Il movimento Bhakti ("devozione") trae fondamento dalla Bhagavad Gita, un capitolo del famoso testo epico indiano Mahabarata; si basa sulla semplice idea.

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Transcript della presentazione:

Il movimento Bhakti ("devozione") trae fondamento dalla Bhagavad Gita, un capitolo del famoso testo epico indiano Mahabarata; si basa sulla semplice idea che è possibile diventare un rinunciante (sannyasin) senza abbandonare la società Si introduce una distinzione tra Karma (azione) e desiderio (Kama) del frutto dell’azione; la fonte dell’attaccamento al mondo non è identificata con l’atto in sé ma con il desiderio del suo risultato Dunque per il bhakta non è indispensabile smettere di agire: è sufficiente agire senza il desiderio di acquisire i frutti dell'azione stessa; i frutti dell'azione sono offerti a Dio

Dunque secondo il movimento Bhakti chiunque può diventare un rinunciante, e cercare la salvezza, anche senza appartenere ai «nati due volte» e senza lasciare la società La Bhakti porta a una sorta di "democratizzazione" della società indiana e critica il ruolo di mediazione del sacerdote: tutti possono raggiungere la liberazione attraverso la Bhakti: shudra, donne, giovani

Il movimento ha creato un rapporto diretto tra uomo e Dio, di solito una divinità particolare (solitamente Krishna), quindi una sorta di "monoteismo" hindu (un ponte tra induismo e islam?) Questo a sua volta ha creato i culti devozionali e i grandi pellegrinaggi religiosi, che in precedenza erano poco conosciuti in India

Questi culti hanno utilizzato le lingue locali per le loro liturgie, pertanto hanno rafforzato la dimensione locale in India La conseguenza più importante è che si è rotto il monopolio dei brahmani: la mediazione tra l'uomo e Dio non era più necessaria: ogni persona poteva creare un rapporto diretto con la divinità

Il secondo movimento, chiamato Shakti (o movimento tantrico, da tantra o «principio», «essenza»), è un movimento religioso eterodosso che enfatizza il ruolo della forza della natura, rappresentato come energia femminile, vista come via di liberazione La tradizione religiosa indiana tende a vedere il femminile in ogni manifestazione delle forze naturali (la terra, i fiumi, la pioggia, ecc)

Queste forze sono normalmente concepite come necessario complemento della forza maschile; quando questa unione del femminile e del maschile è compiuta, il femminile ha un effetto positivo, creativo sul mondo Questa necessaria unione di maschile e femminile è simboleggiato dal fatto che tutte le principali divinità indiane hanno una moglie o una compagna (Shiva e Parvati, Vishnu e Lakshmi)

Quando, però, il femminile è separato dal maschile diventa violento, persino distruttivo (tutti i violenti fenomeni naturali) Questa forza femminile, quando isolata, è chiamata Devi, la Dea (a volte anche Durga o Kali), che viene spesso rappresentata con dettagli raccapriccianti (sangue, teschi) La Dea è al centro di culti non-vegetariani, che in alcuni casi possono essere centrati sul sangue e il sacrificio degli animali

Il movimento tantrico è un movimento che dà grande importanza al ruolo della Shakti Si basa sul Tantra, che è un gruppo di testi che fanno parte dei Veda, sebbene porta ad una inversione dei valori tradizionali

Si basa su un particolare accento sulla femminilità come concetto centrale e il percorso principale per la salvezza In questa dimensione ciò che nella ortodossia è concettualizzato come ritualmente "impuro" (sangue, morte, la parte organica della vita) è sottolineato come un veicolo per la salvezza

Il rapporto sessuale è anche sottolineato come il simbolo dell'unione del maschile e della forza femminile, e quindi ha il potere di portare la liberazione, in particolare l'unione tra la divinità maschile e la Shakti, la Dea

Attualmente la maggior parte delle scuole tantriche enfatizzano di più il processo interno di meditazione, e il rapporto sessuale è solo simbolico Tuttavia alcune delle scuole più radicali del tantrismo (spesso chiamato “della mano sinistra«, cioè più impuro) mantengono il rituale tradizionale, che coinvolge il vino, la carne, il pesce e il rapporto sessuale

Conclusione: anche se la società indiana può sembrare rigidamente gerarchica e stabile, in realtà ha visto una tendenza verso l'apertura di nuove interpretazioni in cui l'individuo possa trovare più spazio, e che sfidato la rigida gerarchia comandato dai brahmani Altre sfide per l'induismo ortodosso saranno offerti da "eresie", come il buddhismo e il jainismo

Entrambi i movimenti nascono dal mondo kshatriya Estremizzano alcuni elementi presenti nell’induismo brahmanico (per il Jainismo, la non violenza; per il buddhismo, la svalutazione della vita terrena vista come sofferenza) Entrambi sono secondo la tradizione fondati da personaggi storici, Gautama Siddharta, detto il Buddha (L’illuminato) e Vardhamana, detto anche Mahavira (grande eroe); I due personaggi sono contemporanei (VI secolo a.C.)

Il Buddha in particolare sarebbe vissuto nel Bihar, India nord orientale, di stirpe reale; ambiente urbano, già in parte individualizzato e spersonalizzato, da cui l’approccio intellettualistico dell’insegamento Secondo la tradizione il suo insegnamento nascerebbe dalla presa d’atto della sofferenza proprio della vita terrena Il suo pensiero non è organizzato in una dottrina sistematica ma si compone di una serie di insegnamenti

Il punto di partenza è un concetto già noto sia al mondo indiano sia ad altre società antiche, ovvero che la morte non sia una componente necessaria della natura umana ma una “patologia”; noi siamo essenzialmente immortali e siamo costretti alla morte dalla bramosia e dall’attaccamento Spogliandoci dall’attaccamento superiamo la morte e ci liberiamo dal ciclo del samsara

Dunque il Buddha indica un percorso di salvezza composto di due elementi: Vivere secondo un modello di moralità (I 5 precetti: non uccidere, non rubare, non fornicare, non mentire, non bere alcolici) Meditare in modo da distogliere l’attenzione dagli interessi terreni e dall’attaccamento

Scopo ultimo del percorso di salvezza è l’estinzione dell’io ovvero il raggiungimento della salvezza (nirvana) Questo non è definito chiaramente: è uno stato trascendentale che estingue tutti i mali dell’uomo (la simbologia più nota è il fuoco; mondo=fuoco, desideri; nirvana=spegnimento del fuoco)

Dunque c’è un concetto pessimistico del mondo, idea della transitorietà dell’esistente I buddhisti condannano ogni tipo di desiderio come dannoso Condanna dell’”io” e del “mio” ovvero coscienza dell’individualità e del volerci appropriare di qualunque parte dell’universo (concetto già presente nei Veda: io e mio come segno della separazione di atman e brahman e inizio della creazione del mondo)

La dottrina fondamentale del buddhismo si compone dei “tre gioielli” o “tesori” nei quali tutti i fedeli devono credere Buddha (la guida) Dhamma (l’insegnamento) Sangha (la comunità)

Il sangha è un concetto complesso; comprende una comunità visibile, composta sia di monaci (e monache) che di laici I primi hanno il compito di realizzare l’ideale buddhista, I secondi devono sostenere (economicamente, moralmente ma anche politicamente) i monaci Però la comunità monastica è superiore, e tutti in teoria dovrebbeo prima o poi divenire monaci; il sangha dovrebbe coinvolgere l’intera umanità C’è anche una comunità invisibile, composta di “santi” ovvero di coloro che hanno raggiunto la liberazione

Il buddhismo deve la sua espansione soprattutto al sostegno del potere politico, in particolare dell’imperatore Ashoka (274-236 a.C.) della dinastia Maurya (fondata attorno al IV sec. a.C.). Buddhismo rivaluta l’io nella società, in quanto il suo percorso di salvezza è un percorso prettamente individuale, cioè si concentra sulla estinzione della propria bramosia, dunque ci si concentra su se stessi è presente l’aspetto comunitario, ma si tratta soprattutto di una comunità di individui eguali, non della comunità gerarchica dell’induismo

In secondo luogo, il buddhismo svincola il potere politico dal controllo del religioso, cioè il re dal controllo del brahmano Poichè il religioso si ritaglia una propria dimensione separata e lontana dalla politica (ciò anche se in teoria tutto il mondo dovrebbe diventare un monastero, e il re in particolare ha il dovere di sostenere i monaci e preparare il passaggio al sangha) Ciò spiega perchè in generale il mondo eterodosso è stato molto favorito dal potere politico in India, e perchè sotto l’influenza del mondo eterodosso siamo stati fondati grandi formazioni statali nell’India antica

Più si sottolinea l’esperienza monacale, più si laicizza il mondo Alla fine rimane sempre uno iato tra la società civile e il monastero, il che è molto diverso dalla tradizione indù ortodossa

La principale divisione in seno al buddhismo è tra buddhismo Hinayana e Mahayana. Il primo, detto anche del Piccolo Veicolo, è il più antico e mantiene l’accezione originaria dell’insegnamento del Buddha. Nel secondo il Buddha viene divinizzato e sostituito nel suo insegnamento dal Bodhisattva (lett. “essenza dell’illuminazione”), un illuminato “in potenza” che preferisce attendere prima di accedere al nirvana per aiutare i suoi confratelli

Il Bodhisattva diventa spesso il capo di una setta o di un grande monastero La sua presenza in qualche modo rivaluta il mondo, che nel buddhismo originario è totalmente negativo

Entrambe le scuole si diffonderanno fuori dell’India L’Hinayana verso sud: Ceylon, e nel sud-est asiatico (Birmania, Thailandia, Cambogia, Vietnam) Il Mahayana si diffonde verso il Tibet, Cina, Giappone; inoltre si crearono le condizioni per un suo reingresso nell’Induismo: il Buddha, divinizzato, viene considerato un’incarnazione di Vishnu

Il Jainismo è un’ulteriore sviluppo della rinuncia Concetto essenziale: il mondo è un tutto animato ove la presenza di essere viventi pervade il mondo organico e inorganico Tutti gli esseri hanno la possibilità di liberarsi dal karman, da ciò deriva un rispetto verso la vita in assoluto Quindi ognuno deve seguire delle prescrizioni per non uccidere nessun essere Estremizzazione dell’ahimsa Presenza di regole molto rigide di alimentazione e di vita ( I 5 comandamenti)

Esistenza di una comunità di monaci e di laici Tra i laici persistono le differenze castali (nomi di caste mercantili, Marwari del Rajasthan, Bania del Gujarat) Rapporto stretto con il commercio; attività mercantile considerata la più congeniale ai jain Le maggiori corporazioni commerciali di varie città indiane sono tuttora jain (Ahmedabad)

E 'significativo che tutte queste correnti di dissenso siano coesistite in India per secoli, si siano influenzate a vicenda, senza che nessuna di loro abbia prevalso Il risultato è stato la creazione di un ambiente religioso tollerante, complesso e plurale, dove ogni individuo può trovare la propria interpretazione religiosa Brahmani ortodossi vivevano fianco a rinuncianti o movimenti settari, senza che nessuno cercasse di annullare le altre Tutto questo crea un particolare tipo di mentalità che si è anche estesa alla cultura politica