Avanguardie letterarie in Italia.

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Transcript della presentazione:

Avanguardie letterarie in Italia. I Crepuscolari Lezioni d'Autore

Da sinistra: Guido Gozzano, Marino Moretti, Sergio Corazzini

Viene coniato il nome In un articolo pubblicato su “La Stampa” di Torino nel settembre del 1910, Giuseppe Antonio Borgese usa il termine “crepuscolare” riferito alla poesia di Marino Moretti, Fausto Maria Martini, Carlo Chiaves, dando così il nome a un movimento letterario che si sta appena diffondendo. Una poesia che assume spesso un tono prosaico  lo stesso Borgese, nel giugno del 1911, di nuovo sulle colonne de “La Stampa”, pubblica l’articolo: Poeti prosatori.

Sensibilità e atteggiamento crepuscolare 1 Lontani dall’esigenza di appartenere a un movimento ‘ufficiale’ o a scuole. Scelta di una poesia dimessa, caratterizzata dal tono del sussurro, dalle celebri “piccole cose di pessimo gusto”, Fuga dal ruolo di vate fino ad allora ricoperto dai poeti ‘laureati’. I crepuscolari non si sentono in grado di svolgere una funzione pubblica, presi come sono dalle loro personali esperienze e dalla constatazione del proprio non riconoscersi nel mondo.

Sensibilità e atteggiamento crepuscolare 2 Patetismo di Corazzini, sguardo sulla quotidianità di Moretti, ironia sottile di Guido Gozzano). In comune il rifiuto dei moduli tradizionali e nuove modalità liriche, lontane da toni solenni e altisonanti, caratterizzate dalla ricerca della semplicità espressiva. Fanno la loro comparsa per la prima volta elementi della realtà piccolo-borghese quotidiana.

Sensibilità e atteggiamento crepuscolare 3 Accanto agli elementi d’innovazione, gli autori mostrano una grande maestria nel maneggiare gli istituti retorici tradizionali: metri, strofe, rime, spesso rivisitati, come suggerisce la celebre rima camicie/Nietzsche di Gozzano.

La prima fase poetica di Govoni e Palazzeschi Corrado Govoni e Aldo Palazzeschi hanno avuto una fase della produzione poetica vicina al Crepuscolarismo, ma se ne sono poi distaccati. Una testimonianza molto significativa è nelle loro raccolte dei primissimi anni del secolo: Le fiale, Armonia in grigio et in silenzio, entrambe del 1903 per Govoni e I cavalli bianchi (1905) e Lanterna (1907) per Palazzeschi. Entrambi gli scrittori si avvicineranno poi all’esperienza dell’avanguardia futurista.

I protagonisti Coloro che sono tradizionalmente considerati tra i maggiori esponenti del Crepuscolarismo sono Guido Gozzano, Sergio Corazzini, Marino Moretti. Per evidenziare i caratteri peculiari di ciascuno sembra opportuno citare tre testi molto rappresentativi delle rispettive poetiche.

Corazzini, Dopo (da Piccolo libro inutile, 1906) 1 In corsivo il microcosmo delle piccole cose a cui il poeta fa riferimento. In grassetto i riferimenti al mondo mistico-religioso.   Il passo degli umani è simile a un cadere di foglie... Oh! primavere di giardini lontani! [segue ]

Corazzini, Dopo (da Piccolo libro inutile, 1906) 2 [ segue] Santità delle sere che non hanno domani: congiungiamo le mani per le nostre preghiere. Chiudi tutte le porte. Noi veglieremo fino all’alba originale, fino che un’immortale stella segni il cammino, novizii, oltre la Morte!

Gozzano, La signorina Felicita, ovvero la felicità (da I colloqui, 1911) - 1 In grassetto le parti che più si allontanano dalla tradizionale poesia d’amore. In corsivo i versi in cui è più evidente la poesia delle “piccole cose di pessimo gusto”.   III. Sei quasi brutta, priva di lusinga nelle tue vesti quasi campagnole, ma la tua faccia buona e casalinga, ma i bei capelli di color di sole, attorti in minutissime trecciuole, ti fanno un tipo di beltà fiamminga… [segue ]

Gozzano, La signorina Felicita, ovvero la felicità (da I colloqui, 1911) - 2 [ segue] E rivedo la tua bocca vermiglia così larga nel ridere e nel bere, e il volto quadro, senza sopracciglia, tutto sparso d’efelidi leggiere e gli occhi fermi, l’iridi sincere azzurre d’un azzurro di stoviglia... Tu m’hai amato. Nei begli occhi fermi rideva una blandizie femminina. Tu civettavi con sottili schermi, tu volevi piacermi, Signorina: e più d’ogni conquista cittadina mi lusingò quel tuo voler piacermi! [segue ]

Gozzano, La signorina Felicita, ovvero la felicità (da I colloqui, 1911) - 3 [ segue] Ogni giorno salivo alla tua volta pel soleggiato ripido sentiero. Il farmacista non pensò davvero un’amicizia così bene accolta, quando ti presentò la prima volta l’ignoto villeggiante forestiero. Talora - già la mensa era imbandita mi trattenevi a cena. Era una cena d’altri tempi, col gatto e la falena e la stoviglia semplice e fiorita e il commento dei cibi e Maddalena decrepita, e la siesta e la partita… [segue ]

Gozzano, La signorina Felicita, ovvero la felicità (da I colloqui, 1911) - 4 [ segue] Per la partita, verso ventun’ore giungeva tutto l’inclito collegio politico locale: il molto Regio Notaio, il signor Sindaco, il Dottore; ma - poiché trasognato giocatore quei signori m’avevano in dispregio... M’era più dolce starmene in cucina tra le stoviglie a vividi colori: tu tacevi, tacevo, Signorina: godevo quel silenzio e quegli odori tanto tanto per me consolatori, di basilico d’aglio di cedrina… [segue ]

Gozzano, La signorina Felicita, ovvero la felicità (da I colloqui, 1911) - 5 [ segue] Maddalena con sordo brontolio disponeva gli arredi ben detersi, rigovernava lentamente ed io, già smarrito nei sogni più diversi, accordavo le sillabe dei versi sul ritmo eguale dell’acciottolio. Sotto l’immensa cappa del camino (in me rivive l’anima d’un cuoco forse...) godevo il sibilo del fuoco; la canzone d’un grillo canterino mi diceva parole, a poco a poco, e vedevo Pinocchio e il mio destino… [segue ]

Gozzano, La signorina Felicita, ovvero la felicità (da I colloqui, 1911) - 6 [ segue] Vedevo questa vita che m’avanza: chiudevo gli occhi nei presagi grevi; aprivo gli occhi: tu mi sorridevi, ed ecco rifioriva la speranza! Giungevano le risa, i motti brevi dei giocatori, da quell’altra stanza.

Moretti, A Cesena (da Il giardino dei frutti, 1916) - 1 La lirica descrive con tenerezza la semplicità della sorella nell’approccio alla vita. Preziosismo del metro (terzine ‘dantesche’ di endecasillabi) ma testo prosaico, che rispecchia a fondo la poetica crepuscolare. […] Piove. Mercoledì. Sono a Cesena. Sono a Cesena e mia sorella è qui, tutta di un uomo ch'io conosco appena [segue ]

Moretti, A Cesena (da Il giardino dei frutti, 1916) - 2 [segue ] tra nuova gente, nuove cure, nuove tristezze, e a me così parla, così parla, senza dolcezza, mentre piove:   "Mamma nostra t'avrà già detto che... E poi si vede, ora si vede, e come! Sì, sono incinta: troppo presto, ahimè! Sai che non voglio balia, che ho speranza d'allattarlo da me? Cerchiamo un nome... Ho fortuna: è una buona gravidanza....

Moretti, A Cesena (da Il giardino dei frutti, 1916) - 3 [segue ] Ancora parli, ancora parli, e guardi le cose intorno. Piove. S’avvicina l’ombra grigiastra. Suona l’ora. È tardi.   E l’anno scorso eri così bambina!

FINE Lezioni d'Autore