Il fariseo e la peccatrice Lc. 7,36-50 Il fariseo e la peccatrice Sintesi del brano (1) La parabola è ricordata spesso come “l’episodio della peccatrice” tendendo a dimenticare il fariseo, ma in realtà i personaggi sono tre: Gesù, il fariseo e la peccatrice. La scena illustra l’accusa rivolta poco sopra a Gesù dai suoi nemici: “È venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori” (Lc. 7,34). Nel passato, questa donna, è stata confusa sia con Maria di Betània, sorella di Lazzaro, protagonista di un episodio simile (Gv. 12,1-8), sia con Maria di Magdala, per cui l’anonima peccatrice è divenuta la Maddalena pentita. Queste identificazioni non hanno nessun fondamento. E’ interessante che la prima e l’ultima donna che compaiono nel Nuovo Testamento, sono due prostitute (Mt. 1,3.5 ; Ap. 17,16-18), ma la “peccatrice” di questo racconto è l’unica che ha con Gesù un "incontro ravvicinato". Due prostitute compaiono anche nella genealogia di Gesù: Racab e Tamar (Mt. 1,3). L’espressione “casa del fariseo”, si ripete altre tre volte; non indica solo il luogo, l’abitazione, ma il luogo della riunione e della comunità. Nei pranzi festivi, gli Ebrei mangiavano sdraiati su dei divani o appoggiati ad un gomito su dei cuscini, posti a terra circolarmente attorno ad un basso tavolino. Nella casa s’introduce una nota peccatrice di quella città: viene contaminata una realtà che si teneva tanto a mantenere pura. Peccatrice è un termine per dire “prostituta”. La prostituzione a quel tempo non era una libera scelta della donna, concetto che non esisteva: normalmente erano delle schiave costrette a prostituirsi dal proprio padrone. Nella cultura ebraica la nascita di una bambina era considerata una punizione per i propri peccati, e quando in famiglia ne erano già nate un paio, le altre o erano soppresse, oppure date vie; e questo era normale. Se veniva data al mercante di schiavi, questi la allevava e all’età di cinque anni veniva iniziata alle arti orientali della prostituzione, e ad otto anni già entrava in esercizio. 30 - 1
Il fariseo e la peccatrice Lc. 7,36-50 Il fariseo e la peccatrice Sintesi del brano (2) Per “prostituta” quindi, nei vangeli, dobbiamo intendere una creatura che fin dall’infanzia non sa fare altro. La donna rappresenta la situazione degli emarginati per motivi religiosi e sociali da parte della società giudaica, per il loro comportamento o per la loro situazione personale o morale. Se è già sconvolgente che una peccatrice entri in casa di un fariseo, immaginiamo il fatto che Gesù lasci compiere alla donna i suoi gesti, che non sembra, ma sono la descrizione di arte erotica; tutti i gesti, ma in particolare l’uso dei capelli. E’ una scena scabrosa, ma non certo agli occhi di Gesù che accetta la donna così com’è, non si scandalizza, perché sa che questa persona non può essere diversa. Il fariseo non avanza insinuazioni sulla condotta di Gesù, ma mette in dubbio il suo carisma profetico. Né il fariseo né i commensali osano rimproverare apertamente Gesù, ma lo fanno nel loro intimo. E’ un atteggiamento tipico dei personaggi religiosi: mai esporsi pubblicamente. Al contrario di Simone, Gesù dice subito quello che pensa; non in modo aggressivo o accusatorio, ma vedendo in Simone qualcuno che ha bisogno d’aiuto. Notiamo l’atteggiamento falso di Simone, tipico delle persone molto religiose: ha appena disprezzato dentro di sé Gesù, ma gli risponde in modo molto rispettoso “Maestro, dì pure”. Non è a caso che, come i protagonisti della breve parabola, anche i personaggi del racconto sono tre: Gesù, il fariseo e la peccatrice. Lo scopo della parabola è di far riflettere l’ascoltatore, senza che egli ne abbia coscienza. E’ molto difficile per noi essere oggettivi quando si tratta di noi stessi. La risposta alla parabola era ovvia, ma il fariseo la esprime con una certa cautela, quasi sospettando un tranello, e, di fatto, pronuncia la propria condanna. Gesù si volge verso la donna, ma parla a Simone, invitando anche lui a volgere lo sguardo: “Vedi questa donna?”. E’ invitato così a correggere il suo sguardo, sia sulla donna sia su Gesù. 30 - 2
Il fariseo e la peccatrice Lc. 7,36-50 Il fariseo e la peccatrice Sintesi del brano (3) L’immagine della donna è proposta a Simone come una specie di specchio nel quale egli, per opposizione, potrà vedersi com’è in realtà. Luca mostra la differenza di sguardo tra Gesù e il fariseo di fronte alla stessa donna e allo stesso gesto, evidenziando due modi di vedere Dio e, di conseguenza, l’uomo: Gesù vede la donna, non la prostituta e, allo stesso modo, non vede un fariseo, ma un uomo, Simone. Il fariseo si trasforma da accusatore ad accusato di aver volutamente omesso i gesti di accoglienza, che facevano parte del comune rituale dell’ospitalità. Gesù, senza mezzi termini, oppone per tre volte l’atteggiamento del fariseo verso di lui, e quello della donna che, non solo è il contrario, ma è anche rafforzato. Il contrasto tra il fariseo e la donna peccatrice, personaggi che rappresentano due tipi di debitori, descrive due atteggiamenti contrapposti che, molto probabilmente, si riscontravano già tra i discepoli: quello del gruppo che rappresenta Israele, e quella del gruppo che rappresenta gli emarginati d’Israele. “Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”. Il versetto presenta una sorta di contraddizione: nella prima parte l’amore è la causa del perdono, nella seconda ne è la conseguenza. La contraddizione si rafforza rispetto alla precedente parabola narrata da Gesù, da cui emerge chiaramente che l’amore è la conseguenza della remissione dei peccati. Gesù sta affermando che il perdono è, allo stesso tempo, conseguenza e causa d’amore. Psicologicamente c’è una misteriosa interazione tra perdono e amore riconoscente. Possiamo interpretare il versetto nella seguente maniera: “Il suo grande amore dimostra che i suoi molti peccati le sono stati perdonati”. La donna è entrata nella conoscenza dei pensieri di Dio che giustifica. Simone, invece è ancora impigliato nella giustificazione di sé. E’ spiegato il perché i “giusti” non sono capaci d’amare: non sono in grado di apprezzare la grazia del perdono, perché si sentono autosufficienti. 30 - 3
Il fariseo e la peccatrice Lc. 7,36-50 Il fariseo e la peccatrice Approfondimento (1) Il perdono non si ottiene per i meriti degli uomini, ma per iniziativa gratuita da parte di Dio. I commensali avanzano un dubbio più grande del precedente sul carisma profetico di Gesù, perché ciò che egli afferma riguardo al perdono da loro è considerato una bestemmia. Anch’essi si fermano ad un interrogativo sull’identità di Gesù, ma non sembra che si sentano messi in causa nella loro identità di peccatori. L’affermazione “la tua fede ti ha salvato”, ritorna nei racconti di guarigione. Per l’evangelista, la conversione della peccatrice è uno dei prodigi in cui risplende la misericordia di Dio. Ciò che agli occhi del fariseo e della religione era un atteggiamento di peccato, Gesù lo considera un’espressione di fede. Mentre i farisei si lamentano che il Regno tarda a manifestarsi a causa dei peccati delle prostitute e dei pubblicani, Gesù li avverte che, se si guardano intorno, vedranno che proprio i pubblicani e le prostitute vi hanno già preso posto (Mt. 21,31b). Il brano apre le porte del Regno a quanti chiedono di entrarvi senza esigere attestati di buona condotta o di retta fede. L’infedele, il peccatore, non è colui che non crede, ma colui che non ama. L’insegnamento richiede un cambio radicale di mentalità nel rapporto con Dio; un Dio che non discrimina le persone tra meritevoli e no. Ancora oggi, purtroppo, tante persone sono tenute lontane da Dio in nome di Dio stesso, o in nome della religione, e viene posto uno steccato affinché non si avvicinino. Gesù li ha abbattuti tutti e i credenti devono seguirlo. Quanto appena detto, avviene perché, secondo un meccanismo diffuso, il poter condannare negli altri certi nostri atteggiamenti torbidi ci fa sentire più puliti. Simone siamo noi, quando non comprendiamo le situazioni, valutandole secondo criteri di forma esteriore senza sforzarci di penetrarle. Egli non è morto, ma vive in noi con le sue virtù, le sue doti, la sua onorabilità, ma anche con la sua ottusità non evangelica. 30 - 4
Il fariseo e la peccatrice “Questo fariseo sono io!” Lc. 7,36-50 Il fariseo e la peccatrice Approfondimento (2) Spesso si compie l’errore di vedere in questo racconto solo il quadro della peccatrice identificata con una debitrice. Uno studioso, ha consultato undici traduzioni riguardo al titolo dato al racconto: sei nominano solamente la donna, tre nominano Gesù e la peccatrice, una soltanto cita Gesù e Simone il Fariseo. E’ difficile non vedere, in questo largo accordo per escludere in qualche modo il personaggio di Simone, una specie di rimozione. Nel dipinto conservato a Cori, nel Lazio, si riconosce molto bene Gesù seduto ad un capo della tavola sulla destra, come pure la peccatrice ai suoi piedi, entrambi in perfetto stato. I personaggi che sono a tavola con Gesù, non sono semplicemente svaniti, ma sono stati distrutti e al loro posto si vede un grosso buco. Il grande buco può essere considerato come lo specchio in cui il lettore è invitato a riconoscersi: “Questo fariseo sono io!” 30 - 5