Parrocchia Beata Maria Vergine Assunta in Cielo - Ciciliano

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Transcript della presentazione:

Parrocchia Beata Maria Vergine Assunta in Cielo - Ciciliano Testimone del mese San Giovanni Bosco

La vita della famiglia Bosco si svolge in Piemonte, a Chieri vicino Torino. Francesco e Margherita sono umili contadini che faticano duramente per guadagnare poche spiccioli per provvedere a sostenere i due figli, Antonio di sette anni e Giuseppe di due.

Si avvicina un felice avvenimento. Mamma Margherita aspetta un bambino. “Mamma, come chiameremo il bebé?”. “Sarà una sorpresa”. “Sì ”, risponde il padre, “ma non so come faremo per sfamare una bocca in più”. “Dio è con noi, e il sorriso del nuovo bambino ci darà molta gioia”.

Il 16 agosto del 1815, il giorno dopo la festa dell'Assunzione della Vergine al cielo, c'è molta gioia nella famiglia Bosco, poiché Mamma Margherita ha dato alla luce Giovannino.

Tutte le sere, la famiglia si riunisce e papà narra qualche racconto. Quindi tira fuori il gran libro della Bibbia e legge un episodio della vita di Gesù. Alla fine della lettura invita tutta la famiglia a ringraziare Dio.

Giovannino ha appena due anni quando suo papà muore improvvisamente. Mamma Margherita non si scoraggia: "Dio è qui, fidiamoci di Lui. Papà dal cielo vi aiuterà a diventare uomini generosi”.

Mamma Margherita svolge i duri lavori della fattoria: arare, falciare il fieno, coltivare il grano e la vigna, occuparsi della casa.

Non lascia andare nessuna occasione per far conoscere Gesù, e scoprire la presenza di Dio, creatore del cielo e della terra che fa sorgere il sole e fa piovere sui campi. L'aiutano i suoi figli, anche Giovannino, benché sia ancora piccolo.

Un giorno Giovannino tenta di prendere un barattolo di marmellata che sta sull'armadio e sale sulla sedia. Ma cade e rompe la bottiglia dell’olio. “Mamma, oggi ho combinato un bel guaio, ho rotto la bottiglia dell’olio”. “L’olio è caro, ma ti perdono per aver detto la verità”.

Giovannino scopre che Gesù è molto vicino a lui e che può parlargli come al suo migliore amico. All’età di nove anni, Giovannino sogna di vedere un gran numero di bambini che si picchiano e offendono Dio. “E tu cosa hai fatto?”. “Sono andato in mezzo a loro picchiandoli e cercando di farli smettere”.

Improvvisamente un uomo dal volto luminoso è apparso e mi ha detto: "Giovannino non picchiare. Con la bontà te li farai amici. Ti darò una maestra affinché ti aiuti”.

Capii questo sogno quando diventai grande. “Che storia racconti!” “Antonio, non sto scherzando! Ho visto apparire una bella signora mentre quei ragazzi si trasformavano in animali feroci. Lei mi ha preso per mano e i lupi si sono trasformati in miti agnelli. E mi disse:"Questo è quello che dovrai fare con i giovani”. Capii questo sogno quando diventai grande.

I commenti dei suoi due fratelli non si fecero aspettare: “Tu farai il pastore”. “Lavorerai in un circo... o sarai a capo di briganti”. . “E tu, mamma, cosa pensi?”. “Chi sa che tu non debba diventare prete, ma ora andiamo al lavoro”.

Al pascolo con le mucche, Giovannino ricorda il sogno della notte prima e gode della bellezza della natura che lo circonda. Lo invade una enorme pace, perché da quel sogno impara a infondere gioia ed entusiasmo.

Tra le grandi gioie di Giovannino c’è quella di andare a vedere gli spettacoli dei saltimbanchi. Decide di osservare da vicino i giocolieri e gli equilibristi per imitarli così da attirare e divertire i suoi amici.

Giovannino si allena non senza cadute, imita i movimenti, li ripete fino a raggiungere la perfezione. Si impratichisce giorno dopo giorno nei giochi di prestigio e prepara in cuor suo una festa per radunare tutti i suoi amici.

Lui non è un pagliaccio come gli altri! Prima del numero finale ricorda a tutti il Vangelo della domenica e li invita a pregare. Questo è il prezzo che devono pagare prima di assistere all’ultimo numero, il suo preferito: stare in equilibrio sulla fune.

Nella Settimana Santa dell'anno 1826 Giovannino ha undici anni e fa la sua prima comunione.

Giovannino è intelligente e ha una memoria prodi­giosa, Mamma Margarita lo invia a casa di un vicino affinché impari a leggere ed a scrivere, metterà le sue conoscenze a servizio di tutti.

“Giovanni, questo libro te lo getto nel fuoco!” “Ho finito il mio lavoro e posso leggere”. “Studiare è una perdita di tempo, io sono alto e forte e non ho mai avuto bisogno di libri”. Le continue discussioni con Antonio, portano Giovannino ad andare via da casa.

Giovannino trovò la famiglia Moglia che gli concesse un lavoro come domestico nella loro fattoria. Il ragazzo lavorava molto , ma era allegro e sereno.

Giovannino continua ad avere molto interesse per i libri. I libri sacri sono tra i suoi preferiti, desidera farsi sacerdote. Sorveglia le mucche, ma continua a studiare. “Venite amici miei, vi leggo qualcosa di interessante”. Durante i tre anni trascorsi nella fattoria dei Moglia legge i vangeli ai suoi nuovi amici, senza dimenticarsi dei suoi scherzi e dei suoi giochi di prestigio.

Quando Giovannino compie quindici anni, suo zio Michele lo va a prendere per riportarlo a casa. Giovanni è felice, soprattutto di riunirsi con sua mamma. Lo zio gli promette che si occuperà personalmente del suo futuro pagandogli gli studi.

Giovannino è seguito da don Calosso Giovannino è seguito da don Calosso. che spesso lo interroga il ragazzo e capisce molto bene che la sua intelligenza è fuori dalla norma e la sua ricchezza spirituale molto particolare. Conosce dallo stesso ragazzo l’intenzione di farsi sacerdote.

Don Calosso propone a Giovannino di abitare nella sua casa. Sfortunatamente, due anni dopo muore lasciando i suoi risparmi al ragazzo. A piangere la morte rimane Giovanni. Lo consola la frase della mamma: "Dio ti vede”. Non toccherà nulla di quei risparmi e li consegnerà ai nipoti dicendo: “Il Signore si occuperà di me e mi aiuterà a diventare sacerdote”.

Giovanni continua i suoi studi. Sono anni difficili. Per andare alla scuola di Castelnuovo deve fare ogni giorno a piedi venti chilometri. A Chieri, si trova con studenti e giovani con i quali non trova né aiuti, né amicizia come avrebbe desiderato.

Quando non ha denaro, si vede costretto ad andare di casa in casa mendicando qualche aiuto: "Buon giorno, mi chiamo Giovanni e sono il figlio di Margherita Bosco. Voglio studiare per essere sacerdote, ma non abbiamo sufficiente denaro. Se lei può aiutarmi!”

In queste condizioni difficili, trova ancora forza e tempo per studiare e pregare, alla luce di una candela fino a tarda sera.

Durante questi anni, Giovanni studia dimostrandosi uno studente eccellente, ricevendo anch ei complimenti dei suoi professori.

Giovanni è un gran lavoratore Giovanni è un gran lavoratore. I suoi buoni risultati cambiano le relazioni difficili che all'inizio aveva avuto con alcuni compagni di classe. Tutti l'ammirano e lo apprezzano perché non rifiuta di aiutarli e diventa loro amico. Forma la “Società dell’Allegria” e coinvolge da subito molti giovani.

All’età di vent’anni Giovanni termina i suoi studi con eccellenti voti, ed entra in seminario. Ogni giovedì ha la gioia di incontrare i compagni della Società dell’allegria per giocare, cantare, ridere. Non dimentica però, al termine di ogni incontro, di fermarsi a pregare nella cappella.

Accompagnato da don Cafasso - conosciuto a Torino – incontra la realtà delle carceri che lo impressiona profondamente. Questi giovani hanno bisogno di tutto e nel suo cuore nasce il desiderio di fare concretamente qualcosa per loro. Nel percorrere i corridori del riformatorio si domanda come evitare questa tragedia.

L’8 dicembre del 1841, festa di Maria Immacolata, Don Bosco si prepara a celebrare la messa quando vede nella sacrestia un ragazzo senza lavoro. Don Bosco gli rivolge la parola: “Come ti chiami, amico?” “Bartolomeo”. “Sai cantare?”. “No”. “Sai fischiare?”. Il giovane risponde affermativamente e i due fanno amicizia. La domenica seguente Bartolomeo porta da quel simpatico sacerdote diversi amici.

Don Bosco inizia con una ventina di giovani, diventeranno in poco tempo cinquanta, poi cento, nasce così l’oratorio, molti ragazzi vanno da lui per giocare, per sentirsi amati e Don Bosco insegna loro il catechismo e li invita a partecipare alla messa. Il numero dei ragazzi cresce a dismisura e Don Bosco cerca un luogo per accoglierli tutti. Finalmente trova una tettoia con un grande spazio per giocare; affitterà da Francesco Pinardi.

Iniziano i lavori nella “Casa Pinardi”, gli stessi giovani partecipano ai lavori. La tettoia si trasforma in una cappella, due stanzette diventeranno camere da letto per accogliere i giovani. Nello stesso luogo Don Bosco farà sorgere laboratori artigianali.

Don Bosco è instancabile, aiuta centinaia di giovani: cerca loro lavoro, negozia le condizioni, e colloca quelli che escono dalla prigione.

Dice a tutti: "Venite con me Dice a tutti: "Venite con me. Anche io sono povero, ma condividerò sempre con voi il mio pane”. Molti altri lo cercano per una buona confessione.

Don Bosco è un vero padre per i giovani, con lui la vita, anche la più povera acquista valore e dignità. Si cura di tutti, per tutti ha una buona parola, un consiglio, un momento che riserva in maniera individuale ai suoi ragazzi, per conquistarsi la loro fiducia e confidenza.

Per l’aiuto che Don Bosco offre ai giovani, diventa scomodo per qualcuno e a poco a poco si crea dei nemici. Vigilano sulla sua figura autorità cittadine, sacerdoti e alcuni di questi lo definiscono perfino pazzo. Don Bosco non si fa intimorire anche se riceve perfino alcune minacce.

In un periodo della sua vita, soprattutto quando rischia attentati, un misterioso cane lo accompagna difendendolo dai complotti.

Don Bosco non si risparmia per i suoi giovani e così facendo cade gravemente malato. Per una settimana si trovò tra la vita e la morte. I giovani accorrono da tutte parti, si alternano giorno e notte per pregare per la sua guarigione. Don Bosco guarisce e riconosce che è merito di tante penitenze e preghiere dei suoi ragazzi, dirà loro: “La mia vita è vostra, ve la devo e la consumerò interamente per voi”.

Dopo la sua convalescenza, Don Bosco, invita Mamma Margherita a vivere con lui e con i suoi giovani. La necessità di avere tra loro una mamma è fondamentale per una crescita matura e serena. Il bisogno di ampliare gli spazi, di trovare insegnanti e animatori pronti a dare la vita per questo apostolato è urgente e inizia a proporre ai suoi più stretti collaboratori la vita comunitaria per la salvezza di tante anime.

Il 26 gennaio 1854 riunisce alcuni giovani e propone chiaramente loro di seguirlo per l’educazione cristiana dei suoi giovani sotto la protezione della Vergine Maria e di San Francesco di Sales (Salesiani).

Diversi giovani accetteranno con gioia di seguire don Bosco e di restare con lui.

1855. Un giorno di festa chiede ai giovani che scrivano quale regalo desiderano. Uno di essi, Domenico Savio, scrive: “Mi aiuti a diventare santo". Don Bosco dà loro la sua "ricetta di santità": •allegria; •fare bene i doveri, quelli della scuola e quelli del buon cristiano; •fare il bene al prossimo.

Nasce la Compagnia dell’Immacolata composta da giovani che desiderano diventare santi e aiutare i compagni a fare lo stesso cammino.

Don Bosco ha l’approvazione di ministri, vescovi, nobili, gente del paese e perfino del Papa, tutti desiderano vederlo. Dedica mattinate intere per stare con la gente, con le autorità, con i benefattori, con i suoi più stretti collaboratori, con i giovani che ascolta e confessa indirizzandoli al bene e alla santità.

Nel 1868 la chiesa viene terminata. La sua opera cresce. Don Bosco sogna di costruire un Santuario dedicato alla Vergine Ausiliatrice. Ogni singolo mattone è una grazia di Maria. Nel 1868 la chiesa viene terminata. Un’opera imponente sotto la protezione e lo sguardo della Madonna.

Don Bosco invia i primi missionari e missionarie in Argentina e precisamente in Patagonia per educare ed evangelizzare le genti, ma soprattutto spinge i suoi figlie e le sue figlie a continuare l’opera per i giovani poveri ed abbandonati.

I giovani di tutto il mondo attraverso i figli di Don Bosco conoscono l’amore grande di Dio e di Maria Ausiliatrice.

Don Bosco invecchia, ma conserva uno spirito giovane ed ardente. Per ciascuno dei suoi giovani ha sempre un sorriso e accoglie benevolmente l’aiuto che vogliono dargli.

Prima di morire dice ancora queste parole: “Vale la pena che soffriamo per i giovani. Amatevi come fratelli, amate questi giovani, che sono l'allegria di Gesù e di Maria”. “Dite ai miei ragazzi che li aspetto tutti in paradiso”. Don Bosco muore il 31 gennaio del 1888. Nel 1934 è dichiarato santo.

Preghiera a don Bosco 53

Don Bosco, amico mio, ti prego: fammi crescere sano nel corpo, nella mente e nel cuore. Tu hai sofferto molto vedendo la miseria dei giovani. Rendimi attento verso coloro che soffrono, verso chi è solo ed abbandonato. Dammi la forza perché io faccia della mia vita una grande avventura. Manda nel mondo donne e uomini capaci di aiutare le famiglie nell’educazione dei figli. Don Bosco, amico mio, cammina con me nelle strade del mondo. Amen.