Il Risorgimento italiano L’Italia dopo il Congresso di Vienna Il dibattito risorgimentale Il 1848 e la prima guerra di indipendenza
L’Italia nel 1815 Mancata unità nazionale Egemonia austriaca Restaurazione dei sovrani legittimi, eccetto: Venezia Parma Ritorno dell’assolutismo Sopravvivenza, in alcuni stati, delle riforme napoleoniche
Le ragioni del ritardo economico, sociale e politico Condizioni sociali ed economiche: debolezza del settore industriale per l’assenza di: settore trainante mercato interno comunicazioni imprenditori dinamici agricoltura moderna limitata alla pianura padana Condizioni politiche: divisione territoriale in stati regionali deboli dipendenza dagli stati egemoni Austria Francia debolezza e marginalità dei progetti insurrezionali
La Carboneria Silvio Pellico Collaboratore del “Conciliatore” aderì alla Carboneria e venne arrestato 1820 Pellico è condotto nel carcere di Venezia Carlo Felice Biscarra - Museo Civico, Casa Cavassa, Saluzzo
I moti 1820-21 e 1831 1820 Regno delle due Sicilie 1821 Piemonte a Napoli: costituzione a Palermo: costituzione e indipendenza Intervento dell’Austria e ritorno all’assolutismo 1821 Piemonte costituzione Intervento dell’Austria e annullamento delle concessioni fatte 1831 Modena costituzione, unità e indipendenza Santorre di Santarosa e altri congiurati incontrano il principe di Carignano, Carlo Alberto che professa idee liberali e soprattutto antiaustriache. Intervento dell’Austria e annullamento delle concessioni fatte
Le principali correnti del dibattito risorgimentale Liberalismo moderato le proposte: riforme lega doganale gli esponenti: Vincenzo Gioberti (neoguelfismo) Cesare Balbo (monarchia piemontese) Repubblicanesimo (soluzione democratica e repubblicana): Giuseppe Mazzini Federalismo democratico (federazione di stati democratica e repubblicana): Carlo Cattaneo
La barca dell’indipendenza Stampa del XIX secolo con la rappresentazione allegorica del progetto neoguelfo ipotizzato da Vincenzo Gioberti. La barca, che si chiama appunto "L'indipendenza italiana", è guidata da Carlo Alberto che sguaina la spada contro l'aquila austriaca. A bordo c'è anche papa Pio IX intento a porgere la mano per salvare l'Italia, sotto forma di donna, dalle acque del mare in tempesta. La barca dell’indipendenza
La religione della nazione italiana Alla fine dell’XI secolo il predicatore Pietro l’eremita incitava i contadini a recarsi in Terrasanta per liberarla: Mazzini amava questo dipinto Francesco Hayez, Pietro l'Eremita che cavalcando una bianca mula col Crocifisso in mano, e scorrendo le città e le borgate predica la Crociata, 1827-29
Mazzini e la Giovine Italia “La Giovine Italia è la fratellanza degli Italiani credenti in una legge di progresso e di dovere: i quali, convinti che l'Italia è chiamata ad essere nazione; - che può con forze proprie crearsi tale; - che il mal esito dei tentati vi passati spetta, non alla debolezza, ma alla pessima direzione degli elementi rivoluzionari […]; consacrano, uniti in associazione, il pensiero e l'azione al grande intento di restituire l'Italia in n azione di liberi ed eguali una, indipendente, sovrana […]. La nazione è l'universalità degli Italiani, affratellati in un patto e viventi sotto una legge comune. Quanto più l'intento d'un'associazione è determinato, chiaro, preciso, tanto più i suoi lavori procederanno spediti, securi, efficaci […]. Finché il vero e pratico scopo d'una rivoluzione si rimarrà segreto ed incerto, incerta pure rimarrà la scelta dei mezzi atti a promoverla e consolidarla […]. Per queste ragioni, la Giovine Italia dichiara senza reticenza a' suoi fratelli di patria il programma in nome del quale essa intende combattere. Associazione tendente anzi tutto a uno scopo d'insurrezione, ma essenzialmente educatrice fino a quel giorno e dopo quel giorno…” G. Mazzini Mazzini e la Giovine Italia
Il 1848 e la prima guerra di indipendenza Il tentativo moderato concessione degli statuti 18-22 marzo: “cinque giornate” di Milano 23 marzo: Carlo Alberto dichiara guerra all’Austria Carlo Alberto è sconfitto a Custoza: luglio 1848 Novara: marzo 1849 e abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele II (1849-78) Il Regno di Sardegna conserva lo Statuto albertino
Le 5 giornate di Milano Carlo Cattaneo: “l’Italia non è serva delli stranieri ma de’ suoi” Dell’insurrezione di Milano e della successiva guerra Francesco Hayez, La Meditazione, 1851, olio su tela, Verona, Civica Galleria d'Arte Moderna.
La fase democratica e popolare Il tentativo democratico rinascita della Repubblica di Venezia (22 marzo 1848) proclamazione della Repubblica romana (9 febbraio 1849) insurrezione popolare in Toscana (febbraio 1849) La repressione armata l’Austria riprende Venezia, Brescia e la Toscana i Borbone riconquistano la Sicilia la Francia di Luigi Napoleone Bonaparte liquida la Repubblica romana (3 luglio 1849)
La costituzione della Repubblica I. La sovranità è per diritto eterno nel popolo. Il popolo dello Stato Romano è costituito in repubblica democratica. II. Il regime democratico ha per regola l’eguaglianza, la libertà, la fraternità. Non riconosce titoli di nobiltà, né privilegi di nascita o casta. III. La Repubblica colle leggi e colle istituzioni promuove il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini. IV. La Repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni nazionalità: propugna l’italiana. VII. Dalla credenza religiosa non dipende l’esercizio dei diritti civili e politici. VIII. Il Capo della Chiesa Cattolica avrà dalla Repubblica tutte le guarentigie necessarie per l’esercizio indipendente del potere spirituale.