PSICOPATOLOGIA DELLE CONDOTTE CRIMINALI

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Ugo FORNARI già professore ordinario di psicopatologia forense Università degli Studi di TORINO DISTURBI GRAVI DI PERSONALITÀ: e S.U.
Transcript della presentazione:

PSICOPATOLOGIA DELLE CONDOTTE CRIMINALI Francesco Rovetto

La violenza la violenza è un particolare atto inflitto al soggetto contro la sua volontà, O una forma di restrizione, più o meno improvvisa, della libertà di disporre di sé e del proprio corpo.

non sempre è facile definire il grado di consenso psicologico da parte della persona presunto oggetto della violenza e ciò vale in particolare per talune forme di aggressività sessuale (relazioni sadomasochistiche).

Difficoltà ancora maggiori se soggetto in condizioni di così grave sudditanza da apparire privo di volontà propria. Es. Cooptazione di soggetti molto giovani con personalità fragili all’interno di organizzazioni religiose settarie ed aventi una concezione integralista

Il concetto di violenza non si identifica con l’aggressività. nella maggior parte dei comportamenti aggressivi (competitività commerciale, giochi, sport, rivalità interindividuale in rapporto alla competizione sessuale) non è riconoscibile alcun carattere di violenza: si pensi all’aggressività ritualizzata tipica di moltissime situazioni competitive, in cui oltre a non esserci nessuna coercizione fisica o psicologica, l’aggressività che entra in gioco è parte delle regole concordate e come tale non si traduce in un’intrusione prevaricante

L’aggressività l’aggressività positiva rappresenta un comportamento diretto a superare tutto ciò che costituisce una ostacolo o una minaccia per l’integrità fisica o psicologia di organismo vivente . L’aggressività quasi sempre viene descritta attraverso l’analisi di atti o comportamenti: l’aggressione può consistere in un atto energico fisico, verbale o simbolico; adeguato e di autoconservazione, o inadeguato come nel comportamento ostile e distruttivo; può esser diretto verso l’ambiente o un’altra persona o verso se stessi, come nella depressione.

Tre appaiono essere gli aspetti fondamentali che consentono di classificare l’atto come aggressivo: l’intento, l’azione e lo stato emotivo.

L’intento rappresenta la volontà di arrecare un danno, o in modo diretto o impedendo a qualcuno di compiere azioni piacevoli, e può essere dedotto dalle dichiarazioni verbali, dall’osservazione delle azioni e dal contesto generale in cui il comportamento viene attuato. l’azione è tesa a provocare un danno fisico con o senza aggressività verbale. La terza caratteristica è lo stato emotivo: nel prototipo aggressivo è sempre presente la rabbia, ma possono esservi altri tipi di emozione che variano a secondo dell’intensità, dalla lieve “irritazione” alla grave ira.

TIPI DI AGGRESSIVITA’ aggressività diretta aggressività indiretta, verso gli altri (eterodiretta) Verso se stessi (autodiretta) aggressività indiretta, Verso oggetti Verso animali (che non abbiano creato danni)

aggressività diretta è la tendenza a produrre azioni violente, finalizzate a danneggiare gli altri, se stessi o le cose in modo distruttivo. In particolari momenti o condizioni il soggetto può avere la impressione di non riuscire ad esercitare un qualsiasi controllo dei propri impulsi. Per aggressività indiretta, invece, generalmente si intende l’atteggiamento di chi agisce l’aggressività con modalità indirette, quali “sbattere le porte” nei momenti di nervosismo, oppure eccedere con battute “pesanti” nei momenti di scherzo, o perdere la calma per difficoltà incontrate in ciò che si vuole fare .

Ed inoltre… Irritabilità nel soggetto tutt’altro che paziente e tollerante nelle relazioni interpersonali, che ammette con disinvoltura di perdere la calma, ma che sostiene di poter riacquistare l’equilibrio con altrettanta facilità. il negativismo, che si fonda su una marcata e insistente opposizione nel rapporto interattivo ed il risentimento, in cui è possibile evidenziare come comune denominatore un certo grado di ingiustizia e di insoddisfazione. Nella sospettosità, invece, lo stereotipo è caratterizzato dalla convinzione di essere denigrati, per cui il soggetto tende a mantenere la guardia serrata in aderenza al motto ”diffida sempre degli altri”

animus necandi, caratterizza l’omicidio volontario, per la sua definizione è necessaria e sufficiente la dimostrazione che l’agente si rappresenti la morte come conseguenza della sua azione o omissione e quindi la voglia in ogni caso, ovvero che si rappresenti l’evento morte come indifferente rispetto a quello di lesioni, o soltanto come possibile o probabile ( Cass. 20.2.1980, in Cass. Pen. Mass. Amm. 1981,; Cass.1.4.1985; Cass. 12.11.1987).

Infatti, la voluntas necandi , quale fenomeno soggettivo interno, di per se non esteriorizzato, deve necessariamente essere desunta da una serie di elementi, tra cui distinguiamo dati oggettivi, concernenti le modalità dell’azione delittuosa e dati soggettivi, riconducibili all’azione del fatto.

I dati esterni aventi valore significante possono essere le concrete modalità della condotta prima e dopo il delitto, la natura del mezzo usato, le parti del corpo aggredite dal colpevole, la reiterazione del colpo e tutti quei dati che secondo la comune esperienza abbiano un valore sintomatico (Cass. 24.6.91, in Riv. Pen., 1992, 247). Non è necessario però che tutti gli elementi sopra descritti ricorrano congiuntamente,

In relazione alla diversità dell’elemento psicologico, il codice distingue tre specie di omicidio: Le diverse figure sono perciò contrassegnate dal dolo, dalla colpa o dalla preterintenzione , a secondo che l’evento sia voluto, sia accaduto per imprudenza, negligenza o imperizia gravi, oppure si verifica come conseguenza di lesioni, oltre l’intenzione dell’autore del fatto.

Gli atti violenti di solito perpetrati da maschi, su persone note. In violenza domestica ed in ospedali psichiatrici donne uguali a maschi. La maggioranza ha rapido esordio. 50% degli atti violenti sono compiuti sotto influsso di alcool (o di stupefacenti)

Cause della violenza istinto? Impulso? Apprendimento sociale? Danno neuroanatomico?

Determinanti della violenza Sociali frustrazione soprattutto se arbitraria illegittima o immeritata; provocazione diretta (anche per interpretazione paranoica) esposizione a modelli aggressivi (TV ma soprattutto banda giovanile e famiglia) Ambiente inquinamento; rumore; affollamento (pareti in cartongesso) Situazionali elevata attivazione psicofisiologica (esercizio vigoroso, sex, porno); dolore

Determinanti della violenza 2 Ormoni testosterone, Sostanze alcool coca allucinogeni marijuana (a volte effetto paradosso da BDZ) Neurotrasmettitori GABA, noradrenalina e serotonina (diminuisce), dopamina e glutammato aumentano  alti Livelli 5-HIAAA in liquor poca aggressività e pochi suicidi Genetica molto rilevante soprattutto a livello temperamentale (vedi oltre), per la propensione all’uso di sostanze e per quanto riguarda il QI; Controverso il ruolo di anomalie cromosomiche tipo XYY.  

Temperamento Cloninger e colleghi (1993, 2000) hanno descritto la personalità come la sintesi tra carattere e temperamento, dove per temperamento si intendono le influenze genetiche e costituzionali esercitate sulla personalità, mentre il termine carattere si riferisce alle influenze apprese tramite il processo di socializzazione.

ricerca di novità, (dopamina) evitamento del danno, (serotonina) temperamento formato da quattro componenti: ricerca di novità, (dopamina) evitamento del danno, (serotonina) dipendenza dalla ricompensa (noradrenalina) (persistenza).

gestione del sé, cooperatività senso dell’esistenza. Per quanto riguarda il carattere, invece, è possibile distinguere tre fattori quantificabili: gestione del sé, cooperatività senso dell’esistenza.

Stile di attaccamento e disturbi di personalità i deficit nelle prime relazioni infantili portano sia a deficit neurofisiologici del cervello sia a deficit psicologici Spitz il 1 anno di vita del bambino nani ritardati Continue e valide interazioni genitore-figlio aiutano a stimolare lo sviluppo delle connessioni sinaptiche nella corteccia orbitofrontale, le quali fanno sì che il bambino moduli la frustrazione, la collera e la paura e risponda agli altri in modo flessibile.

Topolini allevati nella stalla Topolini allevati in laboratorio Spitz ed il primo anno senza stimoli nani e ritardati Scimmia e scelta di madre di pelouche

un attaccamento sicuro del bambino sviluppa il sentiero neuronale che consente al bambino la gestione delle emozioni (resilience).

i bambini con uno stile di attaccamento insicuro sono più emotivamente instabili hanno minori capacità di modulare la rabbia e gli affetti aggressivi, di calmare e consolare le proprie ansie e tristezze, nonché di tollerare alti livelli di piacere ed eccitazione questi bambini hanno meno probabilità di interpretare correttamente i suggerimenti sociali degli altri, proprio a causa dei deficit nella corteccia orbitofrontale e questo complicherà ulteriormente le relazioni interpersonali.

I diversi stili di attaccamento nella prima infanzia Con il termine attaccamento ci si riferisce a quel particolare legame emotivo che si sviluppa tra il bambino e il genitore, o chi per lui, e che influenzerà la capacità del bambino di sviluppare intime relazioni mature una volta adulto.

L’impatto del processo di attaccamento sullo sviluppo non deve essere sottostimato in quanto “il modellamento e l’organizzazione delle relazioni di attaccamento durante l’infanzia è associato a processi propri della regolazione delle emozioni, delle relazioni sociali, dell’accesso alla memoria autobiografica e allo sviluppo dell’autoriflessione”

Prevenzione e controllo Spesso una eventuale concausa organica viene scoperta casualmente (es lesioni su bambini). Punizione serve ma se data rapidamente in modo proporzionale e logicamente connesso (opportuna con paranoici). Se somministrata in modo errato istiga imitazione, vendetta o desiderio risarcimento), alla sospensione della punizione frequenti ricadute Educazione a capacità sociali utile ma va compresa condivisa ed esercitata spesso cambiando gruppi di riferimento (non possibile rimanendo nella banda) Risposte incompatibili; empatia; Umorismo; essere coinvolto in compiti utili

fattori di rischio per violenza: alto livello di intenzione di nuocere; presenza di vittima; frequenti ed aperte minacce; piani concreti disponibilità di mezzi; storia di perdita di controllo; rabbia cronica, ostilità e risentimento

gioia nell’assistere a sofferenza altrui o infliggere lesioni, mancanza di compassione, incendi crudeltà vs animali, considerarsi vittima, risentimento vs autorità,  

violenze subite nell’infanzia, ridotto calore o affetto in infanzia, precoce perdita dei genitori, precedenti violenze, comportamento imprudente, maggiore in ambiente metropolitano ed in basso livello socioeconomico.

Farmaci: STABILIZZATORI DELL’UMORE litio, antiepilettici, ANTIDEPRESSIVI serotoninergici, neurolettici antiandrogeni, beta bloccanti, in bambini beta bloccanti e stimolanti

vittime maggiore rischio di problemi psichiatrici, depressione sensazione di non poter essere aiutati, mondo pericoloso, sfiducia rabbia di essere vittima.  

VITTIMA DI ABUSO MAGGIORE PROBABILITA’ DI: Disturbi alimentari (anoressia e bulimia) Disturbi dell’umore Disturbo ossessivo compulsivo (lavaggio) Disturbo di depersonalizzazione (dissociazione) Abuso di sostanze Ripetere su altri le violenze subite Panico Disturbi da discontrollo degli impulsi PTSD

Consapevolezza e rifiuto di violenza E’ aumentato il rifiuto per le forme di violenza che in passato erano considerate normali e pienamente tollerabili, la rissa il duello, molte forme di vendetta Violenza intrafamiliare Incesto Abuso di mezzi correttivi.

Violenza e minaccia In genere il reato violento comprende il concetto di minaccia, STALKING che non può essere valutata soltanto sulla base del danno provocato alla vittima, ma deve tener conto degli elementi soggettivi del comportamento dell’aggressore e delle modalità con cui è stata attuata

Sistema attuale: “diritto penale misto” Libero arbitrio (scuola classica) Pena retributiva Pericolosità sociale (scuola positiva) Misura di sicurezza

ORDINAMENTO ATTUALE: colpevolezza, imputabilità e pericolosità sociale

L’IMPUTABILITA’ (art. 85 c.p.) NON E’: “coscienza e volontà dell’atto” (suitas)(art. 42, co. 1 c.p.) “colpevolezza” (art 27 cost.; art. 43 c.p.) “infermità mentale” (artt. 88-89 c.p.) “personalità-carattere del reo” (133 c.p.) “pericolosità sociale” (art. 203 c.p.)

SOGGETTIVITA’ NEL FATTO PENALE 1.) Presente: art. 42, co. 1 2.) Colpevole art. 43: - dolosa - colposa - preterintenzionale 3.) Integra: art. 85

1.) Presente: la suitas “coscienza e volontà dell’atto” Art . 42, comma I, c. p. “Nessuno può essere punito per una azione od omissione preveduta dalla legge come reato, se non l'ha commessa con coscienza e volontà.”

2. ) Il principio di colpevolezza nulla pena sine culpa: art. 27 cost 2.) Il principio di colpevolezza nulla pena sine culpa: art. 27 cost. e art. 43 c.p.

“La responsabilità penale è personale” (art. 27 cost.) Componente psicologica-soggettiva del fatto criminale La responsabilità penale è limitata al fatto proprio e colpevole

Piaget (Fauconnet) : evoluzione della nozione di responsabilità PRIMITIVA Oggettiva Comunicabile MODERNA Soggettiva Individuale Si risponde solo del fatto proprio e colpevole

Art. 43, c. p. Elemento psicologico del reato Art . 43, c. p. Elemento psicologico del reato. Il delitto: e' doloso, o secondo l'intenzione, quando l'evento dannoso o pericoloso, che e' il risultato dell'azione od omissione e da cui la legge fa dipendere l'esistenza del delitto, e' dall'agente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione; e' preterintenzionale, o oltre la intenzione, quando dall'azione od omissione deriva un evento dannoso o pericoloso piu' grave di quello voluto dall'agente; e' colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, non e' voluto dall'agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline.

“COLPEVOLE” la colpevolezza riguarda il rapporto tra il fatto materiale (illecito) e l’atteggiamento psicologico del suo autore. Atteggiamento sempre e comunque legato ad un fatto materiale L’atteggiamento è “rimproverabile” in tre modi tipici

3. ) “INTEGRA” L’imputabilità Art . 85 c. p. “Capacità d'intendere e di volere. Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile. E' imputabile chi ha la capacità di intendere e di volere.”

Imputabilità come presupposto (condizioni psichiche minime) della colpevolezza

qualsiasi sistema penale deve necessariamente assumere una posizione filosofica in merito alla natura della condotta umana, e cioè se questa sia libera o determinata.

Imputabilità traduzione giuridica del libero arbitrio: “condizione soggettiva di possesso di autodeterminazione”

IMPUTABILITA’ E’ concretizzata nelle funzioni cognitiva e volitiva Deve essere rinvenuta al momento del fatto e in relazione al fatto commesso E’ considerata in via presuntiva normalmente presente (salvo minori anni 14) Viene meno per qualsiasi causa idonea

“Un codice che disconosce il principio della libera facoltà di determinazione dell’uomo sarebbe un codice banditore di immoralità perché, distrutto il principio della responsabilità delle azioni umane fondato sulla libera volontà, il delitto e la pena ci apparirebbero nell’individuo e nello stato come una doppia infelicitas fati e le azioni umane si affermerebbero dominate da una legge fatale, dalla quale risulterebbe distrutto ogni concetto di bene e di male, di merito e di demerito, di virtù e di vizio, di innocenza e di colpa e perciò di premio e di castigo, di ricompensa e di pena.” (Relazione al Codice Penale)

Il nostro codice non ha accolto un modello di indeterminismo puro (= totale libero arbitrio) quanto piuttosto il principio della libertà umana condizionata in cui si ammette che la libertà, presente in linea di principio, possa essere esclusa in determinate circostanze.

(non) imputabilità per vizio di mente Art. 88 Vizio totale di mente Non e' imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per infermità, in tale stato di mente da escludere la capacità di intendere o di volere. Art. 89 Vizio parziale di mente Chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per infermità, in tale stato di mente da scemare grandemente, senza escluderla, la capacità d'intendere o di volere, risponde del reato commesso; ma la pena e' diminuita

QUESTIONI Concetto di “stato di mente” Concetto di “infermità” Rapporti tra “stato di mente patologico” e “infermità” Imputabilità o responsabilità ? Rapporti tra giudici e periti

I) “stato di mente” Meno esteso di: Più esteso di: “atteggiamento psichico” Meno esteso di: “struttura di personalità” Concetto sospeso tra i due poli Fatto ↔ Personalità

II) “INFERMITÁ” Problema della traduzione delle categorie nosografiche nel concetto di infermità E’ vero problema ? Causa od effetto ? Perizia psichiatrica o psicopatologica?

LIVELLI DI INDAGINE CLINICA Classificare → criterio medico-psichiatrico Valutare → criterio psicopatologico Comprendere → criterio criminogenetico

MODELLI DI ACCERTAMENTO Modello medico puro Modello psicologico puro Modello psicopatologico normativo

Modello medico puro Il perito si limita a verificare la sussistenza di una malattia mentale secondo categorie nosografiche già definite

Modello psicologico puro Il perito (?) verifica la sussistenza delle capacità a prescindere da qualsiasi categoria clinica e psicopatologica

Modello psicopatologico-normativo il perito deve procedere ad una valutazione a due livelli: Accertamento diagnostico (presenza di una malattia secondo criteri nosografici) Valutazione della rilevanza dei sintomi in relazione al reato commesso

III) “Infermità” e “stato mentale patologico”: confusione semantica infermità intesa come causa, “fattore determinante”, di uno stato patologico (a monte della diagnosi) l’infermità come situazione conseguente, ossia “effetto” di uno stato patologico (a valle della diagnosi)

III) “infermità”e “stato di mente patologico” fattore patogeno della malattia mentale da un punto di vista medico (es. disfunzione dei lobi frontali come causa di comportamenti patologicamente disinibiti) lo “stato psicopatologico disfunzionale”, il complesso sintomatologico (es. delirio di persecuzione in un disturbo delirante)

III) CAUSA O EFFETTO: sentenze tautologiche “qualsiasi situazione morbosa, anche se non ben definibile clinicamente, è idonea a configurare il vizio di mente, purché la sua intensità sia tale da escludere o diminuire grandemente le capacità intellettive o volitive del soggetto” Cass. Pen. 12 febbraio 1978, in Giust. Pen., 1979, II, p. 43

all’interrogativo su quali siano le infermità idonee a produrre incapacità di intendere e di volere si risponde che si intende infermità quello stato che produce incapacità di intendere e di volere

Cass. 8 marzo 2005: vero cambiamento ? “17.0 Possono a tal punto raccogliersi le fila del discorso giustificativo sin qui svolto e trarsi la conclusione che deve essere affermato il seguente principio di diritto, ai sensi dell’art. 173.3 disp. att. c.p.p.: ai fini del riconoscimento del vizio totale o parziale di mente, rientrano nel concetto di “infermità” anche i “gravi disturbi della personalità”, a condizione che il giudice ne accerti la gravità e l’intensità, tali da escludere o scemare grandemente la capacità di intendere o di volere, e il nesso eziologico con la specifica azione criminosa”

CAUSA ED EFFETTO: se ciò che conta è l’effetto La discussione sulla nosografia perde di significato Più che l’etichetta conta la prova del dis-funzionamento La perizia ha carattere psicopatologico

IV) Imputabilità e responsabilità Valutare la possibilità di agire diversamente “Conflitto di competenza” tra giudici e periti

IL DSM-IV-TR Sistema di classificazione più utilizzato in psichiatria e nelle perizie Analogo all’ICD-10 (dell’OMS) Definizione descrittiva con criteri di inclusione e di esclusione Sono ricompresi aspetti descrittivi (qualitativi) ed aspetti quantitativi (quanti bicchieri per alcoldipendenza?, quante lacrime per depressione?

Il DSM-IV non classifica persone ma i disturbi presentati da persone. Per tale motivo si preferisce evitare di riferirsi al paziente definendolo schizofrenico o alcoolista, ma si preferisce parlare di una persona con schizofrenia o con dipendenza alcoolica.

IL SISTEMA MULTIASSIALE Nel DSM‑IV ogni disturbo mentale è descritto come sindrome o modello comportamentale o psicologico, che abbia rilevanza clinica che comporta disagio (es. dolore), disabilità (es. compromissione in 1 o più aree importanti di funzionamento), un aumento dei rischi di morte, disabilità o notevole limitazione della libertà.

In ogni caso non si tratta di una risposta attesa o culturalmente sancita ad un evento (es. una transitoria fase di depressione successiva ad un lutto). Non sono inclusi tra i disturbi mentali i comportamenti devianti dal punto di vista politico, sessuale, o religioso né i conflitti tra individuo e società.

ASSE 1: DISTURBI CLINICI (ed altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica). ASSE 2: DISTURBI DI PERSONALITA' E RITARDO MENTALE ASSE 3: CONDIZIONI MEDICHE GENERALI ASSE 4: PROBLEMI PSICOSOCIALI ED AMBIENTALI   ASSE 5: SCALA DI VALUTAZIONE GLOBALE DEL FUNZIONAMENTO ULTERIORI ASSI PROPOSTI DAL DSM-IV scala del funzionamento difensivo

  ASSE 1: DISTURBI CLINICI (ed altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica). Comprende le categorie diagnostiche con tutte le specificazioni utili per giungere ad utili diagnosi differenziali. Col termine "condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica", si riferisce ad una serie di condizioni elencate in appendice su cui l'accordo internazionale non è ancora pieno, e a tutte le condizioni cliniche non specificate. Tra le condizioni su cui si sta cercando un consenso a livelli internazionale troviamo, ad esempio, il disturbo post-concussivo, l'astinenza da caffeina, il disturbo disforico premestruale, il disturbo depressivo minore, il disturbo depressivo di personalità, oltre ad una nuova sottocategorizzazione della schizofrenia.  I DISTURBI SONO CIRCA 250

ASSE 2: DISTURBI DI PERSONALITA' E RITARDO MENTALE Questo asse può essere utilizzato per annotare importanti caratteristiche di personalità o meccanismi di difesa maladattivi. 12 DISTURBI DI PERSONALITA’, TRA LORO SPESSO ASSOCIATI 4 GRADI DI RITARDO MENTALE   ASSE 3: CONDIZIONI MEDICHE GENERALI Tale progressivo avvicinamento tra due mondi che fino a qualche decennio fa sembravano avere scarsi elementi in comune, è legato allo sviluppo delle ricerche in settori di interfaccia quali la psicosomatica e la somatopsichica, oltre che alle indicazioni fornite dall'incessante progresso delle neuroscienze.  45 PATOLOGIE

ASSE 4: PROBLEMI PSICOSOCIALI ED AMBIENTALI 1) Problemi con il gruppo di controllo 2) Problemi legati all'ambiente sociale. 3) Problemi di istruzione 4) Problemi lavorativi 5) Problemi abitativi 6) Problemi economici 7) Problemi di accesso ai servizi sanitari 8) Problemi legali 9) Problemi psicosociali ed ambientali Per ognuna di queste categorie, se presenti, sono richieste specificazioni. CENTINAIA DI POSSIBILI INDICAZIONI  

ASSE 5: SCALA DI VALUTAZIONE GLOBALE DEL FUNZIONAMENTO In questa scala 100 riguarda il pieno adattamento, 1 una situazione di grave rischio per la vita, con 0 si indica la mancanza di elementi di valutazione. VALUTAZIONE SU 100 POSSIBILI GRADI  ULTERIORI ASSI PROPOSTI DAL DSM-IV scala del funzionamento difensivo I meccanismi di difesa sono processi psicologici automatici che proteggono l'individuo di fronte all'ansia ed alla consapevolezza di pericoli o fattori stressanti interni o esterni. I meccanismi di difesa vengono suddivisi a loro volta in gruppi affini che vengono definiti livelli difensivi che sono differenziati a seconda che siano ad alto o basso livello adattivo.  

SE SI COMBINANO TRA LORO 250 DISTURBI ASSE 1 CHE POSSONO PRESENTARSI ASSOCIATI; 45 PATOLOGIE ASSE 3; CENTINAIA DI VARIABILI ASSE 4 E 100 GRADI DI VARIABILITA’ ASSE 5, ABBIAMO OLTRE CENTO MILIARDI DI POSSIBILI DIAGNOSI

CONDIZIONI CLINICHE ASSOCIATE ALLA VIOLENZA E COMUNQUE SPESSO RIFERITE IN PERIZIE ritardo mentale, deficit attenzione/iperattività disturbo della condotta Disturbo oppositivo provocatorio Disturbo da ansia di separazione Disturbo reattivo dell’attaccamento Sindrome di Gilles de la Tourette disturbi cognitivi delirium demenze danni neurologici

Disturbi psicotici schizofrenia, in particolare paranoidea disturbo delirante disturbo schizoaffettivo Disturbo psicotico breve

Disturbi dell’umore, depressione maniacalità disturbi bipolari Disturbi di ansia Disturbo di panico Disturbo post traumatico da stress Disturbo acuto da stress

Disturbi somatoformi Disturbi psicosomatici Disturbi isterici Disturbo da dismorfismo corporeo ipocondria

DISTURBI SESSUALI DISFUNZIONI SESSUALI PARAFILIE Desiderio Rapporto Orgasmo PARAFILIE Esibizionismo Frotteurismo Pedofilia Sadismo/masochismo Feticismo Trasvestitismo vojeurismo

Disturbi da discontrollo degli impulsi sostanze alcool allucinogeni amfetamine ansiolitici cannabis cocaina ketamina fenilciclidina Disturbi da discontrollo degli impulsi esplosivo intermittente Cleptomania Piromania Gioco d’azzardo patologico disturbo adattamento

EPILESSIA Non è disturbo psichiatrico, ma il codice penale fa riferimento a delitti impulsivi compiuti in condizione di male epilettico. La epilessia può inoltre essere una conseguenza di danno al cervello per trauma cranico

disturbi di personalità Antisociale paranoide, borderline, Narcisistico dipendente