Studi culturali e media

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Introduzione agli studi culturali
Transcript della presentazione:

Studi culturali e media Panorama storico 6.3.15

Cosa sono gli studi culturali (o cultural studies) e da dove vengono? ‘Con il termine Cultural Studies, ci si riferisce esplicitamente agli studi culturali anglo-americani. Implicitamente vi si collega spesso l’idea di ‘un’origine’ britannica che, a partire dagli anni ottanta, sfocia nel successo americano’ (Lutter e Reisenleitner p. 11)

‘Il termine Cultural Studies può essere inteso come prassi intellettuale resa a descrivere la vita quotidiana dell’uomo (everyday life) definita attraverso e mediante la cultura, giacché fornisce le strategie per la comprensione dei suoi cambiamenti. In tal senso i Cultural Studies aspirano a un equilibrio tra impegno politico, approccio teorico e analisi empirica.’ (Lutter e Reisenleitner p. 5)

‘Punto di partenza è un concetto di ‘cultura’ che non si rifà implicitamente a quello di una cultura ‘alta’ o d’elite di origine borghese, ma , nel senso postulato da Raymond Williams, uno dei ‘padri fondatori’ dei Cultural Studies britannici dei primi anni sessanta, come a whole way of life, vale a dire, in senso più ampio, a una molteplicità dei modi di vivere già esistenti o possibili, e alle loro forme organizzative e di comunicazione’ (L&R p. 6)

La fondazione del Centre for Contemporary Cultural Studies alla Università di Birmingham nel 1964, da Richard Hoggart, autore di The Uses of Literacy. (1958) Composizione del centro ai margini della ‘red brick university’: due docenti, tre ricercatori, e quaranta studenti post-laurea; i gruppi di ricerca; lo stile di ricerca collettivo; l’arrivo negli Stati Uniti negli anni 80 (Lawrence Grossberg); la globalizzazione negli anni 90 e l’incontro con altre tradizioni di studio della cultura; le trasformazioni dell’università globale (la proliferazione degli studies)

‘A proposito dell’emergere degli studi culturali nel contesto del CCCS, Stuart Hall scrive che ‘la ricerca di un’origine è sì una tentazione, ma illusoria”: non vi è un ‘vero e proprio inizio’… Se La fondazione del CCCS a Birmingham nel 1964 segna una svolta storica per la nascita del campo teorico, Hall sottolinea come gli studi culturali abbiano in effetti avuto inizio altrove, in movimenti politici (come la New Left) e aree di studi (studi sulla letteratura inglese, la storia e la sociologia (precedenti al CCCS)’ (Procter p. 41)

Una lunga storia: l’emergere del concetto di ‘cultura’ Raymond Williams, ‘Keywords : A Vocabulary of Culture and Society’   Coleridge; distinzione del secolo XVIII e primo XIX tra 'civiltà' e 'cultura' Williams: 'civilisation is now generally used to describe an achieved state or condition of organized social life' (57) preceduta nel 16 e 17 secolo dal termine civilizzare (da criminale a civile,civis, ordinato ed educato, opposto a barbaro), 'a state of social order and refinement especially in conscious historical or cultural contrast with barbarism.' (57-58)

Il termine incontra fortuna nell'illuminismo 'with its emphasis on secular and progressive human self-development. Civilization expressed this sense of historical process but also celebrated the associated sense of modernity: an achieved condition of refinement and order. In the Romantic reaction against these claims for civilization, alternative words were developed to express other kinds of human development and other criteria for human well being, notably CULTURE'. In lC18 the association of civilization with refinement of manners was normal in both English and French.' (58) civilization associato al progresso (civiltà italiana)

Dalla civiltà (storie universali dell'illuminismo, secolo XVIII) alla cultura (coltivare, allevare etc)   '...we have to recognize three broad active categories of usage: (i) the independent and abstract noun which describes a general process of intellectual, spiritual and aesthetic development from C18; (ii) the independent noun, whether used generally or specifically, which indicates a particular way of life, whether of a people, a period, a group, or humanity in general, from Herder and Klemm. But we have also to recognize (iii) the independent and abstract noun which describes the works and practices of intellectual and especially artistic activity. This seems often now the most widespread use: culture is music, literature, painting, and sculpture, theatre and film. A Ministry of Culture refers to these specific activities, sometimes with the addition of philosophy, scholarship, history. This use (iii), is in fact relatively late. (Raymond Williams Keywords : A Vocabulary of Culture and Society p. 90)

'It is especially interesting that in archeology and in cultural anthropology the reference to culture or a culture is primarily to material production, while in history and cultural studies the reference is primarily to signifying or symbolic systems. This often confuses but even more often conceals the central question of the relations between 'material' and 'symbolic' production, which in some recent argument... have always to be related rather than contrasted.' (Williams p. 91)

'...uses of forms of the word in languages other than English, where there is considerable variation. The anthropological use is common in the German, Scandinavian and Slavonic language groups, but it is distinctly subordinate to the sense of art and learning, or of a general process of human development, in Italian and French. Between languages as within a language, the range and complexity of sense and reference indicate both difference of intellectual position and some blurring or overlapping.' (91-92)

‘Dal momento in cui si è venuta a formare l’idea di Stato Nazionale, durante il XIX secolo, così come avvenuto nell’ambito di lingua tedesca, anche l’insegnamento della lingua e della letteratura inglese, gli English studies, sono stati considerati la prima istanza di mediazione di una cultura nazionale, ottenendo in tal modo una qualità morale assai superiore a tutti gli altri insegnamenti. Vista la capacità di formare un’identità nazionale,.. gli English Studies divennero la chiave di volta di un ideale di Bildung umanistica, e di conseguenza della società civile. In tal modo l’unità formata da letteratura, lingua e cultura, divenne l’ideologia formativa dell’identità (nazionale)’ (L&R p. 12)

‘La cultura, che aveva trovato nella letteratura e nella lingua le sue costanti tematiche… divenne nell’ambito del sustema formativo dell’ultima parte del XIX secolo, uno strumento di educazione morale, un mezzo per creare quella Englishness colonizzatrrice, civilizzatrice e in ogni caso anticlassista’ (L&R p. 13)   La cultura contro l’anarchia: Matthew Arnold ‘The best that has been thought and said in the world’ (1869)

‘Lo studio delle opere letterarie divenne, in tal senso, ricerca di un sistema di valori e verità universalmente validi… la cultura idealmente rappresentata nel canone letterario fu presentata a scolari e studenti quale prodotto di menti straordinarie (una propaggine del culto del genio di origine romantica), in grado di riconoscere verità universali e trasmetterle in forma estetica’ (L&R p. 13)

‘’Queste idee furono esposte chiaramente nel cosiddetto Newbolt Report del 1920 dal titolo significativo di The Teaching of English in England. L’insegnamento dell’inglese era considerato una priorità dell’istruzione e una ‘leva (lever) nell’educazione delle masse’ (L&R p. 14)

‘…queste idee raggiunsero anche la classe operaia, sotto forma di programmi formativi specifici, come borse di studio per i figli dei lavoratori e soprattutto nell’istruzione per adulti. In questi University extension programmes la tradizione estetizzante ed elitaria… che sottolineava la superiorità della nazione e della cultura inglese si incontrò con le idee di una cultura operaia forte e autonoma.’ (L&R p, 14)

La tradizione arnoldiana come istanza determinante in questi programmi. Le teorie di critica letteraria di Frank Raymond Leavis e Queenie Dorothy Leavis e la rivista Scrutiny.   ‘F.R. Leavis applicò la critica culturale di Arnold prima di tutto alla presunta ‘crisi culturale’ degli anni trenta del XX secolo e mise a confronto le sue riflessioni elitarie… con la cultura popolare… L’influenza americana… fu considerata una minaccia al canone classico, la cui difesa divenne obiettivo primario dell’istruzione’ (L&R p. 15)

La critica letteraria comne contrasto alla ‘commercializzazione, livellamento, e standardizzazione’ causati dall’influsso dei mass media americani (film, tv, radio, letteratura d’intrattenimento, stampa scandalistica)   ‘Il ‘leavinismo’ fu quindi all’interno delle scienze morali inglesi, l’unico ambito intellettuale in cui poteva aver luogo un confronto serio con la cultura popolare, e questo grazie all’applicazione dei metodi della critica letteraria nell’intento di comprovare la superiorità della cultura ‘alta’ e contrastare il declino culturale’ (L&R p. 16)

L’inghilterra dopo la seconda guerra mondiale: investimento nella ‘acculturazione’ della classe operia (borse di studio e educazione per adulti, accesso di un certo numero di persone della tradizionale classe operaia a un livello di istruzione superiore) ‘Molti di coloro che in seguito sarebbero stati considerati i ‘padri fondatori’ dei Cultural Studies provenivano dall’ambiente dell’istruzione per adulti. Essi introdussero nella discussione le loro esperienze personali insieme a forme e pratiche culturali emarginate e disprezzate. Allo stesso tempo, il divario esistente… tra i contenuti formativi elitari… e le esperienze culturali comuni dei discenti divennero… sempre più evidenti’ (p.17)

I tre libri chiave: The Uses of Literacy; The Making of the English Working Class; Culture and Society. ‘Nel loro insieme, le riflessioni di Hoggart, Williams e Thompson fornirono una base su cui operare la ‘rottura’ dalle precedenti tradizioni di pensiero sulla cultura del diciannovesimo e inizio ventesimo secolo.’ (Procter p. 41)

Richard Hoggart: The Uses of Literacy (1958): rivolto al mondo dell’istruzione per adulti I metodi della critica letteraria possono essere applicati a ogni genere di espressione scritta e altre forme della produzione culturale Descrizione della cultura del lavoro (vissuta in prima persona) nell’Inghilterra del periodo tra le due guerre (quotidianità, rituali della vita, del lavoro e del tempo libero); importanza del quotidiano. La cultura operaia in quanto ‘vita piena e ricca’ e coerente Il vissuto come base di partenza per le analisi scientifiche La contrapposizione tra cultura organica e comunitaria della classe operaia nel periodo tra le due guerre e la ‘cultura di massa’ del dopoguerra (senza solidarietà e comunità)

La vita quotidiana delle classi operaie: How Green Was My Valley (Richard Llewellyn, 1939, romanzo; film John Ford 1941) http://www.youtube.com/watch?v=94EISGCAsTw   We are the lambeth boys Karel Reisz (1959) http://www.youtube.com/watch?v=rnEjwcTYKZI

Raymond Williams: Culture and Society (1958) e The Long Revolution (1961)   figlio di minatori gallesi, scholarship boy analisi del concetto di culture definizione della cultura quale ‘intero stile di vita… modalità di intepretazione delle nostre esperienze comuni; modo di vivere che si esprime tanto attraverso le istituzioni e il comportamento nel quotidiano quanto attraverso l’arte e la letteratura contro il disprezzo verso le forme della cultura popolare e delle comunicazioni di massa. testi letterari come fonti di realtà sociale, metodo del close reading applicato al di là della letteratura (pubblicità, giornali, radio, film e pianificazione urbana)

‘Come definita da Williams in La lunga rivoluzione ‘la cultura è una descrizione di un particolare modo di vivere che esprime determinati valori non solo attraverso l’arte e l’apprendimento, ma anche nelle istituzioni e nel comportamento comune… La frase di Williams, ‘la cultura è ordinaria’ divenne quasi uno slogan per il primo periodo degli studi culturali’ (Procter p. 42)

Edward Palmer Thompson: The Making of the English Working Class (1963)   origini borghesi ma impegnato nell’istruzione per adulti letteratura e storia sociale dal basso per trasmettere il senso della propria identità o coscienza di classe alla clase operaia enfasi sul conflitto tra forme culturali diverse (appartenenti a diverse classi sociali) la cultura della classe operaia inglese non è determinata economicamente ma il frutto di una soggettività agente, cultura come luogo dell’esperienza soggettiva e della resistenza. Descrizione delle esperienze, dei valori e delle idee della gente comune. Demonizzazione della cultura di massa americana

La fondazione del Centre for Contemporary Cultural Studies di Birmingham (1964) ‘La fondazione di questa istituzione si profila come reazione al tipo di insegnamento letterario dominante negli English Studies e si pone sin dalle sue origini sotto l’insegna dell’interdisciplinarietà. Secondo l’idea di Richard Hoggart, i Cultural Studies condotti presso il CCCS dovevano analizzare forme, pratiche e istituzioni culturali, riunire in sé componenti storiche letterarie e sociologiche’ (25)

‘E’ il gruppo di ricerca del Centre for Contemporary Cultural Studies a sperimentare dai primi anni sessanta il passaggio dallo studio della letteratura, intesa come forma precipua dell’identità nazionale, allo studio delle culture in cui trovano posto – soprattutto negli scritti di pionieri come Richard Hoggart, Raymond Williams e Stuart Hall – le nuove forme di acculturazione giovanile e della classe operaia, i nuovi media (all’epoca soprattutto la radio, la televisione e il vinile) e, in un secondo momento, le nuove identità sessuali e razziali.’ (Michele Cometa in Cultural Studies: un’introduzione, p.XXI)

Iain Chambers (Introduzione a Procter) ‘La ‘cultura’ – sia quella alta, ufficiale, sia quella popolare – perdeva la sua staticità quale oggetto idealistico, per diventare un processo composito, storico, sempre in via d’elaborazione all’interno di una congiuntura complessa e storicamente specifica.’ (Chambers p. XV)

‘La cultura si è trasformata da oggetto estetico, o esempio di passatempo, a potenza centrale nella formazione dei processi storici che si realizzano nella conoscenza del mondo. (Chambers p. XVI)

Coda: lo studio della cultura popolare in Italia; una seria lacuna: ‘la questione della cosiddetta ‘cultura di massa’ ha raramente investito i luoghi tradizionali della ‘cultura’ italiana. Per questo divario è passata criticamente inosservata la mutazione antropologica denunciata da Pasolini’ (Chambers p. XV)

‘Il ‘popolare’ come spazio non garantito –pieno di presenze aliene quali l’americanismo, il consumismo, oppure, oggi, le culture e le storie migranti che fioriscono nelle strade e nelle città italiane – esjla dall’osservatorio accademico. Nello stesso tempo, come cultura televisiva o come culture delle differenze (basti pensare in termini musicali: da Sanremo ai Sud Sound System), tale cultura invade e spesso in modo pesante sulla vita non solo quotidiana ma anche storica e politica del paese.’ (Chambers p. XVI)

Prossima settimana: cultura di massa e cultura popolare