Le raccomandazioni U.E.C./F.E.E. in tema di valutazione d’azienda indicazioni sui criteri di valutazione derivanti dagli ACCORDI DI BASILEA ECONOMIA AZIENDALE (corso progredito) 1 1
1 Informazioni generali sugli organismi U.E.C./F.E.E.; 2 Raccomandazioni U.E.C./F.E.E. ; 3 Indicazioni sui criteri di valutazione derivanti dagli “accordi di Basilea”. 2
Cosa sono e quali scopi hanno gli organismi U.E.C./F.E.E.? L’U.E.C., l’ Unione Europea degli Esperti Contabili, Economici e Finanziari, è sorta nel 1951 ed ha associato diversi organismi professionali contabili dei Paesi europei (per l’Italia vi hanno aderito il C.N.D.C. e il C.N.R.), tale associazione si occupa della materia contabile in senso lato. L'associazione UEC ha lo scopo di: promuovere il progresso dei procedimenti aziendalistici soprattutto di informazione e controllo dell’impresa, cercando di rendere più agevoli gli scambi di tali flussi conoscitivi; intraprendere iniziative indirizzate al miglioramento delle condizioni di lavoro e dei metodi operativi degli aderenti. 3
Evoluzione storica dell'associazione... Nel corso della seconda metà anni '80 l’ UEC è stata denominata F.E.E.(Federazione Europea degli Esperti Contabili) in seguito alla fusione con il gruppo di studio degli esperti contabili C.E.E.(Comunità Economica Europea); FEE raggruppa oggi ben 32 organismi professionali europei, suddivisi in 21 nazioni (per l'Italia aderivano all'UEC, oggi FEE, il Consiglio Nazionale dei dottori Commercialisti ed il Consiglio Nazionale dei ragionieri), inoltre è una delle tre organizzazioni riconosciuta a livello internazionale dall' IFAC (International Federation Of Accountants); 4
Principali raccomandazioni U.E.C./F.E.E. Dalla sua nascita ad oggi, l'attività dell'associazione si può sintetizzare in tre momenti principali: Anno 1980 Anno 1967 Anno 1961 II Raccomandazione Rettifica I Raccomandazione I Raccomandazione I Raccomandazione 5
Anno 1961 I Raccomandazione “ La valutazione delle aziende e delle parti d'azienda “ Emanata a nome UEC, il lavoro si divide in 2 PARTI: Una parte introduttiva, in cui si affronta tra l'altro le problematiche del CONCETTO di VALORE e del compito del PERITO nella VALUTAZIONE; Una seconda parte composta da alcuni capitoli dedicati rispettivamente alla determinazione del valore corrente delle attività', alla determinazione del goodwill e del valore d'insieme, alla determinazione del valore intrinseco di parti di una azienda. 6
Perchè usiamo i metodi misti? PERTANTO: - Pagina 32 del documento emanato dall'UEC- “il valore dell' attività deve costituire il valore di partenza e la base di ogni valutazione d'azienda, mentre in un secondo momento questo valore deve essere RETTIFICATO in funzione della Capacita' REDDITUALE “ Il metodo patrimoniale semplice dunque estrinsecantesi nella stima del capitale netto K, rappresenterebbe IL FONDAMENTO PER LA VALUTAZIONE. L'esigenza di rettificare il valore del patrimonio in funzione della capacita' di reddito induce l'UEC a suggerire il ricorso ai METODI MISTI. Perchè usiamo i metodi misti? La risposta va ricercata nei due obiettivi divergenti tra l'IMPRENDITORE e l'AZIENDA, quest'ultima mira a creare PLUSVALORE ovvero generare una“nuova” ricchezza che vada ad incrementare il valore dei suoi elementi MATERIALI ed IMMATERIALI, mentre quello dell'imprenditore è la conservazione del capitale stesso. In particolare vengono presi in considerazione e consigliati 2 metodi: -METODO INDIRETTO O DEI PRATICI TEDESCHI -METEDO DIRETTO O DEGLI ANGLOSASSONI. 7
INDIRETTO DEI PRATICI TEDESCHI DIRETTO O DEGLI METODO PATRIMONIALE SEMPLICE METODO MISTO DIRETTO O DEGLI ANGLOSASSONI 8
METODO INDIRETTO DEI PRATICI TEDESCHI Tale metodo anche detto metodo del valore medio, consiste nel determinare il valore di un'azienda prendendo la media tra il valore delle attività e il valore di rendimento. In formula: W=1/2(K'+R\i) dove: W= valore dell’azienda da ricercare K'= valore del patrimonio netto rettificato R= reddito medio prospettico i = tasso di attualizzazione 9
La formula precedente può essere scritta anche: W= K'+1/2 (R/i-K') (R/i-K') : È il GOODWILL o il BADWILL considerato per metà del suo valore (si tratta di una media) Nelle parole di Viel (presidente dell' UEC) la scelta del valore medio è così giustificata: “Siccome è impossibile determinare con precisione il punto situato tra il valore di rendimento e il valore di riproduzione (valore corrente delle attività) in cui si fissa il determinando valore di un'azienda, si parte dall' ipotesi più semplice cioè' che questo si trovi a distanza media fra i due valori citati . Nessuna obiezione si può opporre a questo metodo se non altro perché l'ipotesi di base su cui è fondato é almeno altrettanto verosimile quanto qualsiasi altra ipotesi. Tuttavia, non lo si deve applicare quando esistono serie ragioni per ammettere che il valore di insieme d'una azienda si approssimi maggiormente al valore di rendimento o al valore di riproduzione”. 10
METODO DIRETTO O DEGLI ANGLOSASSONI Tale metodo attribuisce, rispetto a quello del valore medio,maggiore importanza all’avviamento. In formula: W= K' +a n¬i (R-i* W) DOVE: (R-i*w) = AVVIAMENTO (capacità dell'azienda di produrre redditi nel tempo superiore a quelli medi di settore). W= valore dell’ azienda da ricercare K'= valore patrimonio netto rettificato R= reddito futuro durevole normalizzato (deriva dalle risultanze storiche e soprattutto dall’apprezzamento delle prospettive future) a n¬i = v.a. rendita unitaria posticipata dove i = tasso di interesse 11
Inoltre: Il reddito futuro durevole è un reddito individuato sulla base delle risultanze storiche, ma sopratutto sull'apprezzamento delle prospettive future; e inoltre un reddito opportunamente normalizzato. Tasso di capitalizzazione “ i ” Si compone di REMUNERAZIONE PER IL PURO INVESTIMENTO DI CAPITALE REMUNERAZIONE PER IL RISCHIO 12
Remunerazione per il puro investimento di capitale: Si parte dal tasso di interesse in uso nel paese per i capitali che non corrono rischi legali di investimento maggiorato di circa il 50 % per tenere conto che i capitali investiti nelle aziende sono vincolati a lungo termine. Rischio Specifico Remunerazione per il rischio: Rischio Economico generale Durata del sovrareddito R-iW: Cioè R > i W La sua durata dipende da: -FATTORI SOGGETTIVI (ammortizzato in 3 anni) -FATTORI OGGETTIVI (ammortizzato in 5/8 anni) GOODWILL Se R < i W BADWILL 13
Principali raccomandazioni U.E.C./F.E.E. Anno 1980 Anno 1967 Rettifica I Raccomandazione Anno 1961 II Raccomandazione I Raccomandazione W= K' +a n¬i * (R-i*W) W= K' +a n¬i * (R-i*K') Modifica I RACCOMANDAZIONE: Variazione della formula della durata limitata dell'avviamento. 14
PERCHE' RETTIFICARE LA FORMULA? Anno 1967 PERCHE' RETTIFICARE LA FORMULA? La modifica deriva dall’esperienza pratica; La formula è più corretta dal punto di vista matematico finanziario in quanto la formula del v.a. della rendita considera già la remunerazione del goodwill. Adesso il tasso di interesse (i) è moltiplicato al patrimonio netto rettificato anziché al valore globale dell’azienda; Notevole importanza sempre riconosciuta ai metodi misti. 15
Principali raccomandazioni U.E.C./F.E.E. Anno 1980 Anno 1967 Rettifica I Raccomandazione Anno 1961 II Raccomandazione I Raccomandazione 16
ANNO 1980 II raccomandazione “Procedure to be followed by accountants in valuing an undertaking as a going concern” W teoricamente corretto deriva dal v.a. dei flussi di cassa netti (fondi distribuibili e v.finale di liquidazione) generati dall’azienda stessa nel corso della sua vita, che un’acquirente può attendersi di ricavare da quell’impresa; La stima dei flussi monetari netti ha grandi difficoltà di previsione(incertezza), così si osserva il seguente passaggio: METODO FINANZIARIO (W=F1*v1 + F2*v2 +…Fn-1*vn-1 + Fn *vn) Dove: v=coefficiente di attualizzazione F=flussi di cassa netti Fn=flusso cassa al t=n include il v. liquidazione METODO REDDITUALE (W = R/i) 17
I redditi attesi sono determinati sulla base di previsioni accurate dei risultati futuri mediante piani e programmi; Tasso di attualizzazione (i') viene fissato, ove possibile, anno per anno, in funzione del tasso di interesse del mercato dei capitali e del rischio generale d’impresa; Non esiste più l’incremento 50% sul tasso di remunerazione del puro investimento di capitale; Si continua ad abbattere il profitto durevolmente realizzabile nella misura del 30% per fronteggiare il rischio economico generale d’impresa. Depotenziamento del valore del metodo patrimoniale che, secondo l’U.E.C.,è un procedimento di valutazione ausiliario. La previsione dei redditi futuri distribuibili è incerta e difficile per carenza di informazioni e a volte anche per la mancanza di un efficiente sistema di pianificazione aziendale, l’U.E.C. accetta i metodi misti come soluzioni di compromesso. 18
Perché gli ACCORDI BASILEA sono inerenti con le “raccomandazioni U.E.C / F.E.E.? Perché gli accordi di BASILEA tra le altre indicazioni, forniscono agli istituti bancari, dei principi generali da rispettare qualora le imprese chiedessero loro la CONCESSIONE DI CREDITO; La banca che accorda la concessione deve effettuare una preventiva valutazione della qualità/affidabilità del cliente nonché quantificare la qualità/rischiosità del credito stesso. 19
ACCORDI DI BASILEA Gli Accordi di Basilea sono linee guida in materia di requisiti patrimoniali delle banche, redatte dal Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria che è un organismo di consultazione con sede a Basilea in Svizzera. E’ stato costituito nel 1974 dai governatori delle Banche Centrali dei dieci Paesi più industrializzati (G10). E’ un organismo esclusivamente propositivo, le cui indicazioni, vista l'autorevolezza di cui gode, vengono normalmente trasformate in direttive dagli organismi preposti dell'Unione Europea e recepite dagli Stati membri. Gli obiettivi principali che il Comitato si è posto fin dall'inizio, e che rappresentano la sua stessa ragion d'essere, sono tre: estendere la regolamentazione di vigilanza a tutte le istituzioni bancarie, nel maggior numero di Paesi; rendere sempre più efficace la regolamentazione di vigilanza bancaria, al fine di assicurare una certa stabilità al sistema complessivo; coordinare le autorità di vigilanza nazionali, rafforzandone gli standard di sorveglianza. 20
Patrimonio di Vigilanza ACCORDO DI BASILEA I Basilea I è un complesso di regole, che ha dato vita alla normativa sul CAPITALE DI VIGILANZA degli istituti finanziari, si fondava su semplici principi: poiché ogni impiego bancario comporta l'assunzione di un certo grado di rischio, questo deve essere quantificato e supportato da un adeguato livello di capitale proprio, detto “di vigilanza” ; Il rischio degli impieghi bancari deve essere suddiviso in Rischio di Credito, legato alla possibile inadempienza delle controparti agli obblighi contrattuali, e Rischio di Mercato, legato alla possibilità per la banca di subire perdite dovute a variazioni dei prezzi delle attività finanziarie intermediate. Basilea I imponeva alle banche di detenere un patrimonio di vigilanza (capitale proprio) pari a non meno dell' 8% del totale delle attività ponderate per il loro rischio. La formula alla base dell’accordo di Basilea 1 era la seguente: Patrimonio di Vigilanza Attivo ponderato (rischio di credito, rischio di mercato) >= 8% 21
PERCHE' DA BASILEA I A BASILEA II ? L’accordo di Basilea I, quindi, non aveva alcuna rilevanza nell’ambito delle scelte di concessione di credito alle imprese private da parte delle banche, poiché ciascun finanziamento concesso, qualunque fosse la situazione finanziaria dell’impresa, non aveva riflessi sul coefficiente di ponderazione del nuovo attivo bancario (credito) e quindi sulle conseguenze in termini di accantonamento di capitale di vigilanza. Ne conseguiva che a parità di dotazione patrimoniale richiesta, le banche erano incentivate a preferire, nell’ambito della stessa tipologia di clienti, investimenti più rischiosi per ottenere una maggiore redditività complessiva. 22
BASILEA II L’obiettivo di Basilea II vuole essere quello di esortare tutte le istituzioni finanziarie e le aziende in generale, a sviluppare sistemi organizzativi e gestionali più efficaci ed operativamente più efficienti e quindi di proiettarsi verso un miglioramento qualitativo della gestione, poiché questo consentirebbe un aumento della solidità e della redditività dell’azienda in generale. Con l’applicazione coerente delle condizioni finanziarie, ai clienti con rating migliore devono essere applicate condizioni finanziarie più favorevoli. La valutazione data dagli istituti bancari, deve tener conto dei seguenti fattori prudenziali: 23
Rating: è il giudizio sul merito creditizio (qualità/rischiosità) ed esprime la valutazione dell'affidabilità del soggetto finanziato sulla base di informazioni quantitative, qualitative ed andamentali. Al soggetto verrà assegnata una specifica classe di rating, a cui è associata automaticamente una determinata PD (probabilità di inadempienza) Probabilità di inadempienza (PD = Probability of default): è la probabilità che il soggetto finanziato si trovi nella situazione di inadempienza (default) nel corso dei 12 mesi successivi; Perdita in caso di inadempienza (LGD= Loss given default): è la percentuale presunta di perdita in caso di inadempienza, rispetto al credito complessivamente erogato al netto degli eventuali recuperi; Esposizione in caso di inadempienza (EAD= esposure at default): è la probabile quota di esposizione al momento dell’insolvenza; Scadenza (M = Maturity): è la durata residua del finanziamento. 24
Analisi quantitativa(dati di bilancio degli ultimi tre esercizi); A Proposito di RATING: Il rating è la valutazione del grado di rischio di inadempimento (insolvenza) del soggetto affidato, espresso attraverso un voto facente parte di una scala di graduazione (lettere e/o cifre). I fattori rilevanti nel modello di rating appartengono a tre categorie di analisi: Analisi quantitativa(dati di bilancio degli ultimi tre esercizi); Analisi qualitativa(dati extra-contabili sull'ambiente); Analisi andamentale(codice etico e comportamentale del richiedente credito). Il rating viene valutato da agenzie indipendenti accreditate, dette ECAI ( “external credit assessement istitution”), mentre PD, LGD, EAD, M sono fissati dall'autorità di vigilanza sulla base della categoria giuridica economica di appartenenza dell'impresa richiedente il finanziamento, dalle sue dimensioni aziendali, dalle caratteristiche tecniche della operazione di finanziamento. 25
26
27