Prof. Bertolami Salvatore JOHN STUART MILL John Stuart Mill (Pentonville, Londra, 20 maggio 1806 – Avignone, 8 maggio 1873) fu un filosofo ed economista britannico. Definito da molti come un liberale classico, la sua collocazione in questa tradizione è controversa per il discostamento di alcune sue posizioni dalla dottrina classica John Stuart Mill Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Vai a: Navigazione, cerca John Stuart Mill (Pentonville, 20 maggio 1806 – Avignone, 8 maggio 1873) è stato un filosofo ed economista britannico. Figlio dello storico e filosofo scozzese James Mill, amico e seguace di Jeremy Bentham e amico di David Ricardo e Jean-Baptiste Say, fu istruito dal padre in modo molto rigoroso con l'obiettivo esplicito di creare un genio intellettuale dedito alla causa dell'utilitarismo. Mill fu in effetti un bambino estremamente precoce: fin dai 3 anni esposto a matematica e storia, a 10 anni leggeva correntemente i classici greci e latini in lingua originale, a 13 studiò Adam Smith e David Ricardo, fondatori della nuova scienza dell'economia politica. A 14 anni risiedette per un anno in Francia, apprezzando in pari misura le montagne, lo stile di vita, gli studi a Montpellier e l'ospitalità parigina di Say. A 20 anni le fatiche fisiche e mentali dello studio lo fecero entrare in depressione, da cui presto guarì. Rifiutò di studiare alle Università di Oxford e Cambridge per non sottomettersi al requisito di venire ordinato nella chiesa anglicana. Seguì invece il padre nell'accettare un impiego nella British East India Company, che tenne fino al 1858. Nel 1858 morì la moglie Harriet Taylor, che aveva sposato solo nel 1851 dopo 21 anni di intima ma casta amicizia (era sposata) e che influì molto sulle idee di Mill riguardo ai diritti delle donne (On Liberty, The Subjection of Women). Tra il 1865 e il 1868 fu rettore della University of St. Andrews, l'università storica della Scozia, e al tempo stesso deputato liberale al Parlamento per il collegio londinese di City e Westminster, proponendo il diritto di voto alle donne, il sistema elettorale proporzionale e la legalizzazione dei sindacati e delle cooperative (Considerations on Representative Government). In quegli anni fu anche padrino di Bertrand Russell. Come filosofo, aderì all'utilitarismo, teoria etica sviluppata da Jeremy Bentham, ma da cui J.S. Mill differì in senso più favorevole al libertarismo e meno fedele al conseguenzialismo. Definito da molti come un liberale classico, la sua collocazione in questa tradizione economica è controversa per il discostamento di alcune sue posizioni dalla dottrina classica favorevole al libero mercato. J. S. Mill infatti, riteneva che solo le leggi di produzione fossero leggi naturali, e quindi immutabili, mentre considerava le leggi di distribuzione come una fenomenologia etico - politica, determinate da ragioni sociali e, quindi, modificabili. Di conseguenza, è favorevole alle imposte, quando giustificate da argomenti utilitaristi. Inoltre Stuart Mill ammette un uso strumentale del protezionismo, quando questo sia funzionale a consentire ad una "industria bambina" di svilupparsi fino al punto da poter competere con le industrie estere, momento in cui le protezioni vanno rimosse. Indice [nascondi] 1 System of Logic (1843) 2 Principles of political economy (1848) 3 On Liberty (1859) 4 Opere 5 Altri progetti 6 Collegamenti esterni System of Logic (1843) [modifica] Nell'opera System of Logic, Sistema della logica deduttiva e induttiva J.S.Mill conduce una critica alla logica come era tradizionalmente insegnata in Inghilterra nella prima metà del XIX secolo, proponendo una radicale riformulazione dei suoi termini e delle sue metodologie d’indagine. La logica è «scienza della prova o dell'evidenza», si occupa non tanto delle verità che risaltano immediatamente (sensazioni, sentimenti ecc...) bensì della conoscenza mediata, frutto di un ragionamento, e quindi delle connessioni interne ad esso. La logica, limitandosi ad organizzare i dati dell'esperienza, compie una prima operazione detta denominazione, cioè l'attribuzione di nomi alle cose. Mill distingue poi: termini denotativi, termini che indicano un oggetto senza riferimento alle sue qualità o attributi (i nomi propri); termini connotativi, termini che indicano la proprietà di un oggetto (attributi e nomi comuni) La logica si interessa del linguaggio in quanto strumento del pensiero. Mill distingue ancora tra proposizioni verbali, quando il predicato esprime un concetto già contenuto nel soggetto e quindi non forniscono nuove informazioni (gli uomini son razionali), e proposizioni reali, quelle in cui il predicato esprime un concetto non contenuto nel soggetto. Verbalità e realtà riguardano anche la connessione tra proposizioni diverse, quindi il ragionamento o inferenza. Perché un ragionamento apporti conoscenza la proposizione conclusiva deve esser contenutisticamente diversa da quella di partenza, altrimenti è una pura trasformazione verbale. Se per la logica tradizionale vi erano due tipologie di induzione: deduttiva (deduzione), inferenza che va dal generale al particolare, induttiva (induzione), inferenza che va dal particolare al generale. Mill ne individua una terza a fondamento delle altre: l'inferenza avviene sempre dal particolare al particolare. Infatti nel sillogismo la premessa maggiore (ad es. «tutti gli uomini sono mortali») non è altro che un insieme di osservazioni particolari espressa in termini generali. Quindi ogni nostra conoscenza parte da un dato empirico e le generalizzazioni sono solo derivate da rassegne di casi particolari (anche la matematica, si parte da oggetti empirici da cui si fa astrazione da certe loro proprietà). L'inferenza si fonda quindi sull'induzione (e non la deduzione, vista la critica mossa da Mill al sillogismo). L'induzione perfetta, in cui si considerano tutti i casi particolari, alla fine dell'enumerazione non porta però nuova conoscenza. Se io dico «Paolo è ebreo, Pietro è ebreo, Marco è ebreo ecc...» e così per tutti gli apostoli, alla fine concluderò «tutti i dodici apostoli sono ebrei» e ne risulterà una semplice trasformazione verbale. L'induzione imperfetta o induzione per enumerazione semplice consente, dall'osservazione di X casi particolari, di inferire una qualità estendibile a tutti gli altri individui appartenenti alla medesima classe, anche a quelli non ancora esperiti. In questo caso c'è ampliamento della conoscenza. La certezza che le osservazioni compiute siano poi estendibili a tutti non c'è mai, ma J.S.Mill apporta a questo metodo rifacendosi al principio dell'uniformità della natura e di conseguenza alla legge di causalità necessaria. Quindi possiamo generalizzare perché supponiamo che la natura sia ordinata da leggi, anche se l'ordine vigente in natura è esso stesso una generalizzazione. L'uniformità della natura ha come conseguenza la possibilità di prevedere eventi futuri basandosi sull'esperienza passata, tale prevedibilità viene estesa da Mill dalla natura all'ambito dell'agire umano. Conoscendo il carattere dell'individuo e gli impulsi da cui è mosso le sue future azioni diventano prevedibili, questo è il presupposto base, noncjè materia di studio, della psicologia. Se la psicologia si occupa della previsione delle azioni umane allora la sociologia si occuperà delle azioni collettive e della previsioni degli eventi sociali futuri. Egli propone un modello di ragionamento deduttivo, capace di coniugare la verifica e l'osservazione a posteriori dei fenomeni (fisici ed umani) con il ragionamento a priori su di essi. Mill dunque non è un empirista in senso assoluto, ossia non pensa che l'esperienza sia la fonte esclusiva delle nostre conoscenze, ma ritiene che una conoscenza astratta, puramente teorica, ovvero a priori, sia poco utile. È per lui possibile invece integrare teoria ed esperienza, combinare insieme ragionamento ed osservazione, per non cadere nel dogmatismo razionalistico o nel relativismo empirista (o addirittura nello scetticismo): nella follia della ragione astratta o nell'idiotismo della pura esperienza. Nella riflessione di Stuart Mill, il fulcro di una tale ricerca teorica sull'etica riguarda il metodo d'indagine delle scienze sociali. Venivano infatti così definite quelle discipline che, a differenza delle scienze della natura, studiavano i fenomeni sociali, i problemi politici ed economici, la storia ed i meccanismi della mente umana. Secondo Mill queste discipline, a differenza delle scienze naturali, non potevano essere spiegate ricorrendo allo schema meccanico per cui ad una causa corrisponde sempre un determinato effetto: i fenomeni sociali infatti sono in genere determinati da una pluralità di cause che vanno analizzate e studiate, tenendo presente che la Legge di Causalità è il principio fondamentale di spiegazione di tutti i fenomeni naturali. Essa è nota per esperienza, allorché la mente, tramite un'induzione, comprende che due fenomeni si associano più volte in modo tale per cui la comparsa dell'uno si accompagno a quella dell'altro. Quando una tale osservazione particolare viene generalizzata, ossia quando si verifica un numero elevato di volte, possiamo dire che i due fenomeni sono in rapporto di causa-effetto. Principles of political economy (1848) [modifica] L'opera più importante della produzione milliana sono senza dubbio i Principi di economia politica. Il testo racchiude in sè gran parte del pensiero liberale dell'autore, presentandoci la dottrina politico-sociale in tutta la sua complessità. Nel tentativo di riassumere il suo pensiero è utile riproporre la metafora che egli spesso usa nei suoi scritti: l'autore paragona la società ad un mulino ad acqua. Per capire il funzionamento del mulino, è necessario tener presente due elementi: Primo, occorre che ci sia una forza naturale, l'acqua che scorre, capace di produrre l'energia necessaria al funzionamento della macchina. Questa energia,che non può essere creata dall'uomo, non è controllabile e risponde a leggi naturali completamente avulse dalle regole dell'etica. Secondo, è necessario creare un meccanismo capace di sfruttare la forza della natura per trasformarla in ricchezza. Il meccanismo deve essere creato tenendo conto delle conoscenze umane e delle regole che ordinano il vivere civile. Allo stesso modo, nella società esistono leggi naturali, come ad esempio quelle che regolano la produzione della ricchezza, che non possono subire limitazioni, ma devono seguire le libertà dei singoli individui che naturalmente ricercano il proprio utile e la propria felicità. Ma tutta questa energia prodotta sarebbe inutile, e potenzialmente dannosa, se non fosse guidata e trasformata da un meccanismo sociale, determinato secondo le leggi dell'etica, capace di distribuire questa ricchezza in modo da trasformarla in ricchezza sociale. I Principi di economia politica espongono il problema della divisione tra la produzione e la distribuzione della ricchezza, presentandoci una tra le più brillanti proposte sociali del Mill: la fusione dell'idea liberale con le idee socialiste sulla distribuzione: se le leggi di produzione dipendono dalla necessità naturale, le leggi della distribuzione dipendono dalla volotnà umana, e su queste leggi si può agire. Mill auspica infatti che criterio utilitaristico, ereditato dal maestro Bentham e dal padre, (cioè del maggior benessere per il maggiorn numero) possa guidare le riforme necessarie per una più equa distribuzione della ricchezza. Anche Mill è quindi convinto che l'egosimo possa esser congiunto all'altrusimo, poiché la felicità umana deriva anche dalla felicità dei propri simili e dalla promozione della stessa. On Liberty (1859) [modifica] Nel celebre saggio "Sulla libertà" Mill muove dalla preoccupazione di Tocqueville, per cui la democrazia porterebbe progressivamente ad uniformare le masse, sopprimendo ogni originalità dell'individuo. Egli si schiera dunque a favore della libertà, sempre e comunque, sostenendo che un individuo è libero di raggiungere la propria felicità come crede e nessuno può costringerlo a fare qualcosa con la motivazione che è meglio per lui, ma potrà al massimo consigliarlo; l'unico caso in cui si può interferire sulla libertà d'azione è quando la libertà di uno provochi danno a qualcun altro, solo ed unicamente in questo caso l'umanità è giustificata ad agire allo scopo di proteggersi. « Se tutti gli uomini, meno uno, avessero la stessa opinione, non avrebbero diritto di far tacere quell'unico individuo più di quanto ne avrebbe lui di far tacere, avendone il potere, l'intera umanità. » Molto importanti sono anche le argomentazioni con cui Mill sostiene la sua tesi; impedire l'espressione di un'opinione è sempre e comunque un crimine: infatti se l'opinione è giusta, coloro che ne dissentono vengono privati della verità; ma anche nel caso in cui essa sia sbagliata, coloro che che ne dissentono sarebbe privati di un beneficio ancora più grande, quello di veder rafforzata la verità medesima per confronto con l'errore. A fondamento di ciò vi è la convinzione che mentre l'unanimità non è mai utile, la diversità è invece sempre altamente auspicabile; questo perché l'uomo, che è di per se relativo, non può avere sempre verità assolute, e quello che è falso oggi potrebbe essere vero domani (e viceversa). Il suo pensiero politico-economico è quindi attestato su posizioni di liberalismo radicale, la volorizzazione dell'individuo e dei suoi spazi di libertà fanno sì che lo Stato si ordini sulla libertà civile della quale è protettore. L'unica interferenza ammissibile da parte dello Stato riguarda la sola sfera della difesa e tutela delle libertà personali: la libertà di coscienza, pensiero ed espressione la libertà di perseguire la felicità, la libertà di associazione. Opere [modifica] (1843) A System of Logic (Un Sistema di Logica) (1844) Essays on Some Unsettled Questions of Political Economy (Saggi su alcune Questioni Aperte di Economia Politica) (1848) Principles of Political Economy (Principi dell'Economia Politica) (1859) On Liberty (Sulla Libertà) (1861) Utilitarianism (Utilitarismo) (1861) Considerations on Representative Government (Pensieri sul governo per rappresentanza) (1869) The Subjection of Women (Sulla soggezione delle donne) (1873) Autobiography (Autobiografia) (1874) Essays on Religion (Saggi sulla Religione) Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL leggi economiche J . S. Mill riteneva che solo le leggi di produzione fossero leggi naturali, e quindi immutabili, mentre considerava le leggi di distribuzione come una istituzione esclusivamente umana, determinate da ragioni sociali e, quindi, modificabili. Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL protezionismo Inoltre Stuart Mill ammette un uso strumentale del protezionismo, quando questo sia funzionale a consentire ad una "industria bambina" di svilupparsi fino al punto da poter competere con le industrie estere, momento in cui le protezioni vanno rimosse. Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL metafora del mulino L'opera più importante della sua produzione sono senza dubbio i “Principi di economia politica”. Nel tentativo di riassumere il suo pensiero è utile riproporre la metafora che egli spesso usa nei suoi scritti: l'autore paragona la società ad un mulino ad acqua. Acqua = ricchezza Ruota del mulino = meccanismo economico Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL forza naturale e meccanismo Per capire il funzionamento del mulino, è necessario tener presente due elementi. Primo occorre che ci sia una forza naturale, l'acqua che scorre, capace di produrre l'energia necessaria al funzionamento della macchina. Questa energia, che non può essere creata dall'uomo, non è controllabile e risponde a leggi naturali completamente avulse dalle regole dell'etica. Secondo è necessario creare un meccanismo capace di sfruttare la forza della natura per trasformarla in ricchezza. Il meccanismo deve essere creato tenendo conto delle conoscenze umane e delle regole che ordinano il vivere civile. Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL analogia nella società Allo stesso modo, nella società esistono leggi naturali, come ad esempio quelle che regolano la produzione della ricchezza, che non possono subire limitazioni, ma devono seguire le libertà dei singoli individui che naturalmente ricercano il proprio utile e la propria felicità. Ma tutta questa energia prodotta sarebbe inutile, e potenzialmente dannosa, se non fosse guidata e trasformata da un meccanismo sociale, determinato secondo le leggi dell'etica, capace di distribuire questa ricchezza in modo da trasformarla in ricchezza sociale. Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL idee liberali e socialiste I "principi di economia politica" espongono il problema della divisione tra la produzione e la distribuzione della ricchezza, presentandoci una tra le più brillanti proposte sociali del Mill: la fusione dell'idea liberale con le idee socialiste sulla distribuzione. Egli sosteneva che vi fossero due modi per distribuire la ricchezza: il primo basato sulla proprietà privata favorendo la concorrenza tra gli individui; e il secondo sulla proprietà pubblica agevolando l’associazionismo tra operai e imprenditori per la creazione di cooperative di produzione secondo i modelli del socialismo utopistico. Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL capitalismo stazionario Egli sostiene che progressivamente, quando i saggi di profitto medi si stabilizzeranno, il sistema capitalistico giungerà ad uno stadio stazionario, ovvero una situazione in cui la massa del capitale cesserà di accrescersi. “Il miglior stato per la natura umana è quello in cui nessuno è ricco, nessuno aspira a divenire più ricco, e nessuno d’altra parte e teme di essere ricacciato indietro dagli sforzi che altri compiono per precipitarsi in avanti”. Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL sulla libertà Nel celebre saggio "Sulla libertà" Mill muove dalla preoccupazione di Tocqueville, per cui la democrazia porterebbe progressivamente ad uniformare le masse, sopprimendo ogni originalità dell'individuo. Egli si schiera dunque a favore della libertà, sostenendo che un individuo è libero di raggiungere la propria felicità come meglio crede; l'unico caso in cui si può interferire sulla libertà d'azione è quando la libertà di uno provochi danno a qualcun altro, solo ed unicamente in questo caso l'umanità è giustificata ad agire allo scopo di proteggersi. Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL Tratto da: Sulla libertà « Se tutti gli uomini, meno uno, avessero la stessa opinione, non avrebbero diritto di far tacere quell'unico individuo più di quanto ne avrebbe lui di far tacere, avendone il potere, l'intera umanità. » Prof. Bertolami Salvatore
JOHN STUART MILL Tratto da: Sulla libertà Impedire l'espressione di un opinione è sempre e comunque un crimine: infatti se l'opinione è giusta, coloro che ne dissentono vengono privati della verità; ma anche nel caso in cui essa sia sbagliata, coloro che ne dissentono sarebbero privati di un beneficio ancora più grande, quello di veder rafforzata la verità medesima per confronto con l'errore. Prof. Bertolami Salvatore