Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio

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Transcript della presentazione:

Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio 1- C. Raffestin paesaggio e territorio 2- Teorie e prassi 3- Osservazioni preliminari 4- Il mondo materiale 5- Il mondo mentale delle immagini 6- Reclus e i paesaggi della terra 7- Nostalgia e desiderio 8- Autori citati: notizie essenziali

C. Raffestin paesaggio e territorio Claude Raffestin, Dalla nostalgia del territorio al desiderio di paesaggio. Elementi per una teoria del paesaggio, Alinea editrice, Firenze 2005, pp. 139 ragiona su territorio e paesaggio: 1- confronta la recente letteratura sull’argomento 2- accetta ogni sfida senza trincerarsi nel campo di una sola disciplina. La sua ri-visitazione di concetti fondamentali suggerisce di presentare il volume commentando punti salienti dei singoli capitoli per giustificare quantomeno titolo e sottotitolo.

Necessità di nuova verifica teorica. Teorie e prassi Necessità di nuova verifica teorica. Teoria è sistema che permette di osservare e descrivere secondo una problematica esplicita. Come l’opera morta delle navi ogni teoria è destinata all’abbandono. Da essa tuttavia discende la qualità di ogni indagine.

Osservazioni preliminari 1- Nel capitolo primo la ricchezza dei sensi e la ricchezza dei paesaggi (visivi, olfattivi, tattili, sonori) chiamano in causa l’esperienza come stato vissuto e senso estetico. 2- Il primo riferimento a Dardel pare significativo: “il paesaggio è un’insieme: una convergenza, un momento vissuto. Non è un cerchio chiuso, ma un dispiegarsi” (p.18). 3- La definizione si integra con le affermazioni di Alain Roger secondo il quale l’arte costituisce il “meta” della metafisica paesaggistica (p.20). 4- Giustifica infine l’asserzione secondo la quale Humboldt sarebbe ripartito verso l’Europa con tutta l’America del Sud in tasca (p.21): i paesaggi americani come già i paesaggi alpini non sono la cosa, ma immagine ovvero desiderio.

Il mondo materiale Lo sguardo utilitaristico caratterizzerebbe la colonizzazione greca di cui la crisi della foresta mediterranea sarebbe vittima. Tale sguardo resterebbe protagonista anche nello “stato di natura meccanico” il cui esordio coinciderebbe con la chiamata di Jean Mignot, del matematico che discute con i muratori sulle strutture del duomo di Milano. La “wilderness risanatrice”, cura ecologica di questo mondo delle protesi, consente un richiamo al Marsh, che assieme con Reclus, ma (anche Sereni e Benevolo) viene confermato tra i classici. Nella sua versione italiana de L’uomo e la natura (Firenze 1870) l’americano aveva anticipato gli argomenti di Raffestin citando versi di Hertz: Voi credete che nell’occhio materiale risieda il vedere! L’occhio non è che un organo. Il vedere deriva dalle più recondite profondità dell’anima. Il sottile nervo della vista ha origine nel misterioso laboratorio del cervello. I versi del danese mi pare esprimano il concetto che Turco per Raffestin così esprime: “Si potrebbe osservare che è ben difficile pensare l’esistenza stessa di un “paesaggio” senza lo sguardo che lo crea e che, dunque, il paesaggio è costitutivamente un’opera dell’uomo, un fatto autenticamente geografico” (p.42).

Il mondo mentale delle immagini 1- A proposito della lenta e contrastata nascita del paesaggio in età moderna è chiamato in causa Camporesi, la cui finezza toccherebbe il vertice nell’analisi dello sguardo leonardesco. Paese vissuto e paese visto non si dividono, il territorio come luogo degli scambi tra natura e lavoro non è infatti confrontato con un’immagine, l’impulso dell’uomo rinascimentale è quello di attenersi ai segni della terra, di inseguirli senza separarsi da essi. 2- Albrecht von Haller muta la prospettiva: Die Alpen diventa la guida per scoprire le montagne, i montanari, la virtù e l’onestà. Miti, ideologie, idee trasformano il visibile, rivendicano un modo di sentire e inventano inattesi territori insieme attuali e immaginari. 3- Sottolineata l’invenzione dei paesaggi alpini ritorna l’intuizione di Dardel: la visione scientifica del paesaggio non sopprime lo slancio vitale che sostiene l’esplorazione. L’impressione che unisce i dettagli territoriali come coscienza dei legami esistenziali con la terra è anzi premessa necessaria di ogni viaggio (p. 88). 4- La sintesi di Raffestin, “l’immagine del paesaggio è il paesaggio del territorio perfetto rimasto desiderio”, deriverebbe dalla riflessione dardelliana: “il paesaggio non è un cerchio chiuso, ma un dispiegarsi”. 5- Il Turri convaliderebbe finalmente questa prospettiva quando definisce il paesaggio come il teatro nel quale ognuno recita la sua parte facendosi insieme attore e spettatore (p. 109).

Reclus e i paesaggi della terra Eliseo Reclus nella Nouvelle géographie universelle ha saputo mettere in scena, primo tra i francesi, i paesaggi della terra (p.113). Le immagini del territorio portano con sé non solo i dati dell’esperienza sensibile, ma anche i progetti dell’uomo e il divenire stesso della natura. Ha una dimensione teorica che deriva dalla scuola ritteriana, per la quale terra e uomo realizzano un comune destino.

Nostalgia e desiderio Accumulare l’informazione è condizione per progettare nuove materie, nuove forme di vita, nuove immagini di territori. La nostalgia e quindi il desiderio nascerebbero dal confronto tra raffigurazioni e realizzazioni, tra coscienza delle forze creative e attualizzazione delle stesse. Un umanismo vigoroso e un’immersione totale nella natura dovrebbero caratterizzare il nuovo corso della geografia.

Autori citati: notizie essenziali Eric Dardel (1899-1967) , L’uomo e la terra. Natura della realtà geografica, a cura di Clara Copeta. Edizioni Unicopli, Milano 1986. Elisée Reclus (1930-1905), Geografia universale, L’uomo e la terra… Giorgio. P. Marsh (1801-1882 ), L’uomo e la natura ossia la superficie terrestre modificata per opera dell’uomo, Firenze 1870