Introduzione “E’ necessario che l’uomo analizzi dentro di sé gli scopi della propria vita e i valori che la ispirino, oltre che pensare al mondo che si.

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Transcript della presentazione:

Introduzione “E’ necessario che l’uomo analizzi dentro di sé gli scopi della propria vita e i valori che la ispirino, oltre che pensare al mondo che si accinge a modificare, incessantemente, giacché il problema non è solo di stabilire se la specie umana potrà sopravvivere, ma anche e soprattutto, se potrà farlo senza ridursi a un’esistenza indegna di essere vissuta”. Roma 1969.

Questa frase, tratta dal rapporto “I limiti dello sviluppo” (Club di Roma 1969), evidenzia la necessità di dover sviluppare un comune pensiero e azione sia delle politiche di sviluppo, sia dei singoli individui e a tutti i livelli. I comportamenti di tutti, devono essere ispirati ai valori fondamentali del rispetto e della tutela dell’ambiente e alla consapevolezza che le risorse disponibili oggi non sono presenti in misura illimitate, pertanto, devono essere utilizzate meglio e con maggior equilibrio

IL rapporto ha gettato le basi per L’affermazione di politiche di “sviluppo compatibile” Solo recentemente il carattere etico della protezione dell’ambiente e della salute è entrato nei concetti di “sviluppo sostenibile”.

“USA E INQUINA” L’uomo inquina l’aria o l’atmosfera, il suolo e le acque. “Usa e inquina”sembra essere stato il motto dell’umanità in questi ultimi secoli e l’inquinamento del pianeta un necessario tributo da pagare per avere sviluppo. L’allarme è scattato dagli esperti del clima delle Nazioni Unite nell’ultimo rapporto “International Panel Climate Change” (luglio 2001) L’Agenzia Europea per l’Ambiente definisce “inquinante” la sostanza che “immessa direttamente o indirettamente nell’aria, può avere effetti nocivi sulla salute umana o sull’ambiente nel suo complesso.

Problemi ambientali: l’inquinamento atmosferico L’alterazione dell’atmosfera, dovuto alle attività umane, è in corso da oltre due secoli, da quando la rivoluzione industriale ha avviato su larga scala l’uso dei combustibili fossili e accelerato il processo di deforestazione e gli altri cambiamenti nell’uso della terra.

Le conseguenze sono sempre più visibili. L’anidride carbonica, gli ossidi di azoto, l’anidride solforosa , emessi dalle centrali termoelettriche, dalle raffinerie, fabbriche e autoveicoli espongono oltre un miliardo e mezzo di abitanti del pianeta terra a rischi di affezioni dell’apparato respiratorio, e acidificando le piogge danneggiano risorse naturali e monumenti.

Altri danni sono provocati dai clorofluorocarburi, i quali contribuiscono all’assottigliamento dello strato di ozono stratosferico, che circonda la Terra con funzione di schermo nei confronti delle radiazioni ultraviolette. L’alterazione dell’atmosfera è talmente grave che induce gli scienziati a diffondere dati allarmanti, perché si riducano le emissioni di anidride carbonica con l’aumento della quale si ipotizza un aumento della temperatura media globale del pianeta di 4’5°C. Le conseguenze sul clima e sull’ambiente saranno visibili a livello planetario.

I problemi dell’inquinamento atmosferico L’atmosfera è l’involucro gassoso che circonda la terra ed è costituita da un miscuglio dia gas che noi chiamiamo aria. Senza l’atmosfera non esisterebbe la vita sulla Terra così come l’atmosfera non sarebbe così com’è se non ci fossero gli esseri viventi.

anidride carbonica (che viene prodotta dalla respirazione. L’aria che respiriamo contiene: ossigeno (20, 99%) che viene respirato dagli esseri viventi e viene prodotto dai vegetali nella fotosintesi clorofilliana anidride carbonica (che viene prodotta dalla respirazione. azoto (78’03) che viene prodotto nel processo di decomposizione delle sostanze organiche azotate. altri gas (0’98) come l’idrogeno, l’elio, l’argon, e il neon, che provengono da fenomeni naturali e si sono accumulati nel corso dell’evoluzione dell’atmosfera e il vapore acqueo che dà origine all’umidità dell’aria.

Ogni sfera è separata dall’altra da passaggi dette pause. Questa composizione dell’aria è salubre, adatta cioè a sostenere la vita degli organismi presenti sulla Terra, compreso l’uomo L’involucro dell’atmosfera non ha una struttura regolare e omogenea: varia la composizione chimica, la densità, la temperatura variano in base alla latitudine e all’altitudine. Si può immaginare l’atmosfera come una serie strati sovrapposti e di vario spessore: ogni strato prende il nome di sfera Ogni sfera è separata dall’altra da passaggi dette pause. Il 99% dei gas che formano l’involucro gassoso si trovano entro i primi 30km. di altitudine: salendo l’aria diventa più rarefatta.

L’effetto serra L’atmosfera mantiene la vita sulla terra attraverso un fenomeno naturale che è conosciuto come effetto serra. Il calore immagazzinato dalla terra grazie al sole, nella quantità adatta a consentire la vita, e impedirne un eccessivo raffreddamento, non riesce a superare la barriera formata dall’atmosfera stessa e viene perciò respinto di nuovo verso la terra. La Terra si comporta come un termostato . Se l’effetto serra non esistesse, la temperatura del pianeta sarebbe di circa –35 gradi. Così per milioni di anni il nostro pianeta ha goduto di del delicato equilibrio termico creatosi fra l’energia proveniente dal sole e quella dispersa nello spazio.

Fattori di alterazione L’aria è dunque una risorsa naturale del territorio dalla cui qualità dipende l’ecosistema ambientale e il suo stato di salute. La sua qualità è di conseguenza strettamente legata alla densità residenziale e produttiva, alla domanda di energia, al traffico. Le emissioni di gas serra e di particelle solide, aerosol, vapori, gas o miscele di tutto ciò , come rifiuti delle attività umane, sono cresciute in quantità e velocità tali da diventare ormai incompatibili con la capacità della atmosfera di accoglierli.

I gas naturali sono il vapore acqueo, il biossido di carbonio, l’ozono e il metano responsabili del fenomeno. A questi si aggiungono quelli immessi dall’uomo, come gli ossidi di azoto, e i clorofluorocarburi.

Le attività umane non creano quindi il fenomeno dell’effetto serra, ma contribuiscono ad alimentarlo attraverso una sempre più concentrazione di gas. La concentrazione di biossido di carbonio sembra essere il maggior responsabile dell’aumento della temperatura dell’atmosfera. La maggiore responsabilità è da attribuire a tre attività umane: La deforestazione che modifica la destinazione ecologica di vasti territori. L’impiego di combustibili fossili. Il cambiamento nell’uso dei suoli.

Gli scienziati prevedono che se le emissioni di CO2 e degli altri gas-serra proseguiranno ai ritmi attuali, la loro concentrazione nell’atmosfera raggiungerà nel 2100 un livello equivalente al doppio dell’anidride carbonica del periodo preindustriale. Di conseguenza la temperatura aumenterà di circa 3°C. rispetto al 1990.

Le emissioni di gas- serra nell’UE Le emissioni di gas-serra dell’UE- responsabile di circa il 24% delle emissioni totali dei paesi industrializzati-sono aumentate (Agenda europea dell’ambiente). L’aumento è dovuto ad inverni rigidi nella maggior parte dei Paesi della UE, di conseguenza un maggior consumo di combustibile, sia per il riscaldamento, sia per la produzione di elettricità e calore e per i trasporti E’ diminuita la possibilità di rispettare gli impegni assunti in base al Protocollo di Kyoto

Le conseguenze del riscaldamento globale Ripercussioni sull’ambiente e sul clima: 1)Cambiamento della temperatura media del pianeta(+0,4-+0,8) Gli aumenti più rilevanti sono avvenuti principalmente in 2 periodi: a) Nel periodo compreso fra il 1910 e il 1945; b) Nel periodo che va dal 1976 ai giorni nostri. 2) Scioglimento dei ghiacci. I ghiacciai antartici sono rimasti stabili mentre quelli artici hanno subito una riduzione. I dati confermano una tendenza alla riduzione nei ghiacci alpini e nelle catene montuose delle medie latitudini dell’emisfero nord.

3) Precipitazioni e siccità Le precipitazioni annue sono in aumento, soprattutto nell’emisfero nord. Nell’emisfero sud, invece, non ci sono significative variazioni in atto.: Nelle regioni subtropicali, vi è invece una tendenza alla diminuzione. 4) Circolazione atmosferica ed oceanica. Due fenomeni periodici e ricorrenti hanno subito, negli ultimi decenni, modifiche significative: il fenomeno conosciuto come “El Niño” (El Niño Southern Oscillation- ENSO) ha aumentato la frequenza e l’intensità. Il fenomeno della NAO (Nort Atlantic Oscillation), accoppiata con la circolazione delle correnti oceaniche del nord Atlantico ha rafforzato la formazione di cicloni, correnti aeree e burrasche.

5) Eventi metereologici estremi Le precipitazioni estreme (piogge, alluvioni) sono in aumento nelle regioni del pianeta dove anche le precipitazioni totali annue sono in aumento, si manifestano con durata minore e intensità maggiore. Le temperature estreme evidenziano la frequenza delle temperature minime (estremi di freddo). Eventi estremi: (cicloni, tornado, ecc.), di questi non si rileva un aumento di frequenza nelle zone tropicali o extratropicali, ma bensì la loro intensità e violenza.

Le previsioni relative a cambiamenti futuri prevedono rischi per l’Europa e l’area Mediterranea 1) Rischi di alluvioni, rischi di adeguate risorse idriche, in particolare nel sud dell’Europa e nell’area mediterranea; 2) L qualità dei suoli tenderà a deteriorarsi in tutta l’Europa: nel nord per le precipitazioni e alluvioni, mentre nel sud per perdita di nutrimenti derivata dalla diminuzione delle precipitazioni e per i maggiori rischi di siccità. 3) L’aumento della temperatura media e la crescita della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera possono cambiare gli equilibri degli ecosistemi naturali e con conseguenti modifiche del paesaggio

4) L’aumento di anidride carbonica in atmosfera causerà un aumento della produttività agricola nel nord e centro Europa mentre nel sud per la riduzione della disponibilità dell’acqua e l’aumento della temperatura avranno effetti diversi 5) Il possibile aumento dei fenomeni metereologici estremi porterà danni economici e sociali sulle strutture e infrastrutture residenziali e produttive. 6) L’aumento della temperatura modificherà l’uso del tempo libero della popolazione stimolando il turismo e le attività all’aria aperta. 7) L’aumento del livello del mere comporta maggiori rischi per le zone costiere del mediterraneo

Le scelte tecnico-politiche e le soluzioni individuate Le Direttive europee e le Leggi nazionali Il progredire delle conoscenze scientifiche sull’inquinamento atmosferico e sui suoi effetti ha avuto riflessi sulla legislazione comunitaria e nazionale. Aumento degli inquinanti regolati per legge. Riconoscimento dei modelli di simulazione della dispersione degli stessi inquinanti in aria come strumenti di analisi. Confermata l’interdipendenza di fenomeni prima trattati separatamente come acidificazione, eutrofizzazione e ozono troposferico.

La Direttiva Quadro sulla Qualità dell’Aria dell’Unione Europea (direttiva 96/62/CE recepita in Italia con D.L n.351 del 4 agosto 1999) individua i livelli di riferimento per le concentrazioni dei principali inquinanti impone la qualità dell’aria nei centri urbani o in altre zone particolari del territorio nazionale e tempi certi per riportare a valore accettabili eventuali superamenti dei limiti

Convenzioni internazionali Inquinamento atmosferico transfrontaliero 13 novembre 1979 la commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) firma a Ginevra la convenzione per proteggere l’ambiente e la salute dall’inquinamento atmosferico transfrontaliero Il Protocollo EMEP sul finanziamento a lungo termine del programma cooperativo per il controllo e la valutazione del trasporto transfrontaliero degli inquinanti atmosferici in Europa Il Protocollo di Helsinki sullo zolfo del 1985

Protocollo di Sofia sugli ossidi di azoto del 1988 Protocollo di Ginevra sui composti organici volatili (COV) del 1991 Protocollo di Oslo sulle ulteriori riduzioni dello zolfo 1994 Protocollo di Aarhus sui metalli pesanti e sugli inquinanti organici presenti (POP) 1998 Protocollo di Goteborg su acidificazione, eutrofizzazione ed ozono del 1999

Protezione dello strato di ozono atmosferico Accordo principale: convenzione di Vienna 1985 a cui l’Italia ha subito aderito. Il protocollo di Montreal contiene le misure per ridurre le sostanze nocive per l’ozono. Firmato da 30 paesi oggi ne aderiscono 175

Cambiamenti climatici La “convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici” approvata a New York il 9 maggio 1992, costituisce il primo trattato internazionale vincolante riferito specificatamente ai cambiamenti climatici. Lo strumento attuativo della Convenzione è il Protocollo di Kyoto, che impegna i paesi industrializzati e quelli in transizione a ridurre complessivamente del 5%, nel periodo 2008-20012, le emissioni di sei gas serra dovute alle attività umane.

Se le emissioni di gas fossero mantenute in futuro all’attuale livello, si avrebbe una crescita complessiva delle emissioni di circa il 20%. La riduzione del 25% decisa a Kyoto, di obbliga tutti questi Paesi ad un taglio delle loro emissioni inquinanti. L’applicazione del Protocollo comporta per l’UE una riduzione delle emissioni dell’8% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2008-2012. L’Italia dovrà ridurre le emissioni del 6’5%, pari a 100 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente.

Merita una sottolineatura la valutazione a cui si è arrivati, pur rispettando gli obiettivi previsti dal Protocollo di Kyoto. I risultati non saranno sufficienti per raggiungere una situazione di emissione “sostenibile”: condizione necessaria perché ciò avvenga è infatti che si possa conseguire una stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra.

Farà talmente caldo… che finiremo congelati. La regione artica si sta riscaldando con una velocità doppia di quella del resto del mondo. In Alaska, nel nord del Canada e in Groenlandia, la temperatura media è cresciuta al ritmo di 0’7°C per decennio in questi ultimi dieci anni. Le precipitazioni atmosferiche dal 1900 sono aumentate dell’8% e anche del 50% in inverno, in Groenlandia, nord Canada, e Siberia settentrionale. IL “permafrost” è in lento ma progressivo scongelamento e il limite meridionale della presenza di ghiaccio permanente si è spostato di una decina di km. verso nord.

Nella regione antartica le piattaforme glaciali (estesi tavolati di ghiaccio sul mare ) si sono ristrette: dagli anni settanta agli anni novanta, la piattaforma Wordie si è ridotta della metà come superficie. Il volume complessivo dei ghiacciai della calotta tuttavia tende ad aumentare. In questo contesto il bilancio di massa di ghiaccio delle medie latitudini e delle basse latitudini (Alpi, Himalaya, Ande, Kilimangiaro, ecc.) è negativo: sono infatti in continua fase do riduzione sia di superficie sia di volume.

Le prospettive del futuro innalzamento del mare causato dal riscaldamento climatico globale, gli studi dell’IPCC (Intergovernemental Panel on Climate Change) mostrano che nello scenario medio di aumento della temperatura globale di circa 3°C. al 2100, l’aumento del livello marino sarà così composto: Per il 60% a causa della espansione termica degli oceani. Per più del 30% a causa degli apporti di acqua proveniente dallo scioglimento de ghiacciai delle medie e basse latitudini Per il 12% a causa dello scioglimento dei ghiacciai artici

Il problema maggiore che potrebbe derivare dallo scioglimento dei ghiacciai artici non è l’innalzamento del mare, ma la riduzione della salinità oceanica. Una differenza di salinità tra le acque dell’Atlantico settentrionale e quelle dell’Atlantico centro meridionale potrebbe causare una glaciazione di gran parte dell’emisfero nord Il meccanismo di funzionamento di tutte le correnti marine, e più in generale della grande corrente marina globale, detta (“great ocean conveyor belt) di cui la corrente del Golfo fa parte integrante, si basa sulle differenze tra la temperatura e la salinità dell’acqua marina tra zone diverse del pianeta.

Nella medio-bassa si deve all’aumento della presenza del metano. L’impoverimento nel manto di ozono L’ozono circonda la terra fra i 15 e i 55km. di quota, è l’unico gas in grado di schermare le radiazioni ultraviolette (UV-B) che raggiungono il nostro pianeta e che sarebbero molto dannose per la salute e la riproduzione degli ecosistemi. I Clorofluorocarburi usati negli impianti refrigeranti e nelle bombolette spray e altre sostanze chimiche assottigliano lo strato dell’ozono nella media-alta atmosfera. Nella medio-bassa si deve all’aumento della presenza del metano.

Sull’Antartide (primavera australe –50%) Sull’Artide (primavera –15%) Dove si verifica Emisfero settentrionale (alle medie latitudini) –6% inverno, primavera Emisfero meridionale (alle medie latitudini) –5% per tutto l’anno. Il Protocollo di Montreal (1981) a cui hanno aderto 187 paesi impone la riduzione di di clorifluorocarburi e di tutte le altre sostanze dannose Si stima che lo strato di ozono stratosferico dovrebbe tornare entro la metà di questo secolo entro i livelli precedenti al 1980.

Le conferenze mondiali sull’ambiente e lo sviluppo Stoccolma 1972. Partecipano 172 nazioni. Si sancisce che il “bene ambientale” deve essere tutelato da ogni singolo paese così come si tutelano gli altri interessi nazionali. Rio de Janeiro 1992. Partecipano 172 nazioni. Temi centrali: clima, biodiversità, sviluppo sostenibile e foreste. Approvata l’Agenda 21, una sorta di piattaforma per avviare il mondo sulla strada dello sviluppo sostenibile. Il Summit di New York, 1997. Partecipano 173 capi di stato. Contrasti fra l’Unione europea e gli USA per ridurre del 15%, entro il 2010, i livelli di emissione di anidride carbonica. Gli americani percepiscono lo smog e il buco dell’ozono come problemi “vicini e concreti” ma l’effetto serra come problema “lontano e astratto”

Il Protocollo di Kyoto Gli elementi fondamentali del Protocollo

Cronologia: la lunga e difficile strada verso il protocollo di Kyoto Lunghi negoziati costretti per la opposizione dalle industrie del carbone, da quelle petrolifere e automobilistiche, preoccupati che le misure adottate per diminuire i gas serra ledano i propri interessi commerciali. Uso di carburanti meno inquinanti.

1997, 11 dicembre, a Kyoto, in Giappone, patto tra governi, durante la conferenza delle Nazioni unite 1998 , 16 marzo a New York, si propone la firma del Protocollo alle nazioni Unite 2000, 25 novembre i negoziati si bloccano a La Hague, in Olanda

2001, 13 marzo: gli Usa si oppongono al Protocollo. 14 marzo : vertice UE-USA, gli europei decidono di andare avanti nello spirito di Kyoto anche senza gli USA che non pongono ostacoli. 23 luglio, 180 nazioni portano a termine il decisivo accordo di Bonn, che apre le porte al completamento dei dettagli legali del Protocollo. 2002, 26 agosto- 4 settembre: Vertice Mondiale sullo sviluppo sostenibile Joannesburg, Sudafrica. 2004, novembre: la Russia ratifica il Protocollo

2005, 16 febbraio: il Protocollo di Kyoto entra in vigore. 2006, Montreal, gli USA ne restano fuori ma discutono, Cina e India promettono qualche briglia ecologica al loro sviluppo. 2008-2012, “primo periodo di impegno” del Protocollo di Kyoto, nel quale le emissioni delle nazioni industrializzate nel loro insieme dovrà decrescere del 5% sotto i livelli del 1990.

Il Protocollo distingue i Paesi in tre fasce: A) I paesi industrializzati devono ridurre i gas serra del 5%. B) I Paesi in via di transizione, per i quali sono stati stabiliti parametri di emissioni pari a quelli misurati nel 1990 C) Paesi in via di sviluppo a cui è riconosciuto il diritto a seguire un proprio sviluppo, essi non sono soggetti a vicoli particolari e avranno maggiori margini di manovra.

CDM- Clean Devolopment Mechanism I meccanismi di flessibilità Il Protocollo di Kyoto ha introdotto tre meccanismi a supporto delle iniziative intraprese a livello nazionale: ET- Emission Trading: Consente a un paese industrializzato di vendere ad un altro i diritti in eccesso che derivano da una riduzione delle proprie emissioni oltre la soglia sulla quale si è impegnato CDM- Clean Devolopment Mechanism Imprese private possono implementare progetti di riduzione delle emissioni in Paesi in via di sviluppo, al fine di raggiungere gli obiettivi di riduzione fissati

JI- Joint Implementation La collaborazione fra i paesi industrializzati permette il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni in modo da compensare crediti e debiti. Un partecipante può ad esempio acquistare “Diritti di Emissione” (ERU Emission Reduction Units) risultanti dai progetti di riduzione delle emissioni implementati in un altro Paese industrializzato e utilizzare questi diritti per adempiere ai propri bisogni.

La logica che sta alla base di questi tre meccanismi è che: a) Le emissioni di gas serra sono un problema globale b) “Dove” si ottiene ha un’importanza relativa I crediti ottenuti con JI e o CDM ridurrà di un quinto i costi annuali di raggiungimento degli obiettivi prefissati.

L’analisi economica L’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto ha senso per il clima e per l’economia La maggior parte dei Paesi per raggiungere il proprio obiettivo avranno costi bassi senza dover ricorrere ai tre meccanismi di Kyoto o ai “serbatoi di carbonio”(sinks) Il mercato internazionale di carbonio prevede costi di riduzione delle emissioni tra i 3 e i 20 dollari per t. di anidride carbonica. Per tutti i settori, tranne quelli a maggior intensità energetica, questa cifra raramente rappresenta oltre il 3-5% dei costi.

L’impatto sul PIL dell’economia della maggior parte dei paesi industrializzati occidentali nel 2010 sarà inferiore all’1% senza il commercio delle emissioni. Con il commercio delle emissioni realizzato all’interno dell’OCSE il costo scenderà a meno dello 0,5%, e nei singoli Paesi scenderà tra lo 0,1% e l’1,1%. Questa cifra rappresenta una “perdita” annuale nel PIL previsto per il 2010 che varia tra lo 0,1 e 0,01 %. Infine, con il commercio delle emissioni la perdita del PIL nei paesi OCSE si troverebbe al di sotto dello 0,2% .

Benefici secondari addizionali L’accesso al nuovo mercato internazionale del carbonio (valore 30miliardi di $); partecipazione al Meccanismo di Sviluppo Pulito (%-17 miliardi $ all’anno entro il 2010) L’accesso a nuovi mercati nell’ambito delle energie rinnovabili e dei servizi energetici (40 e 78miliardi di $ all’anno entro il 2010. L’opportunità di diventare leader nel campo della tecnologia e di guidare le future tendenze di produzione I guadagni potenzialmente significativi della produttività con miglioramenti dell’efficienza nell’uso dell’energia e delle risorse.

I benefici economici derivati da una riduzione dei livelli di inquinamento dell’aria e dal minore impatto delle miniere e dei sondaggi per la ricerca di combustibili fossili. I benefici derivati da una riduzione della domanda di energia e da rifornimenti più diversificati. L’eliminazione dei costi associati ai danni causati dal cambiamento climatico. Si prevede che i paesi che si muoveranno rapidamente verso l’attuazione delle misure raccoglieranno benefici positivi e soddisferanno il loro obiettivo di Kyoto ad un costo minimo o nullo.