Istituzioni di Economia M-Z prof. Leonardo Ditta

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Transcript della presentazione:

Istituzioni di Economia M-Z prof. Leonardo Ditta Macroeconomia Introduzione Facoltà di Giurisprudenza Università di Perugia Presentazione tratta dai lucidi del prof. Rodano

La Macroeconomia si occupa di dare risposte a questo genere di domande Definizioni Che cos’ è il PIL? Perché è importante conoscerne livello e saggio di variazione? Oppure perché l’attività economica cresce in certi periodi mentre in altri periodi ristagna ? Queste domande non sono riferite ad un singolo bene, ad un singolo prezzo o ad un singolo mercato, ma all’economia nel suo complesso. La Macroeconomia si occupa di dare risposte a questo genere di domande

L’ occupazione Forze di lavoro (FL ): Occupati (N): L’insieme delle persone nella fascia d’età 15-65 anni che lavorano o dichiarano di cercare lavoro (N + U ). Occupati (N): L’insieme delle persone che effettivamente lavorano Disoccupati :(U) l’insieme delle persone che non riescono a trovare lavoro, pur dichiarando di cercarlo. Disoccupati: U = FL - N

Tasso di disoccupazione (u) È la quota (percentuale) dei disoccupati sul totale delle forze di lavoro:

Popolazione, Forza Lavoro, Occupazione in Italia - 2003 (migliaia di unità) Popolazione in età lavorativa (15-65 anni)  38.800  Forza Lavoro 24.150 (II°2009:25.006)   22.050 (II°2009:23.167) 2.100(8,7%)(II° 2009:1.839) Occupati Disoccupati (II° 2009 7,35%)

Forze Lavoro Italia

Bollettino trimestr. B d’I 15 ottobre 2010

Disocc.

Le cifre della disoccupazione

Regolarità statistiche il tasso di disoccupazione in Italia è cambiato molto nel corso degli anni (quarant’anni fa era assai più basso); registra ampie fluttuazioni in su e in giù (negli ultimi sei anni è diminuito di oltre quattro punti; cambia lentamente (“persistenza”). È così dappertutto?

Un confronto internazionale

Altre regolarità statistiche Gli andamenti della disoccupazione in Italia ed Europa si somigliano molto (anche se la disoccupazione italiana è in media un po’ più alta). Europa e USA hanno, invece, andamenti molto diversi: in particolare, le fluttuazioni USA sono più brusche e frequenti. Un’altra differenza tra Europa e USA riguarda il lungo periodo: fino al 1980 la disoccupazione in Europa è più bassa; dopo avviene il contrario. Il Giappone ha una storia a parte: la disoccupazione è nettamente più bassa, ma c’è stato un forte peggioramento negli ultimi anni (controtendenza).

Il pil Definizione: È il valore dei beni e dei servizi prodotti in un paese in un anno, al netto dei beni e dei servizi consumati per produrli. Viene indicato comunemente con la sigla Pil. Il Pil è un indicatore del livello di attività economica di un paese. Il Pil pro capite (Pil diviso per la popolazione) è ritenuto un indicatore del benessere di un paese. Nel lungo periodo il Pil tende a crescere. Questo fenomeno è alla base dello “sviluppo economico”. La crescita del Pil non è regolare. Nel breve periodo presenta alti e bassi, secondo caratteristiche fluttuazioni economiche , dette anche “ciclo economico”. Spiegare la crescita e le fluttuazioni del Pil (come anche spiegare la disoccupazione e l’inflazione) è uno dei compiti della macroeconomia.

Un esempio di crescita economica

Fluttuazioni economiche

Il ciclo economico Boom Boom Trend Boom Boom Recessione Recessione

Volatilità Trend

Shock e propagazione Le fluttuazioni economiche non riguardano soltanto il Pil. Abbiamo visto che anche gli andamenti della disoccupazione e dell’inflazione presentano fluttuazioni. All’origine delle fluttuazioni vi sono, in genere, degli shock, che colpiscono l’economia turbandone l’equilibrio. Ma le fluttuazioni dipendono anche dal modo con cui le economie rispondono agli shock, ossia dai cosiddetti meccanismi di propagazione. I meccanismi di propagazione, le leggi di funzionamento dei sistemi macroeconomici, sono diversi da paese a paese, ma presentano alcune importanti caratteristiche comuni. In questo corso non ci occuperemo dei meccanismi della crescita economica (perché il programma per un corso triennale non lo consente)

Il prezzo del petrolio

Confrontare questi shock con gli andamenti precedenti. Qualche commento L’andamento del prezzo del petrolio è un esempio di shock . I principali episodi: Il primo (1973-74) è un esempio di shock permanente. Il secondo (1978-79) è un esempio di shock persistente. Il terzo (1986) è un esempio di shock (persistente) negativo (è noto come “controshock”). Esistono anche shock temporanei (ce ne è stato uno nel 1991). Negli ultimi anni c’è una tendenza all’aumento. Confrontare questi shock con gli andamenti precedenti. Il grafico illustra i diversi andamenti del prezzo del petrolio in dollari, del prezzo in lire (euro) e del prezzo “reale”, che misura la quantità di beni (di PIL) che occorre spendere per acquistarlo.

Movimenti congiunti

Commento al grafico Nel grafico precedente sono state riportate le variazioni del Pil e della disoccupazione nell’economia USA. Le due curve sono nettamente speculari. È un importante esempio di movimento congiunto : l’andamento della disoccupazione è correlato negativamente con quello dell’attività economica. Se il Pil cresce molto, la disoccupazione diminuisce. Se cresce poco (o, peggio, cala) la disoccupazione aumenta. Questo fatto stilizzato viene chiamato: “Legge di Okun”

La Legge di Okun

Commento al grafico Nel grafico precedente viene presentata la “Legge di Okun” con un diagramma a dispersione (tra la D% del Pil e la D% della disoccupazione). Emerge una chiara correlazione inversa. L’intercetta con l’asse delle ascisse indica la crescita del Pil superata la quale la disoccupazione diminuisce (circa il 3.6%). L’inclinazione della retta misura la riduzione di disoccupazione associata, in media , a un punto di crescita del Pil (circa 0.6%). Si tratta di una elasticità : lnu/lnPil

E in Italia?

Commento al grafico Nella slide mostrata prima abbiamo visto che i dati sull’economia USA rivelano un marcato “movimento congiunto”tra fluttuazioni del Pil e andamento della disoccupazione La slide precedente mostra invece che per l’Italia questa relazione è decisamente più debole (quasi inesistente). C’è una differenza istituzionale : in Italia è molto più difficile licenziare e assumere per la presenza di firing cost. C’è ugualmente una relazione tra prodotto e lavoro impiegato; ma si esprime in un altro modo (una via traversa).

Ore lavorate In Italia, quando il Pil cresce, la disoccupazione varia di poco, ma aumentano le ore lavorate. Si veda il diagramma a dispersione.

Commento al grafico In Italia abbiamo una “legge di Okun” sui generis, che riguarda, appunto, non l’occupazione ma le ore lavorate Le ore lavorate aumentano (con un’elasticità pari a poco meno di 0.5, come mostra l’inclinazione della retta) quando il Pil cresce più dell’1% (come mostra l’intercetta con l’asse delle ascisse). CONCLUSIONE: la relazione di breve periodo tra andamento del prodotto e impiego del lavoro vale anche in Italia (vale in tutti i paesi).