Dimmi come parli La comunicazione nella malattia AREZZO 21 marzo 2015 Biblioteca Ospedale S. Donato Ginetta Matracchi Psicologa Psicoterapeuta 1
1° Assioma della comunicazione «non si può non comunicare» 2
LA SOFFERENZA E’ UN CODICE AFFETTIVO, CHE COMUNICA, E CHE NECESSITA DI RISPOSTE CHE APPORTINO SOLLIEVO. LA SOFFERENZA RISULTA SPESSO IL TRAMITE PER UNA COMUNICAZIONE E UNO SCAMBIO ALL’INTERNO DI UNA RELAZIONE A VOLTE CERCATA MA COMUNQUE NECESSARIA
LE TECNICHE EFFICACI PER MIGLIORARE LA COMUNICAZIONE Ci sono alcune tecniche che facilitano la comunicazione, che incoraggiano ad esprimere sentimenti e pensieri ed ottenere un’efficacia terapeutica.
LE TECNICHE EFFICACI PER MIGLIORARE LA COMUNICAZIONE O L’ATTEGGIAMENTO DI ASCOLTO O IL SILENZIO O LA CONVALIDA O COMPRENSIONE DEL MESSAGGIO VERBALE O DOMANDE APPROPRIATE O INCORAGGIAMENTO NON VERBALE O CONGRUENZA
La comunicazione ESISTONO DUE LIVELLI COMUNICATIVI CONTENUTO Cosa sto trasmettendo RELAZIONE Come lo sto trasmettendo CONDIVISIONE EMPATIA SAPER STARE RISONANZE
COMUNICAZIONE VERBALE È quel tipo di comunicazione che si realizza attraverso la parola parlata ed in genere sembra essere la più utilizzata a livello cosciente e la più esplicita.
La comunicazione non verbale O le espressioni del volto O il contatto corporeo O gli altri sensi O la gestualità O il ritmo del respiro O la postura O la disposizione dello spazio O gli oggetti O le azioni
Atteggiamenti più o meno difensivi nei confronti della malattia 1) Disperazione – impotenza Alti livelli di ansia e depressione Convinzione di controllo esterno Assenza di strategie cognitive 2) Negazione – Evitamento Assenza di ansia e depressione Convinzione di controllo interno
Atteggiamenti più o meno difensivi nei confronti della malattia 3) Spirito combattivo: Convinzione di controllo interno sulla malattia Ansia e depressione entro livelli contenuti 4) Accettazione stoica: Convinzione di controllo esterno Bassi livelli d’ansia e depressione
Rapporto tra reazione alla malattia e sopravvivenza I meccanismi di difesa dei pazienti, a parità di condizioni cliniche e di terapie incidono sul decorso e sulla prognosi della malattia e sul reinserimento nella vita di tutti i giorni.
La comunicazione efficace mette in atto tutte le risorse verbale e non, allo scopo di creare e sostenere una valida relazione umana. Evitare: a)un atteggiamento indifferente o addirittura distaccato, impersonale, freddo è dannoso nei confronti della paziente sofferente. b)un atteggiamento ispirato al pietismo, in quanto può far perdere il controllo della situazione stessa e questo modo di agire risulta inutile e nocivo alla paziente.
Un approccio comunicativo centrato sul paziente è un potente sistema di cura
Comunicare - capire 14
Inizia dalla comunicazione della malattia
Conoscere la diversità con alcune persone è meglio far sapere per cercare la collaborazione con altre persone è meglio non far sapere per non farle abbattere 16
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Abbiamo bisogno di bugie più vere della verità 19
Vanno dette cose che siano più funzionali alla cura 20
Allora bugie? NO Modalità espressive che permettono alla persona di sentirsi compresa e di comprendere 21
Van Gogh non voleva raccontare come era l’ulivo, ma come si sentiva lui 22
La comunicazione della diagnosi non dovrebbe contenere solo la parte meccanica della malattia ma dovrebbe prendere in considerazione il sentire che può provocare 23
Non per buonismo del professionista ma per rendere più efficace possibile la comunicazione accettabile capace di attivare risorse 24
TIPOLOGIE DI PERSONE ANSIOSO Tende a delegare Va contenuto. Il professionista si assume la responsabilità della scelta della cura per far assumere al paziente la responsabilità dell’assunzione 25
TIPOLOGIE DI PERSONE DEPRESSO Tende al ritiro Immunodeficienza Va rigenerata la voglia di vivere (certo che ha una malattia, ma non muore, può fare cose da vivo) Va riattivato il desiderio (riprendere le attività preferite) 26
TIPOLOGIE DI PERSONE FOBICO Ha bisogno di tenere tutto sotto controllo → renderlo partecipe dei meccanismi ed effetti chimici delle medicine, ecc. Difficilmente si affida → mettere sotto forma di cura ogni attività consigliata (per es. uscire 3 volte a settimana per 2 ore) 27
LA COMUNICAZIONE NELLA RELAZIONE 28
COSTRUIRE UN RAPPORTO IN CUI L’ALTRO SI SENTA RICONOSCIUTO E POSSA ESPRIMERE CIO’ CHE SENTE, ANCHE LE PAURE PIU’ INDICIBILI. ESSERE CAPACI DI CONTENERE UNO TZUNAMI DI DOLORE
Lo specchio ritornato “ Prendiamo uno specchio in mano (…) chi ci guarda siamo noi, ma non gli stessi noi che un altro guarda. Restituendoci la nostra immagine invertita sull ’ asse avanti-dietro, lo specchio produce un effetto che può anche adombrare un sortilegio : ci guarda da fuori come se ci frugasse dentro, la nostra vista non ci è indifferente, ci intriga e ci turba come quella di nessun altro : i filosofi taoisti la chiamarono lo sguardo ritornato ” [1] [1] Tabucchi A. da “ La frase che segue è falsa. La frase che precede è vera ” contenuta nella raccolta “ I volatili del Beato Angelico ”, Editori Riuniti, Roma, 1997 – pag. 51
GENERARE SPERANZA
Aprirsi alla speranza ( Bloch ) la speranza non è semplicemente un premio di consolazione per le disgrazie necessarie della vita degli individui e della storia, ma è piuttosto uno sforzo per vedere come le cose stanno in movimento, come si evolvono. La nostra mente non è simile a uno specchio che riflette una realtà ferma, ma è piuttosto qualche cosa che si inserisce nel mondo della speranza l'apertura alla speranza rimanda direttamente ad una fiducia nella possibilità che a questo mondo ci sia comunque anche il positivo e non solo la rivisitazione del trauma