ASPETTI DEL TEMA DELLA INVARIANZA E DELLA VARIABILITÀ

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ASPETTI DEL TEMA DELLA INVARIANZA E DELLA VARIABILITÀ Arianna Uguzzoni arianna.uguzzoni@unibo.it

OBIETTIVI DELL’INTERVENTO ● avviare una riflessione sul tema della invarianza e della variabilità ● accennare alle principali prospettive emerse negli ultimi trenta anni ● indicare alcune implicazioni teoriche di carattere generale ● invitare i partecipanti a scrivermi presto osservazioni, commenti, domande: una discussione a più voci che non è possibile in questo momento

INVARIANZA E VARIABILITÀ • sul tema “invariance and variability in speech processes” si è svolto un noto simposio che riflette lo stato dell’arte nel 1983 • negli anni successivi molti studiosi hanno continuato a interrogarsi su numerose problematiche della invarianza e della variabilità in campo fonico • ne sono emerse posizioni divergenti riguardo alla natura e ai ‘luoghi’ dell’una e dell’altra

ALCUNE IPOTESI SULLA INVARIANZA • che esista una qualche sorta di invarianza è opinione condivisa; il dibattito verte sulla natura della invarianza e sul livello del processo comunicativo in cui essa si colloca • da alcuni viene sostenuta l’ipotesi dell’invarianza acustica , cioè l’ipotesi della esistenza di invarianti derivabili direttamente dal segnale acustico ● altri affermano che non è possibile trovare invarianza nel segnale acustico e avanzano l’ipotesi che siano invece cruciali i gesti articolatori e i comandi motori ● entrambe le posizioni sono respinte da Lindblom secondo il quale la invarianza delle categorie linguistiche è specificata soltanto al livello della comprensione dell’uditore

LA VARIABILITÀ FONETICA • il fenomeno della variabilità fonetica è stato da sempre considerato una caratteristica universale dello speech, d’altra parte la sua rilevanza è cresciuta con l’andare del tempo • una sintesi della fenomenologia è resa difficile dalla molteplicità delle fonti da cui è originata e dalla molteplicità dei fattori a cui può essere attribuita • come semplice punto di riferimento si elencano in modo non organizzato alcune fonti di variabilità, senza introdurre le consuete distinzioni tra aspetti: trasversali alle lingue (cross-languages); trasversali ai parlanti di una data lingua (cross-speakers); interni ad un singolo parlante (within-speaker) • in forma schematica e non esaustiva: anatomia del condotto vocale; fisiologia laringale; velocità di eloquio; tipo di suono; contesto sillabico; posizione nella parola, nella frase, nel discorso; fatti prosodici; contesto linguistico lato sensu; “abiti” articolatori; condizioni ambientali; scelte stilistiche; dimensione sociale; effetti interazionali

LO STATUS DELLA VARIABILITÀ • nel corso degli anni lo status della variabilità ha subito cambiamenti notevoli • dapprima è stata vista come un ostacolo scomodo, una specie di rumore (noise) di cui bisognava liberare il segnale; poi si è giunti a riconoscere che essa invece è una grande risorsa, portatrice di informazione rilevante nel processo comunicativo • il progredire delle ricerche ha portato a individuare numerose modalità di quella che a buon diritto può dirsi una variabilità regolata (lawful variability) • gli studiosi hanno cominciato a delineare una nuova interpretazione della variabilità, spostando i confini tradizionali fra ciò che è simbolico e ciò che non lo è • la variabilità sistematica sta entrando così in quel regno della ‘conoscenza’ del parlante e dell’uditore che sembrava riservato alle categorie astratte e invarianti

ALCUNE IMPLICAZIONI TEORICHE DI CARATTERE GENERALE • lo studio della variabilità contribuisce ad una riconsiderazione di alcuni problemi inerenti alle teorie sulla lingua, sulla produzione, sulla comprensione • per capire le molteplici forme della variabilità può sembrare vantaggioso un orientamento che unifica fatti fonologici e fatti fonetici • è stata additata come interessante l’adozione di modelli fondati sugli esemplari e sulle tracce memoriali: in questo ampio magazzino cognitivo trovano posto le dettagliate proprietà fonetiche di ciò che il parlante produce e di ciò che l’uditore sente • non tutti condividono l’ipotesi che fonologia (coarse-grained abstractions) e fonetica (fine-grained phonetic detail) vadano unificate • pur riconoscendo che la variabilità sistematica è parte della conoscenza degli utenti di una lingua, alcuni studiosi sostengono che fonologia e fonetica vanno tenute separate • difficilmente si può abbandonare il concetto generale di ‘astrazione’ e quindi un livello di rappresentazione fonologica astratta è ancora una necessità

QUALCHE VOCE BIBLIOGRAFICA ▪ Perkell, J.S., Klatt, D.H., 1986 (eds.), Invariance and variability in speech processes, Hillsdale, N.J.: Lawrence Erlbaum Associates ▪ Schwartz, J.-L., 1990, Perception de la parole: invariance et variabilité, Colloque de physique, 51, 461-470 ▪ Johnson, K., Ladefoged, P., Lindau, M., 1993, Individual differences in vowel production, Journal of the Acoustical Society of America, 94, 701-714 ▪ Uguzzoni, A.,1995-96, Alcuni aspetti delle proposte teoriche di Björn Lindblom. Le interazioni fra parlante e uditore, Studi orientali e linguistici, 6, 305-314 ▪ Local, J., 2003, Variable domains and variable relevance: interpreting phonetic exponents, Journal of Phonetics, 31, 321- 339 ▪ Foulkes, P., 2006, Phonological variation: a global perspective. In B. Aaarts, A. McMahon (eds.), Handbook of English Linguistics, Oxford: Blackwell, 625-669 ▪ Trouvain, J., Barry, W.G., 2007 (eds.), Proceedings of the XVIth International Congress of Phonetic Sciences, 2007, Institute of Phonetics, Saarland University