Era nato il mio secondo figlio,la felicita mi si avvinghiava intorno tutto era perfetto.Una famiglia felice. Il piccolo era tranquillo ci faceva riposare anche la notte ed io non avevo neanche sofferto di depressione post- partum.Cosa si può desiderare di più dalla vita?
I bimbi intanto crescevano ma con loro crescevano le mie ansie, soprattutto per il più piccolo, avevo paura delle malattie, che cadesse che si facesse male, gia soffriva di attacchi epilettici da iperpiressia ed io ero terrrorizzata e le mie ansie le scaricavo sulla famiglia.
Poi Samuele il più piccolo ebbe una piastrinopenia autoimmune fu ricoverato al Salesi. Ebbi tanta paura di perderlo ed i miei nervi cominciarono a cedere soffrii di anoressia bulimia in quel periodo ero dimagrita molto,ma dentro me volevo sentirmi forte del resto il mio lavoro mi impegnava molto ed era tutto il mio mondo
Guarito Samuele mi sono buttata a capofitto nel lavoro lì mi sentivo un dio nessuna era piu’ brava di me io studiavo mi informavo su internet sui nuovi farmaci il mio ruolo era infermiera in oncologia ma miravo più in alto volevo diventare coordinatrice e speravo di possedere la bacchetta magica per risolvere ogni tipo di conflitto.Solo quando mi resi conto che in realtà quell’io così forte era solo un’immagine riflessa mi crollò il mondo addosso e sprofondai un una forte depressione che mi porto in giro per vari ospedali psichiatrici.
Inizio così il mio calvario disturbo di personalità borderline con ciclotimie fu la sentenza, so solo che io sentivo un forte distacco emotivo dai miei familiari tanto che non riuscivo a vedere neanche i miei figli. Il primo ricovero avvenne per tentato suicidio con delle benzodiazepine e un taglio di lametta alle vene non ne potevo piu il senso di vuoto che mi pervadeva era troppo forte e il desiderio di morte ancora di più.
Dopo una settimana uscii dall’ospedale ma le cose non miglioravano anzi mi isolavo sempre di più fino a provocare atti autolesionistici con bisturi o con agocannula provocandomi un salasso che mi portava di nuovo in ospedale per trasfondere il sangue tolto. Queste azioni si susseguirono per mesi provarono a farmi ricoverare in varie cliniche ma tutto fu vano trascorsi quasi un mese a Parma in un’illustre clinica psichiatrica universitaria ed anche lì dentro misi mano alle lamette beccandomi un bel TSO. Alle sospirate dimissioni sembrava tutto a posto, ma la depressione non mi aveva abbandonata.
Cosi mi svegliavo alle tre di notte dato che prima ero sorvegliata per togliermi il sangue ancora ricoveri ancora salassi. Ora non ne posso più sembra che una luce mi abbia illuminato sento di nuovo emozioni verso i miei familiari chissà che non sia l’inizio di una nuova alba o di una nuova vita tempo al tempo.