La gestione dei rifiuti tra scienza e ideologia

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Transcript della presentazione:

La gestione dei rifiuti tra scienza e ideologia Antonio Massarutto Università di Udine e IEFE, Università Bocconi antonio.massarutto@uniud.it CITTADINANZA SCIENTIFICA Università della Magna Grecia, Catanzaro, 26-27 marzo 2010

antefatto

Due casi da manuale Uova oggi e galline domani La raccolta differenziata e il riciclo negli anni 80: come la comunità scientifica sottovalutò un’innovazione fondamentale Il caso Petrol Dragon: il “metodo Di Bella” applicato ai rifiuti Ingredienti della vicenda Contrapposizione tra “scienza ufficiale” e “utopia innovatrice” Partigianeria e ideologia nel dibattito pubblico Difficoltà a riconoscere chi parla con cognizione di causa e chi bluffa Difficoltà a riconoscere chi parla con onestà intellettuale e chi difende degli interessi Esperti “fai da te” Media in cerca di scoop Il ruolo (non sempre disinteressato) degli operatori

Alcuni dati per cominciare

Come è cambiato nel tempo il problema ? Waste policy does not exist (before ‘50). No problem. All waste generated is either reused or simply thrown away. Waste policy as local hygiene policy (’50-’70). Urban concentration + Δ consumption; mostly organic waste. Collective services for waste collection Disposal no problem  availability of landfill sites in the surroundings Waste = indicator of social and economic welfare End-of-pipe regulation (’70-primi ’80). Externalities from disposal start to emerge Shortage of available facilities Lifestyle change  Dramatic increase of quantity of waste and potential hazards Regulation of the impact of disposal facilities (mostly command and control) Prevailing regime: authorization + residual markets for secondary materials Waste = necessary evil Emergency (early ’80 - half ’90). Difficulty to adequate supply to demand Social opposition to disposal sites  Nimby syndrome. Planning of disposal at regional / district level, but with limited success Nobody knows what to do with waste Dramatic increase of disposal price  disposal > 70% of total costs Waste = sin TRANSITION Waste policy enters the domain of environmental policy Integrated product policies Waste management no longer limited to end-of-pipe  EPR vs “local utilities” Waste = social problem

Evoluzione dei modelli di gestione dei rifiuti Regime Focus Attore chiave Parole chiave   Igiene urbana Rimuovere i rifiuti dalle aree urbane Municipalità Qualità del servizio Decoro cittadino "out of sight, out of mind" Protezione dell'ambiente Minimizzare l'impatto ambientale dello smaltimento Legislatore Tecnologia Evitare spedizioni di riifuti verso paesi con standard più bassi Industria impiantistica Regolazione delle emissioni La crisi dei rifiuti Assicurare capacità di smaltimento di fronte a quantità di rifiuti crescenti e insufficiente sviluppo dell'offerta Regione Pianificazione dello smaltimento Gestori Consenso sociale Economie di scala La gestione integrata dei materiali Minimizzazione flusso rifiuti Stato / UE Responsabilità estesa del produttore Minimizzazione della discarica “dalla culla alla tomba” Massimizzazione del potenziale di recupero Produttori e distributori Life-cycle analysis 

Produzione totale rifiuti urbani (32,5) Raccolta indifferenziata (24,1) Raccolta differenziata (8,4) Frazione Residuo Carta 5,9 Organico 7,3 Plastica 4,3 Metalli 0,5 Legno 0,9 Vetro 0,6 Altro 4,7 Totale 24,1 Frazione Recupero % RD Carta 2,5 30% Organico 2,7 27% Plastica 0,5 10% Metalli 0,3 38% Legno 0,6 39% Vetro 1,2 66% Altro Totale 8,4 26% Scarti (1,5) 1,5 0,7 0,4 0,4 9,0 Figura 1 – Bilancio di massa della gestione dei rifiuti urbani, 2006 (nostre stime su dati ONR; dati in milioni di t) 11,8 3,3 Trattamento meccanico/biologico (9,0) Trattamento termico (4,0) Cdr (0,7) 5,7 1,2 0,7 1,7 1,3 Evaporazione 5,3 Circuito rifiuti speciali (2,7) Recupero diretto (5,7) Discarica per rifiuti urbani (17,6)

Cittadini VALORE AGGIUNTO TOTALE (8.281) Sistema Conai Mercato Energia (220) VALORE AGGIUNTO TOTALE (8.281) Materiali (82) Gestione indifferenziata (4.150) Gestione differenziata (1.664) Raccolta e trasporto (1.717) 430 Trattamento e recupero (703) Trattamento e smaltimento (2.222) Sistema Conai Raccolta differenziata (960) Altri costi (211) Spazzamento e lavaggio strade (1.171) Contributo ambientale (353) Costi comuni e generali (1.297) Tassa sulla discarica (-90) Cip 6 (180) Figura 2 – Uno schema dei flussi economici principali (nostre stime su dati ONR e Conai; valori in milioni di €, 2005) Produttori imballaggi Tarsu + Tia (6.800) (700) Mancata copertura (700) Fiscalità e assimilati Extra costo imballaggi (353) Cittadini Oneri aggiuntivi sistema elettrico (180)

Municipal and special waste flows = Compliance schemes = Legal monopoly = Free market (subject to env regulation) Assimilated Households Business waste Undifferentiated collection Separate collection Recyclable waste Residual waste Sorting Treatment Disposal of SW Disposal of MW Market for secondary materials & energy

La gestione dei rifiuti nei paesi Oecd Recupero materiali TMB Incenerimento Discarica Riduzione discarica 1995 - 2005 % Kg/anno/ab USA 24% 8% 14% 54% 407 -3% JPN 17% 0% 74% 3% 14 -8% AUT 27% 45% 21% 7% 38 -30% BEL 31% 23% 34% 12% 51 -36% CZ 1% 80% 223 n.d. DK 26% 15% 5% 34 -12% SF 30% 10% 60% 273 -5% FRA 16% 36% 195 -9% D 33% 25% 18% 104 GRE 92% 392 -1% ITA 51% 294 -39% NL 32% 2% 11 -29% NOR 98 POR 9% 6% 64% 301 SPA 52% 277 SWE 50% 23 SUI 3 UK 373 -19%

La scienza e i rifiuti

Le domande che poniamo alla scienza I rifiuti sono uno spreco ? E’ possibile un mondo senza rifiuti ? Quali sono le tecnologie affidabili? Smaltire i rifiuti ha conseguenze dannose per l’ambiente? L’”usa e getta” è sostenibile nel lungo termine? Quali sono i pro e i contro delle diverse soluzioni? Cosa sarebbe desiderabile fare? Chi dovrebbe farlo? Chi dovrebbe pagarlo?

I rifiuti e le scienze Ingegneria, chimica, fisica Progettazione dei prodotti e delle filiere tecnologiche Quali sono le tecnologie disponibili per gestire i rifiuti Analisi dei flussi di materia ed energia che sostengono il processo di produzione e consumo Scienze naturali, geologia Quali sostanze si generano nella gestione dei rifiuti e in che modo si combinano con i recettori ambientali Epidemiologia Impatto della gestione dei rifiuti sulla salute della popolazione Economia Perché produciamo rifiuti e come potremmo produrne di meno? Analisi costi-benefici delle opportunità di gestione del problema Valutazione dell’opportunità di adottare soluzioni alternative allo status quo Analisi delle politiche che potrebbero spingere il sistema in una direzione più virtuosa Sociologia Produzione di rifiuti come “scarti del metabolismo socio-economico” Atteggiamento dei cittadini nei confronti del problema Comportamenti dei cittadini di fronte al problema Diritto Regole del gioco Lecito e illecito Attribuzione delle responsabilità e organizzazione istituzionale

Perché i rifiuti sono un problema? CRD + CT – PR >=< CIND + CS Dove: CRD = costo della raccolta differenziata CT = costo del trattamento finalizzato al recupero PR = valore del materiale recuperato CIND = costo della raccolta indifferenziata CS = costo dello smaltimento indifferenziato Il recupero conviene (rispetto alla gestione tradizionale): Se PR è elevato  i materiali recuperati valgono molto Se CIND + CS è elevato  la gestione del rifiuto comporta costi crescenti Se CRD + CT è basso  efficienza nei sistemi di raccolta e recupero Quali fattori fanno sì che recuperare sia (diventato) conveniente ?

Alcune risposte sbagliate “E’ peccato buttar via le cose” Rattoppare un calzino rotto costa più che comperarne 5 paia nuovi! In generale, la produzione meccanizzata permette livelli di produttività molto elevati, mentre il recupero presuppone lavoro manuale e non ripetibile in serie (i calzini sono tutti uguali, ma i buchi sono tutti diversi) Il recupero non è “ontologicamente superiore” in virtù del valore etico della parsimonia; se non vi fossero vincoli di altro genere, in sé e per sé, il vero spreco è dedicare lavoro a riparare calzini rotti invece che produrne molti di più nuovi (con lo stesso input di lavoro e capitale) “Valorizzando i rifiuti si risparmiano materie prime” Tolte alcune eccezioni molto particolari, le materie prime non sono scarse, e non è in discussione il loro esaurimento Per produrre plastica si utilizza meno dello 0,5% del petrolio annualmente consumato in Italia!! Riciclare la carta per “salvare gli alberi” è una sciocchezza! I beni non hanno valore “perché contengono materiali”, ma perché sono atti a fornire determinate utilità; la stessa bottiglia in mano a un produttore di bibite e in mano di un consumatore che l’ha svuotata non ha lo stesso valore  affinché ce l’abbia occorre lavarla, sterilizzarla, rietichettarla e riconsegnarla a qualcuno che la usi: tutte attività che comportano dei costi

Alcune risposte parziali I rifiuti inquinano La gestione incontrollata dei rifiuti è sicuramente molto inquinante Tecnologie obsolete vs. tecnologie moderne Non è tanto la quantità ma la qualità dei rifiuti a costituire un problema ambientale; una selezione appropriata è il prerequisito per uno smaltimento sicuro Occorre valutare in modo sistemico e non parziale, considerando non solo l’impatto dello smaltimento ma anche quello delle emissioni evitate “E’ tutta colpa dei verdi che osteggiano gli impianti di smaltimento” L’impatto dello smaltimento è comunque elevato e va considerato come un “male necessario” Recuperare (finché si può) è comunque preferibile Il recupero energetico è ottimale solo se il rifiuto è il RUR e non “la monnezza” Riciclare i rifiuti permette di risparmiare costi di smaltimento Da un punto di vista strettamente tecnico, il modo meno costoso in assoluto per smaltire i rifiuti è portarli in discarica Incenerire e recuperare energia costa meno che riciclare, anche se comporta investimenti elevati e, come tutte le attività capital-intensive, richiede che gli impianti siano utilizzati in modo ottimale

La risposta esatta La vera risorsa scarsa è la capacità di smaltimento La gestione dei rifiuti è costosa, e tanto più costosa quanto più deve farsi carico, direttamente o indirettamente, dei costi ambientali Il prezzo di mercato del conferimento in discarica è passato in pochi anni da pochi € a 120-150 €/t (per i RU) Se la discarica non costasse 150 €/t, nessuna forma di recupero sarebbe conveniente, a parte alcuni flussi marginali di materiali particolari Anche per la criminalità, “’a munnezza è oro” perché fa concorrenza sleale a una gestione che, se fosse corretta, costerebbe cifre molto più elevate Obiettivo primario è ridurre i flussi destinati alla discarica Indicatore chiave: landfill diversion rate (LDR) Altri paesi sono riusciti a ridurre il flusso di rifiuti inviato in discarica a valori intorno al 10% In Italia, nonostante una riduzione consistente, siamo ancora al 50%, e per buona parte si tratta di RU indifferenziati Uno sguardo all’esperienza di questi paesi è utile: LDR elevati si ottengono solo dove c’è una diffusione ampia di INC INC e recupero diretto non sono in contraddizione: i paesi che recuperano di più sono anche quelli che inceneriscono di più

La gestione dei rifiuti nei paesi Oecd Recupero materiali TMB Incenerimento Discarica Riduzione discarica 1995 - 2005 % Kg/anno/ab USA 24% 8% 14% 54% 407 -3% JPN 17% 0% 74% 3% 14 -8% AUT 27% 45% 21% 7% 38 -30% BEL 31% 23% 34% 12% 51 -36% CZ 1% 80% 223 n.d. DK 26% 15% 5% 34 -12% SF 30% 10% 60% 273 -5% FRA 16% 36% 195 -9% D 33% 25% 18% 104 GRE 92% 392 -1% ITA 51% 294 -39% NL 32% 2% 11 -29% NOR 98 POR 9% 6% 64% 301 SPA 52% 277 SWE 50% 23 SUI 3 UK 373 -19%

Che cosa si dovrebbe fare (in 2 parole) Non esistono soluzioni ottimali per tutti (one-best way) Dimensione e struttura urbana condizionano la possibilità di adottare certe soluzioni (es. porta a porta; compost domestico) Collaborazione e maturità dei cittadini Possibilità di recupero offerte dal mercato locale, soprattutto per i materiali su cui il trasporto a distanza ha incidenza maggiore (es. calore; compost; inerti) Le soluzioni possibili sono un mix di alternative complementari: Riduzione alla fonte (finché si può) Recupero diretto e riciclo (finché è sensato) Incenerimento con recupero di energia Riutilizzo delle scorie come materiale secondario (es. compost, inerti E nel frattempo: Educare: i cittadini, i consumatori, gli utenti dei servizi Ricercare nuove soluzioni Promuovere e incentivare comportamenti virtuosi (e viceversa) Anticipare le crisi programmando con anticipo e preparando oggi il terreno alle soluzioni di domani

I vincoli del problema Produzione di rifiuti = 32 milioni di t/anno Ci sono anche se non li vogliamo Se facciamo finta che non ci siano, creiamo le premesse per farli gestire alla Protezione civile o alla criminalità Tutte le cose che ci possiamo fare, in un modo o nell’altro, inquinano (anche se entro limiti ragionevoli) I limiti della riduzione Ridurre i rifiuti si può, almeno in parte, soprattutto mobilitando le filiere industriali che producono e commercializzano i beni Occorre mobilitare l’industria che produce i beni e indirizzare gli acquisti dei consumatori I limiti del riciclo Le raccolte differenziate oltre un certo limite hanno rendimenti decrescenti (in termini quantitativi ma soprattutto qualitativi) Il residuo che rimane da smaltire è comunque importante Anche in questo caso occorre mobilitare l’industria indirizzandola verso l’impiego di materiali riciclabili e prodotti che facilitino il riciclo E occorre anche un intervento volto a stabilizzare e sviluppare i mercati a valle del riciclo, al fine di assicurare uno sbocco a tutti i materiali Riciclo e “downcycling”: confini permeabili tra lecito e illecito

Il bilancio di massa della gestione dei rifiuti RU = D + IND IND D Rifiuto indifferenziato Rifiuto differenziato IND = IL + IT + ITMB D = DTMB + DR ITMB DR IT DTMB Incenerimento TMB Trattamento per recupero INC = IT + ISind + ISd TMB = ITMB + DTMB TR = DR = Rd + ISd MRi Dd C IL Rd Di MRi CR MRd Ri Discarica Recupero indiretto Riciclaggio D = IL+C+Di+Dd R= Ri + Rd MR=CR+MRi+MRd

Ma allora, Napoli? Per quale motivo principi in fondo così semplici non vengono tradotti in pratica? Perché il dibattito pubblico è così refrattario ai temi e ai risultati della ricerca scientifica? Se è vero che non c’è da preoccuparsi, perché tutti si preoccupano?

Tutta la città ne parla

La politica e il problema Una politica efficace deve essere anticipatrice e graduale, mentre l’azione politica concreta è sempre più condizionata da logiche di breve termine Interessi forti e condizionamenti contingenti Proprietari dei siti destinati a discarica: il “ricatto dell’uovo oggi” Operatori e aziende del settore: la transizione spesso non è gestibile con le risorse a disposizione La politica e la ricerca: quale incentivo ha il politico a farsi consigliare dal ricercatore “migliore”? Proteste concentrate vs. benefici diffusi Circolo vizioso: più la politica è delegittimata dai propri insuccessi, meno i cittadini si fidano delle sue scelte Più la decisione è complessa e costosa in termini di consenso, più i politici tendono a rinviare la patata bollente a qualcun altro

Gli operatori e il problema Tipico caso di dialettica tra innovazione e conservazione L’operatore “incumbent” difende la sua posizione e si dimostra scettico sulle innovazioni L’operatore che aspira a sostituirlo tenderà a magnificare le proprie soluzioni e minimizzare i problemi “se possiedi solo un martello, ogni problema ti sembrerà un chiodo” Soluzioni di nicchia e soluzioni di sistema Un esempio: “rifiuti zero” nel Nord Est Il “modello Brescia” L’integrazione tra rifiuti urbani e speciali

I cittadini e il problema Frustrazione Caccia al colpevole: Tipica reazione di fronte alla frustrazione di un “male comune” la cui causa è la sommatoria di comportamenti in sé e per sé innocui se presi singolarmente Nervosismo: ricerca di scorciatoie Pregiudizi anti-industriali Industrializzazione è percepita come una cosa losca che serve a far fare affari ai “soliti noti” Scienza ufficiale è accusata di essere asservita ai “poteri forti” e dunque viene rifiutata Rimozioni collettive, sensi di colpa e comportamenti consolatori Raccolta differenziata come “cilicio” “quanti alberi hai salvato oggi?” “No ai rifiuti” come “no al capitalismo” Dalla sindrome NIMBY alla sindrome BANANA: non sono contro per salvare il mio orto, ma per salvare l’umanità

Il dibattito sui media Il metodo del discorso Gli attori del discorso Incoerenza logica Inconsapevolezza dei vincoli Allergia ai numeri Cultura del sospetto: “C’è del marcio” a prescindere Gli attori del discorso Attesa del messia e seduzione del ciarlatano: ogni problema ha il suo “Di Bella” “se è rimasto sul tuo tavolo per almeno 5 minuti sarai considerato un esperto” Selezione degli esperti in funzione delle tesi che rappresentano (se l’esperto dice una cosa che mi piace lo ritengo attendibile) i Savonarola (es. Beppe Grillo) … … e gli aspiranti salvatori dell’umanità (i venditori di utopie “rifiuti zero”) I temi del discorso Logica dell’emergenza Uomini che mordono cani Voce alla piazza e “logica dell’Auditel”: autorevolezza è funzione dell’audience e non viceversa!

La scienza ha le carte in regola per dare lezioni?

Epistéme o dòxa ? La comunità scientifica parla con una voce univoca? Contrapposizioni passionali e ideologiche si ritrovano anche nella comunità scientifica  discipline o “parrocchie” ? Difficile distinguere il ricercatore dal guru Dibattito parcellizzato, assenza di dialogo tra discipline La comunità scientifica usa sempre il metodo scientifico? Scienziati, ricercatori e “praticoni” “Ofelé, fa el to mestè” Un esempio: il caso delle nanoparticelle Scienza e “scientismo” Publish or perish: uno stimolo a “overselling” (Gillies) Competizione per i fondi di ricerca (Bucchi) “Prendi la lista; cancella l’ultima verità dalla lista; aggiungi la tua verità; passa la lista ad altri” Risultato: Anche la comunità scientifica “segue le mode”: meglio affermare una cosa insieme al coro che andare contro per ogni tesi si troverà sempre un esperto disposto a sostenerla; nel dibattito sarà sempre “la mia verità contro la tua”  non esiste scienza ma solo opinioni

Il dialogo tra le discipline Quello dei rifiuti è un tipico caso di ricerca interdisciplinare  una politica informata al metodo scientifico deve saper integrare i risultati di molte discipline diverse Ricerca interdisciplinare è spesso “bandita” dall’accademia Interdisciplinarietà genera spesso cacofonie  manca un “metodo del discorso interdisciplinare” che permetta di fare una sintesi e non solo una mera giustapposizione tra i contributi delle diverse discipline Hybris delle discipline più “alla moda”  “tirannia” dell’epidemiologia e dell’analisi economica Un esempio: la valutazione dei progetti europei Se “metodo scientifico è una combinazione di buon senso, razionalità e rigore”, il metodo scientifico interdisciplinare richiede anche umiltà e capacità di dialogare

Una modernizzazione inceppata Modernizzazione sostenibile Sostenibilità = capacità di un processo di proseguire nel tempo riproducendo le proprie premesse In questo caso, significa una transizione da modalità “estensive” e “locali”, basate su tecnologie semplici e cicli aperti, verso modalità sofisticate che richiedono integrazione territoriale, divisione del lavoro evoluta (alla scala della filiera industriale globale) Modernizzazione come problema di azione collettiva Maggiore sofisticazione dei processi  delega a strutture esperte e professionali Delega vs. legittimazione  fiducia La sfiducia dei cittadini è il presupposto per la strumentalizzazione del discorso da parte degli estremisti Questo circolo virtuoso si è interrotto; ma la scienza ha le sue colpe e non può limitarsi al lamento contro la scarsa considerazione di cui gode Investire in partecipazione La costruzione collettiva del problema è la premessa della legittimazione La tentazione della “torre d’avorio” è forte, ma non porta da nessuna parte Dove la partecipazione è effettiva ed è prassi continua e consapevole, le cose funzionano