Mario Cataldo Associazione Bancaria Italiana 1° dicembre 2005 IL RUOLO DEL SISTEMA BANCARIO NEL FINANZIAMENTO ALLA RICERCA E ALL’INNOVAZIONE Buongiorno a tutti! Il mio intervento si focalizzerà sul ruolo del sistema bancario nel finanziamento alla Ricerca all’Innovazione. Da una parte porrò in evidenza la collaborazione del sistema bancario con le Amministrazioni centrali per la gestione degli incentivi pubblici in favore di questo comparto, dall’altra le iniziative in sede Associativa, ed infine il contributo fornito dalle banche in veste di finanziatori privati. Mario Cataldo Associazione Bancaria Italiana 1° dicembre 2005
SPESA COMPLESSIVA IN R&S Come vi è noto, nel nostro paese la spesa complessiva (pubblica e privata) in ricerca e sviluppo è soltanto dell’1,1% del PIL, contro una media UE del 2% circa e il 2,7% degli USA e valori, rispettivamente del 2,3%, 2,5% e 1,9% di Francia, Germania e Regno Unito. Tale dato appare non in linea con l’obiettivo di una spesa complessiva in ricerca e sviluppo pari al 3% del PIL entro il 2010, secondo gli impegni assunti dagli Stati membri nel Consiglio Europeo di Barcellona del marzo 2002.
INCENTIVI IN FAVORE DELLA R&S Gli interventi in favore della Ricerca & Sviluppo hanno registrato una riduzione del 34% in termini di agevolazioni concesse e del 7% in termini di quelle erogate rispetto al 2003. Nel quadro degli aiuti alle imprese, gli incentivi in favore della ricerca e sviluppo costituiscono una quota ancora molto bassa delle risorse finanziarie (0,06% del PIL) che si colloca comunque in un contenimento generalizzato degli aiuti complessivi alle imprese dovuto essenzialmente alla tendenza dell’UE di ridimensionare il contributo a fondo perduto. Difatti, nel 2004, in Italia, il volume complessivo degli aiuti è ulteriormente diminuito, sia per quanto riguarda le agevolazioni concesse (-13% rispetto al 2003) che per quelle erogate alle imprese (-6,8% rispetto al 2003), confermando il trend già registrato nel 2003[1]. In particolare, gli interventi in favore della R&S hanno registrato una riduzione del 34% in termini di agevolazioni concesse e del 7% in termini di quelle erogate rispetto al 2003. [1] Fonte Quadro di Valutazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze sugli incentivi pubblici alle imprese per il 2004.
RIFORMA DEGLI INCENTIVI PUBBLICI ALLE IMPRESE Istituzione di un Fondo rotativo per le Imprese presso la Cassa Depositi e Prestiti con una dotazione finanziaria di 6 miliardi di euro (legge n. 311/2004) In quest’ottica il sistema bancario, anche al fine di partecipare più attivamente con l’apporto di capitale privato nell’investimento in R&S e agevolare il perseguimento degli obiettivi imposti da Lisbona, ha collaborato con le Amministrazioni centrali per la riforma degli incentivi pubblici alle imprese. Come noto, infatti, l’esigenza sentita in questi ultimi anni di razionalizzazione del sistema di incentivazione pubblica e la necessità di ridurre le risorse finanziarie disponibili ha portato ad un processo di riforma, già avviato da qualche anno che ha segnato nel corso del 2004 e dei primi mesi del 2005 alcuni importanti risultati concreti. La legge finanziaria 2005 (legge 311/2004) ha delineato un nuovo quadro di riferimento, attraverso l’istituzione di un specifico fondo rotativo per il sostegno alle imprese presso la Cassa Depositi e Presiti, con una dotazione finanziaria iniziale di 6 miliardi di euro. L’obiettivo di medio periodo è che il fondo diventi lo strumento finanziario attraverso il quale, via via, saranno finanziate le leggi di incentivazione. Nell’immediato il Fondo consente di finanziare alcuni degli interventi agevolativi più importanti, come la legge n. 488/1992, i contratti di programma, il Fondo per l’Innovazione Tecnologica, il Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca, sulla base della delibera CIPE di ripartizione delle risorse. Importante, nella definizione di questo quadro di riferimento, è il D.L. 35 del 2005 (legge n. 80 sulla competitività) che – in linea con quanto disposto dalla legge finanziaria 2005 – ha introdotto nuovi principi sulla base dei quali verranno concesse le agevolazioni a valere sulla legge n. 488/1992. Si tratta di modifiche sostanziali considerato che prevedono l’inserimento del finanziamento bancario all’interno dei meccanismi agevolativi. In particolare, il contributo a fondo perduto non potrà essere superiore al finanziamento con capitale di credito, composto da un finanziamento pubblico agevolato con provvista della Cassa Depositi e Prestiti e da un finanziamento bancario rilasciato a condizioni liberamente concordate tra le parti.
GLI OBIETTIVI DELLA RIFORMA Attenuare l’impatto sulla finanza pubblica del contributo in c/capitale e ridurre l’intensità complessiva degli aiuti Impegnare maggiormente le imprese, attraverso il passaggio graduale dal contributo in conto capitale ad un sistema di finanziamento Coinvolgere il sistema bancario nel finanziamento diretto degli investimenti alle imprese Gli obiettivi che si vogliono ottenere con questa riforma sono fondamentalmente tre, in linea con la Strategia di Lisbona: attenuare l’impatto sulla finanza pubblica del contributo in conto capitale e ridurre l’intensità complessiva degli aiuti; impegnare maggiormente le imprese, attraverso il passaggio graduale dal contributo in conto capitale ad un sistema di finanziamento, in parte pubblico e in parte bancario; coinvolgere il sistema bancario nel finanziamento diretto degli investimenti delle imprese. La riforma mira in modo particolare ad incentivare la R&S. Difatti, la Legge finanziaria 2005 prevede che almeno il 30% delle risorse del Fondo rotativo sia destinato al sostegno di attività, programmi e progetti strategici di ricerca e sviluppo delle imprese, da realizzare anche congiuntamente a soggetti pubblici che operano nel campo della ricerca. In tale contesto, l’impegno del sistema bancario è stato costante, sia nella definizione della disciplina generale, sia nell’impegno a collaborare con le Amministrazione competenti per la definizione delle modalità procedurali, tendenti ad una riduzione dei tempi per accedere ai finanziamenti e all’erogazione del contributo e alla definizione delle procedure standardizzate che facilitino l’impresa nella finalizzazione dell’investimento.
IL FINANZIAMENTO PRIVATO ALLA R&S Collaborazione Banche – Partner di eccellenza, quali le Università ed i principali centri di ricerca italiani che consente di abbinare la valutazione tecnico – scientifica del progetto a quella del merito di credito a condizioni favorevoli Il contributo del sistema bancario non si esaurisce solo nella collaborazione con le Amministrazioni pubbliche per la gestione degli aiuti ma si sta sviluppando anche autonomamente con particolare riferimento proprio allo sviluppo degli investimenti in R&S. Alcune banche hanno già definito dei nuovi strumenti finanziari che facilitano l’accesso al credito per le imprese che intendono investire in R&S, attraverso la collaborazione con partner di eccellenza, quali le Università ed i principali centri di ricerca italiani. Nel dettaglio, i nuovi strumenti mirano a sostenere i programmi di sviluppo con soluzioni e servizi concreti. La collaborazione tra grandi gruppi bancari e partner scientifici consente di abbinare la valutazione “tecnico –scientifica” del progetto a quella del merito di credito a condizioni favorevoli per l’impresa.
INTERVENTI ISTITUZIONALI ABI Stipula del Protocollo d’Intesa ABI – Confindustria – Federcomin – ANIE e ABI LAB Proposte Finanziaria 2006 Anche a livello di “sistema”, l’ABI è molto attiva al fine di creare condizioni e proposte che possano incentivare lo sviluppo degli investimenti in ricerca & sviluppo. In particolare, mi sono stati realizzati specifici accordi tra le Associazioni di categoria per lo sviluppo nel comparto. In particolare, ci si riferisce al Protocollo d’Intesa stipulato tra ABI, Confindustria, la Federazione delle Imprese delle Comunicazioni e dell’Informatica (Federcomin), l’Associazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche (ANIE) ed ABI Lab, il Centro di Ricerca e Sviluppo delle Tecnologie per la Banca promosso dall'Associazione Bancaria Italiana, in un’ottica di cooperazione tra banche, intermediari finanziari, partner tecnologici e Istituzioni, per finanziare gli investimenti delle PMI nel comparto dell’ICT.
Il Protocollo è stato stipulato il 14 dicembre 2004 e prevede delle linee – guida volte alla concessione di finanziamenti in favore delle PMI sulla base dell’analisi di merito di credito svolta dalle banche nei confronti del venditore/fornitore di tecnologie. Il Protocollo, sottoscritto il 14 dicembre 2004, è stato stipulato proprio al fine di contrastare il calo della spesa in ICT registrato dal 2001 al 2003 (da 60.503 milioni a 60.281 milioni di euro) che ha riguardato in larga misura le PMI che trovano le maggiori difficoltà ad effettuare nuovi investimenti prevedendo delle linee - guida volte alla concessione di finanziamenti in favore delle PMI sulla base dell’analisi di merito svolta dalle banche prevalentemente nei confronti del fornitore/venditore di tecnologie. In sostanza, in tal modo il rischio creditizio viene traslato dalle PMI acquirenti di tecnologia al fornitore/venditore, generalmente rappresentato da una grande impresa, essendo quest’ultima responsabile, in via di regresso, in caso di mancato pagamento da parte della ditta acquirente (cosiddette operazioni “pro-solvendo”). Il Protocollo in questione offre, quindi, alle aziende che intendono realizzare iniziative di ammodernamento della loro attività produttiva o di servizio, mediante l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la possibilità di accedere, attraverso i fornitori/venditori, al credito a medio -lungo termine senza intaccare l’affidamento degli interessati presso le loro Banche. Dal punto di vista tecnico la validità degli investimenti viene assicurata dagli stessi fornitori/venditori che, essendo aziende di primaria importanza “accreditate” presso le banche aderenti al Protocollo, hanno tutto l’interesse a sviluppare iniziative che abbiano le necessarie caratteristiche di ammissibilità ed adeguatezza dell’intervento e delle imprese richiedenti.
SOGGETTI BENEFICIARI I soggetti beneficiari sono tutte le piccole e medie imprese singole o associate, centri servizi e consorzi di imprese che si rivolgono ai fornitori/venditori accreditati presso le Banche che aderiscono al Protocollo. I soggetti beneficiari dell’iniziativa sono tutte le piccole e medie imprese singole o associate, centri servizi e consorzi di imprese che si rivolgono ai fornitori/venditori accreditati presso le Banche che aderiscono al Protocollo. In merito, si ricorda che dal 1° gennaio 2005, la Commissione europea ha adottato una nuova definizione d'imprese di dimensioni ridottissime (microimprese) o piccole e medie (PMI) nell'intento di promuovere l'imprenditorialità, gli investimenti e la crescita, di agevolare l'accesso ai capitali di rischio, di ridurre gli oneri amministrativi e consolidare la certezza del diritto. Nello stabilire le categorie di micro imprese e PMI la nuova definizione mantiene le soglie relative al numero di dipendenti, ma stabilisce un aumento considerevole del massimale finanziario (fatturato o volume totale del bilancio), principalmente per tener conto dell'inflazione e degli incrementi di produttività verificatisi dopo il 1996, data della prima definizione comunitaria di PMI. Nello specifico, questi i nuovi parametri: impresa di media dimensione e' quella che, sempre con un numero inferiore a 250 dipendenti, ha un fatturato annuale minore o pari a 50 milioni di euro (era 40 milioni nel 1996) e un totale di bilancio che non supera i 43 milioni di euro (27 milioni nel 1996); e' invece di piccole dimensioni l'azienda con meno di 50 dipendenti, un fatturato minore o pari a 10 milioni di euro (era 7 milioni nel 1996) ed un totale di bilancio sempre di 10 milioni (era di 5 milioni nel 1996); infine si considera di piccolissime dimensioni l'impresa con meno di 10 dipendenti, un fatturato inferiore o pari a 2 milioni di euro (cifra in passato non definita), la stessa cifra indicata anche per il totale di bilancio annuale.
ATTIVITA’ FINANZIABILI Sono finanziabili le attività relative all’impresa (o a raggruppamenti di imprese) che riguardino il back office o il front office degli interessati. Le iniziative devono essere funzionali all’innovazione dell’impresa attraverso le tecnologie ICT. Mentre le attività finanziabili sono quelle relative all’impresa (o a raggruppamenti di imprese) che riguardino il back office o il front office degli interessati. Le iniziative devono essere funzionali all’innovazione dell’impresa attraverso le tecnologie ICT.
CARATTERISTICHE DEL FINANZIAMENTO Sconto di effetti pluriennali attraverso un operazione di fido bancario concesso ai fornitori/venditori dalle banche aderenti al Protocollo. La tecnica utilizzata si fonda sullo sconto di effetti pluriennali attraverso un’operazione di fido bancario concesso ai fornitori/venditori dalle Banche aderenti al Protocollo. L’operazione di finanziamento, rientrando nel fido concesso al fornitore/venditore, non incide sulle capacità d’indebitamento e di credito bancario degli acquirenti (PMI). Nella pratica, la valutazione dell’acquirente viene fatta direttamente dai fornitori/venditori che, a loro rischio, garantiscono la solvibilità dell’acquirente medesimo. Ora, l’ABI sta organizzando – in collaborazione con le altre organizzazioni che hanno stipulato il Protocollo – dei convegni sul territorio, in modo di garantire la diffusione e la conoscenza dei contenuti.
PROPOSTE ABI FINANZIARIA 2006 Contributi in Conto interessi su Finanziamenti Bancari da parte del Fondo per l’Innovazione Tecnologica ex art. 14 della legge 17 febbraio 1982, n. 46 Innalzamento della quota di copertura del Fondo di Garanzia per le PMI ex lege n. 662/’96 su finanziamenti in favore della ricerca industriale e lo sviluppo precompetitivo L’azione dell’ABI si sta sviluppando anche in sede di definizione della legge finanziaria 2005. Al fine di un contenimento della spesa pubblica ed assicurare alle imprese le risorse necessarie per dare attuazione ai progetti di investimento tecnologico, l’Associazione ha – infatti - proposto la previsione di un contributo agli interessi collegato ad un finanziamento bancario ordinario. Come noto, infatti, il Fondo per l’Innovazione Tecnologica - uno degli strumenti di incentivazione gestito dal Ministero delle Attività Produttive per favorire degli investimenti in attività di sviluppo precompetitivo – ha subìto un arresto delle sua attività di incentivazione in favore delle imprese a causa dell’esaurimento di risorse pubbliche destinate alle agevolazioni. Tale situazione si è venuta a determinare anche a causa dell’elevato numero di progetti presentati dalle imprese con il supporto delle banche coinvolte nell’attività di istruttoria delle domande di agevolazione. Attraverso la recente cartolarizzazione dei finanziamenti agevolati erogati dallo Stato a sostegno degli investimenti in ricerca ed innovazione sono state liberate nuove risorse in favore del FIT non ancora però sufficienti a coprire l’attuale fabbisogno delle domande presentate e già ammesse all’agevolazione. E’ apparso, quindi, necessario trovare delle soluzioni che potessero soddisfare il “saldo negativo” delle pratiche in essere e, allo stesso tempo, garantire una programmazione futura che consenta di mantenere la selettività nella valutazione dei progetti di R&S nonché l’appetibilità degli stessi strumenti agevolativi. Il meccanismo proposto consentirebbe un notevole risparmio di fondi pubblici, in quanto – come noto - attualmente il finanziamento è previsto con risorse interamente pubbliche, favorendo nel contempo l’afflusso di disponibilità finanziarie “private” nel rispetto del “patto sulla competitività” comunitario.
Inoltre, appare importante potenziare l’operatività degli strumenti già esistenti per far si che le imprese del nostro Paese possano effettuare investimenti in ricerca e innovazione ed accrescere la propria competitività anche sui mercati internazionali. Come noto, sul fronte delle garanzie pubbliche in favore delle Piccole e Medie Imprese (PMI), attualmente opera nel nostro Paese il Fondo di garanzia per le PMI ex lege n. 662/’96 gestito da MCC S.p.A.. La copertura massima della garanzia di tale Fondo attualmente è dell’80% per le imprese a prevalente partecipazione femminile, per quelle ubicate nelle zone sottoutilizzate del Paese (zone 87.3.a) e per i Contratti d’area o Patti territoriali. La proposta dell’ABI, in sede di definizione della legge finanziaria 2006, si pone l’obiettivo di elevare all’80% dell’importo del finanziamento la copertura del Fondo anche su finanziamenti a fronte di costi per la realizzazione di progetti che prevedono attività di ricerca industriale e/o sviluppo precompetitivo, in conformità alle definizioni di cui all’allegato I della disciplina comunitaria per gli aiuti di Stato alla Ricerca (96/C 45/06), al fine di permettere una maggiore facilitazione di accesso al credito per quelle imprese che intendono investire in ricerca e sviluppo. L’intervento mira ad agevolare l’accesso al credito per le imprese che intendono realizzare investimenti in ricerca e sviluppo e che oggi trovano delle difficoltà connesse fondamentalmente alla loro posizione creditizia. Lo sviluppo di uno strumento di garanzia già esistente (Fondo di garanzia per le PMI) già collaudato ed utilizzato da tempo dal sistema bancario con risultati evidenti in termini di efficacia e di efficienza, potrebbe garantire i medesimi risultati anche in ambiti di intervento, quali la Ricerca e lo Sviluppo precompetitivo. Si è proposto, altresì, che l’accesso al Fondo di garanzia sia a titolo gratuito, al fine di incentivarne maggiormente l’utilizzo sia per le imprese beneficiarie che per le banche concedenti il finanziamento bancario.
UNA RIFLESSIONE… La creazione di un “Fondo dei Fondi” in favore della partecipazione al capitale di rischio delle imprese che intendono investire in Ricerca & Sviluppo attraverso la partecipazione dell’Amministrazione Pubblica Infine, colgo l’occasione, per fare con voi una riflessione in merito ad una possibile collaborazione con le Istituzioni pubbliche per il finanziamento dei progetti di ricerca e innovazione delle piccole e medie imprese italiane. Come noto, il contesto imprenditoriale europeo, ed in particolare quello italiano, è caratterizzato dalla predominante realtà delle Piccole e Medie Imprese. Le micro e le piccole imprese rappresentano un tessuto diffuso e costituiscono un importante serbatoio per l’occupazione. Infatti, due terzi dei posti di lavoro afferiscono alle PMI e solo un terzo è offerto dalle grandi imprese. Il ruolo che riveste la piccola e media impresa nella crescita e nello sviluppo dell’economia europea è ormai ufficialmente riconosciuto, sia dalla letteratura economica che nei documenti ufficiali delle istituzioni comunitarie e come indicato nel Libro Verde “L’Europa deve promuovere in modo più efficace lo spirito imprenditoriale. Occorrono più imprese nuove e dinamiche…”, ma anche azioni che irrobustiscano il tessuto produttivo esistente, ancora oggi segnato da alti livelli di “mortalità” nei primi anni di vita della piccola impresa. In quest’ottica appare rilevante il contributo che può dare un intervento alternativo e/o complementare all’apporto di denaro da parte dell’imprenditore come pure al ricorso all’indebitamento bancario, in particolar modo nella fase di start-up di un’azienda. La partecipazione al capitale di rischio è una di queste forme alternative, purtroppo poco utilizzata dalle PMI italiane, che garantisce apporto di know-how e miglioramento dell’immagine e dello standing creditizio. Diventa, quindi, importante estendere l’intervento pubblico su questo strumento attraverso differenti modalità di sostegno. In particolare, si potrebbe prevedere un’attività da parte dell’Amministrazione competente c.d. “indiretta”, ossia non riconducibile ad investimenti diretti nelle imprese, bensì potrebbe operare come “fondo dei fondi”, finanziando altre realtà appositamente create per effettuare operazioni su capitale di rischio, finalizzate ad aiutare le imprese ad incrementare i propri fondi. Un intervento di questo tipo appare quanto mai opportuno in quanto, accanto alle risorse, permette alle imprese di ottenere il know-how necessario (attraverso la scelta dell’investitore convenzionato più appropriato) per lo sviluppo della propria attività.
GRAZIE PER L’ATTENZIONE Mario Cataldo m.cataldo@abi.it E’ chiaro, quindi, che l’impegno del sistema bancario è assolutamente costante e presente sia sulla componente “pubblica” che sul “privata” ed, al riguardo, l’Associazione presta la massima disponibilità al fine di esaminare nuovi strumenti finanziari che possano incentivare ulteriormente la R&S e consentire il raggiungimento degli obiettivi posti da Lisbona 2000. Grazie.