Nodi grammaticali Tratto da: Grammatica Italiana di Luca Serianni e Grammatica di Giuseppe Patota.

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LA GRAMMATICA Grammatica è una parola che, nella sua etimologia, si riferisce alle lettere ovvero le unità minime che ci permettono di comunicare attraverso.
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-are:parli, parli, parli, parliamo, parliate, parlino -ere/-ire:metta, metta, metta, mettiamo, mettiate, mettano eccezioni:essere – sia, avere – abbia,
Giuseppe Riviello 3 B A.S. 2015/2016
Transcript della presentazione:

Nodi grammaticali Tratto da: Grammatica Italiana di Luca Serianni e Grammatica di Giuseppe Patota.

I VERBI Indicano: un’azione, uno stato (del soggetto) o un rapporto (con il predicato). esprimono situazioni, stati d’animo e intenzioni di chi scrive attraverso un: — Modo (che tipo di comunicazione si vuole instaurare). • Indicativo: esprime la realtà. • Congiuntivo: esprime dubbio, desiderio, esclamazione, volontà personale. Ma anche ordine, irrealtà, invito ed esortazione. • Condizionale: esprime il condizionamento. • Imperativo: esprime un ordine. — Declinazioni. http://www.scuolaelettrica.it/quiz/media/classe2/italiano/coniugatore.php http://grammatica-italiana.dossier.net/errori-grammaticali.htm In italiano abbiamo tre declinazioni dei verbi : 1a coniugazione: infinito in -are 2a coniugazione: infinito in -ere 3a coniugazione: infinito in -ire — Verbi irregolari:. http://grammatica-italiana.dossier.net/verbi-irregolari-2-coniugazione-03.htm

I VERBI – TEMPI DELL’INDICATIVO CERTEZZA — Tempo (che informa sul periodo dell’azione espressa dal verbo). Fatto ripetuto e continuato nel passato. Fatto non continuato ma puntuale. Azione futura. Ma che viene prima di un’altra. Lontano. Vicino. Adesso. Fatto lontano ma con ancora effetti Es.: Sarò arrivato prima di sera. N.B. Distanze più psicologiche che temporali. Passato remoto Imperfetto Passato prossimo Presente Futuro Anteriore Futuro (ausiliare al presente+v.al p. pass.) Trapassato remoto Trapassato prossimo (ausiliare al futuro +p.pa. ) (ausiliare al passato remoto +v. al p. pa.) (ausiliare all’imperfetto+p.pa.) n-k n-3 n-2 n-1 Tempo 0 n +1 n +2 Fatto che inizia nel passato e si conclude prima di un altro espresso da un passato remoto. Fatto che si svolge nel passato mentre inizia un’azione sempre nel passato. Es.: Dopo che ebbero cantato chiesero denaro. Es.: Mentre avevo dormito prepararono la torta.

Continuità o abitudine I II I II I II

LA CORRELAZIONE DEI TEMPI IN CASO DI CERTEZZZA Da: http://grammatica-italiana.dossier.net/grammatica-italiana-17.htm

I VERBI – TEMPI DEL CONGIUNTIVO DUBBIO — Tempo che esprime dubbio Quando una secondaria indica anteriorità temporale rispetto alla principale all’indicativo passato. Passati conclusi, visti come non reali o non obiettivi o non rilevanti. Prima. Adesso. Quando nella principale si parla di un desiderio accaduto nel passato immaginario. Congiuntivo Trapassato Congiuntivo Passato Congiuntivo Imperfetto Congiuntivo Presente (ausiliare imperfetto+v. al participio passato) (ausiliare al congiuntivo presente +v. al participio passato) n-k n-3 n-2 n-1 Tempo 0 n +1 n +2 Es.: Accettavano gli studenti a condizione che avessero saldato prima del loro arrivo. Es.: Ah, avessi giocato quei numeri al lotto!

LA CORRRELAZIONE DE TEMPI IN CASO DI INCERTEZA Da: http://grammatica-italiana.dossier.net/grammatica-italiana-17.htm

ESPRESSIONI CHE CHIEDONO IL CONGIUNTIVO Tratto dalla Grammatica di Giuseppe Patota Garzanti Scuola editore.

ESPRESSIONI CHE CHIEDONO IL CONGIUNTIVO Tratto da http://quizlet.com/11266162/espressioni-che-richiedono-il-congiuntivo-flash-cards/ Ma anche: a condizione che/a patto che a meno che/salvo che affinché/perché/purché avere paura benché/nonostante/sebbene/malgrado credere desiderare dispiacere dubitare che è (im)possibile che è (im)probabile che è bene / è male che è difficile che è importante che è strano che esigere immaginare che insistere nel caso che non è sicuro che non sapere che nel caso che non è sicuro che non sapere che pare che pensare permettere piacere preferire prima che può darsi che ritenere senza che si dice che sperare sperare che suggerire supporre che temere volere

I VERBI – TEMPI DEL CONDIZIONALE CONDIZIONE — Tempo che esprime una conseguenza all’interno di un’ipotesi Prima. Adesso. Condizionale Passato Condizionale Presente (ausiliare al condizionale presente + verbo al participio passato) n-k n-3 n-2 n-1 Tempo 0 n +1 n +2

PERIODO IPOTETICO (SE…..xxxx) Da: http://grammatica-italiana.dossier.net/grammatica-italiana-17.htm PERIODO IPOTETICO: MODI >>> E TEMPI Ipotesi da cui dipende l'azione principale. Conseguenza, dichiarazione conclusiva. >>> Siamo nel campo della realtà, allora uso l’indicativo o l’imperativo. Nella frase che comunica la conseguenza userò: — Indicativo. Es.: Se vieni a trovarmi, >>> mi fai piacere. Se andrai al mare, >>> ti divertirai. — Imperativo. Es.: Corri, >>> se non vuoi arrivare tardi a scuola. Siamo nel campo delle possibilità(, allora, in questa frase, uso il congiuntivo, raramente l’indicativo. Nella frase delle conseguenze userò: — Condizionale Es.: Se Ugo fosse promosso >>> gli comprerei una bicicletta. ( raramente — Indicativo) Es.: Se mi cercasse, >>> la prego di chiamarmi. Siamo nel campo della irrealtà allora uso il congiuntivo imperfetto o trapassato. Nella frase delle conseguenze userò: — Condizionale presente o passato Es.: Se non avessi troppa fretta, >>> aspetterei. — Condizionale passato Es.: Sarei venuto a trovarti, >>> se avessi avuto tempo.

I VERBI – IMPERATIVO COMANDO — IMPERATIVO: ordina, rimprovera, invita, esorta. Ha un solo tempo, il presente. Arcaico il futuro (come l’indicativo). Ha solo due persone, 2° singolare “tu”e 2° plurale “voi”. non si usa mai il pronome personale soggetto. Es.: si dice: "fate presto!" e non "voi fate presto!". Si chiama imperativo di cortesia quando si riferisce alla 3° persona singolare e plurale: lui, lei e loro e le forme lei e loro. L’imperativo formale usa il congiuntivo presente. L’imperativo negativo si usa per un divieto. Alla 2°seconda persona singolare si forma con l’infinito presente preceduto dalla negazione non.

VERBI IMPERATIVI IRREGOLARI Vengono spesso abbreviate in: da', fa', sta', va’ (di cortesia: vada). Le forme irregolari della seconda persona singolare dei verbi in “are” sono: dai, fai, stai, vai, come al presente indicativo. Per sapere l’imperativo è: sappi; la forma di cortesia: sappia, sappiano. Per scegliere l’imperativo è: scegli, scelga, scegliamo, scegliete, scelgano. Per sciogliere l’imperativo è: sciogli, sciolga, sciogliamo, sciogliete, sciolgano. Per sedere: siedi, sieda (segga), sediamo, sedete, siedano (seggano). Per tacere l’imperativo è: taci, taccia, taciamo, tacete, tacciano. Per togliere: togli, tolga. Per trarre: trai, tragga. Per vedere: vedi, veda (vegga) Per valere: l’imperativo è: vali, valga, valiamo, valete, valgano. Per volere: l’imperativo è: voglia, vogliamo, vogliate, vogliano.

VERBI INFINITO INDETERMINAZIONE — INFINITO: l’infinito esprime l’azione indicata dal verbo in modo indeterminato e generico (come anche participio e il gerundio). Il modo infinito si limita e esprimere il significato puro e semplice del verbo. Può esprimere: • esclamazione. Es.: Tu darmi questo dolore! • Istruzione/ordine. Es.: Marciare compatti. • Desiderio. Es.: Avere vent’anni… L’infinito è verbo ma è anche forma nominale. Es.: Mi piacere camminare a piedi nudi. (il camminare). n-k n-3 n-2 n-1 Tempo 0 n +1 n +2 Prima. Adesso. Infinito Passato Infinito Presente (ausiliare all’infinito + verbo al participio passato) Es.: Aver mangiato. Es.: Mangiare.

VERBI AL GERUNDIO INDETERMINAZIONE — GERUNDIO: si usa in una proposizione all’interno di un’ipotesi. • Proposizione causale (dato che…). Es.: Avendo perso l’autobus sono arrivato tardi. • Proposizione temporale (mentre…). Es.: Correndo sono caduto. • Proposizione modale (in che maniera…). Es.: Sfruttando troppo la memoria si rischia di non capire. n-k n-3 n-2 n-1 Tempo 0 n +1 n +2 Prima. Adesso. Gerundio Composto o passato Gerundio Semplice o presente (ausiliare al gerundio + verbo al participio passato) Es.: Avendo Mangiato Es.: Mangiando N.B. Non è il caso di iniziare un discorso con un gerundio, lasciamolo fare ai verbali dei burocrati. Se vi azzardate al farlo ricordatevi almeno che il soggetto della secondaria deve essere lo stesso della principale. Es.: Girando a sinistra sulla statale il conducente è stato multato dal vigile. Non: Girando a sinistra sulla statale il vigile è intervenuto a multare.

VERBI AL PARTICIPIO INDETERMINAZIONE — PARTICIPIO: • Si usa come verbo nella forma passata. Es.: Pensato. - Proposizione temporale. Es.: Il giorno che l’ho pensato è apparso. - Proposizione relativa. Es.: Risero per la pensata di Gianni. • Si usa come aggettivo nella forma presente. Es.: Pensante. Formula una condizione all’interno di un’ipotesi. Es.: La macchina pensante non fu facile da inventare. n-k n-3 n-2 n-1 Tempo 0 n +1 n +2 Prima. Adesso. Participio Passato Participio Presente Es.: Mangiato. Es.: Mangiante

CONCORDANZA CON AUSILIARI Concordanza con il soggetto, il complemento oggetto e il predicato. NON CONCORDA CONCORDA — Con il verbo AVERE • Il participio passato rimane invariato (in genere enumero). Es.: Paola ha mangiato la mela. • Fa eccezione e concorda (in genere e numero) con i pronomi: LO, LA, LI, LE e NE complemento oggetto concorda con il complemento. Es.: Dov’è Paola? L’ho vista in sala. Abbiamo mangiato tre mele. Ne abbiamo mangiate tre. — Con il verbo ESSERE “Teresa [***] amare come sai tu non sa nessuno” Endrigo Ma anche sembrare, parere (parso), considerare, giudicare. • concorda con il soggetto. Es.: Paola è arrivata alla meta.

CHE AUSILIARE CON I VERBI SERVILI Verbi servili: funzionano come ausiliari, nella forma precedono un infinito. Si usa l’ausiliare del verbo retto retto dal servile. Es.: Sarebbe potuto arrivare. Non: Avrebbe potuto arrivare perché dico è arrivato non ha arrivato.

INDICATIVO REGOLARE 1° CONIUGAZIONE Amare

CONGIUNTIVO REGOLARE 1° CONIUGAZIONE Amare

CONDIZIONALE REGOLARE 1° CONIUGAZIONE Amare

IMPERATIVO REGOLARE 1° CONIUGAZIONE Amare

INFINITO, PARTICIPIO E GERUNDIO REGOLARE 1° CONIUGAZIONE Amare

VOGLIONO L’AUSILIARE ESSERE Accadere, arrivare, andare, cadere, costare,morire, nascere, succedere, venire. Vogliono l’ausiliare avere: Camminare,cenare, contravvenire,dormire, giocare, piangere, sognare, viaggiare.

L’ACCENTO NELLA SCRITTURA — L’accento si evidenzia solo Nei monosillabi: quando terminano in dittongo e potrebbero sembrare due sillabe: ciò, può, già, più, ecc. Però qui, qua non si accentano mai, poiché la u è parte integrale del suono della q; quando si debbano distinguere da altri: ché (perché) diverso da che congiunzione; dà (verbo) diverso da da preposizione; là (avverbio) da la articolo; ecc. • Nelle parole polisillabe: quando l'accento cade sull'ultima sillaba (parole tronche): ad esempio, virtù, bontà; quando varia il significato della parola, secondo la sillaba su cui cade l'accento: esempio àncora, ancóra; bàlia, balìa; quando varia il significato della parola secondo che l'accento sia grave o acuto: ad esempio, fóro (buco), fòro (piazza); ésca (nutrimento), èsca (imperativo del verbo uscire), ecc.

L’ACCENTO NELLA PRONUNCIA — Dalla "Grammatica italiana moderna" di Fernando Palazzi

i tempi restano di regola invariati, se dipendono da un presente: ad esempio, Il babbo dice sempre: "A tavola non si parla quando si mangia" (discorso diretto). Il babbo dice sempre che a tavola non si parla quando si mangia (discorso indiretto); ma se dipendono da un passato remoto o da un presente storico, allora l'indicativo presente del discorso diretto diventa indicativo imperfetto nel discorso indiretto: ad esempio, Giorgio disse: "Vado a vedere la partita Inter - Milan" (discorso diretto). Carlo disse che andava a vedere la partita Inter - Milan (discorso indiretto); il passato prossimo e il passato remoto del discorso diretto diventano trapassato prossimo dell'indicativo nel discorso indiretto: ad esempio, Luca ci confidò: "Ho sempre voluto bene a mia moglie e ai miei figli" (discorso diretto). Luca ci confidò che aveva sempre voluto bene a sua moglie e ai suoi figli (discorso indiretto); l'imperfetto rimane tale nel discorso indiretto o cambia in trapassato, a seconda che indichi azione contemporanea o anteriore rispetto a quella della proposizione reggente: ad esempio, Giuseppe ci disse francamente: "Credevo poco alla vostra parola, ma devo ricredermi" (discorso diretto). Giuseppe ci disse francamente che credeva poco alla nostra parola, ma che doveva ricredersi (discorso indiretto). Altro esempio: Mio padre mi domandò: "Che cosa ti impediva di fare il tuo dovere"? (discorso diretto). Mio padre mi domandò che cosa mi avesse impedito (o mi impediva) di fare il mio dovere; il trapassato prossimo non subisce cambiamenti: ad esempio, Mio padre mi domandò: "Che cosa ti aveva impedito di fare il tuo dovere"? (discorso diretto). Mio padre mi domandò che cosa mi aveva impedito (oppure "avesse impedito") di fare il mio dovere (discorso indiretto); il futuro del discorso diretto diventa condizionale passato nel discorso indiretto; se ha valore di futuro anteriore diventa congiuntivo trapassato: ad esempio, Mio figlio mi telefonò dicendo: "Domani prenderò l'aereo per Parigi" (discorso diretto). Mio figlio mi telefonò dicendo che l'indomani avrebbe preso l'aereo per Parigi (discorso indiretto). Altro esempio: Davide domandò: "Rimetterete tutto in ordine quando me ne sarò andato?" (discorso diretto). Davide domandò se avrebbero rimesso tutto in ordine quando se ne fosse andato (discorso indiretto); l'imperativo del discorso diretto diventa congiuntivo presente o imperfetto (a seconda che dipenda da un tempo presente o passato), o infinito presente nel discorso indiretto: ad esempio, Il maestro esorta gli alunni: "Andate a studiare se volete essere promossi" (discorso diretto). Il maestro esorta gli alunni affinché vadano a studiare, se vogliono essere promossi. Oppure: Il maestro esorta gli alunni ad andare a studiare, se vogliono essere promossi (discorso indiretto). Altro esempio: Il maestro esortò gli alunni: "Andate a studiare se volete essere promossi (discorso diretto). Il maestro esortò gli alunni affinché andassero a studiare, se volevano essere promossi. Oppure: Il maestro esortò gli alunni ad andare a studiare, se volevano essere promossi; il presente o il passato congiuntivo del discorso diretto diventano imperfetto o trapassato congiuntivo nel discorso indiretto: ad esempio, Antonio disse: "Penso che voi vi sbagliate (discorso diretto). Antonio disse che pensava che voi vi sbagliaste (discorso indiretto). Guido confidò: "Temo che il mio amico abbia commesso um grave errore (discorso diretto). Guido confidò che temeva che il suo amico avesse commesso un grave errore (discorso indiretto);

PRESENTE STORICO È detto presente storico il ➔ presente indicativo usato per fare riferimento a eventi anteriori al momento dell’enunciazione. Si tratta di un uso traslato, o metaforico, del presente (Bertinetto 1997), che viene impiegato al di fuori della sua funzione primaria e centrale di esprimere la contemporaneità o la prossimità all’enunciazione. L’effetto è quello di un avvicinamento prospettico e di un’attualizzazione degli eventi narrati, che pur appartenendo al passato vengono presentati come se fossero appunto contemporanei o prossimi all’enunciazione. Il presente storico è diffuso in tutte le principali lingue europee e nelle lingue classiche; svolge importanti funzioni nella narrazione scritta, in particolare saggistica e letteraria. Caratteristica del presente storico, legata alla sua natura di metafora temporale, è quella di essere un tempo pluriprospettico (Sorella 1983), capace cioè di cumulare effetti di profondità temporale e di vicinanza. Anche a livello aspettuale (➔ aspetto), il presente storico è un tempo fondamentalmente ambiguo, potendo essere usato con valore sia perfettivo che imperfettivo hanno valore perfettivo i verbi s’arriva, dice e vado, che potrebbero essere sostituiti con dei perfetti semplici; hanno invece valore imperfettivo i verbi sorge e illumina, sostituibili con un imperfetto (ma il primo anche, e forse meglio, con una perifrasi progressiva: stava sorgendo). Analogamente, in (1) hanno valore perfettivo i verbi guardano e fanno, mentre ha valore imperfettivo c’è.

che pronome relativo indeclinabile che pronome relativo indeclinabile. Vale per il maschile e per il femminile, il singolare e il plurale. Può essere usato solo come soggetto o come complemento oggetto: Il libro che mi hai dato (maschile singolare, complemento oggetto); Il ragazzo che parla (maschile singolare, soggetto); La casa che hai costruito (femminile singolare, complemento oggetto); La donna che ride (femminile singolare, soggetto); Gli uomini che hanno marciato (mascile plurale, soggetto); Gli amici che hai tradito (maschile plurale, complemento oggetto); Le fanciulle che pregano (femminile plurale, soggetto); Le prigioniere che noi liberammo (femminile plurale, complemento oggetto). Per gli altri complementi si dovrebbero usare le forme del pronome relativo: il quale, la quale, cui, i quali, le quali. Tuttavia, si può usare ancora che in funzione di altro complemento: a) per indicare circostanza temporale: nell'anno che (= in cui) nascesti tu; b) nelle comparazioni, quando il verbo sia sottinteso: tu soffri dello stesso male, che (di cui soffro) io; c) quando è usato in senso neutro, significando cioè la qual cosa, con riferimento a tutta la proposizione precedente o a un intero concetto; nel qual caso prende di solito l'articolo: Tu non studi, del che io mi dolgo; Ti sei messo a lavorare: il che è giusto; Hai vinto il concorso: del che mi rallegro. * * * che come congiunzione subordinativa, introduce le seguenti proposizioni: a) dichiarative, cioè soggettive o oggettive: è possibile che io ritardi; so che accetterai; in questo tipo di proposizioni talvolta che è sottinteso: temo non venga; preferisco venisse lui stesso; b) causali: ti ringrazio che sei venuto; sono lieto che vi siate riconciliati; s'irritò che io fossi mancato all'appuntamento; c) consecutive: cammina che pare zoppo; copriti che tu non senta freddo; il caldo è tale che non potrebbe esser maggiore; d) finali: procura che tutto sia in ordine; fatelo sedere che si riposi; furono inviati ambasciatori che trattassero la pace; e) temporali: sono tornato che non erano ancora le cinque; visto che ebbi mio padre, mi avvicinai a lui; f) imperative: che nessuno parli; che tu sia benedetto; che venga pure; che Dio non voglia; g) comparativa: è meglio essere amati che temuti; hai avuto più che non ti spettasse.