Filiere e distretto biologico nell’Alta Val di Vara: alcuni spunti da uno studio INEA Alberto Sturla, Laura Viganò - INEA Lo sviluppo rurale verso il 2014.

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Filiere e distretto biologico nell’Alta Val di Vara: alcuni spunti da uno studio INEA Alberto Sturla, Laura Viganò - INEA Lo sviluppo rurale verso il gennaio 2013 Regione Liguria, piazza De Ferrari 3 - GENOVA

Articolazione della presentazione Lo studio I.SO.BIO Sostenibilità e filiere biologiche: il caso di Varese Ligure L’agricoltura a Varese Ligure La sostenibilità delle filiere zootecniche da carne e da latte biologiche Il Distretto Biologico Proposte per la nuova programmazione

Lo studio I.SO.BIO Obiettivi: 1.Valorizzazione delle fonti informative disponibili per valutare la sostenibilità dell’agricoltura biologica 2.Individuazione di modalità di integrazione e utilizzazione di tali fonti per fini conoscitivi 3.Offerta di un contributo alla quantificazione della sostenibilità complessiva dell’agricoltura biologica, fornendo degli elementi informativi utili per la gestione delle politiche I.SO.BIO: il caso studio territoriale

Sostenibilità e filiere biologiche: il caso di Varese Ligure

Il “percorso di sostenibilità” intrapreso da Varese Ligure dal 1990 Ristrutturazione del centro storico Conversione di numerose aziende all’agricoltura biologica Insediamento CEA Certificazione UNI EN ISO e registrazione Emas Sviluppo energia eolica e fotovoltaica Ristrutturazione cooperative carni e lattiero-casearia GPP (Protocollo di Intesa promosso dal Parco Regionale Montemarcello-Magra) Potabilizzatori U.V. per 97% della rete idrica Gestione in economia dell’acquedotto e della discarica comunali Banda larga Distretto biologico

SAU Var. % Varese Ligure % Montagna Interna % Conduttori Var. % Varese Ligure % Montagna Interna10, % Secondo il VI censimento dell’agricoltura, Varese Ligure ospita il 50% delle aziende biologiche liguri (112). L’ agricoltura a Varese Ligure

La sostenibilità delle filiere zootecniche da carne e da latte biologiche Analizzata in termini di principi, approccio adottato e suoi elementi caratterizzanti e lungo le tre dimensioni della sostenibilità: economica; Sociale - interna ed esterna; ambientale, sulla base dello dello schema gerarchico SAFE (Sustainability Assessment of Farming and the Environment; Van Cauwenbergh et al., 2007).

Schema gerarchico SAFE

Filiera carneFiliera latte Soci99 (60 conferitori)20 di cui bio2812 Quantità lavorate dalla cooperativa (2010) 818 capi di cui bio (q) Canali distributivi Spaccio aziendale, GDO, negozi specializzati, GAS Spaccio aziendale, GDO, negozi specializzati, GAS, tentata vendita Le filiere

La sostenibilità economica Entrambe le cooperative hanno messo in campo notevoli sforzi per garantire la giusta remunerazione del lavoro dell’allevatore CarneLatte Aziende orientate al mercato X Elevata propensione all'investimento XX Controllo dei risultati da parte della cooperativa XX Supporto agli allevatori nelle scelte produttive X Propensione all’innovazione di processo XX

CarneLatte Debolezza strutturale dell’allevamento (attività di sussistenza) X Eccessiva incidenza dei costi variabili e dei costi di gestione XX Eccessivo affidamento sui pagamenti pubblici X Investimenti non particolarmente innovativi XX Assenza di capitale relazionale XX Scarsa innovazione gestionale XX Assenza di diversificazione dei redditi aziendali X La sostenibilità economica

La sostenibilità sociale interna CarneLatte Buona rappresentanza di allevatori under 40 XX Trasferimento di know-how tra generazioni di allevatori XX Buona rappresentanza di imprenditrici XX Partecipazione delle persone anziane alla vita aziendale XX

La sostenibilità sociale interna CarneLatte Prevalenza di una certa sfiducia nel futuro dell’azienda X Solo relazioni di tipo professionale (con OP, Associazioni, Enti) XX Supporto solo da parte di istituzioni private (AIAB, Consorzio…) XX Scarsa partecipazione ad attività formative, soprattutto di tipo gestionale - formativo XX Assenza di un’offerta formativa strutturata XX Scarsa specializzazione delle competenze XX Inesistenza di strumenti di consulenza tecnica ad hoc per il biologico XX

La sostenibilità sociale esterna - 1 CarneLatte Salubrità del prodotto molto controllata XX Alimento di elevato valore organolettico XX Elevato contributo all’occupazione da parte delle cooperative XX Prezzi socialmente inclusivi XX Integrazione con l’attività turistica X

CarneLatte Attenzione al benessere animale XX Prodotti molto caratterizzati dal punto di vista dell’immagine X Attività di promozione del Consorzio Valle del Biologico XX Disponibilità di capitali privati XX La sostenibilità sociale esterna - 2

CarneLatte Inesistenza di un network tra attori delle filiere e del territorio XX Scarso rapporto filiere - collettività XX Scarsa strutturazione della collaborazione tra allevatori XX Flusso informativo verticale limitato ad assistenza tecnica XX La sostenibilità sociale esterna

La sostenibilità ambientale CarneLatte Aziende molto estensive XX Contributo al mantenimento della biodiversità XX Rarità dei fenomeni di abbandono XX Contenuto avanzamento del bosco XX Notevoli porzioni di SAU in area SIC e ZPS XX

Quantificazione di tutti gli indicatori Elaborazione di un indice sintetico Costruzione di serie temporali Predisporre analisi comparative con realtà simili Possibili sviluppi della ricerca

Il distretto biologico soluzione per alcuni problemi rilevati sotto il profilo della sostenibilità ambientale e soprattutto sociale ed economica delle filiere e delle produzioni biologiche varesine e dell’Alta Val di Vara? Sì, se… Il distretto si configurerà non come una mera operazione di immagine ma come un soggetto innovatore nel percorso di sviluppo dei comuni dell’Alta Val di Vara come? investendo nel capitale umano, nell’ambiente e nelle relazioni con [e tra] tutti i portatori di interesse (La Caria, Vecchiato, 2007) e maturando così la consapevolezza di una responsabilità collettiva nel processo di sviluppo locale.

Le tappe fondamentali Individuazione di tutti gli stakeholder, inclusi i cittadini e i consumatori Organizzazione delle rappresentanze Strutturazione delle relazioni network sociale per assicurare… la definizione di un processo partecipato e, quindi, l’individuazione e la condivisione di obiettive e strategie Gli strumenti di verifica Sistema di monitoraggio e valutazione Bilancio sociale

Spunti per la nuova programmazione Le misure più strategiche della nuova fase di programmazione dello sviluppo rurale per il buon funzionamento del distretto, promuovendo l’introduzione di innovazioni sono quelle che riguardano formazione, consulenza, servizi agli agricoltori e cooperazione.

Spunti per la nuova programmazione Misura “Cooperazione” Il coinvolgimento di strutture a grappolo e reti La cooperazione di filiera Approcci collettivi ai progetti ed alle pratiche ambientali in corso Spese ammissibili: redazione di strategie di sviluppo locale diverse da quelle dei GAL, animazione nei progetti territoriali collettivi, costi di gestione della co-operazione, costi diretti di specifici progetti connessi alla attuazione di un business plan o di una strategia di sviluppo locale diversa da quella dei GAL

Spunti per la nuova programmazione Agricoltura biologica Proposta regolamento FEASR: «…è opportuno promuovere i contratti collettivi o la collaborazione tra agricoltori in moda da coprire aree adiacenti più vaste» Soluzione applicabile se tali contratti: Assicurano una effettiva semplificazione Hanno effetto incentivante Aumentano il dialogo tra soggetti coinvolti

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

Riferimenti bibliografici Van Cauwenbergh N. et al. (2007), SAFE-A hierarchical frame work for assessing the sustainability of agricultural systems, Agriculture, Ecosystems and Environment, n. 120, pp La Caria M., Vecchiato G. (2007), Il ruolo della comunicazione, in Peraro F., Vecchiato G. (a cura di), Responsabilità sociale del territorio, pp, Franco Angeli, Milano.