C’è una lettera per te spedita … … quattrocento anni fa! transizione manuale
Hai tra le mani una lettera un po’ “originale”: ti è stata spedita quattrocento anni fa da Camillo de Lellis, un militare abruzzese vissuto nel 1500, convertito a Dio, divenuto prima infermiere, poi, a soli 29 anni, Direttore generale (“Maestro di Casa”) di un ospedale romano, infine, Fondatore di un Ordine religioso.
Un giovane spensierato e avventuroso, toccato dalla grazia e divenuto un uomo nuovo: con un carattere risoluto, un cuore affettuoso, mani servizievoli, mente intraprendente e l’anima assetata di Dio. Un santo amato e stimato per la premurosa dedizione ai malati del suo tempo, fatta per amore di Dio e per amore del prossimo
nella carità al prossimo e nell’unione con Dio. Quanto ti disponi a leggere è una breve raccolta tratta dalle esortazioni trascritte liberamente - che Camillo scriveva ai suoi primi confratelli o ai giovani in formazione. Attraverso i gesti concreti del servizio agli ammalati indicava loro la via per progredire in un costante cammino umano e spirituale nella carità al prossimo e nell’unione con Dio.
Queste esortazioni e norme di natura etica e sanitaria, analogamente al celebre Codice medico Ippocratico, rappresentano il primo “ Codice Deontologico Infermieristico ” della storia. Ma allo stesso tempo, radicate nella civiltà cristiana e compiute con fede e amore, rappresentano una feconda e straordinariamente viva “Scuola di Spiritualità”.
Non ti sarà difficile constatare come queste esortazioni, scaturite dal cuore e dall’esperienza di San Camillo de Lellis, siano ancora oggi sorprendentemente attuali, eloquenti, preziose anche per noi, religiosi, medici, infermieri, assistenti e volontari del “ terzo millennio “. Buona lettura
Caro amico ho saputo che vorresti dedicare un po’ del tuo tempo ad assistere i poveri e gli ammalati. Ti invio questi miei pensieri per incoraggiarti, come se ti fossi accanto. Ti auguro ogni cosa buona che il tuo cuore desidera e spero che il Signore, per l’amore che ha per te, te lo conceda.
Fa’ buon uso di questa ottima occasione che ti è data: acquistare l’amicizia del Signore servendoLo nella persona dei poveri infermi, così nel corpo come nello spirito. Perciò, innanzitutto, ringrazia il Signore per il dono che ti concede, e prega lo Spirito Santo di darti il cuore che ha una mamma quando assiste il suo unico figliolo infermo.
Quando il malato ti chiama, accorri sollecito, presentati sorridente, poi, ascoltalo con attenzione. Imparerai ad accorrere con prontezza anche quando è Dio stesso che ti chiama e a risponderGli prontamente: “Eccomi! Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”.
Se devi dargli da mangiare, fa’ attenzione che sia comodo, che il cibo sia tenero, non scotti né sia freddo. Se poi non vorrà mangiare, esortalo con dolcezza, senza eccessiva insistenza. Alla scuola del malato, imparerai ad aver fame di Dio e a pregarlo: “Signore, nutrimi con la tua Parola”.
Quando devi lavarlo o cambiarlo, fallo con delicatezza e sveltezza senza scoprirlo più del necessario, perché non prenda freddo, non si affatichi, non ne provi imbarazzo per il suo pudore. Imparerai a pregare ogni giorno: “Signore, lavami dai miei peccati e rivestimi con la tua grazia”.
Quando lo accompagni, non pretendere che cammini speditamente come te. Piuttosto, adatta il tuo passo al suo e rimani al suo fianco facendoti per lui un appoggio sicuro. Il servizio al malato ti insegnerà a pregare: “Signore, fammi camminare nelle tue vie; guidami sui tuoi sentieri e sii sostegno ai miei passi”.
Quando stai alla presenza del malato, comportati con ogni diligenza, carità, rispetto, mansuetudine e piacevolezza. E se mai fosse necessario rivolgergli un rimprovero, fallo con benevolenza, senza umiliarlo o alzare la voce. Alla fine, poi, incoraggialo sempre esortandolo al bene. Imparerai così a pregare dicendo: “Signore, sii benigno e misericordioso con me; volgi verso di me il Tuo Volto”.
Quando il malato prega, non disturbare il suo colloquio con Dio e lascia che sfoghi con spontaneità i suoi sentimenti. Poi, unendoti a lui, esortalo con dolcezza alla speranza nel Signore Gesù e all’abbandono fiducioso e filiale nel Padre del cielo. Accanto al malato, imparerai a pregare anche tu: “Signore, aumenta la mia poca fede; si compia in me la tua volontà”.
Quando il malato si aggrava, riserva per lui una particolare attenzione e vedi che: appoggi bene sui cuscini, non lo disturbino i rumori o la troppa luce, non abbia sete ma la bocca sia ben inumidita. Di tanto in tanto, rassicuralo con qualche buona parola e chiedigli se desidera la visita del sacerdote. Imparerai a stare accanto a chi soffre coltivando i sentimenti che furono della Madre del Signore, accanto al suo Figlio, ai piedi della croce, e che oggi rivivono nel cuore materno della Chiesa.
Non ti scoraggino, ragazzo mio, le difficoltà che sempre compaiono nello svolgere questo santo servizio: sono gli ostacoli che vengono dal diavolo, il quale vorrebbe spingerci a cercare le nostre comodità anziché avanzare nella carità. Affinché poi la carità che arde in te non si spenga, alimentala al fuoco dell’Eucaristia e del Crocifisso. Allora, non per tuo merito ma per dono di Dio, diventerai come il ferro, che, quando è messo nella fornace, diventa incandescente.
Se farai queste cose con umiltà e per amor di Dio, sarai stimato per la tua saggezza e umanità. Ma non cercare la ricompensa dagli uomini. Possederai invece la Vita. Quella vera, che non perisce. E nel Giorno del giudizio, questi poveri infermi testimonieranno in tuo favore. Avrei mille altre cose da dirti, ma ora va’, con il mio augurio e la mia benedizione. Il Signore ti faccia santo. Camillo de Lellis
Famiglia Camilliana Laica a cura della Famiglia Camilliana Laica Cremona