I.C.S. De Amicis - Bolani Classe II B a.s. 2014-2015.

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I.C.S. De Amicis - Bolani Classe II B a.s

razze diverse, dialetti infiniti. Terra di ulivi e di fiumare. terra incompresa, terra indifesa. Terra di fate, terra di miti, Terra di odori, terra di sapori. Terra frustrata, terra addolorata, Calabria mia, mia dolce perla del meridione. Terra di fuoco, terra di vento, terra di mare e di sentimento. Terra bagnata, terra sfortunata.

Gennaro Musella nacque a Salerno nel Ingegnere e imprenditore, negli anni ’80 aveva trasferito in Calabria la sua azienda perché impegnato in lavori di opere marittime. Era un professionista stimato, un uomo semplice. Un’ottima occasione per il suo lavoro si presentò allorquando, nel marzo 1981, venne indetta una gara d’appalto per la costruzione del porto di Bagnara; Musella possedeva proprio a Bagnara una cava di massi e un’impresa estrattiva. Tentò di prendere parte all’appalto, ma la mano invisibile della ‘ndrangheta, intrecciata con quella di una parte connivente della politica, gli impedirono di partecipare alla gara. Coraggiosamente, l’imprenditore salernitano denunciò il fatto con un esposto alla Procura di Reggio Calabria. Una reazione che gli costò la vita.

A un mese circa dalla sua morte, si svolse la gara d’appalto, vinta da Costanzo e Graci, soprannominati i ‘cavalieri del lavoro’ di Catania. Ma i Carabinieri del Nucleo Operativo di Reggio Calabria denunciarono forti irregolarità e condizionamenti causati da un’associazione tra ‘ndrangheta reggina e mafia catanese capeggiate rispettivamente da Paolo De Stefano e Nitto Santapaola. Nel rapporto venivano menzionati anche i nomi di politici, imprenditori e funzionari del Genio Civile di Reggio Calabria. Le indagini sul delitto Musella furono archiviate nel 1988 contro ignoti. La Direzione Distrettuale Antimafia riaprì il fascicolo nel L’inchiesta fu completata, ma non portò mai ad un processo. Solo nel 2008, Gennaro Musella è stato riconosciuto ‘vittima di ‘ndrangheta’. Ci sono voluti 26 anni. Era il 3 maggio 1982 quando Gennaro Musella veniva ucciso a Reggio Calabria alle 8.35 del mattino, in via Apollo. Subito dopo essersi messo al volante della sua Mercedes e aver percorso meno di un metro, Musella saltava in aria con essa. Vi era stata piazzata una bomba pronta ad innescarsi al primo contatto. Di lui non rimase quasi nulla.

Si trattò, come già detto, di un movimento di reazione spontaneo nato all’interno del Liceo Classico, dove era ancora studente Marco, uno dei figli dell’imprenditore assassinato, e diffusosi presto in tutte le altre scuole reggine. Quella manifestazione voleva che la violenza s’interrompesse, intendeva rompere il muro di omertà e gridare alla città che quei ragazzi avevano fatto una scelta di contrasto e di rifiuto di tutte le mafie. La bomba che lo uccise non solo fu sentita con la violenza di un terremoto nelle aule del Liceo Classico, ma molti degli studenti erano passati pochi minuti prima per quella medesima strada, rischiando di rimanere coinvolti nell’esplosione. Gli studenti membri del Consiglio d’Istituto del Liceo Classico “T. Campanella”, insieme con altri compagni di scuola appena maggiorenni, organizzarono una manifestazione spontanea contro la mafia. Il corteo partì da piazza De Nava con slogan e striscioni preparati da alcuni studenti del Volta e del Panella. Giunti a Piazza Italia, i manifestanti si fecero improvvisamente muti in segno di protesta silenziosa nei confronti dei luoghi del potere politico. Due delegati del corteo si staccarono e andarono a parlare con i politici dell’epoca, per sapere se fosse loro intenzione ascoltare cosa avessero da dire quei giovani.

sensibilizzare i giovani ai temi della convivenza civile e democratica contro la violenza di ogni tipo; sostenere ed affiancare l'operato di quanti sono impegnati nella lotta alla mafia e all'illegalità; tener viva la memoria di quanti hanno testimoniato con la morte, la propria opposizione alla prepotenza, alla sopraffazione mafiosa e perseguendo giustizia e verità. Fondata nel 1995 dal giudice Antonino Caponnetto, padre del primo pool antimafia. Alla morte di Caponnetto a guidare l'organizzazione vengono eletti: Adriana Musella, Presidente, già coordinatrice nazionale con Caponnetto; Umberto Ambrosoli, Vicepresidente; l'una al sud l'altro al nord, sono ambedue figli di vittime della criminalità. RIFERIMENTI si propone di: contrastare inadempienze, ritardi, ingiustizie e soprusi; elaborare progetti miranti al bene comune, alla crescita culturale ed economica della collettività, collaborando attivamente con istituzioni, enti, scuole, associazioni professionali e di categoria; accendere i riflettori sulle gravi problematiche ed esigenze di alcune regioni in particolare, promuovere su tutto il territorio nazionale, iniziative di approfondimento culturale, studio e ricerca sul fenomeno mafioso e sulla dimensione raggiunta dal fenomeno stesso, promuovendo, l'educazione alla legalità e al diritto; il rispetto dell' identità e dignità dell'essere umano;

Adriana Musella, figlia di Gennaro, da quel giorno ha seguito la strada dell'impegno sociale, per far sì che il trascorrere del tempo non rendesse ancora più sordo uno Stato che fa presto a dimenticare le sue vittime innocenti. Adriana capisce che l’unico modo per imporre la figura di suo padre è cominciare a scuotere le coscienze, raccontare, rompere la cortina dell’omertà. Ogni anno, dal 1993 organizza la manifestazione "La Gerbera gialla" per gli studenti di tutta Italia. La gerbera gialla, testimone di rinascita e riscatto, viene dedicata alle vittime della violenza criminale, quelle vittime troppo spesso dimenticate dai tribunali e dalle coscienze, vittime senza voce, ma ciascuna con la propria storia, alle cui morti ingiuste si ha il dovere di dare un senso per non renderle vane.

E' un fiore per non dimenticare per esprimere la forza dell'amore sull'odio e sulla violenza; forza che non conosce resa, supera qualsiasi barriera e vince anche la morte. E' un fiore che nasce dal dolore e dalle lacrime dei lutti.