Giovanni Battista: predicazione e battesimo

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Giovanni Battista: predicazione e battesimo Schegge di Vangelo N° 2 Incontri sul Vangelo di Matteo Giovanni Battista: predicazione e battesimo Mt. 3,1-6 Paralleli Mc. 1,1-6 ; Lc. 3,1-6 Giovanni Battista, da una parte è il punto di convergenza dell’Antico Testamento; dall’altra annunciatore e precursore attraverso cui il vecchio si apre al nuovo attraverso l’opera di Gesù. Collocandosi nel “deserto”, fuori dalle istituzioni, inizia un nuovo esodo contrario a quello dall’Egitto, che sarà portato a termine da Gesù di Nazareth "Il Vangelo è una bomba: la speranza è che almeno qualche scheggia ci colpisca"

Giovanni Battista: predicazione e battesimo (Mt. 3,1-6) Introduzione Schegge di Vangelo N° 2 Pag. 2 La persona e l’attività di Giovanni Battista è presente in tutti i vangeli. Predicatori messianici ne apparvero molti, prima e dopo di Giovanni. Questi affermavano il primato del popolo d’Israele, e cercavano il dominio politico sui pagani, ricorrendo alla lotta armata. Giovanni percorreva la strada opposta: non prometteva domini e supremazie, non toccava ne proponeva le armi. Giovanni propone un battesimo per la remissione dei peccati. Anche il giudaismo prevedeva il battesimo in varie occasioni, ad esempio nel giorno dell’Espiazione (Kippur). La novità di Giovanni consiste nel fatto che il rito non è fine a se stesso, ma preparazione al Regno di Dio ormai imminente da lui annunciato. La differenza tra Giovanni e Gesù si manifesta nella differenza dei battesimi; con acqua il primo, e in Spirito Santo il secondo. I due battesimi sono complementari: quello di Giovanni è simbolo di rottura con un passato d’ingiustizia; solo chi opera tale rottura potrà ricevere lo Spirito. Battesimo in acqua significa morte al passato di peccato, battesimo in Spirito Santo significa vita divina data all’uomo. Il battesimo di Giovanni era insufficiente ad assicurare per il futuro la fedeltà a Dio; non basta il proposito di cambiare vita. Solo colui che può comunicare lo Spirito sarà capace di cambiare in modo definitivo la situazione. L’attività di Giovanni Battista si scontrò in modo così violento con gli interessi dei poteri costituiti che finirà incarcerato e ucciso (Mc. 1,14 ; 6,14-29). Giovanni da una parte è il punto di convergenza dell’Antico Testamento, che riassume la sua funzione, in particolare in un primo compimento della predicazione dei profeti. D’altra parte è annunciatore e precursore attraverso cui il passato si apre al futuro attraverso la persona e l’opera di Gesù di Nazareth.

Giovanni Battista: predicazione e battesimo (Mt. 3,1-6) Il “deserto” Schegge di Vangelo N° 2 Pag. 3 [1] In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea “Giovanni” significa “Jahvè è misericordia” e, nel nome, c’è il programma della sua attività L’espressione “in quei giorni” non ha un significato cronologico. Infatti, i versetti precedenti narrano del rientro di Gesù ancora bambino con la sua famiglia dall’Egitto Il termine “predicare“ è letteralmente “proclamare”. Esprime la diffusione di un messaggio per mezzo di un araldo L’espressione è, quindi, teologica: Sulla scia dei profeti richiama l’inizio dell’era messianica (Ger. 31,29 ; Zc. 8,23), ma, soprattutto, è un rimando alla figura di Mosè (Es. 2,11a) che ha liberato il popolo dalla schiavitù d’Egitto. Giovanni proclama il suo messaggio non nella città di Gerusalemme, ma nel “deserto”. E’ una nuova indicazione che rimanda al tema dell’esodo Il “deserto” è soprattutto un’annotazione teologica; più che a un luogo si riferisce a un’esperienza che Israele ha vissuto agli inizi della sua esistenza come popolo di Jahvè. Il richiamo fa da introduzione al tema della liberazione dalla schiavitù. Tutto ciò che Matteo si appresta a narrare, va interpretato in chiave di “Esodo”, cioè di liberazione Nella tradizione biblica, il “deserto” è il luogo degli incontri con Dio (Os. 2,16-22 ; Ger. 2,2-3 ; Dt. 8,2). Nel deserto il Signore ha parlato a Mosè (Es. 3), a Giacobbe (Es.19), a Elìa (1Re 19). Anche Gesù si ritirerà nel deserto (Mt. 4,1) all’inizio della sua attività pubblica. Giovanni mostra la sua rottura con la società esistente, e si colloca nelle origini di Israele. Non affronta le istituzioni, ma si rivolge alle persone; ognuno, con le proprie ingiustizie personali, è responsabile della situazione sociale ingiusta. Tutti devono rettificare la loro condotta se aspirano a un cambiamento della società. La scelta del “deserto”, per Giovanni significa anche il rifiuto della città, del culto che vi si praticava, della politica esercitata delle classi dirigenti, sottomesse all’autorità romana, e inclini al formalismo Nella simbologia dell’Esodo, l’invito di Giovanni alla conversione, porta la gente fin sulla soglia della terra promessa.

La conversione per il Regno Giovanni Battista: predicazione e battesimo (Mt. 3,1-6) La conversione per il Regno Schegge di Vangelo N° 2 Pag. 4 L’espressione “Regno dei cieli” è equivalente a “Regno di Dio” utilizzata dagli altri evangelisti In passato il termine “convertitevi” è stato tradotto con “fate penitenza”. Si perse il senso originario del termine che significa “cambiare comportamento” [2] dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Per meglio comprende l’espressione “Il Regno dei cieli”, è necessario richiamare il periodo della monarchia vissuto dal popolo d’Israele In greco esistono due termini che possono essere tradotti con “conversione”. Il primo è un termine teologico che esprime il “ritorno a Dio”. Il secondo, utilizzato dagli evangelisti, significa “un cambio di mente” e quindi di comportamento, nei confronti degli altri Dio guidava e aiutava il popolo d’Israele comunicando la sua forza a uno qualunque del popolo;questi liberava Israele dal pericolo, poi tornava alla sua occupazione quotidiana Dio, che non vuole che un uomo si metta sopra gli altri, non voleva la monarchia per il suo popolo. Anche se messo in guardia dal profeta Samuele, Israele voleva un re come tutti i popoli. Dio che non impone mai, la concesse L’invito di Giovanni è di “cambiare testa” e, di conseguenza, comportamento, mettendo al primo posto come valore il bene dell’uomo. L’esperienza della monarchia in Israele fu tragica. Il primo re, Saul, impazzì e morì suicida. Davide usurpò il posto all’erede legittimo e fu maledetto dal Signore che gli impedì di costruire il tempio (1Cr. 22.7-8). Gli successe il famoso Salomone, che face assassinare il figlio di David, impose i lavori forzati per le sue manie di grandezza e morì idolatra (1 Re 11,6a). Gli successe Roboamo il figlio che abbandonò la Legge e si trascinò dietro il popolo (2Cr. 12,1). Dopo di lui ci fu lo scisma che pose fine alla monarchia Giovanni si richiama alla predicazione dei profeti (Is. 1,16-17) [16] Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, [17] imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova». La tragica esperienza della monarchia, portò il popolo a proiettare in Dio l’immagine del re ideale: Jahvè che è “padre degli orfani e difensore delle vedove” (Sal. 68,6) L’invito alla conversione per il Regno ormai vicino, sarà ripreso da Gesù stesso all’inizio del suo ministero (Mt. 4,17) e nell’attività dei discepoli inviati in missione da Gesù (Mt. 10,7) L’ espressione “Regno dei cieli”, non indica l’aldilà, ma l’ambito in cui si permettere a Dio di governare il suo popolo. La comunità dei credenti non accetta nessuno al di sopra ed è governata da Dio attraverso il suo Spirito

Giovanni ed Elìa: il nuovo esodo Giovanni Battista: predicazione e battesimo (Mt. 3,1-6) Giovanni ed Elìa: il nuovo esodo Schegge di Vangelo N° 2 Pag. 5 Il brano citato (Is. 40,3), si riferisce alla fine della deportazione di Israele da Babilonia. E’ una nuova indicazione che il racconto è in chiave di “esodo”. Nel contesto di Isaia non è presente l’idea di penitenza, ma solo di gioia. [3] Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Giovanni invita il popolo a preparare una strada piana e diritta, in modo che il Messia, inviato dal Signore, possa giungere fino a esso. Il vestito di Giovanni, “peli di cammello”, era l’abbigliamento tipico dei profeti. Giovanni è un profeta particolare poiché l’annotazione “una cintura di pelle attorno ai fianchi” richiama espressamente Elìa, il più grande dei profeti d’Israele (2Re 1,8 ; Zc. 13,4 ; Mal. 3,23) [4] E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. La dieta di Giovanni non era insolita né ascetica. “Cavallette “ e “miele selvatico” è il cibo del nomade che vide nel deserto. I rabbini insegnavano che Elìa sarebbe giunto come precursore del Messia, per “ristabilire le tribù di Giacobbe” (Sir. 48,10), cioè dividere le famiglie pure da quelle impure Il termine “accorrevano” letteralmente è “uscivano verso di lui”. Il verbo “uscire” è utilizzato nell’Antico Testamento (Es. 13,4.8 ; Dt. 11,10 ; 23,5; 24,9 ; 25,17 ; Gs. 2,10) per indicare l’uscita del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto per andare verso la terra promessa. L’esortazione di Giovanni provoca un “esodo” [5] Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui Matteo indica che Giovanni realizza l’attesa di Elìa come precursore, ma senza l’elemento di separazione Il fiume Giordano, al tempo di Giosuè era la frontiera della terra promessa (Nm. 13,29; Gs. 4,5; 5,1) e annunciava la fine dell’esodo. Ora è la tappa iniziale per il nuovo esodo; la nuova terra promessa si trova fuori dei confini d’Israele. Se Giovanni è identificato con Elìa, la sua attività è solo preparatoria; mentre l’attesa di Elìa guardava al passato, Mose e la legge, il Battista guarda al futuro, a colui che battezza nello Spirito Matteo insiste sul fatto che tutto il brano è in chiave di liberazione, non più dalla terra d’Egitto, ma dal paese giudaico che ora è terra d’oppressione. La terra promessa si è trasformata in terra di schiavitù dalla quale bisogna uscire per trovare la libertà

Il battesimo Giovanni Battista: predicazione e battesimo (Mt. 3,1-6) 2 Schegge di Vangelo N° 2 Pag. 6 L’agire del Battista si richiama alla predicazione profetica: [6] e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Per ottenere il perdono dei peccati non mancavano i mezzi nella religione giudaica. Giovanni non li prende in considerazione e invita a un gesto simbolico alternativo; il battesimo nel fiume. Il messaggero di Dio si contrappone alla religione ufficiale. (Is. 1,16-18) [16] Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, [17] imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova». [18] «Su, venite e discutiamo – dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. Il popolo non va a cercare il perdono nel tempio, ma nel luogo dove si trova il profeta, ed evidenzia come il deserto è più vicino a Dio del tempio L’espressione “confessando i loro peccati” non deve essere confusa con l’attuale rito. E’innanzi tutto confessione della grandezza di Dio poi riconoscimento del proprio peccato, che non sono errori occasionali, ma un atteggiamento di vita sbagliato Il verbo “battezzare” significa “immergere”. Era un simbolo utilizzato per indicare la morte a un passato che non c’è più, espressione di massima rottura. Nei vangeli il termine “peccato” riguarda sempre il passato e mai il presente Nel linguaggio profetico, il peccato equivale all’ingiustizia, al danneggiamento abituale e intenzionale del prossimo specialmente dei più deboli; vale a dire tutto ciò che si oppone al bene e alla crescita dell’uomo, impedendone la pienezza di vita. Giovanni, non incentra la sua denuncia sull’ingiustizia o sulla corruzione delle istituzioni e non permette che la colpa sia addossata ad altri; ognuno deve riconoscere la sua parte di colpa e rettificare la propria cattiva condotta Per mettere in sintonia la propria fede, bisogna continuamente “cambiare opinione”, modificare un modo di leggere e giudicare la vita in funzione di se stessi, per affidarsi a quello proposto dalla Parola di Dio. Bisogna compiere un contro-esodo: dalle sicurezze della città alla precarietà del deserto. Le persone accorse nel deserto si fanno battezzare da Giovanni nel Giordano, nuova frontiera per il nuovo e definitivo esodo che sarà compiuto da Gesù. Giovanni non sceglie un luogo rituale, una casa per le abluzioni, ma il fiume. Per avere un rapporto autentico con Dio, l’uomo deve avere un buon rapporto con il prossimo; non c’è amicizia con Dio senza amicizia con l’uomo