La politica ● In occidente la politica inizia con Platone nel dialogo la repubblica.In questo dialogo si parla prima dell'anima dell'uomo razionale,irascibile,sens ibile
Come mai? ● Per Platone la similitudine ha un ufficio nello stato il punto di vista razionale è assunto dai filosofi,quello irascibile dai militari,quello sensibile dai mercanti ● Perchè tutto il pensiero politico occidentale identificherà sempre lo stato come un corpo sociale unitario.
Lo stato Romano ● Anche quando la “Res Publica” romana si distinguerà per i corpi separati e in teoria confliggenti i due consoli, il Senato i comizi centuriati (il popolo) i tribuni della plebe.I magistrati, in realtà ● L'apologo di Menenio Agrippa non fa che ripristinare l'unità profonda dello stato uniformato ad un corpo umano. E di fatto malgrado l'apparenza delle istituzioni l'idea unitaria si concretizza nella figura dell'imperatore.
monocratismo/elitismo ● L'immagine monocratica del potere è messa in forse solo dalla teoria delle elite. In effetti queste due concezioni scandiscono l'età antica alto e basso ● Medioevo per il potere monocratico con la complicazione del diritto politico divino (papa e imperatore) e infine con la gloriosa rivoluzione del 1686 in Inghilterra e la rivoluzione francese 1989 dove emerge la teoria dell'elitè (sono i sanculotti a far la rivoluzione come più tardi nel 1917 saranno i bolscevichi per la rivoluzione bolscevica)
La figura carismatica ● Il capo carismatico si pone come intermediario tra le elite e il popolo.Rappresenta per dir cosi il popolo contro le elite. Infatti il capo carismatico deve il suo potere ● Non più all'alto (il diritto divino) ma al basso. Uno studio per altro apprezzabile delle masse e del potere come quello di Canetti dimentica che la massa non è dominata dall'alto ma è spinta ad identificarsi con l'alto.
La dimensione culturale ● Questa identificazione è tanto più efficace quanto più il capo è fonte del potere ma anche del sapere. La realtà viene narrata dal capo, cosi' come un tempo veniva narrata dal prete o dal papa. ● Il ruolo degli intellettuali anche in piena età moderna è stato sempre limitato.Innanzitutto perché l'intellettuale si configura come una elite e in secondo luogo proprio per il suo tendenziale pluralismo.
Intellettuali e potere ● Le soluzioni a questo dilemma sono state molte ma quasi mai favorevoli al pluralismo; si pensi alla coscienza di classe di marxiana memoria; l'intellettuale organico gramsciano ● In macanza di meglio si divide il corpo dell'elite intellettuale in destra e sinistra che è il massimo a cui può giungere una teoria dell'elite.La dimensione popolare invece privilegerà quasi sempre il potere monocratico (oggi si insulta questa tendenza, che è storica, con il sostantivo populismo)
La ragione della monocrazia. ● La ragione della prevalenza tendenziforme della monocrazia è centrata proprio sull'idea del corpo sociale simile al corpo dell'identità umana. ● Il legame ad un programma, ad un'ideologia ad una dottrina è sempre stato anche nel momento del trionfo delle ideologie (il secolo passato) molto precario.
L'ideologia è innestata sulla teoria dell'elite ● L'appartenenza ideologia ad una dottrina è sempre molto precario perché la dottrina è un sapere e il sapere non è alla portata di tutti. Dunque la fedeltà ● Dottrinale suppone sempre un elite che spiega i passaggi e le sottigliezze, ma proprio per questo le intepretazioni delle dottrine e delle ideologie sono sempre in qualche maniera litigiose.
Intellettuali e populismi ● Si conprende allora che gli intellettuali rifiutino “i populismi” come aberrazioni della politica. Ma faceva Notare Ilvo Diamanti che ogni fenomeno moderno politico può essere presentato o insultato come tale. ● Il populismo è un insulto perché si sottolinea l'assenza da parte del populista di una mediazione culturale.Il rapporto con il “capo” è diretto sia per le novità della tecnologia mass- mediatica e informaticoa sia per l'identificazione immediata.
La sociologia e l'antropologia ● Da questo punto di vista due discipline apparentemente vicinissimi e quasi sovrapponentisi sono invece, ripetiamo da questo punto di vista, assai lontane. ● L'antropologia si fonda in ultima istanza sull'uomo. E' la vecchia proiezione; la società si può capire se e soltanto se si ammette che a costituirla sono i singoli uomini.
Antropologia sociale ● A forzare questi limiti ha provveduto l'opera di Lèvi- Strauss la sua antropologia che è sociale.Cosa significa? Significa come abbiamo sempre detto che lo studio dell'antropologia sociale è sempre lo studio dell'Altro non del Medesimo ● Il Medesimo è la nostra cultura,la nostra regione, il nostro nome,etc. Etc. L'Altro è tutto ciò che si oppone all'aggettivo “nostro” ma che non definibile come “vostro”. L'Altro è altrettanto “nostro”.
Lo studio dei popolo sielvaggi ● L'amtropologia sociale è lo studio di questo Altro. I popoli più lontani dalle nostre abitudini devo essere studiate e rintracciare in essi quelle caratteristiche che sono anche nostre ● Il potlac, il sistema di parentela, la reciprocità etc.etc. Ciò significa che l'identità umana agli occhi di Lèvi-Strauss non è propriamente un'identità.
La “morte dell'uomo” ● Il pensiero italiano che è sempre stato antropocentrico aveva reagito a Lèvi-Strauss coniando uno slogan che rintracciavano anche i Foucault. Chiamavano lo strutturalismo (un altro slogan) filosofia della ● Morte dell'uomo.In realta non si capiva bene cosa volessero dire questi avversari di Lèvi-Strauss. Si diceva confusamente che le tecniche d'indagine degli strutturalisti erano più vicine alle tecniche delle scienze matematiche,ficsiche, naturali che alle scienze “dell'uomo”
Oggi ● Oggi queste divisioni appaiono molto lontane del tempo; qualsiasi scienziato sociale non solo non rifiuta l'impiego della matematica e della statistica ma ritiene ● Che sia un merito della sua ricerca non un demerito.La battaglia di difesa dei critici dello strutturalismo era invece dovuto al fatto che l'identità umana intesa come identità cominciava a vacillare.
Un precursore:Luhman ● Lo scienziato sociale Luhman aveva intuito questo cambiamento al posto di uomo/società aveva istituito la coppia sistema/ambiente. Non si parlava più di ● Identità antropologia ma di un sistema che interreagiva con l'ambiente. Il singolo non era definità per la sua identità ma per il modo con cui reagiva all'ambiente esterno.
La situazione odierna ● La comunicazione sociale porta sempre più a questa diversificazione. L'identità antropologica non esiste più non solo perché il sapere il nostro personale sapere è eredità di tutti i nostri incontri ● Ma perché i nuovi media odierni contribuiscono a pluralizzare il nostro io la nostra identità continuamente. La comunicazione con i nuovi media è sempre disturbata è sempre fraintesa, Ma questo disturbo è in realtà l'elemento della crescita e della creatività.