Fil Ling 10-11.

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Transcript della presentazione:

Fil Ling 10-11

Russell e Frege sui nomi propri I nomi propri sono visti come abbreviazioni di descrizioni definite "Apollo" = "il dio del sole" "Socrate" = "il maestro di Platone" "Platone" = "il filosofo greco che ha scritto un dialogo chiamato Timeo" Queste definizioni sono idiosincratiche: possono variare da soggetto a soggetto. Quindi, al livello dei nomi propri la lingua si trasforma in un "idioletto" I nomi "logicamente propri" hanno un riferimento diretto. ma tali non sono i nomi propri del linguaggio ordinario

Russell sui deittici Nella misura in cui i deittici stanno per enti di cui abbiamo conoscenza diretta (acquaintance) allora sono nomi logicamente propri Abbiamo conoscenza diretta di dati sensoriali, (forse) noi stessi [Russell lo ammette fino a un certo periodo della sua carriera] e universali (il rosso, il triangolare, ecc.) Nella misura in cui i deittici sono usati per riferirsi a oggetti esterni sono abbreviazioni di descrizioni che comportano un riferimento diretto a dati sensoriali particolari. Esempio: "questo tavolo" = "il tavolo la cui presenza causa questo particolare dato sensoriale"

Frege sui deittici Anche per Frege i deittici corrispondono a descrizioni definite Quindi per Frege, i deittici hanno un senso, proprio come le descrizioni definite Ma, al contrario di Russell, Frege nega che enti particolari possano fare parte del senso Frege ammette che per il pronome "io" ci sia un senso specifico che cambia per ognuno di noi v. esempio del dottor Lauben nell'articolo "il pensiero" (1918)

Il riferimento diretto Negli anni settanta del secolo scorso, in reazione a Frege e Russell, prende piede l'idea che nomi propri (Donnellan, Kripke) e deittici (Kaplan) abbiano un "riferimento diretto" Più precisamente, per Kripke i nomi propri sono "designatori rigidi", cioè si riferiscono allo stesso oggetto in tutti i mondi possibili E' Kaplan che parla di "riferimento diretto", ma la sua idea si può applicare anche al punto di vista di Kripke v. Penco, pp. 85 ff.

Gli argomenti di Kripke argomento modale argomento epistemico argomento semantico v. Penco pp. 87-88

Teoria causale del riferimento v. Penco p. 88 Se il significato di un nome proprio non è dato da una descrizione definite, da cosa dipende? Risposta di Kripke: battesimo iniziale catena causale I nomi propri sono designatori rigidi: stesso referenge in tutti i mondi possibili il significato del nome coincide con il referente (riferimento diretto, Kaplan)

Kaplan sui dimostrativi/deittici I deittici hanno un significato costante ("carattere") in tutti i contesti. Ma questo non può essere un senso fregeano perché (da solo) non è sufficiente a determinare il referente Argomento di Castore e Polluce: sono esattamente nello stesso stato mentale ed entrambi dicono: "io sono più anziano di mio fratello." Frege dovrebbe ammettere che esprimono con "io" lo stesso senso (sono nello stesso stato mentale), ma questo non è possibile perché uno dice il vero e l'altro il falso. Il carattere in un certo contesto determina il referente (in un contesto in cui io sono il parlante, "io" ha F.O. come referente) La proposizione espressa da un enunciato che contiene un deittico ha il referente del deittico come costituente (riferimento diretto)

Problemi per i referenzialisti Come trattare i contesti intensionali con nomi propri e deittici? (1) quello è Pietro (2) Mario crede che Pietro è un filosofo ?(3) Mario crede che quello è un filosofo Come trattare nomi propri e deittici non denotanti? Mario dice (mentre ha un'allucinazione): "quella è una fontana"

Neo-descrittivisti vs. referenzialisti "attenti" Wettstein è un referenzialista secondo il quale si possono ignorare i problemi legati agli atteggiamenti proposizionali (riguarderebbero la psicologia non la semantica) I referenzialisti attenti a questi problemi tipicamente ammettono dei "contenuti descrittivi" che in qualche modo entrano in gioco ma non sono costituenti della proposizione espressa I neo-descrittivisti cercano di rispondere alle obiezioni dei referenzialisti cercando di mantenere posizioni analoghe a quelle di Frege e/o Russell Secondo Penco (p. 93), Perry e Recanati stanno cercando una mediazione e la distinzione tra referenzialisti e descrittivisti non è netta (p. 93) A mio avviso la distinzione è netta e Perry e Recanati sono referenzialisti a pieno titolo (v. mio libro Singular Reference)

I termini generali Possiamo distinguere: aggettivi come "rosso" e "rotondo" che tipicamente associamo a proprietà nomi comuni che posso essere di cose contabili ("count nouns" come "sedia" or "leone") o non contabili ("mass nouns" come "acqua", "oro") Alcuni nomi comuni ("acqua", "tigre") esprimono generi naturali.

Putnam sui nomi di genere naturale Secondo Putnam questi nomi non possono esprimere un senso che determina il referente (contrariamente a quello che potrebbe suggerire Frege) (v. Penco p. 89) Argomento della terra gemella (analogo a quello di Castore e Polluce): C'è una terra gemella in cui però l'acqua non è H2O ma XYZ Oscar e Oscar gemello (prima della chimica moderna) dicono: "l'acqua è insapore" Sono nello stesso stato mentale, associano lo stesso senso alla parola "acqua" eppure con "acqua" si riferiscono a due cose diverse Quindi il senso di "acqua" non può essere contemporaneamente (i) capace di determinare il referente e (ii) qualcosa che "sta nella mente" Secondo Putnam bisogna distinguere: "contenuto stretto": sta nella mente ma non determina il referente "contenuto ampio": determina (coincide con) il referente, ma non sta nella mente, dipende dalla realtà esterna [il suo essere significato del termine generale dipende dall'ostensione]

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