MARX (Il Manifesto del partito comunista)

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Transcript della presentazione:

MARX (Il Manifesto del partito comunista) prof. Michele de Pasquale

la borghesia si è configurata sempre come forza rivoluzionaria perseguendo la logica del profitto, che richiede una continua crescita economica, essa ha provocato sempre un continuo rinnovamento e accrescimento degli strumenti di produzione e quindi, contestualmente, il rinnovamento dei rapporti di produzione, dell'intero assetto sociale e della sovrastruttura ideologica il suo carattere rivoluzionario le ha consentito di produrre progressi, nella società umana, quali non si erano mai visti in millenni di storia

ha assoggettato la campagna alla città la borghesia ha sviluppato la vita cittadina e ha favorito, con l'inurbamento, l'acculturazione degli ex-contadini ha creato nuovi e sempre piú efficienti strumenti di produzione e di scambio ha sviluppato tutte le capacità creative dell'uomo e le sue potenzialità produttive ha assoggettato la campagna alla città con la creazione di un mercato mondiale, ha incivilito nazioni barbare, ha creato un'effettiva interdipendenza tra le diverse nazioni; anzi ha abbattuto le barriere nazionali, provocando una unificazione di fatto del genere umano e universalizzando la cultura s'è diffusa su tutto il globo terrestre, rendendo cosmopoliti la produzione e il commercio: infatti elabora in un luogo materie prime provenienti da altre zone, esporta in tutto il mondo merci ch'essa produce in una determinata area

il suo potere rivoluzionario ha però raggiunto il culmine: ha sviluppato a tal punto le forze produttive che esse non s'adeguano piú ai vigenti rapporti di produzione il rapporto di proprietà che le è essenziale, e che finora le ha consentito di crescere, ora determina la sua morte progressiva la logica del profitto, che la caratterizza, e che finora ha accresciuto la sua ricchezza, ora provoca inevitabilmente la sua rovina essa è chiusa in un circolo assurdo, in una condizione contraddittoria: per ricavare profitto, deve intensificare la produzione; cosí entra però in crisi di sovrapproduzione, cioè è costretta a produrre piú di quanto il mercato esistente è capace di assorbire; esaurita la ricerca di nuovi mercati, e sfruttati piú massicciamente i mercati già esistenti, è costretta a distruggere gran parte della produzione e delle stesse forze produttive per poter sopravvivere

la borghesia deve distruggere ricchezza per produrre altra ricchezza; deve provocare miseria per permettere al capitale di crescere “ Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta una gran parte non solo dei prodotti già ottenuti, ma anche delle forze produttive che erano già state create. Nelle crisi scoppia un'epidemia sociale che in ogni altra epoca sarebbe apparsa un controsenso: l'epidemia della sovrapproduzione. La società si trova improvvisamente ricacciata in uno stato di momentanea barbarie; una carestia, una guerra generale di sterminio sembrano averle tolto tutti i mezzi di sussistenza; l'industria, il commercio sembrano annientati, e perché? Perché la società possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio.” (Marx, Manifesto del partito comunista)

gli operai pagano l'alto costo sociale di queste crisi: sono ridotti in condizioni sempre piú accentuate di indigenza, anche perché il regime di concorrenza tra i capitalisti spinge costoro ad immettere sul mercato merci a prezzi piú bassi, e, quindia rendere piú intenso lo sfruttamento dei lavoratori in tal modo la borghesia capitalista produce e alimenta la forza rivoluzionaria della classe operaia, e con ciò produce la sua stessa fine, naturalmente ed inevitabilmente l'operaio è, per il capitalista, essenzialmente forza-lavoro; e questa forza-lavoro è per lui merce da acquistare; quindi c'è un mercato del lavoro in cui il prezzo della forza-lavoro è determinato dalle leggi del mercato, o più precisamente dalla legge della domanda e dell'offerta; esso s'abbassa a mano a mano che si amplia l'offerta della forza-lavoro; sicché la concorrenza con la forza-lavoro delle donne, dei fanciulli, e dei ceti medi proletarizzati rende sempre piú basso il salario di tutti gli operai

a queste condizioni oggettive l'operaio non può sottrarsi; egli è costretto a vendersi per assicurarsi i mezzi di sussistenza per sé e per la propria famiglia ai danni derivatigli dalla concorrenza della sua forza-lavoro con altra forza-lavoro sempre disponibile, alla precarietà del salario determinato dalle crisi di sovrapproduzione, al sempre piú intenso sfruttamento del suo lavoro per il regime di concorrenza tra capitalisti, gli si aggiunge anche la pena della precarietà delle sue condizioni di lavoro: egli è appendice, accessorio della macchina; la sua opera è ridotta ad atti semplici, puramente ripetitivi, estremamente parcellizzati; la sua azione produttiva è sottoposta a ritmi duri e a disciplina di tipo militaresco; il suo lavoro è insieme pesante e insignificante; la sua intelligenza creativa ed operativa è costantemente mortificata in queste condizioni la classe proletaria si presenta come classe irriducibilmente antagonista a quella dei capitalisti, come quella che sovvertirà le basi materiali della società borghese spontaneamente e irreversibilmente

(Marx, Manifesto del partito comunista) “ La storia di ogni società è stata finora la storia di lotte di classe. Uomo libero e schiavo, patrizio e plebeo, barone e servo della gleba, membro di una corporazione e artigiano, in breve oppressore e oppresso si sono sempre reciprocamente contrapposti, hanno combattuto una battaglia ininterrotta, aperta o nascosta, una battaglia che si è ogni volta conclusa con una trasformazione rivoluzionaria dell'intera società o con il comune tramonto delle classi in conflitto. Nelle precedenti epoche storiche noi troviamo dovunque una suddivisione completa della società in diversi ceti e una multiforme strutturazione delle posizioni sociali. Nell'antica Roma abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel Medioevo, feudatari, vassalli, membri delle corporazioni, artigiani, servi della gleba, e ancora, in ciascuna di queste classi, ulteriori specifiche classificazioni. La moderna società borghese, sorta dal tramonto della società feudale, non ha superato le contrapposizioni di classe. Ha solo creato nuove classi al posto delle vecchie, ha prodotto nuove condizioni dello sfruttamento, nuove forme della lotta fra le classi. La nostra epoca, l'epoca della borghesia, si caratterizza però per la semplificazione delle contrapposizioni di classe. L'intera società si divide sempre più in due grandi campi nemici, in due grandi classi che si fronteggiano direttamente: borghesia e proletariato. Dai servi della gleba del Medioevo sorse il popolo minuto delle prime città; da questo popolo minuto si svilupparono i primi elementi della borghesia.” (Marx, Manifesto del partito comunista)

ad accentuare questo antagonismo è lo stesso ordinamento capitalistico, attraverso anche la proletarizzazione dei ceti medi, piccoli industriali, negozianti, titolari di piccole rendite, artigiani, agricoltori il loro piccolo capitale soccombe nella concorrenza col capitale piú solido; le loro merci soccombono nella concorrenza commerciale con quelle prodotte dalla grande industria che, con lo sfruttamento del lavoro, diminuisce il costo di produzione del prodotto, immettendolo sul mercato a prezzo inferiore dapprima i ceti intermedi si costituiscono come piccola borghesia oscillante tra il proletariato e la grande borghesia; poi finiscono per precipitare inevitabilmente nella classe proletaria

così l'ordinamento capitalistico provoca due fenomeni concomitanti e connessi: assorbe i capitali piú deboli, riduce sempre piú il numero dei capitalisti, e rende sempre piú potente la forza di dominio del capitale riducendo il numero dei piccoli imprenditori, fino alla loro scomparsa, allarga sempre piú la classe proletaria, che acquista sempre piú carattere di massa, e con ciò piú potere di eversione quando la classe operaia sarà giunta alle condizioni di piena maturità, essa attuerà la lotta rivoluzionaria, in cui praticherà l'espropriazione degli espropriatori, e instaurerà il comunismo

queste ideologie presentano elementi interessanti i mali della società borghese capitalistica sono stati ben individuati sia dal socialismo piccolo-borghese che dal comunismo critico-utopistico queste ideologie presentano elementi interessanti l'abolizione del contrasto uomo-macchina l'abolizione del contrasto città-campagna (Owen) la soppressione dello Stato come realtà che produce politica e la sua trasformazione in strumento di amministrazione e di gestione della produzione l'instaurazione del principio che ciascuno contribuisca secondo le sue capacità e sia compensato secondo il suo lavoro (Saint-Simon) l'eliminazione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo

è anche vero che queste ideologie e questi movimenti sono affetti da mali incurabili: non meno utopistico è il comunismo elaborato da Saint-Simon, Fourier, Owen, che, tuttavia, è espressione delle esigenze reali del proletariato; il suo limite sta in ciò: individuato nel proletariato la classe sofferente, spinto dal desiderio di aiutarlo, si propone progetti di rigenerazione della società, delineando modelli ideali, non aderenti alla realtà e senza possibilità di attuazione il socialismo utopistico è espressione dei ceti intermedi, di quei piccoli borghesi che sono alle soglie della proletarizzazione, e che volendosi sottrarre alla loro inevitabile fine, sí contrappongono alla borghesia, ma con spirito conservatore, anzi reazionario

Marx prospetta il suo comunismo come qualcosa di totalmente diverso il movimento operaio deve non sottrarsi alla lotta di classe, né attenuarla, ma esasperarla, assumendo il suo ruolo rivoluzionario al fine di impadronirsi del potere per attuare il rovesciamento dei rapporti di produzione capitalistici perché possa riuscire nell'impresa già sussistono le condizioni oggettive il capitalismo, infatti, non solo accresce la classe proletaria, ma la concentra, a grandi masse, in pochi luoghi; il che consente agli operai di contattarsi. Inoltre favorisce il sentimento di uguaglianza tra i lavoratori, sia perché li impegna in un lavoro alle macchine semplice e uguale per tutti, che annulla le differenze tra gli individui; sia perché corrisponde salari uguali per tutti, e ai limiti inferiori, cioè alle soglie della sopravvivenza, generando in tutti il senso della propria precarietà e della propria dipendenza. Ancora: questo senso di precarietà esso alimenta con le ricorrenti crisi commerciali e con le conseguenze della lotta concorrenziale tra imprenditori, che portano i proletari sempre piú vicini al limite della rottura dei rapporti di produzione. E poi, i mezzi di comunicazione, che la borghesia ha creato per i suoi interessi, consentono che anche una piccola lotta locale assuma il valore di lotta nazionale e la funzione di lotta di classe, cioè di lotta politica. con tutto ciò, insomma, il capitalismo pone oggettivamente le condizioni dell'unità del proletariato e della nascita della sua coscienza di classe

“ La rivoluzione comunista è la rottura più radicale con i rapporti tradizionali di proprietà. Non meraviglia dunque che nel suo sviluppo essa rompa nel modo più radicale con le idee tradizionali. Ma lasciamo stare le obiezioni della borghesia contro il comunismo. Abbiamo già visto sopra che il primo passo nella rivoluzione dei lavoratori è l'elevazione del proletariato a classe dominante, la conquista della democrazia. Il proletariato userà il suo potere politico per strappare progressivamente alla borghesia tutti i suoi capitali, per centralizzare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, dunque del proletariato organizzato in classe dominante, e per moltiplicare il più rapidamente possibile la massa delle forze produttive. In un primo momento ciò può accadere solo per mezzo di interventi dispotici sul diritto di proprietà e sui rapporti di produzione borghesi, insomma attraverso misure che appaiono economicamente insufficienti e inconsistenti, ma che nel corso del movimento si spingono oltre i propri limiti e sono inevitabili strumenti di trasformazione dell'intero modo di produzione. Queste misure saranno naturalmente differenti da paese a paese. Per i paesi più sviluppati potranno comunque essere molto generalmente prese le misure seguenti: 1) Espropriazione della proprietà fondiaria e impiego della proprietà fondiaria per le spese dello Stato; 2) Forte imposta progressiva; 3) Abolizione del diritto di successione; 4) Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli. %

5) Centralizzazione del credito nelle mani dello Stato attraverso una banca nazionale dotata di capitale di Stato e monopolio assoluto; 6) Centralizzazione di ogni mezzo di trasporto nelle mani dello Stato; 7) Moltiplicazione delle fabbriche nazionali, degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano sociale; 8) Uguale obbligo di lavoro per tutti, costituzione di eserciti industriali, specialmente per l'agricoltura; 9) Unificazione dell'esercizio dell'agricoltura e dell'industria, misure volte ad abolire gradualmente la contrapposizione di città e campagna; 10) Educazione pubblica e gratuita di tutti i bambini. Abolizione del lavoro dei bambini nelle fabbriche nella sua forma attuale. Fusione di educazione e produzione materiale, ecc., ecc. Una volta sparite, nel corso di questa evoluzione, le differenze di classe, e una volta concentrata tutta la produzione nelle mani degli individui associati, il potere pubblico perderà il suo carattere politico. Il potere pubblico in senso proprio è il potere organizzato di una classe per soggiogarne un'altra. Quando il proletariato inevitabilmente si unifica nella lotta contro la borghesia, erigendosi a classe egemone in seguito a una rivoluzione, e abolendo con la violenza, in quanto classe egemone, i vecchi rapporti di produzione, insieme a quei rapporti di produzione esso abolisce anche le condizioni di esistenza della contrapposizione di classe, delle classi in genere, e così anche il suo proprio dominio in quanto classe. Al posto della vecchia società borghese con le sue classi e le sue contrapposizioni di classe, subentra un'associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti.” (Marx, Manifesto del partito comunista)

è necessario che il movimento operaio passi dalla spontaneità all'organizzazione della sua azione, attraverso la creazione di un partito che diffonda la coscienza della necessità dell'azione rivoluzionaria che promuova e favorisca la coscienza e l'unità di classe che annulli le tendenze disgregatrici che la borghesia provoca nella classe che preveda le possibili contraddizioni e le opposizioni alla marcia verso il socialismo che proponga obiettivi a breve e a lungo termine di tale azione

il partito deve porsi come espressione organica di tutta la classe operaia, pur essendo animato e guidato dalla sua avanguardia piú cosciente che sola può riuscire ad utilizzare ai fini rivoluzionari gli strumenti culturali (quali ad esempio la dialettica hegeliana, l'economia politica) che finora hanno sancito anche teoricamente la supremazia della borghesia, e che ora, cambiati di segno, possono diventare strumenti di una concezione veramente scientifica della storia e, nello stesso momento, strumenti capaci di dare base scientifica alla prassi rivoluzionaria