Donald Davidson La causazione come relazione tra eventi FILOSOFIA ANALITICA DEL LINGUAGGIO (MODULO ONTOLOGIA) Presentazione di Virgilia Potetti 22 novembre.

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Donald Davidson La causazione come relazione tra eventi FILOSOFIA ANALITICA DEL LINGUAGGIO (MODULO ONTOLOGIA) Presentazione di Virgilia Potetti 22 novembre 2013

Che cos’è una causa? Hume: > Questa definizione suggerisce molto chiaramente che le cause e gli effetti sono entità che possono essere nominate o descritte da termini singolari. Tuttavia, nel Trattato sulla natura umana dice che: > Quindi la causa piuttosto che l’evento stesso sembra essere la qualità o le circostanze di un evento. Inoltre occorre ricordare che per Hume gli asserti causali non sono mai necessari.

Mill : La causa > -Accordo generale sulla possibilità di caratterizzare almeno parzialmente la nozione di causa in termini di condizioni sufficienti e (o) necessarie. Problema: come si applicano tali caratterizzazioni a cause particolari? -Esempio: un uomo, diciamo Smith, muore, e si dice che la causa della sua morte è il fatto che gli è scivolato un piede nel salire una scala. Come potrebbe l’effettiva caduta di Smith, con Smith che pesa 76 kg, avere maggiore efficacia nell’ucciderlo dell’effettiva caduta di Smith? La difficoltà non ha a che vedere con la generica concezione milliana della causa, ma riguarda qualunque analogo tentativo di trattare cause particolari come condizioni necessarie o sufficienti.

Mackie: Se consideriamo esempi di cause ed effetti come -un incendio divampò in una certa casa -l’andare a fuoco della casa in un dato momento -il rovesciamento di una stufa accesa -la presenza di materiale infiammabile ci accorgiamo che sono tutti enunciati che si riferiscono ad eventi individuali. Forse le cause non sono eventi, bensì corrispondono a enunciati (che possono esprimere condizioni di verità per altri enunciati). Se così fosse (secondo Mackie) allora un certo incendio in una casa sarebbe potuto accadere anche se non ci fosse stato il cortocircuito che lo ha causato, ma se si fosse rovesciata una stufa a gasolio.

Allora la forma logica di: (1)Il cortocircuito causò l’incendio verrebbe resa più esattamente così: (2) Il fatto che ci fu un cortocircuito fece sì che ci fosse un incendio. Argomentazione dello slingshot: accettare il principio di sostitutività estensionale, senza alterare il valore di verità. Via d’uscita secondo Davidson: respingere l’ipotesi che (2) esprima la forma logica di (1), l’idea che il > di (1) sia un connettivo enunciativo più o meno nascosto, l’idea che le cause vengano espresse appieno solamente da enunciati.

Davidson riconosce come incoerente l’idea che la causalità sia una relazione condizionale tra eventi, poiché la specificazione delle condizioni che dovrebbero verificarsi perché la relazione costituisca un’analisi vera della causazione di un certo effetto e, che è necessaria e sufficiente per l’effetto e, non può essere una descrizione di eventi. Quindi nell’esempio di Smith, il suo essere scivolato, la sua caduta e il suo pesare 76 kg sono aspetti diversi di un unico evento che ha causato la sua morte.

Si considerino questi enunciati: (3) È un fatto che Jack è caduto. (4) Jack è caduto e Jack si è rotto la testa. (5) Jack è caduto prima che Jack si rompesse la testa. (6) Jack è caduto, il che ha fatto sì che Jack si rompesse la testa. (7) Jones ha dimenticato il fatto che Jack è caduto. (8) Che Jack è caduto spiega il fatto che Jack si è rotto la testa. In (3) e (4) regna l’estensionalità, In (7) e (8) regna l’intensionalità, (5) e (6) sembrano essere casi intermedi: applicando la via d’uscita di Davidson, il > di (5) non lo interpretiamo come un connettivo enunciativo, ma come una comune relazione a due posti, in cui(x è caduto) diventa (x è caduto al tempo t).

Di conseguenza -la forma logica di (5) Jack è caduto prima che Jack si rompesse la testa : (5’) Esistono tempi t e t’ tali che Jack è caduto a t, Jack si è rotto la testa a t’, e t ha preceduto t’. -la forma logica di (6) Jack è caduto, il che ha fatto sì che Jack si rompesse la testa : (6’) Esistono eventi e e e’ tali che e è una caduta di Jack, e’ è una rottura della testa di Jack, e e ha causato e’. (5) Può essere interpretato come riferito ad eventi anziché tempi: Jack è caduto prima che Jack si rompesse la testa = Esistono eventi e e e’ tali che e è una caduta di Jack, e’ è una rottura della testa di Jack, e e ha causato e’.

Quando un evento ha avuto luogo? > vuol dire: Ǝe(C(Jack, e) ᴧ t(e) =15 (6) Jack è caduto, il che ha fatto sì che Jack si rompesse la testa, non è falsa se: Jack è caduto più di una volta, s’è rotto la testa più di una volta, o ha avuto più di una caduta da rompersi la testa. Non è così per (1) Il cortocircuito causò l’incendio, e neppure per > perché qui viene espressa una singolarità.

Per render giustizia alla singolarità abbiamo bisogno di qualcosa come: > Evidentemente (1) Il cortocircuito causò l’incendio (2) Il fatto che ci fu un cortocircuito fece sì che ci fosse un incendio non hanno la stessa forma logica perché (1) (2), ma non viceversa.

Punto cruciale emerso: >

Esempio: > si ma questa è solo una parte della causa: doveva essere asciutto doveva esserci un adeguato livello di ossigeno nell’atmosfera doveva essere strofinato abbastanza forte, (…) Risposte del tipo “si ma” non hanno la forza che credevamo, perché non è la causa ad essere parziale, ma la sua descrizione. Ampliando la descrizione della causa possiamo avvicinarci al punto da cui è possibile dedurre la manifestazione di un effetto del tipo descritto sulla base di tale descrizione e di alcune leggi.

La relazione tra un asserto causale singolare (es. il cortocircuito causò l’incendio) e le condizioni necessarie e sufficienti sembra essere: -quanto più pienamente descriviamo la causa, tanto maggiori sono le nostre probabilità di dimostrare che era sufficiente a produrre l’evento, e tanto minori sono le nostre probabilità di dimostrare che era necessaria; -quanto più pienamente descriviamo l’effetto, tanto maggiori sono le nostre probabilità di dimostrare che la causa era necessaria, e tanto minori sono le nostre probabilità di dimostrare che era sufficiente.

Esempio: P(x,y,e) vero di Bruto, di Cesare e del pugnalamento di Cesare da parte di Bruto, tale che qualunque pugnalamento(da parte di chiunque) che sia P è seguito dalla morte del pugnalato. Inoltre, questa legge, dà sostegno a controfattuali della forma: > Si dimostra così che il pugnalamento di Bruto era sufficiente per la morte di Cesare, ma non necessario, perché la morte di Cesare fu la morte di un uomo colpito da più ferite oltre a quelle inferte da Bruto. Qui il problema non è la parzialità nella descrizione della causa, ma il fatto che l’evento descritto era spazio-temporalmente solo una parte della causa.

In sintesi.. L’alternativa proposta da Davidson è che ci sono vari tipi di enunciati causali: quelli che esprimono connessioni tra eventi, come (1) Il cortocircuito causò l’incendio; e quelli che si riferiscono a relazioni tra enunciati che descrivono eventi, come (2) Il fatto che ci fu un cortocircuito fece sì che ci fosse un incendio.

Questa distinzione è resa possibile poiché come ha suggerito Hume, ogni volta che un enunciato causale singolare è vero, ci deve essere una legge di copertura vera ( > implica che c’è una legge per cui >) Tuttavia.. questo non significa che la conoscenza di un enunciato causale singolare presupponga la conoscenza della legge causale di copertura corrispondente, né la conoscenza del fatto che l’enunciato singolare presupponga questa legge di copertura, come ha giustamente rilevato Ducasse.

Per finire..un’osservazione >