LE ALTRE FORME DI AGGREGAZIONE. Le altre forme di aggregazione Le altre forme di aggregazione si riferiscono prevalentemente alle piccole-medie imprese:

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LE ALTRE FORME DI AGGREGAZIONE

Le altre forme di aggregazione Le altre forme di aggregazione si riferiscono prevalentemente alle piccole-medie imprese: Aggregazioni formali a base contrattuale Aggregazioni formali a base contrattuale ( a ffitto d’azienda, cartelli, consorzi, gruppi di interesse economico e contratti a rete) Aggregazioni informali di natura personale Aggregazioni informali di natura personale Aggregazioni di natura tecnico produttiva Aggregazioni di natura tecnico produttiva

Altre aggregazioni formali a base contrattuale  Contratto d’affitto d’azienda Consiste nel trasferimento temporaneo in cui: -l’azienda locatrice, senza dismettere il complesso aziendale, si trasforma da azienda manifatturiera ad azienda con caratteristiche di finanziaria e di immobiliare - e l’affittuaria dietro il versamento dei canoni periodici ottiene il godimento e la piena disponibilità dell’impresa.

Altre aggregazioni formali a base contrattuale  Contratti di affitto - Vantaggi - superamento delle barriere di carattere fiscale e finanziario che ostacolano le operazioni di compravendita d’azienda; - rapporto giuridico relativamente flessibile; - sfruttamento dell’avviamento incorporato nella locatrice.

Altre aggregazioni formali a base contrattuale  Cartelli Sono gli accordi tra due o più imprese atti a garantire la limitazione e/o la disciplina dell’azione di mercato dei concorrenti, al fine di controllare gli effetti dannosi di un’eccessiva competitività. Le condizioni limitative riguardano: - quantità o prezzi di vendita, - caratteristiche qualitative dei prodotti e servizi, -mercati da servire. L’inosservanza del contratto formale stipulato produce sanzioni giuridiche.

Altre aggregazioni formali a base contrattuale  Consorzi Le diverse imprese si associano tra loro per il compimento di un’opera al fine di costruire una struttura comune, che fornisce specifici servizi o realizza singole fasi del processo produttivo.

Altre aggregazioni formali a base contrattuale  Consorzi Consorzi obbligatori: nascono per provvedimento della pubblica autorità se esistono esigenze di organizzazione della produzione. Consorzi volontari: nascono per libera adesione delle parti.

Altre aggregazioni formali a base contrattuale  Gruppo Europeo di Interesse Economico (GEIE) È lo strumento giuridico, disciplinato dal diritto comunitario, che facilita ed incoraggia la cooperazione trasnazionale tra società aventi sede nei diversi stati membri dell’UE. Es. uffici vendita nei paesi terzi, scambi di personale, collaborazioni tra avvocati, consulenze fiscali e gestionali, ecc.

Aggregazioni informali di natura personale  City communities of interests Sono le aggregazioni unite da legami di natura personale (appaiono le stesse persone nei CdA o negli altri centri decisionali), circoscritte a specifici ambiti territoriali. Portano a contratti formali di fornitura e di affitto o anche di natura patrimoniale che derivano dai legami personali.

Le atre aggregazioni di natura tecnico produttiva  Costellazioni Sono costituite dall’aggregazione di unità produttive di medio-piccole dimensioni le quali, nonostante tendano a differenziarsi sotto il profilo tecnologico e svolgano attività in ambiti diversi, sono propense ad instaurare rapporti di tipo duraturo.

Esempio di costellazione Le imprese cooperano tutte insieme per raggiungere obiettivi comuni. IMPRESA A IMPRESA E IMPRESA D IMPRESA B IMPRESA C

Le atre aggregazioni di natura tecnico produttiva Costellazioni Le costellazioni possono essere: -informali, se si realizzano senza che vi sia alcun progetto o visione strategica che muova l’aggregato (i rapporti sono gestiti sulla base della negoziazione tra imprese, attraverso la definizione di parametri, quali costi, tempi e qualità),

Le atre aggregazioni di natura tecnico produttiva -preordinate, se le imprese appartenenti all’aggregato sono consapevoli della rilevanza strategica dei rapporti interaziendali, -pianificate, se esiste un progetto deliberato di integrazione tra le imprese dell’aggregato.

Le atre aggregazioni di natura tecnico produttiva  Reti di subfornitura Sono costituite da un insieme di imprese satelliti di medio- piccole dimensioni alle quali l’impresa “madre” affida specifiche fasi del proprio processo produttivo.

Rete di sub-fornitura Alcune fasi del processo produttivo sono affidate ad imprese satelliti. IMPRESAMADRE FASE 4 FASE 3 FASE 2 FASE 1

Le atre aggregazioni di natura tecnico produttiva  Contratti di rete Recentemente introdotto dal legislatore per sviluppare la capacità competitiva e di innovazione delle Piccole e Medie Imprese che aderiscono alla rete. Prevede lo scambio di informazioni e prestazioni di natura industriale, tecnica o tecnologica ed eventualmente di un fondo comune patrimoniale.

Le atre aggregazioni di natura tecnico produttiva  Contratti di rete - Vantaggi -Semplificazioni procedurali per l’accesso al credito -Convenzioni con istituti di credito -Incentivi attraverso un ampliamento di competenze dell’Agenzia per la valorizzazione e la diffusione delle tecnologie per l’innovazione.

Le atre aggregazioni di natura tecnico produttiva  Contratto di Rete Europeo Proposto recentemente dal Ministero dello Sviluppo Economico nell’ambito dello Small Business Act (EU) per agevolare la cooperazione e la competitività delle piccole-medie imprese in Europa.

Le atre aggregazioni di natura tecnico produttiva  Distretti industriali Il distretto industriale è un’entità socio-territoriale caratterizzata dalla compresenza attiva, in un’area territoriale circoscritta, di una comunità di persone e imprese industriali.

Le specializzazioni dei distretti italiani

Vantaggi del distretto - Nuovi prodotti a più alto contenuto tecnologico -Maggiore coesione e collaborazione tra imprese locali -Maggiore specializzazione degli imprenditori -Incremento della qualità dei prodotti Made in Italy -Maggiore conoscenza del mercato -Acquisizione di fondi pubblici per rafforzare la collaborazione tra imprese del distretto -Disporre di un marchio di distretto -Combattere lavoro sommerso e pratiche sleali

I cluster come forma di concentrazione aziendale

Definizione di cluster Il concetto di cluster era riportato negli scritti di Marshall sui distretti industriali sin dal Czamansky e Ablas (1979) definivano il cluster “un gruppo di imprese connesse da importanti flussi di beni e servizi”. Soltanto in seguito Redman (1994) allargava la definizione ai concetti di concentrazione geografica e al ruolo delle istituzioni (università, infrastrutture e programmi di ricerca).

Definizione di cluster Secondo la definizione di Porter (1998) “Clusters are geographic concentrations of interconnected companies and institutions in a particular field”. E più specificatamente: “cluster initiates are particular form of public-private partnerships and are organized collaborations between public and private sector actors, such as firms, government agencies, and academic institutions, with the purpose of enhancing the growth and competitiveness of clusters” (Teigland, Lindqvist, 2005).

Definizione di cluster I principali vantaggi individuati da Porter sono i seguenti: 1) aumento di produttività mediante la riduzione dei costi di transazione, 2) innovazione dei prodotti (es. i cluster che nascono vicino ai centri di ricerca scientifica e di eccellenza), 3) vantaggi di business (es. sviluppo grazie alla creazione di nuove imprese).

Definizione di cluster Rispetto a quanto avviene negli U.S.A., in Italia, come negli altri paesi europei, le attività legate alla ricerca scientifica presentano debolezze in diversi ambiti: -sistema della ricerca, -attrazione dei capitali ancora difficile -livello di coinvogimento contenuto delle istituzioni, -fenomeno relativo alla creazione di start up ancora modesto.

Definizione di cluster In futuro la tendenza generale dei cluster è quella di andare oltre la regione geografica di appartenenza e divenire virtuali e maggiormente interconnessi tra loro anche grazie all’internazionalizzazione.

I cluster biotech

Le imprese farmaceutiche degli anni ‘80 estendevano la propria attività su tutta la filiera produttiva, presidiando anche le competenze scientifiche di base e la rete di marketing, tuttavia gradualmente i costi di ricerca e sviluppo sono aumentati notevolmente. La reazione delle imprese farmaceutiche tradizionali è stata quella di: -limitare il coinvolgimento diretto nella ricerca (soprattutto la drug discovery), - di ricercare una maggiore specializzazione e soprattutto di favorire la nascita delle imprese biotecnologiche da cui acquisire i diritti di sfruttamento. Negli anni ‘80 si sono pertanto sviluppate le prime imprese biotecnologiche con l’obiettivo di mettere a frutto in campo farmaceutico le scoperte biotecnologiche. Negli anni ‘80 si sono pertanto sviluppate le prime imprese biotecnologiche con l’obiettivo di mettere a frutto in campo farmaceutico le scoperte biotecnologiche. Anni ’80 – prime imprese biotech

L’esternalizzazione dei processi relativi alla ricerca e sviluppo di base da parte delle imprese farmaceutiche tradizionali, resa necessaria dal recente sviluppo del settore, ha favorito la diffusione delle imprese biotecnologiche dapprima negli Stati Uniti e successivamente anche in Europa. Le imprese biotecnologiche sono mediamente di piccole dimensioni ed hanno una maggiore flessibilità nell’attuare la ricerca di base rispetto a quelle farmaceutiche. Anni ’80 – prime imprese biotech

“..biotecnologia è l’integrazione tra processi scientifici e dell’ingegneria per l’applicazione di organismi, cellule, parti di tessuto e analoghe molecole allo scopo di conseguire prodotti e servizi” (Federazione Europea delle Biotecnologie, 1989). “Per piattaforme tecnologiche di tipo biotecnologico intendiamo tecnologie che utilizzano organismi viventi (batteri, lieviti, cellule vegetali o animali di organismi semplici e complessi) o loro componenti, per ottenere quantità commerciali di prodotti utili oppure per migliorare le caratteristiche di piante e animali o, ancora, per sviluppare microrganismi utili per usi specifici” (Assobiotec, 2006) Definizione di biotecnologia

Diffusione delle tecniche biotecnologiche in Italia

Il settore delle biotecnologiche in Italia Lo sviluppo del settore delle biotecnologie in Italia è considerato strategico e gli incentivi alla ricerca in questo campo sono tra le priorità del Governo italiano, in linea con gli obiettivi dell’Unione Europea.

Il settore delle biotecnologiche in Italia Le imprese biotech in Italia: - eccellenza e competitività per lo sviluppo di terapie innovative, - esperienza consolidata organizzata a sistema, - obiettivi: crescita sostenibile e creazione di valore per il territorio.

I modelli di business delle imprese biotech Product centric L’impresa si focalizza su molecole o prodotti il cui sviluppo comporta importanti investimenti in termini di tempo e di risorse finanziarie, ma che hanno le caratteristiche per costituire una fonte di fatturato rilevante, o per incrementare in modo significativo il fatturato derivante da altri prodotti e servizi già in commercio.

I modelli di business delle imprese biotech Technology centric L’impresa si focalizza sullo sviluppo di un’ampia gamma di prodotti e servizi basati su una tecnologia consolidata, applicata per velocizzare le fasi di discovery e precliniche, e le fasi iniziali di sviluppo clinico.

I modelli di business delle imprese biotech Know-how centric L’impresa si focalizza sullo sfruttamento di competenze proprie in materia di R&S, regolatorio, produzione e commercializzazione, nella logica di metterle a disposizione di terzi, sotto forma di servizi.

Distribuzione biotech in Italia e spese R&S nel mondo

Le imprese biotech in Italia

Dal confronto tra la numerosità delle imprese con la presenza delle strutture di ricerca insite a livello regionale emerge che Piemonte, Lombardia e Veneto e Friuli, hanno una presenza industriale proporzionata alle strutture di ricerca locali, mentre per le altre regioni italiane, a fronte di una significativa offerta di ricerca disponibile, non si è ancora sviluppato un adeguato tessuto imprenditoriale nel biotech. Le strutture di ricerca

Sono presenti sul territorio nazionale i Centri per l'Innovazione ed il Trasferimento Tecnologico (CITT), strutture che agiscono a supporto del trasferimento tecnologico dal sistema della ricerca alle imprese e a sostegno della nuova imprenditorialità ad alta tecnologia. Centri per l’innovazione e il Trasferimento Tecnologico

Le imprese biotech italiane Le imprese biotech si dividono principalmente tra il settore manifatturiero (circa il 40%) e quello dei servizi (circa il 60%), queste ultime sviluppate prevalentemente nel campo della ricerca e sviluppo (50%). In questo panorama le innovazioni biotecnologiche in Italia, come avviene anche in altri paesi europei, derivano da imprese già consolidate o da centri di ricerca pubblici. Si tratta in ogni caso di un settore in forte crescita.

Le imprese biotech italiane

Tuttavia vi è scarsa presenza di investitori italiani per quanto riguarda le attività di Venture Capital e di Private Equity. In relazione a quanto accade a livello internazionale, in Italia il numero di investitori di questo tipo si conferma essere ristretto. Tra questi ricordiamo Quantica, Genextra, Eporgen, 3I Italy, Z-Cube, TVM Capital. Le imprese biotech italiane

Gli attori delle imprese biotech

Composizione dei cluster

Analizzando lo sviluppo del settore biotecnologico sul territorio piemontese, attore fondamentale del territorio è il Molecular Biotechnology Center (MBC) dell’Università, che accoglie un complesso di laboratori con strumentazione all’avanguardia a livello internazionale non solo volti alla formazione universitaria, ma anche allo sviluppo dei processi d’innovazione biotecnologica. Le conoscenze acquisite nei settori della biologia molecolare e cellulare, della chimica, dell’immunologia e della bioinformatica convergeranno al fine di risolvere grandi problematiche con le più avanzate tecnologie dell’imaging e del supporto informatico. Es. Cluster biotech di Torino-Ivrea

Inoltre l’eterogeneità dei settori di ricerca e sviluppo ha reso necessaria la creazione di spazi di incubazione tematica specifica; è stato quindi introdotto un “sistema incubatore” dell’Università composto dall’incubatore “di idee”, per la ricerca scientifica e brevettuale in campo biotecnologico, e dall’incubatore d’imprese 2i3t, per le tematiche chimiche- farmaceutiche e in parte biotecnologiche ed agroalimentari. Es. Cluster biotech di Torino-Ivrea

L’incubatore promuove la diffusione della cultura imprenditoriale, della cultura della proprietà intellettuale e supporta il processo di trasferimento tecnologico svolgendo una funzione di supporto tra la ricerca accademica e il mondo imprenditoriale. Sono individuate le idee e il team proponente ha la possibilità di simulare l’attività d’impresa verificando in questo modo la fattibilità del progetto.

L’attività di scouting rappresenta uno dei momenti più importanti in quanto sono censite le competenze professionali presenti, le infrastrutture di ricerca e di calcolo, le attività di ricerca di interesse industriale verificando l’interesse dei gruppi di ricerca al trasferimento tecnologico anche attraverso la creazione d’impresa.

Es. Cluster biotech di Torino-Ivrea

Solo dopo l’atto di costituzione della società, l’azienda è supportata mediante i contributi regionali ed europei per agevolarne lo sviluppo. Il periodo d’incubazione ha una durata di tre anni durante i quali le neo imprese sono ospitate all’interno dell’incubatore e si avvalgono di servizi a valore aggiunto per l’avvio e lo sviluppo dell’attività imprenditoriale.

A questa realtà universitaria si integra il polo biotecnologico di Ivrea (Bioindustry Park) al cui interno è stato realizzato un Bioincubatore che offre diversi spazi dedicati alle neo-imprese che operano nel settore delle scienze della vita. Tale insieme di strutture, strumentazioni e servizi è stato creato mediante finanziamenti da parte della Comunità Economica Europea e della Regione Piemonte. Es. Cluster biotech di Torino-Ivrea