Il movimento di beni e servizi è una delle forme di integrazione internazionale. Nei modelli tradizionali del commercio internazionale (Ricardo, modello a fattori specifici, H-O) l’assunzione è sempre quella di assenza di mobilità tra paesi dei fattori Tuttavia i risultati del modello H-O mostrano ad esempio che il commercio internazionale è un sostituto della mobilità internazionale dei fattori (i paesi si scambiano fattori produttivi indirettamente, sono contenuti nei relativi prodotti; il commercio conduce al pareggiamento del prezzo dei fattori) Un’altra forma di integrazione, con conseguenze più immediate e rilevanti dal punto di vista politico, è il movimento internazionale dei fattori produttivi: migrazioni della forza lavoro trasferimenti di capitale mediante prestiti internazionali collegamenti internazionali coinvolti nella formazione di imprese multinazionali Il movimento internazionale dei fattori
La mobilità internazionale del lavoro Assunzioni del modello (di breve periodo) Ci sono due paesi (A, Italia e B, Romania) Ogni paese produce due beni, manufatti (M) e cibo (F) Per la loro produzione vengono impiegati due fattori produttivi: lavoro (L) e capitale (K). I paesi commerciano tra di loro e i prezzi dei prodotti sono determinati sui mercati internazionali e sono quindi comuni In tutti i mercati vigono condizioni di concorrenza perfetta Il lavoro (L) è mobile tra paesi
L’assunzione di concorrenza perfetta anche sul mercato del lavoro implica, in ciascun paese: (i) La piena occupazioneL M + L F = L (ii) Che il salario corrisponda al valore della produttività marginale del lavoratore MPL M x P M = W M MPL F x P F = W F L’ipotesi di mobilità intersettoriale di L implica che in equilibrio: W M = W F
GUARDIAMO AL MERCATO DEL LAVORO Per capire come avviene l’allocazione del lavoro tra i due settori e a che livello si stabilisce il salario, dobbiamo guardare alla domanda e all’offerta di lavoro. Domanda di lavoro: –In ogni settore, i datori di lavoro cercheranno di massimizzare i profitti, assumendo lavoratori fino al è punto in cui il valore del prodotto di ogni ulteriore unità di lavoro è pari al costo di quella stessa unità. La curva di domanda di lavoro (relazione tra w e L domandato) nel settore manifatturiero può essere espressa come: MPL M x P M = W M Se L M aumenta, MPL M diminuisce e il salario che il datore di lavoro è disposto a pagare diminuisce. La curva di domanda è quindi inclinata negativamente Analogamente, la domanda di lavoro nel settore alimentare è espressa come: MPL F x P F = W F
P M x MPL M (Curva di domanda di lavoro in M) P F x MPL F (Curva di domanda di lavoro in F) WMWM WFWF W1W1 1 L1ML1M L1FL1F Offerta complessiva di lavoro, L LMLM LFLF Sotto l’ipotesi di rendimenti marginali decrescenti, in ogni paese il salario si determina dall’incrocio delle due curve. Paese A (Italia)
Ipotizziamo che nel paese B (Romania) il salario di equilibrio si stabilisca ad un livello più basso. Questo, a parità di prezzi dei prodotti, può derivare o da un’offerta di lavoro più ampia (scatola con base più grande) o da un livello tecnologico inferiore (curve di domanda di lavoro più basse). Dato che il lavoro si può muovere tra i paesi, questo comporta un movimento migratorio da B ad A (dalla Romania verso l’Italia). Questo si traduce, nel paese A (Italia), in: un aumento dell’offerta di lavoro (base del grafico a scatola che determina il salario) una diminuzione del salario di equilibrio un aumento dell’impiego di lavoro in entrambi i settori Nel paese B si osserva una dinamica opposta.
P M x MPL M P F x MPL F WMWM WFWF W1W1 1 L1ML1M L1FL1F Offerta complessiva di lavoro, L 1 LMLM LFLF Paese A (Italia) L2ML2M L2FL2F Offerta complessiva di lavoro, L 2 P F x MPL F W2W2 2 L’afflusso di di lavoro abbassa in A il salario nominale e reale. Infatti, a parità di K, L aumenta e la sua produttività marginale diminuisce. La dinamica opposta si osserva nel paese B (Romania), in cui i salari crescono. La migrazione termina quando i salari nei due paesi sono uguali.
Applicazione: l’immigrazione nel nuovo mondo ( )
salari Lavoratori del paese A: I salari nominali (e quelli reali, dato che si ragiona a parità di prezzi dei prodotti) diminuiscono Effetti distributivi dell’immigrazione nel b.p. nel paese A (Italia) Capitalisti del paese A: Guadagnano: cresce la parte di prodotto che remunera il capitale PML M LMLM (w/P M )’ (w/P M )’’ (L M )’ profitti salari PML M LMLM (w/P M )’ (w/P M )’’ (L M )’’ profitti (+) ∆ profitti I loro guadagni si possono analogamente vedere in termini di remunerazione del K: R K = PMK M x P M Al crescere di L, a parità di P M, R K cresce perché cresce PMK M (ogni unità di K ha adesso un numero maggiore di L) Effetti distributivi opposti si hanno nel paese B
Investimenti diretti esteri e imprese multinazionali Investimenti diretti esteri flussi internazionali di capitale attraverso cui un’impresa di un paese crea o espande una propria filiale in un paese estero (ex novo – greenfield; tramite acquisizioni o fusioni - brownfield) Comportano non soltanto un trasferimento di risorse (K), ma anche l’acquisizione di un controllo –La filiale non ha semplicemente un obbligo finanziario nei confronti dell’impresa madre, ma è anche parte della stessa struttura organizzativa e dipende dalle sue scelte Gran parte degli IDE è effettuata da imprese multinazionali. Un’impresa è multinazionale quando detiene una quota significativa del capitale di un’impresa estera, normalmente il 50% (quindi se un’impresa estera detiene più del 50% di un’impresa nazionale, questa è filiale di una multinazionale). Questo criterio non esclude che un’impresa possa essere entrambe le cose. Esistono tuttavia definizioni meno restrittive (ad esempio il dipartimento del commercio estero US usa la soglia del 10%)
Investimenti diretti esteri e imprese multinazionali Le imprese multinazionali sono un modo per concedere prestiti internazionali, ma questa non è la sola ragione, altrimenti ci si limiterebbe a effettuare transazioni finanziarie Attraverso gli IDE le imprese cercano di estendere il loro controllo in altri paesi. Le motivazioni di queste scelte sono fornite dalla teoria delle imprese multinazionali. Gli effetti settoriali e distributivi degli IDE si possono modellizzare nel breve periodo con lo stesso approccio usato per i movimenti di lavoro Il capitale sarà attratto da rendimenti più elevati, che si avranno in paesi con una scarsa dotazione di capitale e una elevata dotazione di lavoro (e quindi con bassi salari) L’ingresso di nuovi capitali avvantaggia i lavoratori (la cui produttività marginale cresce grazie ad una maggiore dotazione di K); svantaggia i capitalisti (perché la PM K decresce).
I guadagni dai flussi di lavoro e da capitale Il modello che abbiamo visto mostra che alcuni possessori di fattori produttivi guadagnano ed altri perdono: i possessori dei fattori che decidono di entrare guadagnano per definizione quando entra L i lavoratori perdono e i possessori di K guadagnano quando entra K i possessori di L guadagnano e i possessori di K perdono A livello aggregato, i paesi di destinazione guadagno o perdono? E i paesi di origine?
I guadagni dai flussi di lavoro Se i lavoratori possono spostarsi da un paese all’altro, i lavoratori di B (Romania) sono attratti dai più alti salari di A (Italia). Le due curve di domanda di lavoro si riferiscono adesso ai due paesi e la base della scatola rappresenta l’offerta mondiale di lavoro. Se inizialmente W A > W B (punti A e B), la migrazione conduce a W W. Questo processo dura finché W B = W A. WAWA WBWB LALA LBLB LALA LBLB Offerta mondiale di lavoro, L LD A LD B WAWA A WBWB W C B Imm B→A
Ogni lavoratore di A vede diminuire il proprio salario (da W A a W W ). Per i lavoratori di A nel complesso si ha una perdita pari al rettangolo arancione. I proprietari degli altri fattori (K), grazie all’aumento di L e alla conseguente diminuzione dei salari, hanno un guadagno pari alla somma del rettangolo arancione e del triangolo giallo (ACD). Il rettangolo viene sottratto ai lavoratori nazionali. Il triangolo è la differenza tra quanto gli immigrati producono e quanto ricevono come salari. Nel complesso quindi il paese A guadagna un ammontare pari all’area del triangolo giallo (ACD). WAWA WBWB LALA LBLB LALA LBLB LD A LD B WAWA A WBWB W C B Punto di vista di A (che riceve migranti) Imm B→A D
Ogni lavoratore di B guadagna il salario W W. Complessivamente questi emigrati ricevono salari pari al rettangolo celeste DCFE. In assenza di migrazione questi lavoratori avrebbero creato un valore pari al trapezio BCFE. Ne consegue che il paese B guadagna, con l’emigrazione, un ammontare pari all’area del triangolo DCB. Questo ovviamente conteggiando la remunerazione degli immigrati nel loro paese di origine (come se i salari si trasformassero in tutte rimesse degli emigrati). WAWA WBWB LALA LBLB LALA LBLB LD A LD B WAWA A WBWB W C B Punto di vista di B (da cui il lavoro emigra) Imm B→A D E F
A livello mondiale si ha quindi un guadagno legato ai flussi della forza lavoro pari all’area ABC WAWA WBWB LALA LBLB LALA LBLB LD A LD B WAWA A WBWB W C B Imm B→A E F Questa quantità è facilmente calcolabile essendo pari a:
I guadagni dai flussi di capitale Se i capitali possono spostarsi da un paese all’altro i capitalisti di A (Italia) sono attratti dai più alti rendimenti del capitale di B (Romania) legati alla grande disponibilità di lavoro e ai bassi salari. Le due curve di domanda di capitale si riferiscono ancora ai due paesi e la base della scatola rappresenta l’offerta mondiale di capitale. Se inizialmente R B > R A (punti A e B), il flusso di capitali da A e B conduce a R W. RARA RBRB KAKA KBKB KAKA KBKB Offerta mondiale di capitale, K KD A KD B RARA RBRB A RWRW C B IDE B←A
RARA RBRB KAKA KBKB KAKA KBKB Offerta mondiale di capitale, K KD A KD B RARA RBRB A RWRW C B IDE B←A D Con ragionamento del tutto analogo al caso del lavoro si deduce che il paese A guadagna il triangolo giallo BCD, pari alla differenza tra quanto ottiene di profitti adesso e il valore che otteneva con il capitale in A (area CBFE). Il paese B guadagna dall’IDE di A il triangolo celeste ACD (differenza tra quanto produce con gli IDE (CAFE) e quanto li remunera (CDFE). EF
RARA RBRB KAKA KBKB KAKA KBKB Offerta mondiale di capitale, K KD A KD B RARA RBRB A RWRW C B IDE B←A D EF A livello mondiale si ha quindi un guadagno legato ai flussi di IDE pari all’area ABC Questa quantità è facilmente calcolabile essendo pari a:
TEORIA DELLE IMPRESE MULTINAZIONALI Due elementi spiegano l’esistenza di imprese multinazionali (nonostante la rinuncia ad economie di scala ed integrazione): –Problema della localizzazione –Un bene viene prodotto in due (o più) paesi diversi anziché in uno solo perché: »Esiste una localizzazione delle risorse che richiede di investire vicino ad esse »La grande dimensione consente economie di scala che consentono una spinta divisione delle fasi produttive (alto L/K in paesi con molto L e R & S nei paesi avanzati) »evitare costi di trasporto troppo alti »Superare barriere agli scambi »Fruire di sussidi del paese di destinazione »Entrare in un mercato estero oligopolistico –Problema dell’internalizzazione –Un bene viene prodotto in localizzazioni diverse dalla stessa impresa anziché da imprese separate perché così è più profittevole condurre transazioni di tecnologie e gestione. »Trasferimento di tecnologie (integrazione orizzontale) »Integrazione verticale »Acquisizione di potenziali concorrenti
Alcune evidenze quantitative Le imprese multinazionali giocano un ruolo importante nelle dinamiche del commercio internazionale e degli investimenti. –Esempio: la metà delle importazioni statunitensi possono essere considerate come transazioni tra diverse branche di imprese multinazionali ed il 24% delle attività che gli Stati Uniti possiedono all’estero è costituito dal valore di filiali estere di imprese statunitensi. –Le imprese multinazionali di proprietà estera giocano un ruolo importante nella maggior parte delle economie, in special modo negli Stati Uniti.
Effetti delle multinazionali nei paesi di origine: perdita di posti di lavoro (spesso poco e per niente specializzati) e mantenimento delle posizioni manageriali o di certe fasi. In assenza di delocalizzazione, che sarebbe accaduto per effetto della concorrenza estera? la delocalizzazione può trasferire anche tecnologie, avvantaggiando il paese di destinazione e impoverendo quello di origine Abbassamento del gettito fiscale del paese di origine
Effetti dalle multinazionali nei paesi ospitanti: le imprese multinazionali sono solitamente più grandi di quelle locali e quindi creano risorse (capitale, conoscenza, etc.), ma hanno anche molto potere contrattuale sulle altre imprese locali e sulle autorità locali le MN sono di solito più efficienti e innovative delle imprese locali e quindi, a seconda del contesto locale, possono spiazzare le imprese locali o aiutare il sistema a crescere in efficienza e competitività (spillover di conoscenza, informazione, manageriali, etc.) inoltre le MN stimolano la creazione di infrastrutture pubbliche o la concentrazione di fornitori specializzati che possono rappresentare economie esterne anche per le imprese locali le multinazionali sono accusate di assumere posizioni di dominio, drenando risorse fisiche, finanziarie, imprenditoriali, risorse per R & S, che potrebbero costituire la base per lo sviluppo di industrie nazionali
- sono in particolare accusate di sfruttamento del lavoro in luoghi in cui detengono un potere contrattuale molto forte (PVS) (problemi di sviluppo economico duale). In realtà l’evidenza empirica mostra che le MN pagano salari non inferiori alle imprese locali, sia per attrarre lavoratori bravi e trattenerli (efficiency wages e search theory), sia per costruirsi una reputazione, sia per mantenere relativamente omogenei gli standard (specie tra quadri, molto mobili da un paese all’altro) - a seconda del motivo dell’insediamento possono domandare lavoro non qualificato o lavoro qualificato. Nel secondo caso possono sottrarlo alle imprese locali, ma possono anche incentivare politiche di formazione - le imprese MN sono “footloose”: quando cessano i motivi del vantaggio competitivo, li vanno a cercare altrove. Questi fattori possono degenerare in profonde depressioni (come altri tipi di sviluppo esogenamente determinato), forte volatilità dell’occupazione
IDE e l’economia del paese di destinazione Il caso dell’IRLANDA Inizi anni 90: PIL pro capite Irlanda = 65% media UE Fine anni 90: pari alla media UE La forte crescita è stata fortemente alimentata dagli IDE in entrata, concentrati in settori high tech (farmaceutica, elettronica, software):
1.Perchè l’Irlanda ha attratto così tanti IDE? 2.Come hanno contribuito alla crescita e alla trasformazione economica irlandese? L’ambiente economico irlandese presentava alcune caratteristiche in grado di attrarre IDE: - Imposizione fiscale - Ruolo dell’Industrial Development Agency - Caratteristiche della forza lavoro (livelli di qualificazione) - Effetti di agglomerazione e dimostrativi - Ambiente economico generale
- Imposizione fiscale Totale esenzione fiscale dei profitti derivanti da esportazioni manifatturiere La più bassa aliquota effettiva di imposizione fiscale sulle società in Europa (al 1973 e ancora adesso)
- Ruolo dell’Industrial Development Agency L’agenzia opera identificando i settori a più forte sviluppo a livello internazionale e valuta quali sono più adatti alle risorse e agli obiettivi di sviluppo dell’Irlanda Vengono poi identificate le aziende più forti nei settori target e invitate ad insediarsi in Irlanda L’Agenzia si adopera per preparare capitale umano ed infrastrutture necessarie - Caratteri della Forza Lavoro Forte strategia di potenziamento dell’istruzione ad indirizzo scientifico (forte convergenza dei diplomati e laureati in discipline scientifiche nelle fasce giovanili anni) Profilo della popolazione per età favorevole (% pop. in età lavorativa molto elevata, forte offerta di lavoratori giovani)
- Effetti di agglomerazione e dimostrativi Effetti di agglomerazione e spill overs tecnologici derivanti dall’addensamento di high tech nel paese Esperienze di successo di attori chiave dei settori a livello internazionale che inducono altri ad investire in un paese - Ambiente economico generale Condizioni del mercato del lavoro (bassi costi del lavoro) Forte miglioramanto delle infrastrutture pubbliche (fondi trutturali UE) Efficienza della PA (es. bassi livelli di corruzione) - Altri fattori (di rilievo per imprese USA in particolare) Lingua inglese Posizione geografica tra UE e USA Legami culturali tra Irlanda e ambiente imprenditoriale irandese-americano
- Come gli IDE hanno contribuito alla crescita e alla trasformazione economica irlandese? Gli IDE hanno fatto fortemente convergere la struttura produttiva Irlandese verso quella dei paesi UE più evoluti: - Aumento nel manufatturiero della quota dei prodotti “moderni” - Aumento della quota dei servizi alle imprese sul totale (e rispetto ai servizi al consumo) - Aumento dei servizi intensivi di capitale umano (finanza, assicurazioni, immobiliare, servizi imprese) - Aumento delle dimensioni medie delle imprese
Gli IDE hanno fatto fortemente variare la struttura del commercio internazionale Irlandese: - ri-orientamento dell’export verso settori “moderni”, fortemente trainata dal settore estero (85% dell’export di questo settore) - forte crescita della quota di commercio intra-industriale Il settore estero ha contribuito in misura decisiva ad accrescere la quota di R&D sul PIL (vicino ai paesi con l’indicatore più alto in UE)
Impatti degli IDE sull’industria nazionale: - poca concorrenza tra imprese estere (export-oriented) e nazionali sui mercati interni - le esportazioni nazionali ed estere (farmaceutica, elettronica, apparecchi elettrici) che esportano, operano in settori molto differenti - anche i mercati di destinazione sono molto diversi, tra industria interna (UK) e estera (UE) - spiazzamento dei salari nei settori e imprese a bassa produttività - aumento dei salari dei lavoratori più qualificati - aumento dell’occupazione anche in settori integrati (ogni 100 manifatturieri esteri, 100 nei servizi e 10 nella manifattura nazionale) - Aumento della volatilità dell’occupazione (gli stranieri, in caso di crisi, escono prima dal mercato) -la domanda di beni intermedi in alcuni settori genera aumenti di produttività derivanti da economie di scala - Spillovers tecnologici (con aumento di produttività) sulle imprese nazionali - forti entrare fiscali, nonostante le aliquote più basse - Alcuni studi mostrano come la forte crescita degli anni 90 e oltre sia stata in buona parte determinata dagli IDE