DONNE E MAFIA Un rapporto complesso.

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
Donne contro la mafia e donne di mafia: complessità di un problema
Advertisements

INTERVISTA A MARIA MONTESSORI.
STREGHE ITALIA PRESENTA un gioco a cura di Manuel / Sam
UN BLOG PER LA LEGALITA’
Progetto sullapprendimento dellEuro seguendo il Creative Learning Method.
Ascoltare il silenzio:
Domenica XXI Tempo Ordinario
Raccontiamo storie.
Ascoltare la musica di Pasqua del Piccolo libro di organo di Bach,
13 TEMPO ORDINARIO Anno B DOMENICA
FANCIULLA, IO TI DICO: RISORGI !.
A cura di Andrea Di Stefano e Mark Luigi Leynes
QUELLE DUE.
Benedetto il giorno, il mese e l'anno in cui sono nato...
Elementi di Grammatica Sequenza 4. Gli Gli aggettivi possessivi = articolo + possessivo il mio ragazzo la tua scuola il suo albero genealogico il nostro.
La Comunicazione: essere i messaggeri della notizia di un suicidio.
C’è chi dice che quando le donne sono amiche, sono insopportabili...
xIIIDOMENICADEL TEMPO ORDINARIO ANNO B ANNO B Mc 5,21-43.
Rita Borsellino è nata a Palermo il 2 giugno Sorella del magistrato Paolo Borsellino, nel 1967 si è laureata in farmacia allUniversità degli studi.
Quel prete bastardo.
Dialogando con il Padre nostro.
I.S.I.S. “PITAGORA – B. CROCE” Torre Annunziata Classe II sezione B - liceo classico 25 novembre Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza.
DA INTERVISTE FATTE ALLA MATERNA E ALLE ELEMENTARI...
Il significato della vita
La lezione della Farfalla 2.
Uscire con un altra donna
Iniziò tutto quel giorno, un giorno semplicissimo di dicembre, incasinato come tutti gli altri… chi l’avrebbe mai detto che da quel giorno sarebbe cambiata.
IL PASSATO PROSSIMO Con AVERE e ESSERE.
Routine.
Il soggetto crede che le persone strettamente legate ad esso siano stati sostituiti da degli impostori. La sindrome riguarda solo il riconoscimento visivo.
Parola di Vita Febbraio 2009
La dignità delle donne…siciliane
MARC CHAGALL E IL MESSAGGIO BIBLICO
LETTERE DEI BAMBINI A GESÙ..
Chi era Giovanni Battista.
Imperfetto o Passato Prossimo
Seconda domenica di Pasqua
Barze tristissime Sulla lapide di un uomo morto d'infarto
(Annuncio: Piero 4°) 2° QUADRO GESU’ E’ TRADITO DA GIUDA.
12°incontro
4a Domenica di Avvento A 22 dicembre 2013
Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo,decise di comprare.
Visita ai luoghi della Prima Guerra Mondiale e incontro con l’esperienza umana e letteraria di Giuseppe Ungaretti.
Pensando alla gravidanza..
La magia del presepe Prof.ssa Noemi Sollima.
Nei mezzi di comunicazione
IO NON HO PAURA Di Niccolò Ammaniti.
Così ridono in Brasile Si ringrazia per la collaborazioe l’amico João Mestriner – Pirangi SP Traduzione dal Portoghese : ITALBIT by Vittorio.
SANTA CATERINA.
e non investire nel pizzo
Parola di Vita Giugno 2010 "Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà" (Mt 10,39)
La Loro Storia.
NESSUNO SI SALVA DA SOLO
ROCCO CHINNICI.
IL CONGIUNTIVO PASSATO
Un giorno:.
Lettera scritta da un soldato della prima guerra mondiale
Routine
ARTURO.
SONO UN EMIGRATO di Andrea Grossutti.
Gesù guarda la figura di Giovanni e il suo rito come “sacramento” della figura compassionevole di Dio e come chiamata a una responsabilità libera da falsi.
La chiesa e la mafia, la lotta e il silenzio nel cuore della Sicilia.
(1992) Giovedì 12 novembre 2015 Spunti di riflessione Prof.ssa Migliorato Eliana.
Giubileo della Misericordia Papa Francesco Udienza del 16 dicembre 2015 in piazza San Pietro I segni del Giubileo Papa Francesco Udienza.
- Vita - Omicidio - Verità negate. - Chiamato da tutti Nino nasce il 29 marzo agente di polizia alla questura di Palermo, in servizio al commissariato.
IO SONO LA LUCE DEL MONDO GIOVANNI 9:5. 2 Spettro radiazione elettromagnetica.
MAFIA Con il termine mafia si intende un sistema di potere esercitato attraverso l’uso della violenza e dell’intimidazione per il controllo del territorio,
Capitolo 8 1 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi,
I RAGAZZI DELLO SPORTELLO DICONO CHE…. DA UN INTERVISTA DURANTE UN COLLOQUIO SCOPRIAMO I NOSTRI RAGAZZI, LE LORO PAURE, LE LORO EMOZIONI ED I LORO BISOGNI….
Transcript della presentazione:

DONNE E MAFIA Un rapporto complesso

Alcune domande preliminari Quale immagine della donna di mafia vi viene in mente?Quali ruoli ritenete che la donna abbia o abbia avuto all’interno del clan? Conoscete il nome di qualche donna legata alla mafia o attiva nella lotta alla mafia? Da qualche tempo le “donne di mafia” sono uscite allo scoperto e hanno iniziato a parlare. Quando si colloca cronologicamente questo fenomeno e quali, a vostro giudizio, ne sono state le cause? Quali film sulla mafia conoscete?

La messa in discussione di uno stereotipo Anche se i mafiosi collaboratori di giustizia continuano a sostenere che l'organizzazione mafiosa è monosessuale, basata su un codice patriarcale, e che le donne ricoprono un ruolo marginale, in realtà negli ultimi anni è venuta in luce la rilevanza che le donne, in diversi modi, da sempre hanno avuto nel clan.

Errori di prospettiva Lo stereotipo della marginalità delle donne all’interno del clan non solo ha falsato la prospettiva degli studi criminologici, ma ha giocato anche un importante ruolo sul piano giudiziario, assicurando a lungo una quasi totale impunità alle donne che gravitavano nell’universo mafioso. Il teorema era in sostanza il seguente: le donne di famiglia, in quanto soggette alla “legge del clan”, non possono essere considerate neppure pienamente complici perché agiscono per “causa di forza maggiore”.

Le donne sono uscite dall’ombra Quando la mafia ha vissuto il suo momento di crisi più acuta grazie ai collaboratori di giustizia, ai sempre più numerosi “pentiti” che con le loro rivelazioni stavano mettendo a repentaglio la stessa esistenza dell’organizzazione – ebbene, in quel momento quelle che per anni erano state mogli, figlie, sorelle o madri silenziose hanno cominciato a parlare.

Il conflitto tra “famiglia di sangue” e “famiglia mafiosa” In sostanza, quando la “famiglia di sangue” entra in conflitto con  la “famiglia mafiosa”, ecco che le donne escono allo scoperto. Lo squilibrio che si crea quando il proprio marito, fratello o figlio decide di collaborare con la giustizia impone loro di prendere posizione e di schierarsi con una delle due “famiglie”.

Collaboratori e testimoni di giustizia Esiste una netta differenza tra i collaboratori e i testimoni di giustizia. Infatti, mentre i primi sono persone che hanno un passato di appartenenza ad una organizzazione criminale o mafiosa i secondi sono cittadini incensurati. I collaboratori sottoscrivono un "contratto" con lo Stato basato sulla fornitura di informazioni provenienti dall'interno dell'organizzazione criminale in cambio di benefici processuali, penali e penitenziari, della protezione e del sostegno economico per sé e per i propri famigliari. I testimoni invece forniscono la loro testimonianza relativamente all'accadimento di un fatto delittuoso e per tale ragione godono di una protezione da parte degli organi dello Stato appositamente creati. In molti casi si tratta di commercianti che si rifiutano di pagare il "pizzo" o di persone non più disposte a continuare a pagare interessi a tassi usurai concessi loro da membri dell'organizzazione mafiosa. I collaboratori di giustizia, che in gergo giornalistico vengono definiti "pentiti", sono un elemento indispensabile nella lotta contro le mafie, così come per altri versanti lo sono stati negli anni '70 e '80 del secolo scorso relativamente al fenomeno del terrorismo. (legge 1991)

Tipologia delle donne di mafia . fedeli compagne (tutrici dell’ordine e dei disvalori mafiosi) madrine (implicate in attività criminali) supplenti (il familiare in prigione) Testimoni di giustizia

Le donne e il pentitismo Molte hanno accettato di condividere la vita blindata dei loro congiunti diventati collaboratori di giustizia, ma tante al contrario hanno preso le distanze, anche in modo eclatante, pubblicizzandolo attraverso l'uso dei media. Di fronte ad un tale atteggiamento molti hanno parlato di paura di ritorsioni ma soprattutto di donne-vittime, incapaci di sottrarsi a un destino già segnato.

Alcuni esempi La moglie di Pasquale Di Filippo, Giuseppina Spadaro, 29 anni, figlia del boss della Kalsa Tommaso, e quella di Emanuele, Angela Marino, 28 anni, appena sanno quanto è accaduto - la notizia è ancora riservata e i nomi dei due nuovi collaboratori non sono ancora apparsi sulla stampa - telefonano all'Ansa di Roma: "Sono venuti quelli della Dia, ci hanno offerto protezione, abbiamo rifiutato. Scrivetelo, fatelo sapere. Noi non abbiamo fatto nulla di male, siamo brave persone, non abbiamo niente di cui pentirci...".

Giuseppina Spadaro In una riunione di famiglia in casa sua, Giuseppina Spadaro dice ai giornalisti (ma più tardi deciderà di vivere con il marito in una località segreta): "Meglio morti, meglio se li avessero ammazzati. Invece sono due infami pentiti. Ai miei figli l'ho già detto: "Non avete più un padre, rinnegatelo, dimenticatevi di lui". … Quando ho sentito bussare la polizia, ho pensato: "Ora mi dicono che mio marito è stato ucciso". Invece no, invece è stato peggio. se lui fosse morto avrei avuto più onore. Meglio morto che pentito, non ho dubbi" ("GdS" 28 giugno 1995).

Angela Marino La moglie di Emanuele Di Filippo, Angela Marino, fa un quadro idilliaco della vita familiare prima del pentimento del marito: "La nostra era una vita normalissima. Vivevamo tranquilli e beati, gestivamo un distributore di benzina, non ci mancava niente, credetemi. Non capisco perché hanno fatto questa scelta, cosa li abbia spinti a dire quello che hanno detto. Quando non sapevo che "quello" si era pentito dicevo ai miei figli che il padre sarebbe tornato presto, ma adesso lo devono dimenticare, anzi, l'hanno già dimenticato. Per loro è morto, come se un padre non l'avessero mai avuto" (ibidem).

La madre di Rita Atria Di fronte alla fedeltà, o alla sudditanza, alla mafia può cedere anche l'amore della madre verso il figlio. Lo ritroviamo in Giovanna Cannova, che per dissuadere la figlia Rita Atria ha fatto di tutto, arrivando anche lei a minacciarla di morte, dicendo che le avrebbe fatto fare la fine del fratello Nicola. Dopo il suicidio di Rita, qualche giorno dopo la morte del giudice Borsellino, la Cannova non partecipa al funerale; poi il 2 novembre 1992, giorno dei morti, rompe a martellate la fotografia della figlia sulla tomba degli Aiello dove è stata seppellita; alla fine riesce a portare nella tomba della famiglia Atria il corpo della figlia. A chi l'ha denunciata per aver profanato la tomba di Rita, frantumando il suo ritratto, Giovanna Cannova risponde: "Non è vero che ho profanato la tomba di mia figlia. Volevo solo far sparire dalla sua tomba quella fotografia. La figlia era mia e alla foto devo pensarci io e non quella lì": si riferisce alla nuora Piera Aiello ("GdS", 23 novembre 1992). È la rivendicazione di un diritto di proprietà materna che la figlia, a suo dire per istigazione della nuora, i magistrati, la polizia, le donne delle associazioni antimafia che hanno portato a spalla la bara di Rita, hanno violato.

Donne testimoni di giustizia La maggior parte delle donne testimoni di giustizia sono vedove, orfane, madri a cui hanno ucciso i figli, che solo dopo un avvenimento traumatico come la morte violenta di un loro congiunto, passano dal lutto privato alla testimonianza pubblica. Solo alcune sono collaboratrici di giustizia o pentite in relazione alle azioni criminali di cui sono state artefici o complici.

Perché questa scelta? Alcune per spirito di vendetta Altre senza un calcolo preciso Alcune perché hanno partecipato in qualche misura alle attività della mafia e, dopo l'arresto, o perché hanno temuto per la propria vita, hanno deciso di parlare.

Donne contro La componente femminile è presente nel movimento antimafia fin dai primi anni '80, con la nascita dell'Associazione donne siciliane per la lotta contro la mafia, promossa da donne che hanno voluto continuare in modo diverso una militanza iniziata in partiti e movimenti politici e da vedove di magistrati e di altri funzionari dello Stato uccisi dalla mafia.

Donne contro la mafia Donne di estrazione borghese e popolare si sono ritrovate all'interno dell'Associazione donne contro la mafia e più in generale del movimento antimafia, ma non sono mancati problemi, come quello dell'isolamento di Michela Buscemi e Vita Rugnetta, le uniche donne del popolo palermitano costituitesi parte civile nel primo maxiprocesso; di Piera Lo Verso, che ha accusato quello che riteneva fosse il mandante dell'uccisione del marito, ucciso con altre sette persone: lei è stata l'unica tra i parenti delle otto persone uccise a fare la scelta di costituirsi parte civile. Per tutte la scelta di costituirsi parte civile è stata causa di isolamento nella famiglia, nella parentela, nel vicinato. Michela Buscemi, Piera Lo Verso, Vita Rugnetta hanno visto scomparire i clienti dei loro esercizi commerciali e sono state costrette a chiuderli andando incontro ad una grave situazione economica.

Il centro Peppino Impastato Ad aiutare queste donne nel momento di maggiore esposizione sono stati soltanto il Centro Impastato e l'Associazione donne contro la mafia

Alcuni libri sull’argomento Nando Dalla Chiesa, Le ribelli, Edizioni Melampo, 2006 Puglisi Anna, Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990. Anna Puglisi, Donne, mafia, antimafia, Centro Impastato, Palermo 1994 Bartolotta Impastato Felicia, La mafia in casa mia, intervista di A. Puglisi e U. Santino, La Luna, Palermo 1986.

Alcuni film La siciliana ribelle, 2009 (Marco Amenta) Donne di mafia, 2005 (Giuseppe Ferrara) Angela, 2002 (Roberta Torre) I cento passi, 200 (Marco Tullio Giordana)

Due siti fondamentali http://www.ritaatria.it/RitaAtria.aspx http://www.centroimpastato.it/