6. LA DISCIPLINA DELLA PARTECIPAZIONE: CONTENUTO DELLE REGOLE E COMPETENZE NORMATIVE.

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6. LA DISCIPLINA DELLA PARTECIPAZIONE: CONTENUTO DELLE REGOLE E COMPETENZE NORMATIVE

IL DIBATTITO: SONO DAVVERO NECESSARIE REGOLE GIURIDICHE PER LA PARTECIPAZIONE? necessità di garanzietimori di aggravamento delle procedure

IL PROBLEMA DELLE FONTI NORMATIVE quale ruolo per le singole fonti normative? (leggi statali-regionali, statuti regionali, regolamenti, decreti ministeriali, linee guida, ecc.) quali i criteri di composizione fra competenze statali, regionali e degli enti locali?

COMPETENZE COSTITUZIONALI DOPO LA RIFORMA DEL TITOLO V COST. La disciplina degli strumenti partecipativi segue la disciplina dell’organizzazione dei soggetti pubblici competenza escl. statale competenza resid. regionale (art. 117/II comma, lett. g) (art. 117/IV comma) nel rispetto: dei principi costituzionali dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario incrocio con altre materie: - “Coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale” (competenza esclusiva dello Stato) - “Livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali” (competenza esclusiva dello Stato) - “Ordinamento della comunicazione” (competenza regionale concorrente)

LE PROBLEMATICHE RELATIVE ALLA COSTRUZIONE DI UN MODELLO DI DISCIPLINA DELLA PARTECIPAZIONE Le fonti di disciplina: principi generali, criteri, strumenti La scelta dei soggetti: esigenze espresse e latenti, preferenze e informaz. Le fasi nelle quali attivare la partecipazione: tempestività e ripetizione La scelta delle tecniche: onerosità, attendibilità, utilità ed esaustività Gli atti da sottoporre a partecipazione: rilevante impatto sui destinatari (tecnicità – conflittualità) Pubblicizzazione dei risultati: strumenti di feedback Vincolatività per il decisore: garanzie procedurali?

Disciplina delle pre-condizioni della partecipazione: le politiche di promozione, educazione e incentivo Il tema rimanda al problema dell’effettività Affinché la partecipazione ai processi decisionali pubblici sia effettiva è necessario soddisfare alcune (pre)condizioni fattuali e giuridiche gli ostacoli culturali, linguistici, tecnologici, organizzativi un non consapevole e non libero esercizio dei propri diritti e doveri Si tratta di ostacoli che impediscono o rendono difficoltoso il coinvolgimento delle persone nei processi di democrazia partecipativa, soprattutto in società multiculturali

Gli ostacoli possono riguardare: i canali utilizzati le informazioni disponibili la formazione dei soggetti coinvolti La qualità della partecipazione dipende: dalle caratteristiche degli strumenti impiegati, dalla quantità ed accessibilità dei documenti e delle informazioni, dalle capacità cognitive, argomentative e relazionali dei partecipanti dalla motivazione e formazione degli attori pubblici, che o non riconoscono il valore delle forme di democrazia partecipativa o lo rifiutano a favore dei tradizionali istituti di rappresentanza.

La non-inclusione comporta, oltre ad una perdita di qualità dei processi partecipativi, veri e propri costi economici, legati ai conflitti che ne derivano e alla natura parziale del risultato finale. Per garantire la qualità bisogna riporre attenzione alla verifica dei risultati Es. se le pratiche partecipative sono veicolate attraverso il canale telematico bisogna: assicurare l’accesso allo strumento assicurare la relativa alfabetizzazione formare alla e-democracy

L’utilizzazione (o la preferenza) di un unico canale comunicativo-partecipativo può risolversi in un fattore di esclusione. La democrazia partecipativa necessita di una pluralità di soluzioni tecnologiche ed organizzative Si pone un problema di metodo, che richiede competenze: giuridiche sociologiche economiche

Gli strumenti che possono contribuire ad assicurare effettività e qualità ai processi di democrazia partecipativa sono: interventi che contribuiscono ad accrescere le capacità cognitive, argomentative e relazionali necessarie per la partecipazione alle decisioni pubbliche processi complementari di apprendimento per le pratiche partecipative (episodici e continuativi)

Necessità di ravvisare nella partecipazione, oltre che un carattere strumentale alla realizzazione efficiente delle politiche di settore, l’oggetto e l’obiettivo di una politica pubblica ad hoc consistente in un sistema di interventi volti a rimuovere gli ostacoli ma anche a creare opportunità (c.d. «educazione alla partecipazione») –politica volta ad affrontare i profili sostanziali della partecipazione (soggetti, categorie di atti, fasi dei processi decisionali, strumenti, effetti rispetto al decisore) –ma anche i risvolti organizzativi e procedurali della stessa, in ossequio al principio di coerenza tra fini e strutture.

GLI STRUMENTI: educazione o formazione alla partecipazione educazione alla cittadinanza mediazione culturale

FORMAZIONE ALLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA Emerge la necessità di formare: i soggetti partecipanti “esperti” in partecipazione o “facilitatori” della partecipazione, capaci di supportare e governare i processi partecipativi gli attori pubblici, che quei processi hanno avviato o di cui sono i destinatari finali, per comprendere le potenzialità della democrazia partecipativa

Emersione di nuove figure professionali, non tutte equivalenti, non tutte precisamente definite, variamente denominate – facilitatori, mediatori, accompagnatori, animatori sociali – fenomeno certo prezioso, anche se non privo di rischi

Occorre ripensare il ruolo delle tradizionali agenzie formative della democrazia rappresentativa e diffusa: i sindacati i partiti politici Contrapposizione / concorrenza rispetto alle organizzazioni che sostengono la partecipazione: la scuola l’associazionismo le formazioni espressioni della sussidiarietà orizzontale Attenzione alla possibile non-inclusione che può derivare da un eccessivo protagonismo delle entità associative rispetto alla partecipazione individuale.

Le autonomie territoriali costituiscono un significativo ambito esperienziale per i processi partecipativi, sostenuti sempre più spesso da pratiche di mediazione, che hanno anticipato le scelte dei legislatori statale e regionali.

L’educazione alla cittadinanza - La mediazione culturale Attraverso il coinvolgimento nei processi partecipativi il “non-cittadino” può rafforzare la consapevolezza dei valori, dei diritti e dei doveri legati all’acquisto formale della cittadinanza il cittadino può vivere più concretamente l’appartenenza alla propria comunità