Sufismo, tasawwuf È la corrente esoterica o mistica dell’islam

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Transcript della presentazione:

Sufismo, tasawwuf È la corrente esoterica o mistica dell’islam Risale ai tempi del profeta e si basa su: Dottrina del tawhid, unità e unicità divina Insegnamento di un maestro spirituale (shaykh) + trasmissione baraka pratiche rituali individuali e collettive (dhikr) per la comunione mistica con Dio Grande jihad, purificazione e perfezionamento interiore Si organizza nel mondo tramite la tariqa, “via”, confraternita o ordine mistico

Tariqa (pl. Turuq), “via” La tariqa è la via verso Dio, percorso spirituale fatto di dottrine e metodi : una disciplina spirituale e religiosa ma anche organizzazione sociale e materiale (confraternita, ordine) Stesso significato di shari’a (via) che è però la via exoterica, esteriore, mentre la tariqa è la via interiore, esoterica

Dhikr: il ricordo di Dio Il discepolo, murid, compie un continuo sforzo (jihad) per combattere il proprio ego e le sue pulsioni negative (nafs) Attraverso l’esercizio spirituale dello dhikr: Corano 18, 180: “E Dio possiede i nomi più belli, invocatelo dunque con quei nomi” Esercizio privato e collettivo (hadra, sama’..). È la preghiera tipica

Sufismo popolare e colto Pratiche considerate eterodosse, estatiche, popolari, da condannare eventualmente (stati di transe, mortificazioni del corpo…) Musica, poesia, letteratura, arte, culto dei santi Dottrina e teologia (trattati)

Muhammad al-Ghazali (m. 1111) teologo convertitosi al misticismo. Dopo anni di isolamento in cui pervenne ai misteri del sufismo, torna alle occupazioni mondane, certo che il corpo fosse il veicolo che porta l'anima verso Dio. Attento alle realtà politiche, desiderava restaurare il Califfato nella sua originaria funzione di custode della tradizione del Profeta e della legge islamica e di ricostruire l'unità e il potere della comunità musulmana. Integra definitivamente sufismo, teologia e legge rivelata (shari'a)

L'ideologia musulmana e la legittimazione del potere poggiano normalmente sulla genealogia, la parola di Dio e il consenso della comunità; l'organizzazione religiosa sufi non contrasta in questo con l'Islam formale Gli ordini sufi si organizzando a partire dal XIII sec. seguendo la silsila del proprio maestro (genealogia spirituale), in società molto diverse XIV-XVII sviluppo e consolidamento delle confraternite in tutto il mondo islamico (aperture e rivalità)

Tra il XIV e il XVII secolo il sufismo si espanse conquistando nuovi territori sulle radici delle catene genealogiche precedenti, i nuovi shaikh infatti crearono ramificazioni delle vecchie vie in modi più autonomi e creativi. Con le invasioni mongole ci fu uno spiazzamento dell'Islam su tutti i fronti, ma il risultato finale fu il suo trionfo come religione dominante dal Maghreb all'Asia centrale

Tra il XVI ed il XVII secolo l'Islam conquista l'estremo Oriente principalmente grazie all'opera pionieristica di commercianti e missionari, tra i quali ovviamente i sufi che si attivarono politicamente e socialmente di fronte a poteri ostili (in Cina anzitutto). All'epoca molti studenti indonesiani si recavano a studiare nella regione dell'Hijaz, a Medina soprattutto, dove venivano iniziati ai vari ordini che poi diffondevano al loro rientro in patria

Dalla fine del XVIII secolo l'Arabia diventa il punto di incontri, scambi culturali e diffusione delle idee religiose. Il miglioramento dei mezzi di comunicazione e trasporto facilitò i pellegrinaggi nella regione e la formazione di circoli di studio intorno ai maestri, dando vita ad una società religiosa cosmopolita e mobile, nonché ad un rifiorito sufismo. La Mecca fu il principale centro sufi del tempo e la Naqshbandiyya l'ordine più influente in vaste regioni del mondo musulmano.

La principale espressione politica del nuovo trend riformista nella penisola arabica fu il movimento Wahhabita, decisamente ostile al sufismo ed alle sue pratiche popolari. Il suo fondatore Muhammad ibn 'Abd al-Wahab (1703-92) predicava un rigido monoteismo, il riconoscimento di Muhammad quale unica fonte di autorità, perciò escludendo ogni tipo di intermediario ed ogni forma di devozione

Jihâd Lett. Significa sforzo. È un atto di devozione a Dio, pedagogia iniziatica Grande jihad, interiore Piccolo jihad, esteriore, eventualmente armato Jihad non significa “guerra santa”, espressione impropria ormai divenuta comune qitāl o muqātala indicano il significato di guerra, insieme a harb > fine: estendere il regno di Dio

Jihad sufi contro l’invasione coloniale Fase di rinnovamento (sufismo epurato) e conflitti politici, resistenza ai colonizzatori L’Emiro abd al-Qadir (m.1883), proclama il jihad contro i francesi in Algeria nel 1832 e nel 1840 Esilio in Marocco e in Siria (dove salverà centinaia di cristiani dal massacro perpetrato dai drusi nel 1860). Si ritirerà nella grotta di Hira consacrando la sua vita al jihad interiore

Resistenza dei senussi Legami tra l’ordine dei Senusi e le tribù libiche e beduine, attaccate da francesi e italiani (in Cirenaica) Il jihad contro i colonizzatori europei salda il legame della confraternita, prima poco unita > islam come fattore centralizzatore Prima guerra italo-senussita (1911-17) e seconda guerra (1923-32) Repressione fascista e occupazione, sino al 1943 col ritorno dello shaykh Idris in Cirenaica, che diventerà Re della Libia, indipendente nel 1951

Rumi (m. 1273) «Vieni, vieni, chiunque tu sia vieni.  Sei un miscredente, un idolatra, un ateo? Vieni.  Il nostro non è un luogo di disperazione, e anche se hai violato cento volte una promessa... vieni».

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