DOLORE, MALATTIA, MORTE: SI PUÒ PARLARNE AI BAMBINI?

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Transcript della presentazione:

DOLORE, MALATTIA, MORTE: SI PUÒ PARLARNE AI BAMBINI? ENTE MORALE ASILO INFANTILE S. VITTORE OLONA PARROCCHIA S. VITTORE M. S. Vittore Olona Associazione Familiare UNA CASA PER POLLICINO ONLUS INSIEME E’ PIU’ FACILE Incontri di riflessione per genitori di bambini 0-6 anni DOLORE, MALATTIA, MORTE: SI PUÒ PARLARNE AI BAMBINI? PARTE PRIMA Gli adulti: affrontare un tema ‘faticoso’ A cura della dott.ssa Michela Albertini 28 febbraio 2010

Situazioni possibili Quando muore un grande Quando muore un piccolo Quando muore un animale In caso di tragedie collettive

Se muore un grande È destabilizzante la contemporaneità che ha luogo: ADULTO deve affrontare il proprio dolore deve occuparsi del dolore del figlio

Si vuole evitare la sofferenza al bambino. Magari è la prima volta che ne siamo colpiti. È utile prepararsi sull’argomento, consapevoli del fatto che: 1- non esiste nella nostra cultura un’educazione alla mortalità che sia organica; 2- l’approccio è falsato dalla TV; 3- affrontare l’argomento ci pone davanti a emozioni forti e sconvolgenti interrogativi

Se muore un piccolo Nella nostra cultura, è come un fallimento. Ci sono (stati) problemi grandi (es. assistenza, ospedalizzazione, malattie terminali,…). I genitori sono spossati, nel fisico e nella mente. Emergono due tipi di problemi, solitamente.

1. FARSI CARICO DEL DOLORE degli altri figli: senso di colpa senso di identificazione Vanno rassicurati, contenuti, consolati  Deve essere difeso il loro DIRITTO DI CONTINUARE A CRESCERE 2. MANTENERE TRA I CONIUGI unione solidarietà Spesso si sono affrontati in modo diverso gli eventi che hanno portato al lutto. Si sono affrontati urgenza e precarietà. Si vive in solitudine il proprio dolore perché non ci si è dati il tempo per parlarne.

Se muore un animale Non sminuire o ridicolizzare la situazione. Può essere la morte di un animale la prima grande occasione per educare alla mortalità: come si sta di fronte alla perdita e al distacco? Può essere occasione per prepararsi ad affrontare ciò che pensiamo della morte.

In caso di tragedie collettive Essere consapevoli che generano, in noi e nei figli, apprensione senso di instabilità Nessuno può evitare che fatti terribili accadano; rassicurare il bambino dicendogli “Io sono qui al tuo fianco per proteggerti e comunque aiutarti, se qualcosa dovesse accadere”.

Come ci si sente? Senso di colpa Rabbia Senso di ribellione e rivolta Senso di annientamento

Cosa può essere utile a bambini (e adulti) di fronte alla morte di un piccolo? Avere lo spazio e la possibilità di manifestare le proprie emozioni. Condividere i sentimenti all’interno: della famiglia, a scuola, con compagni e insegnanti. Accettare e far accettare la tristezza, propria e dei familiari. Permettere e canalizzare le manifestazioni della rabbia: accoglierla, contenerla, controllarla, non abolirla.

Non lasciare avanzare il senso di colpa (possibile per i bambini se hanno vissuto nel gioco il desiderio che l’altro non ci fosse più). Prestare molta attenzione alle domande e alle richieste dei bambini. Valutare ciò che ognuno di noi è in grado di tollerare e di vedere.

Considerare che … Dipende da: possibilità di manifestare il dolore (per cultura o abitudine familiare) nostre risorse interne età aiuti età di chi è mancato percezione della morte che abbiamo quanto ci si aspettava l’evento storie personali di lutti e/o abbandoni Vivere “dopo”

Il bambino affronterà il lutto a seconda del modo di affrontare il lutto delle persone che sono a lui vicine OCCORRE MANIFESTARE IL LUTTO PER POTERLO SUPERARE (si opera diversamente di solito)

DOLORE = PROCESSO (non lineare) Errore : dolore = stato  NO! DOLORE = PROCESSO (non lineare) Tre fasi: 1. stordimento / sbigottimento (parabola ascendente) 2. dolore intenso ( apice) accettazione della separazione e della disperazione, quindi 3. fase terminale del lutto ( adattamento al nuovo modo di vivere)

Concludendo … Si può lasciare andare una persona, non tanto perché ci liberiamo di lei o del suo ricordo, ma quando la si porta dentro. Quando si riesce a dare un senso alla perdita, riconoscendo i doni che la persona ci ha lasciato e la sua “eredità”. Il passaggio è dal vuoto alla presenza interiore, la persona ci accompagna senza intralciarci nelle relazioni con gli altri. Op. cit., p.46 - 47