La mistica come via d’accesso all’Assoluto
“nel mondo letterario, artistico, tra il grande pubblico, persino sulla stampa quotidiana, il misticismo […] appare come una delle forze, altri dicono come uno dei danni, del momento attuale” (M. Blondel, 1929) Oggi: vi è una particolare sensibilità, definita ormai convenzionalmente postmoderna, a valorizzare ciò che è metarazionale, nel rifiuto di una ragione strumentale calcolista (moderna) incapace di cogliere il Lebenswelt (questioni vitali, domande e risposte ultime). La mistica come forma tutta singolare di contatto e di espressione del divino, come un contatto più profondo (che è anche un sentire e un immaginare) con l’Assoluto, con una “nostalgia di una visione del cuore”. Desiderio di un cammino verso l’Assoluto che non si proponga come itinerario intellettuale, ma esistenziale. Es.: - l’itinerario spirituale di Edith Stein; - l’esperienza di H. Bergson, che arriva al cristianesimo attraverso la lettura dei mistici; - M. Blondel intravede nella mistica un nuovo oggetto di analisi filosofica.
BERGSON Il problema di Dio costituisce il punto d’arrivo del suo itinerario intellettuale. “Io sono il primo a riconoscere che questa teodicea è incompleta, con le sue sole risorse, ovvero con l’esperienza aiutata dal ragionamento, non mi sembra possa andare più lontano, tanto lontano quanto il teologo che si fonda sulla rivelazione e si rivolge, allora alla fede. Tra la filosofia e la teologia c’è necessariamente, per questa ragione, un intervallo. Ma mi sembra di aver ridotto questo intervallo introducendo nella filosofia, come metodo filosofico, la mistica che fino ad allora ne era stata esclusa”. La mistica è la possibilità di “mostrare” Dio: “mostrabile”, in termini bergsoniani significa oggetto di un’esperienza integrale. La mistica è innestata come punto d’arrivo delle riflessioni sull’elan vital, analizzando la libertà dell’agire morale. “I grandi mistici mi hanno fornito la rivelazione di ciò che avevo cercato attraverso l’evoluzione vitale e non avevo trovato”. Il misticismo appare così come una modalità diversa di affrontare filosoficamente il problema di Dio, nella convinzione che quando la filosofia parla di Dio spesso pecca di astrattezza e resta prigioniera del proprio linguaggio. Per questo si cercano le componenti essenziali e il senso profondo dell’esperienza religiosa
BLONDEL Di fronte alla mistica, per Blondel, vanno evitati da una parte il naturalismo positivista e dall’altra il soprannaturalismo (ossia l’inaccessibilità dell’indagine filosofica dell’esperienza mistica in nome dell’irriducibilità dell’ordine soprannaturale a quello naturale). In quanto fenomeno umano, anche se dono gratuito, il misticismo può essere studiato con il metodo della filosofia. Se la filosofia pretendesse di considerare la vita mistica ai margini della razionalità e fuori dal suo campo d’indagine, avremmo la negazione dello spirito filosofico, escludendo a priori un tipo di esperienza propria dell’uomo, “privando la tastiera delle note più acute e il suo orizzonte delle cime più belle”. La mistica addita all’uomo una meta possibile, per quanto gratuitamente elargita, rivelativa di un principio superiore. Costituisce così il punto di raccordo tra “il Dio dei filosofi” e il “Dio vivo”, tra la via dell’essere e la via dell’esperienza, “operando una reductio a fundamentum per via quasi sperimentale”. È un modello antropologico in cui si compie una conoscenza per connaturalità… capace di abbracciare in un unico sguardo, di visione e d’amore, l’Essere stesso”.