Le rappresentazioni della settimana santa in Sicilia La religiosità popolare prof. Vincenzo Cremone.

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Transcript della presentazione:

Le rappresentazioni della settimana santa in Sicilia La religiosità popolare prof. Vincenzo Cremone

“Poche cose riescono bene in Sicilia come il lutto, perché il culto più antico è quello della morte”. Vitaliano Brancati

prof. Vincenzo Cremone Immaginate, quando muore una persona giovane nei nostri paesi la gente si trova anche fuori dalla chiesa per assistere al suo funerale.

prof. Vincenzo Cremone Questo sta a dimostrare come il culto per i morti è molto radicato sia nel nostro popolo che in tanti altri popoli della terra.

prof. Vincenzo Cremone

I culti connessi alla vita e alla morte accomunano tutte le religioni.

prof. Vincenzo Cremone Spesso questi culti sono legati al ciclo della natura: primavera - nascita inverno - morte

prof. Vincenzo Cremone I riti della Settimana Santa presentano in Sicilia una complessità di contenuti e di simbologie dovute a numerosi influssi.

prof. Vincenzo Cremone Lo scrittore Gesualdo Bufalino ha scritto: « A Pasqua ogni siciliano si sente non solo spettatore ma attore, prima dolente, poi esultante, d'un mistero che è la sua stessa esistenza.»

prof. Vincenzo Cremone Nel mistero della morte e della resurrezione si potrebbero accostare riferimenti ai riti più antichi di una tradizione mediterranea, presenti ancora prima dello stesso cristianesimo. Si pensi al culto di Cerere, dea delle messi, praticato ad Enna, dove esisteva un santuario dedicato alla dea costruito sulla rocca detta, appunto, di Cerere.

prof. Vincenzo Cremone Il mito vuole che la figlia di Cerere, Proserpina, fosse stata rapita da Plutone, dio degli inferi, e ciò causò un grande dolore alla madre, che andò raminga alla ricerca della figlia.

prof. Vincenzo Cremone Cerere ottenne da Giove che la figlia stesse sei mesi sulla terra con la madre e sei mesi negli inferi con il marito.

prof. Vincenzo Cremone Il mito, chiaramente, allude al risveglio, alla rinascita della natura in primavera e al suo riposo in inverno.

prof. Vincenzo Cremone La Pasqua coincide con l’inizio della primavera, per cui tutto il simbolismo della morte e della rinascita della natura viene assunto dal cristianesimo, ma questo dà un significato nuovo e, il passaggio dalla morte alla vita della natura, diventa il passaggio dalla morte alla risurrezione di Gesù. Ma questo avvenimento è accaduto nella storia (i primi giorni di aprile dell’anno 30 circa) e non nel mito.

prof. Vincenzo Cremone Gli influssi antichi rimangono, ma vengono dati significati diversi.

prof. Vincenzo Cremone Si potrebbe associare la “cerca” che fa l’Addolorata del figlio (elemento che non è attestato nei vangeli) all’episodio mitologico di Cerere che va alla ricerca della figlia.

prof. Vincenzo Cremone Sembra, comunque, che il popolo siciliano marchi di più il senso del lutto, della sofferenza (il venerdì santo) che quello della gioia della domenica di Pasqua.

prof. Vincenzo Cremone Il fatto che in tanti nostri paesi stia subentrando la moda di realizzare la drammatizzazione della Passione di Gesù, durante la Settimana Santa, ne è la dimostrazione.

prof. Vincenzo Cremone Il rischio della devozione senza impegno nella vita è di restare sulla scia dell’emozione, all’esterno della rappresentazione.

prof. Vincenzo Cremone È facile fermarsi a guardare e lasciarsi coinvolgere emotivamente da un morto.

prof. Vincenzo Cremone Così come è facile lasciarsi trasportare emotivamente dall’entusiasmo di una folla che acclama ad un simulacro variopinto e aitante.

prof. Vincenzo Cremone La religiosità della pietà popolare ha un rischio: allontana la fede dalla vita. La devozione, se non permea la vita con il senso del vangelo, resta fragile. Questo è uno dei pericoli della religiosità popolare. Resta esteriore.

prof. Vincenzo Cremone La fede è tutt’altra cosa