Storia della filosofia contemporanea

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Storia della filosofia contemporanea Herbert Marcuse Storia della filosofia contemporanea Herbert Marcuse nacque come figlio di un fabbricante di tessuti ebraico originario di Pommern presso Berlino. Nel 1916, dopo la maturità abbreviata (per via della guerra), fu chiamato alle armi nella Reichswehr per la Prima Guerra Mondiale. Nel 1917 diventa membro della SPD, nel 1918 è eletto nel consiglio di soldati di Berlin-Reinickendorf. Nel 1918 Marcuse inizia gli studi di Germanistica e storia della letteratura tedesca contemporanea come materie principali, tenendo filosofia ed economia come secondarie, inizialmente per quattro semestri all'Università di Berlino, poi quattro semestri a Friburgo. Avendo assistito alla tragica conclusione della sollevazione Spartachista (vedi: Lega Spartachista), che fu soppressa dalle forze della Repubblica di Weimar, dopo l'assassinio di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, Marcuse abbandona la SPD nel 1919. Nel 1922 consegue il dottorato a Berlino con una tesi sul romanzo d'artista tedesco (deutscher Künstlerroman). Nel 1929 inizia a lavorare alla sua abilitazione sotto Martin Heidegger a Friburgo, ma non essendogli possibile completare il suo lavoro sotto il regime Nazista, alla fine del 1932 approda all'Istituto per la Ricerca Sociale (Institut für Sozialforschung) a Francoforte. Tomba di Herbert Marcuse al Dorotheenstädtischer Friedhof Ancora prima della presa di potere di Adolf Hitler, Marcuse fugge nel 1933 via Zurigo a Ginevra, dove si trova una sussidiaria dell'Istituto, prima di emigrare definitivamente negli Stati Uniti nel 1934, dove ottenne la cittadinanza nel 1940. La cosiddetta "Frankfurter Schule" (Scuola di Francoforte), formata da Marcuse, Max Horkheimer e Theodor Adorno, nasce negli anni seguenti a New York, dove Marcuse viene ri-assunto dall'Istituto per la Ricerca Sociale, che pure si era trasferito a New York. La situazione economica dell'Istituto lo porta ad accettare una nuova posizione nel 1942 a Washington presso l' Office of Strategic Services (OSS, precursore della CIA) durante la Seconda Guerra Mondiale, fino al 1951, analizzando le informazioni riguardo alla Germania. Negli anni 1951 - 1954 lavora agli Russian Institutes della Columbia University (New York) e a Harvard, occupandosi di studi riguardo il Marxismo Sovietico. Nel 1954 consegue la sua prima posizione di professore alla Brandeis University in filosofia e scienze politiche. Nel 1965 Marcuse diventa professore in Politologia alla University of San Diego in California. Negli Stati Uniti comparvero le sue due opere principali: Triebstruktur und Gesellschaft 1955 (dt. 1965) e Der eindimensionale Mensch 1964 (dt. 1967). Entrambe sono annoverate tra le opere più importanti della teoria critica (Kritische Theorie) e sono tra le opere centrali del movimento studentesco degli anni '60 in tutto il mondo, e principalmente negli USA e Germania. Negli anni 1968 e 1969 si reca per alcuni mesi in Europa, tenendo lezioni e discussioni con studenti a Berlino, Parigi, Londra e Roma. Con l'inizio del movimento studentesco Marcuse diventa uno dei suoi principali interpreti, definendosi Marxista, socialista e Hegeliano. Le sue critiche al capitalismo (specialmente la sua interpretazione di Marx e Freud "Eros e civiltà" pubblicato nel 1955) risuonarono con le preoccupazioni del movimento. Nel 1979 Marcuse muore per le conseguenze di un'emorragia cerebrale durante una visita in Germania a Starnberg, curato nei suoi ultimi giorni da Jürgen Habermas, importante esponente della seconda generazione della Scuola di Francoforte. Eros e civiltà [modifica] Uno dei capolavori di Herbert Marcuse è considerato "Eros e Civiltà" del 1955, opera rivoluzionaria, nella quale il pensatore tedesco formula l’idea di una società “liberata”, non repressiva, confutando alcune tesi di Freud, in aperta polemica con i neo-freudiani e con Fromm. La critica al “socialismo reale” e alla civiltà industriale [modifica] Nell’opera Il Marxismo sovietico, Marcuse osserva come anche in Unione sovietica il mutamento dei rapporti di produzione sia stato seguito da una perdita di coscienza rivoluzionaria, finendo per diventare un’altra espressione, accanto al capitalismo, di quella società industriale inevitabilmente portatrice di una morale repressiva. Su questo punto egli condivide almeno in parte, il pessimismo di Adorno e Horkheimer (due filosofi appartenenti alla cosiddetta "Scuola di Francoforte", riguardo al rapporto tra progresso tecnologico ed emancipazione umana). Critica della "teoria della civiltà" di Freud [modifica] Per Freud la civiltà inizia quando gli uomini per convivere (o sopravvivere) sostituiscono al "principio del piacere" il "principio di realtà"; l'uomo reprime i propri istinti, le proprie pulsioni, opera quindi il differimento dei piaceri e, in sostituzione di questi ultimi, sublima attraverso tutte quelle attività che sono comunemente considerate "frutto della civiltà" (arte, cultura, lavoro, ecc.). La società impone, quindi, una modifica dell'essenza degli istinti, dirottandoli dalla sfera sessuale a quella del lavoro. Marcuse pone la sua obiezione in questi termini: il processo repressivo descritto da Freud è un fatto intrinseco alla natura di ogni società, o si tratta di un fenomeno transitorio in quanto frutto di un'organizzazione irrazionale delle forme di convivenza tra gli uomini? La risposta che Marcuse fornisce a questa domanda è in aperto contrasto con la tesi di Freud: la scarsità di beni per cui sono necessari meccanismi quali la divisione del lavoro e il differimento dei bisogni (in una parola, repressione) è frutto di una organizzazione irrazionale della società, nella quale i beni sono distribuiti in misura iniqua. Freud ha scambiato per caratteristica generale un assetto transitorio che configura un dominio attuato attraverso forme di violenza in un primo momento e, successivamente, con l'amministrazione totale della società. In relazione a quanto detto, Marcuse critica anche le teorie dei neo-freudiani e di Erich Fromm, i quali curano le nevrosi considerandole come forme di adattamento all'assetto sociale esistente. Il filosofo tedesco considera "revisionista" questa visione poiché si accetta supinamente il dato di fatto, e non si coglie il potenziale eversivo della liberazione dell'eros e degli istinti repressi. Il principio di prestazione [modifica] Come detto, la repressione è per Marcuse connessa alla sostituzione del "principio del piacere" col "principio di realtà"; ma egli sottolinea la presenza di un altro livello attraverso il quale la società opprime l'essere umano, e cioè il cosiddetto "principio di prestazione": per prestazione si intende ciò che "si deve fare" a causa del proprio ruolo nella società, quindi la repressione attuata attraverso questo principio è strettamente legata alla stratificazione sociale e alla divisione del lavoro. In altre parole la prestazione è ciò che l'individuo deve fornire alla società, ed è ciò che la società si aspetta dall'individuo. Questa ulteriore repressione non avviene solamente attraverso la funzione che la persona svolge, ma è veicolata anche dalla famiglia patriarcale e dalla direzione univoca imposta alla sessualità, ovvero la genitalità. La società totalitaria e le sue potenzialità non repressive [modifica] Apparentemente l'apparato produttivo ha raggiunto dimensioni tali che i desideri umani possano subire un mutamento qualitativo (in senso onnilaterale come direbbe Marx), ma la società crea bisogni artificiali impedendo la liberazione degli individui attraverso il soddisfacimento delle pulsioni vitali. Ed è proprio per questo, secondo Marcuse, che le società che si definiscono democratiche finiscono per essere intrinsecamente totalitarie, cioè rendono impossibile qualsiasi forma di opposizione. Ma questi agglomerati così oppressivi per l'uomo, contengono al loro interno grandi potenzialità non repressive e, sulla scorta delle suggestioni di Fourier (socialista utopista) e di Schiller, il filosofo tedesco attribuisce una fondamentale importanza all'immaginazione ("immaginazione al potere" sarà uno dei motti preferiti del '68; vedi più avanti) e all'utopia, per far sì che un giorno l'eros sia liberato e che le energie possano confluire liberamente in tutti gli aspetti della vita umana, non solo nel lavoro, che a quel punto diventerebbe una piacevole attività ludica. Queste considerazioni si basano, oltre che sulle influenze del già citato "socialismo utopistico", anche sulle considerazioni di Marx, secondo il quale lo sviluppo industriale fornirà all'uomo beni tali da creare un mondo libero dall'alienazione, nel quale ogni individuo potrà sviluppare autonomamente la propria individualità. L'uomo a una dimensione [modifica] « Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno del progresso tecnico » Così Herbert Marcuse inizia la sua opera forse più importante, L'uomo a una dimensione. È questo un Marcuse più pessimista rispetto ad "Eros e Civiltà", più disponibile ad arrendersi ad un ordine sociale che appare totalitario, che permea di sé ogni aspetto della vita dell'individuo e, soprattutto, che ha inglobato anche forze tradizionalmente "anti-sistema" come la classe operaia. In questo modello la vita dell'individuo si riduce al bisogno atavico di produrre e consumare, senza possibilità di resistenza.Marcuse denuncia il carattere fondamentale repressivo dalla società industriale avanzata, appiattisce il realtà, l'uomo alla dimensione di consumatore, euforico e ottuso, la cui libertà è solo la possibilità di scegliere tra molti prodotti diversi. Tolleranza repressiva [modifica] Nelle moderne democrazie occidentali i valori, che una volta erano propri di una parte della società (la classe borghese), si sono diffusi a tutti gli altri soggetti sociali, che si appiattiscono sull'ordine esistente: è in questo quadro che Marcuse elabora il concetto di tolleranza repressiva, ovvero il momento nel quale la libertà va a coincidere col permissivismo. Nelle democrazie occidentali, a livello teorico, si parte dall'assunto che nessuno possiede la verità assoluta, allora la scelta viene affidata alla collettività, che può scegliere liberamente tra diverse interpretazioni politico-etico-culturali della realtà; è proprio a questo punto del processo "democratico" che si innesca il meccanismo repressivo: l'amministrazione totale dell'esistenza da parte della società impedisce, di fatto, una scelta che sia veramente libera, il contrario del relativismo democratico, ovvero un diffuso conformismo. In altre parole all'uomo viene data la possibilità di scegliere, ma non vengono forniti gli strumenti per farlo in modo veramente indipendente. Anche il pensiero filosofico è asservito al senso comune, è unidimensionale. Marcuse critica alcune delle più importanti correnti del pensiero novecentesco sulla base dell'incapacità da parte di queste dottrine di opporre un radicale rifiuto al sistema esistente: il neopositivismo giudica l'attendibilità di una proposizione in base alla constatazione empirica, la filosofia analitica rispetto alla conformità col linguaggio comune. La ragione ed il linguaggio non sono più strumenti in grado di assolvere al compito principale della filosofia, cioè trascendere la realtà esistente, restando fedele al contenuto universale dei concetti. Democratica non-libertà [modifica] La società tecnologica avanzata riduce tutto a sé, ogni dimensione "altra" è asservita al potere capitalistico e ai consumi, conquistata dal dominio "democratico" della civiltà industriale; una società che condiziona i veri bisogni umani, sostituendoli con altri artificiali. È in questo senso che Marcuse formula la condanna della tecnologia, che conterrebbe già insita nella sua natura un'ideologia di dominio. Possibilità di cambiamento [modifica] Questa "democratica non-libertà" permea tutto di sé, niente le sfugge, neanche gli strati tradizionalmente anti-sistema come la classe operaia, che si è pienamente integrata nel sistema stesso. Ma esistono ancora dimensioni al di fuori di esso, "al di sotto della base popolare conservatrice"? Marcuse risponde affermativamente: vanno ricercate negli emarginati, nei reietti, nei perseguitati, nei disoccupati, in coloro cioè, che non sono ancora stati fagocitati dalla società repressiva. Il filosofo tedesco, non a caso, chiude la sua opera con una citazione da Walter Benjamin: « è solo per merito dei disperati che ci è data una speranza » L'immaginazione al potere [modifica] Un'altra considerazione fatta da Marcuse, quella che più lo ha reso celebre presso gli studenti del sessantotto, è la grande importanza da lui attribuita all'immaginazione. Come si è già detto, la ragione e il linguaggio non sono più in grado di trascendere la realtà e di opporre un "grande rifiuto" al modello vigente, per questo la filosofia deve appellarsi all'immaginazione, unico strumento capace di comprendere le cose alla luce della loro potenzialità. "Immaginazione al potere" diventerà una delle parole d'ordine degli studenti del sessantotto, ai quali Marcuse guarda come veicolo attraverso il quale si può realizzare la liberazione, insieme ai guerriglieri del terzo mondo, alle minoranze emarginate, a tutte le istanze critiche verso il sistema, a tutti i soggetti non integrati in esso, giustificandone anche la violenza perché mossa da una vera e sana intolleranza. Nonostante questo egli si rende conto di come queste categorie siano profondamente impotenti di fronte alla civiltà tecnologica se non si alleano con gli strati dell'opposizione interna ad essa (per esempio i sindacati). L'eredità e il sessantotto [modifica] Herbert Marcuse è stato uno dei pensatori più influenti del Novecento, soprattutto è nota la passione che per lui avevano gli studenti in rivolta nei tardi anni '60. Il suo pensiero, intrinsecamente anti-autoritario, rispecchiava la volontà di cambiamento radicale che animava la protesta dei giovani in tutto il mondo occidentale; il suo rifiuto di ogni forma di repressione, il suo secco no alla civiltà tecnologica (in entrambe le declinazioni liberal-capitalistica e comunista-sovietica), lo resero il filosofo del "grande rifiuto" verso ogni forma di repressione. Egli può essere infatti definito solo in modo generico un pensatore marxista, poiché, di fronte al fallimento, durante il XX secolo delle previsioni di Marx, col dileguarsi dello scontro di classe in occidente, intuì che la lotta non era finita, ma si era solamente spostata nel terzo mondo, oppresso dall'imperialismo occidentale, sul quale anche le classi emarginate del "primo mondo" esercitavano una oppressione, pur accontentandosi delle briciole del banchetto capitalista. Per i sessantottini fu anche molto importante il concetto di "liberazione dell'eros", inteso non solo come liberazione sessuale, ma come liberazione delle energie creative dell'uomo dal condizionamento della società repressiva, per la creazione di una società più aperta, fatta di uomini liberi e solidali tra loro. Eros inteso anche come "bello", in opposizione al concetto di dominio della società tecnologica; egli utilizzò l'espressione "società come opera d'arte", ovvero una società più autentica, veramente libera, dominata dalla fantasia e dall'arte come dimensione fondamentale di ogni forma di convivenza. Marcuse avrà un ripensamento e, soprattutto nel suo capolavoro, L'uomo ad una dimensione, arriverà a denunciare come falsa la liberazione sessuale, contrapponendovi una liberazione dell'amore ancora tutta da venire e persino da capire. Opere principali [modifica] * Ragione e rivoluzione (1941) * Eros e civiltà (1955) * Marxismo sovietico (1958) * L'uomo a una dimensione (1964) * La tolleranza repressiva (1965) * La fine dell'utopia (1967) * Saggio sulla liberazione (1969) * La dimensione estetica (1978)

Herbert Marcuse (1898-1979) Scuola di Francoforte teoria critica della società modello ideale e utopico di società libera e disalienata Marcuse: tentativo di sintesi fra marxismo e freudismo polemica contro la società repressiva difesa dell’individuo e delle sue istanze di felicità Opere Ragione e rivoluzione, 1941 Eros e civiltà, 1955 L‘uomo a una dimensione, 1964

Eros e civiltà Ripresa di Freud Contro Freud la civiltà si basa sulla repressione degli istinti (eros: ricerca del piacere) per sviluppare la produttività e mantenere l’ordine, la civiltà deve impedire agli individui di dare libero sfogo alle proprie pulsioni Contro Freud non è la civiltà come tale a essere repressiva ma è la società di classe a essere repressiva

Critica della società repressiva Per Marcuse bisogna distinguere tra rimozione di base (dose minima di controllo degli istinti indispensabile alla vita sociale) repressione addizionale (surplus di rimozione richiesto dalla civiltà capitalistica) La società capitalistica di classe è asservita al principio di prestazione impiegare tutte le energie psico-fisiche per scopi produttivi e lavorativi

Il principio di prestazione Riduce il singolo a entità-per-produrre Reprime le richieste di felicità e di piacere diserotizzazione del corpo umano tirannide genitale (riduzione della sessualità a puro fatto genitale e procreativo) Invece di godere con gli altri del proprio stare al mondo, scopo della vita è diventato lavorare e produrre fatto accettato come naturale (vivere è una colpa) autorepressione dell’individuo represso

Il ritorno del represso Il principio di prestazione non riesce a reprimere completamente l’impulso al piacere La memoria del represso  l’inconscio e le sue fantasie Il ritorno del represso  arte desiderio di libertà creatività non alienata Arte contro filosofia Orfeo e Narciso contro Prometeo

La società utopica Il principio di prestazione ha creato le condizioni storiche per la sua stessa abolizione Sviluppo tecnologico: premessa per una diminuzione della quantità di energia investita nel lavoro, a vantaggio dell’eros Risessualizzazione della persona il corpo di nuovo organo di piacere (e non di fatica) Esistenza come gioco trasformazione del lavoro in gioco (attività libera e creatrice)

La critica della società capitalistica fa apparire razionale ciò che è irrazionale stordisce l’individuo (consumismo) produce un’amministrazione totale dell’esistenza democrazia e pluralismo: illusioni le decisioni restano nelle mani di pochi c’è una tolleranza repressiva (non si mette in discussione il sistema) la libertà sessuale è illusoria (desublimazione repressiva) L’individuo a una dimensione (alienato) identifica ragione (ciò che deve essere) e realtà (ciò che è) non riesce a vedere altri possibili modi di esistere

Il grande rifiuto Contraddizione della società tecnologica potenziale possesso dei mezzi capaci di soddisfare i bisogni fondamentali degli uomini indirizzo conservatore della politica nega agli uni l’appagamento dei bisogni primari stordisce gli altri con l’induzione di bisogni fittizi Opposizione totale al sistema (grande rifiuto): tradurre l’utopia in realtà Soggetto rivoluzionario gruppi esclusi dalla società opulenta (sottoproletari, studenti, poveri del terzo mondo)

Cultura e società, 1937 “Interiorizzando ciò che è bello e privo di scopo e facendone, assieme alle qualità della validità universale e vincolante e della bellezza sublime, i valori culturali della borghesia, si costruisce nella cultura un regno di apparente unità e di apparente libertà, in cui i rapporti antagonistici che reggono l’esistenza devono essere inquadrati e pacificati. La cultura approva e tiene celate le nuove condizioni sociali di vita. […] La cultura deve compenetrare e nobilitare il mondo dato, non crearne uno nuovo al suo posto. Così essa eleva l’individuo, senza però liberarlo dal suo effettivo avvilimento. […]

Cultura e società, 1937 Si è fatto ricorso alla libertà dell’anima per giustificare la miseria, il martirio e la servitù del corpo. […] L’anima ha soprattutto la funzione di elevazione agli ideali, senza che essa insista perché siano realizzati. L’anima ha l’effetto di tranquillizzare. […] Le gioie dell’anima costano meno di quelle del corpo: sono meno pericolose e vengono concesse volentieri. […] L’anima fa diventare cedevoli e docili, ossequienti ai dati di fatto […] così l’anima ha potuto trovare accesso, come fattore utile, nella tecnica del controllo delle masse”