’energia acquisita con il pasto e quella spesa per procurarselo. Questo principio è alla base per esempio di comportamenti che tendono a selezionare prede più debilitate o vecchie, inscenando falsi inseguimenti per individuare in un branco gli individui la cui predazione risulti più conveniente in termini energetici. Gazella thomsoni LE PREDE: OVVERO COME SFUGGIRE AI PREDATORI Dato che il fine ultimo di un animale è quello di trasmettere il proprio patrimonio genetico alle generazioni successive attraverso la riproduzione, ridurre il rischio di venire predati aumenta automaticamente le chanches di migliorare il proprio successo riproduttivo. In generale un animale può agire in due modi per diminuire la probabilità di venire catturato: nascondendosi(vedi mimetismo) o, una volta scoperto, sfuggire alla cattura Risparmiare energie: - Molte specie, ad esempio gli erbivori delle pianure africane, adottano come tecnica di difesa la fuga, che spesso, permette loro di avere la meglio sui predatori. Anche il comportamento di fuga deve però tenere conto dei costi spesi nell’attuarlo. Impegnarsi in una fuga precipitosa alla sola apparizione di un predatore all’ orizzonte, magari nemmeno intenzionato alla caccia, potrebbe debilitare una preda, esponendola ad esempio al rischio di essere uccisa da un altro predatore. Per questo motivo gli animali hanno sviluppato delle distanze di fuga e, avvistato il predatore, scappano solo se esso si avvicina tanto da rappresentare un pericolo reale. Le Gazzelle di Thomson (Gazella thomsoni), antilopi africane che basano le loro possibilità di salvezza su di una fuga rapidissima ma molto dispendiosa in termini energetici, alla vista di un predatore compiono dei salti di circa mezzo metro da terra con le zampe rigide e dritte, espandendo la porzione chiara dei posteriori per renderla più visibile. Tale comportamento, chiamato "Stotting", apparentemente senza senso, servirebbe per comunicare ai predatori che la gazzella è in ottime condizioni fisiche, vigile e pronta alla fuga, dissuadendoli dall’inseguimento. Questa teoria che si fonda sulla necessità anche da parte del predatore di risparmiare energie, è stata verificata nei ghepardi, che abbandonano la caccia più spesso quando le gazzelle effettuano lo stotting rispetto a quando non lo attuano. Marmota marmota Vivere in gruppo: - Vivere in gruppo porta numerosi vantaggi, tra i quali la difesa dai predatori. Si ha ad esempio una maggiore efficienza del sistema di vigilanza. Le Marmotte (Marmota marmota) si alternano tra attività di foraggiamento e di sentinella in modo che il tempo totale dedicato alla vigilanza risulti maggiore di quello che potrebbe effettuare un individuo singolo. Il primo animale che avvista un pericolo lancia un grido di allarme che allerta gli altri membri della colonia che corrono al riparo. Teoricamente si potrebbe pensare che l’individuo emettitore del segnale corra maggiori rischi di essere predato, tuttavia anch’egli si avvantaggia dal panico provocato all’interno della colonia, che distrae il predatore dal concentrarsi su di un unico obiettivo. Un altro vantaggio rappresentato dalla socialità è l’effetto diluizione che il gruppo esercita su di un predatore, superandone le necessità nutritive.